venerdì 7 ottobre 2016

A1 - ESCURSIONI TEATRALI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: ACCADEMIE E GRAND TOUR




Alberto Macchi




ESCURSIONI TEATRALI
NELLO SPAZIO E NEL TEMPO
per chi ama i Viaggi e la Letteratura Odeporica



XVII SECOLO (CON CARAVAGGIO) IN ITALIA
XVII SECOLO (COME HETMAN) IN POLONIA
XVIII SECOLO (COME NOBILE) IN ITALIA


XVIII SECOLO (COME POPOLANO) IN EUROPA


 
XVIII SEC. (COME GRANDTOURISTA) A VILLA GREGORIANA A TIVOLI
XIX SECOLO (CON IL RICORDO DI IRENE DUCLOS PARENTI) IN ITALIA




EUROPEAN TEATRO SZTUKA

Roma/Warszawa 2014



GRAND TOUR OGGI COME IERI - UN TESTO GUIDA PER UN GIOCO TEATRALE:

Questo mio testo, scritto a Roma nel 2007 - di cui qui riporto una breve sintesi e che è ancora in attesa di pubblicazione - potrebbe costituire, per qualcuno, un nuovo giuoco per il prossimo futuro: divertirsi, istruirsi, vincere lo stress, dare un senso in più alla vita, capire come eravamo, capire come dovremmo essere, stare bene insieme, imparare ad amare ... l’arte, ... il teatro, ... la storia, ... la natura. Amare ... . Esso, infatti, vuol essere un viaggio tra reale e ideale, a braccetto con alcuni personaggi della Storia, nei luoghi da loro visitati due-trecento anni fa, con l’ausilio dei testi teatrali allegati nelle note. Ma più specificatamente, questo vademecum, è un esempio generico, utile a chi volesse costruirsi un itinerario con cui poter ripercorrere e rivivere almeno una 'giornata tipo' dei viaggiatori del Grand Tour, ovvero dei monarchi, dei nobili, degli artisti, solitamente tutti collezionisti d’arte e studiosi, che dal Seicento all’Ottocento sono approdati in Italia, provenienti da tutta Europa e anche da altre parti del mondo. Se ci si attiene a questo manuale, si possono visitare gli stessi luoghi, spesso rimasti intatti, assaporare le stesse vivande di allora, sperimentare le stesse locande e taverne, rimaste simili a quelle del secolo dell’Illuminismo. Quindi per un giorno ci si può identificare con Re Gustavo III di Svezia, con lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, oppure con la pittrice svizzera Angelica Kauffmann, con il Principe polacco Michał Jerzy Poniatowski, con l’Ambasciatore inglese Sir William Hamilton, con la pittrice francese Elisabeth Vigeé-Lebrun, con lo scultore islandese Betel Thorvaldsen, con il pittore austriaco Anton von Maron, con il pittore olandese Henrik Voogd, con l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America Thomas Jefferson, con l’Abate spagnolo Juan Andrès o anche – perché no? – con il Re del Portogallo. Questa guida si compone di quattro parti: la I parte riporta nei minimi dettagli, tutte le informazioni per come effettuare l’escursione, con allegato un elenco di proposte di siti da visitare; la II parte racchiude alcune nozioni storiche, con le schede dei viaggiatori, arricchite da una bibliografia e da un glossario di termini settecenteschi relativo a località, cibi, espressioni e oggetti vari: tutto materiale da leggere e da consultare prima e durante la gita. La III parte, invece, raccoglie le note e le fonti storiche. La IV parte, infine, raggruppa copie di alcuni dipinti e di alcune stampe e comprende alcuni testi teatrali relativi a biografie di personaggi dello stesso periodo ed anche di epoche antecedenti.

I CINQUE SITI NELLA CAMPAGNA ROMANA E IN CAMPANIA PIÙ VISITATI DAI VIAGGIATORI DEL GRAND TOUR:

GROTTA DI EGERIA PRESSO LA TOMBA DI CECILIA METELLA – ROMA - VIA APPIA
GROTTE DELLA CERVARA PER LA FESTA DEGLI ARTISTI – ROMA - VIA PRENESTINA
GROTTE A VILLA GREGORIANA E TEMPIO DELLA SIBILLA – ROMA - VIA TIBURTINA
GROTTA DELLA SIBILLA CUMANA E TOMBA DI VIRGILIO – NAPOLI – MERGELLINA
GROTTE NELLE PALUDI PONTINE E POSTA MESA – TRA VELLETRI E TERRACINA

DOCUMENTI DI VIAGGIO:
    
DIARIO DI VIAGGIO             
GUIDA TURISTICA                               
MONETA EUROPEA
PASSAPORTO O LASCIAPASSARE                             
FEDE O CERTIFICATO SANITARIO
CARTA DI CREDITO

ARTI E LETTERE:

.- "Goethe alla Caffarella", olio su tela di Tishbein            
.- "Fonte Egeria", Incisione di Bourgeois
.- “Sinfonia n. 40”, spartito di Mozart  / "Vocabolario Poetico", Scritto di Vincenzo Peretti
.- “Viaggio in Italia”, diario manoscritto di Armitage / Scultura “Amore e Psiche” di Canova

LE MESALLIANCES PIÙ RAFFINATE DEL SETTECENTO:

.- Richard Cosway, Thomas Jefferson e Maria Hadfield
.- William Hamilton, Horatjio Nelson e Emma Lyon
.- Antonio Zucchi, Wolfgang Goethe e Angelica Kauffmann
.- Jean -Baptiste-Pierre Le Brun, Charles-Alexandre de Calonne e Elizabeth Vigée

ESCURSIONI TEATRALI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO IN ITALIA, IN POLONIA, IN EUROPA:

Ogni uomo civile ha due patrie: la sua propria naturale e l’Italia, madre delle Arti e delle Scienze, alla quale tanto deve tutta la cultura europea. (Bronisław Biliński, La motivazione di una dedica, [in:] “Strenna dei Romanisti”, Ed Roma Amor 1980, Roma 1996, pagg. 59-73)
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Ecco soltanto alcuni, tra i moltissimi viaggiatori del Grand Tour nel Settecento, che provenienti da tutta Europa, dalla Russia e dall’America, attraverso i valichi delle Alpi o attraverso il Porto di Genova, sono giunti in Italia dopo aver affrontato interminabili ed estenuanti viaggi con carrozze ancora sprovviste di sospensioni, lungo strade sterrate e sassose e/o con lenti battelli in balia delle tempeste, al fine di poter ammirare Pompei ed Ercolano appena venute alla luce, quindi l'antichità greco-romana e, approfittando dell’occasione, per visitare, lungo il percorso, dove possibile, alcune delle città europee e italiane più note al mondo, come Paris, Genève, Wien, München, Venezia, Genova, Torino, Firenze, Roma “Caput Mundi” con la Città del Vaticano, Napoli, Palermo e poi i vulcani, le coste, le isole, la vegetazione e le bellezze naturali in genere, per degustare le diverse cucine con i vini regionali, nelle taverne e ai pic-nic nei parchi sempreverdi o nelle assolate campagne, per ammirare i monumenti d’ogni epoca, le vestigia romane, oltre alle innumerevoli opere dei più grandi artisti, letterati e scienziati di ogni secolo, sparse su tutto il territorio del “Bel Paese”, per assistere nelle piazze agli spettacoli folcloristici, per partecipare ai banchetti e alle danze fra le delizie nei giardini delle ville o nello splendore dei palazzi nobiliari, per frequentare i salotti più rinomati, le accademie più pregiate di letterati e scienziati illustri, di poeti improvvisatori, le botteghe degli artisti più famosi, per visitare i luoghi più pittoreschi, come la campagna romana con le sue immense distese di paludi o i gli esplosivi vulcani, per godere delle più svariate rappresentazioni nei teatri, ma soprattutto per assistere ai concerti dove poter udire con le proprie orecchie il “Bel Canto” italiano ormai diffuso e apprezzato ovunque.
Come si viaggiava nel Settecento? Nel passato i viaggiatori dovevano affrontare il problema dello stato delle strade, del pericolo dei ladri, delle carrozze che frequentemente si rompevano, delle imbarcazioni precarie, delle inclemenze del clima, i problemi della lingua, della moneta, delle dogane e delle quarantene nei vari stati che incontravano durante il percorso. C’era il problema della velocità: (di media si percorrevano 80 km al giorno), dei cambi dei cavalli, dei costi (quindi viaggiare era una possibilità riservata a pochi: ai nobili come Poniatowski, e ai ricchi commercianti come Fugger, agli artisti e ai letterati come Dürer o Mozart, inviati in italia per studio. Poteva succedere che intraprendessero viaggi anche persone comuni, come i pellegrini animati dalla Fede, ma questi per raggiungere la Basilica di San Pietro a Roma e i diversi santuari italiani, spesso procedevano ancora con più scarsi mezzi e addirittura a piedi) Quello che i grandtouristi essenzialmente cercavano in Italia era l'antichità greca-romana; per cui quasi ignoravano Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Bernini e tutta l’arte rinascimentale e barocca, come anche non s’interessavano alla situazione politica dei vari stati italiani. Il periodo preferito di soggiorno in Italia era quello compreso tra dicembre e giugno in modo da poter vivere il Natale (con le sue usanze), il Carnevale (con le sue maschere), la Pasqua (con le sue cerimonie) e la Festa di San Pietro (con i suoi fuochi d'artificio a Castel Sant'Angelo). Johannes Wolfgang Goethe, proveniente dalla Germania, nella seconda metà del Settecento, annota sul suo diario durante il primo viaggio, pressappoco questo pensiero:       
Conosci il paese dove fioriscono i limoni, dove tra verdi foglie splendono arance d'oro, dove un vento soave spira dall’azzurro cielo, dove tranquillo è il mirto e sereno è l'alloro? Lo conosci abbastanza tu? Ebbene, laggiù, laggiù, io vorrei, o mio amato, con te andar!
Ma poi, durante il secondo viaggio, annota nel suo diario, qualcosa come:
L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere nelle strade, ancora truffe al forestiero. La si presenti come si vuole, ma l’onestà tedesca qui la cercherai ovunque invano. C'è vita e animazione qui, ma non di certo ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, e quindi, ognuno dell'altro diffida. E anche i capi dello stato pensano soltanto per sé. Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè, più non ritrovo. Non è più questa l'Italia che lasciai con dolore.
Charles Dickens, invece, appena giunto in Italia dalla Gran Bretagna, nella prima metà dell'Ottocento, farà all'incirca, questa considerazione:
La vita per le strade non è pittoresca e sorprendente neanche la metà di quanto i nostri sapientoni giramondo vorrebbero farci credere.
Ma poi, ripartendo, affermerà qualcosa come:
Ci separiamo da questa Italia di miserie e di contraddizioni, con tutto il nostro affetto: ancora affascinati dalle bellezze naturali e artificiali di cui abbonda fino a traboccarne e inteneriti dalla sua gente disponibile per indole, dal suo popolo paziente e mite. [...] L’Italia ci imprime nella mente la convinzione che la Ruota del Tempo gira per uno scopo ben preciso: affinché gli esseri umani migliorino sostanzialmente di giorno in giorno, divenendo così sempre più rispettosi, più tolleranti, accrescendo, peraltro, a mano a mano che questa ruota gira, la speranza nel futuro.
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PROGRAMMA GRAND TOUR N. 1: TIVOLI (*) / VILLA GREGORIANA / TEMPIO DELLA SIBILLA

Escursione "nello spazio e nel tempo" della durata di un giorno:
Ore 10,00 / partenza in treno per Tivoli, dalla Stazione “Termini” di Roma.
Ore 11,30 / ingresso a Villa Gregoriana. I° percorso, discesa a in fondo alla valle.
Ore 13,30 / picnic e relax tra la rigogliosa vegetazione, tra grotte, cascate, e laghetti.
Ore 14,00 / lettura Rime degli Arcadi e performance teatrale in costume. Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso, risalita della valle, uscita da Villa Gregoriana.
Ore 17,30 / visita Tempio della Sibilla, della locanda settecentesca, del borgo antico.
Ore 18, 30 / partenza in treno per Roma dalla Stazione di Tivoli.
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(*) Tivoli, da Tiburto, esule greco approdato nel Lazio, fondatore della città, con le Ville Adriana, d’Este e Gregoriana, con le Cascate dell’Aniene, nome questo derivato dal Re Etrusco Anio, la Valle dell’Inferno con gli alberi tartarizzati dalle acque albule e il Tempio di Vesta (nel Settecento creduto il Tempio della Sibilla), nei cui pressi è ancora oggi attiva la taverna della Sibilla, dove si possono ancora, come allora, gustare le “sagne”, con il “vino amabile” e l’”uva pizzutella”, prodotti caratteristici di questo territorio.
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PROGRAMMA GRAND TOUR N. 2: ROMA  (*) / PARCO DELLA CAFFARELLA / FONTE DI EGERIA

Escursione "nello spazio e nel tempo" della durata di un giorno
Ore 10,00 / incontro alla fermata della Metro A “Colli Albani”.
Ore 10,30 / ingresso al Parco della Caffarella. 1° percorso, a piedi alla Fonte Egeria.
Ore 13,30 / picnic e relax tra la rigogliosa vegetazione, tra grotte e torrenti.
Ore 14,00 / lettura Versi di G. Briccio e G. Belli e performance teatrale. Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso, attraverso il Boschetto Sacro, in direzione Appia antica.
Ore 17,30 / visita Tomba di Cecilia Metella e Scavi Archeologici di Capo di Bove.
Ore 18, 30 / saluti al capolinea del bus diretto alla fermata Metro A “Colli Albani”.
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(*) Roma, da Romolo, la Città Eterna, nel Settecento, durante il Grand Tour, ha visto arrivare viaggiatori da ogni parte d’Europa e il Parco della Caffarella con il Ninfeo di Egeria, a quei tempi, uno dei siti più visitati in assoluto, anche se, per un calcolo di distanza dalle Mura Aureliane, confuse con quelle Repubblicane, questa territorio silvestre era stato erroneamente scambiato per il Bosco delle Camene governato dalla Ninfa Egeria, mentre invece nella realtà questo sorgeva un miglio e mezzo indietro, ossia tra Terme di Caracalla, Monte Celio, Circo Massimo e inizio della Via Appia.
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LE ACCADEMIE DI SAN LUCA E DELL’ARCADIA:

L’Accademia di San Luca nacque a Roma alla fine del Quattrocento come associazione di pittori. Il suo primo Direttore, ovvero “Principe”, fu lo stesso fondatore Federico Zuccari; mentre gli associati, sia uomini che donne, vennero ad assumere il titolo di “Membri”. L’Accademia di San Luca esiste ancora oggi.
L’Accademia dell’Arcadia nacque a Roma alla fine del Seicento come associazione di poeti. Il suo primo Direttore, ovvero “Custode Generale”, fu la stessa fondatrice Cristina di Svezia; gli uomini associati assunsero il titolo di “Pastori” e le donne associate quello di “Pastorelle”. L’Accademia dell’Arcadia esiste ancora oggi.
                  
.- Prima sede dell’Accademia di San Luca: Chiesa San Luca, Roma fine XVI secolo                  
.- Prima sede dell’Accademia dell’Arcadia: Bosco Parrasio, Roma fine XVII secolo

.- Membro Amici dell’Accademia di S. Luca: Roma, giugno 2014                                                      
.- Membro Amici dell’Accademia dell’Arcadia: Roma, settembre 2013

ACCADEMIEA DI SAN LUCA:

UNIVERSITAS PICTURAE [AC] MINIATURAE NELLE CHIESE E PALAZZI IN VARIE CITTÀ D’ITALIA (*)
Dal 1478 - iniziarono a nascere in Italia le prime Universitas picturae [ac] miniaturae, con tanto di statuto, nel cui frontespizio apparve l’immagine di San Luca che riceve le nuove regole dell'Arte da quattro membri dell’Università. A Roma l’aggregazione di pittori e artisti avvenne dentro la Chiesa di San Luca sull'Esquilino e sarà questa la prima sede dell'Università. La pala d'altare di questa chiesa che raffigurava il santo evangelista, era opera di Raffaello.
Dal 1577 - l’Università si trasformò in Accademia delle Arti della Pittura, della Scultura e del Disegno, per iniziativa del pittore Girolamo Muziano.
Dal 1585 - questa Accademia delle Arti della Pittura e della Scultura e del Disegno dovette trasferirsi dalla Chiesa di San Luca sull'Esquilino, perché demolita, a quella di Santa Martina al Foro Romano. Da quel momento nel titolo fu incluso il nome di San Luca, per cui questa chiesa si chiamò e si chiama tuttora, Chiesa dei Santi Luca e Martina.
Dal 1593 - l’Accademia delle Arti della Pittura e della Scultura e del Disegno, grazie al pittore Federico Zuccari, si trasformò in Accademia detta di San Luca, con sede nel Palazzo Carpegna ed egli ne fu il primo Principe. La pala d’altare raffigurante San Luca nella Chiesa di San Luca sull'Esquilino venne allora trasferita a Santa Martina al Foro Romano. Successivamente fu però collocata nel Palazzo Carpegna, dove è conservata ancora oggi.
Dal 1634 - quando fu Principe Pietro da Cortona, anche gli architetti entrarono a far parte dell'Accademia con la stessa autorità dei pittori e degli scultori.
Dal  1702 - ebbe inizio il Concorso Clementino, di Papa Clemente XI, che riconobbe premi agli artisti vincenti.
Dal 1754 - prese il via l'Accademia del Nudo e il fondatore Papa Benedetto XIV ne affidò la direzione all'Accademia di San Luca.
Dal 1768 - ebbe inizio il Concorso Balestra, dell'accademico pittore Carlo Pio Balestra e, anche costui, riconobbe premi agli artisti vincenti.
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(*) TERMINI ED ESPRESSIONI DELL’ACCADEMIA DI SAN LUCA: Accademia – termine che deriva dal nome dell'eroe greco Academo, il quale, tornato vittorioso dalla guerra, donò agli ateniesi un giardino aperto al pubblico dove Platone potesse insegnare filosofia, arti e scienze ai suoi discepoli. Questa scuola, così chiamata, fu fondata nel 387 a.C. e venne situata in un luogo ameno appena fuori le mura della città di Atene. Oggi, un'accademia, è una istituzione destinata agli studi più colti e all'approfondimento delle conoscenze di più prestigiose. San Luca – evangelista che per primo dipinse un quadro per cui fu considerato il Santo Patrono dei Pittori. Guercino lo ha ritratto mentre dipinge una Madonna. Fu eletto Santo Protettore dell’Accademia di San Luca. Principe – capo dell’Accademia di Sa Luca, suo custode. Console – ausiliario del Principe. Emblema dell’Accademia di San Luca – dal 1478 al 1704 l’immagine di San Luca; dal 1705 un triangolo equilatero, costituito da un pennello, una stecca e un compasso, simbolo di pari dignità ed unità delle tre arti: pittura, scultura e architettura, sotto l'egida del disegno. Motto dell'Accademia di San Luca: “AEqua Potestas” – espressione di Orazio che correttamente va letta come pari potere tra le tre arti della pittura, della scultura e dell’architettura. Concorsi – istituiti fin dalla fondazione dell’Accademia di San Luca, vennero banditi periodicamente utilizzando i lasciti dei vari accademici. Aggregate – accademie d’arte nelle altre città d’Italia e d’Europa, come l’Accademia del Disegno a Firenze o l’Accademia Clementina di Bologna, che si attenevano alle regole dell’Accademia di San Luca di Roma.
NOMI DEI PRINCIPI PIU' IMPORTANTI E DI ALCUNE ACCADEMICHE: Federico Zuccari, primo principe – Domenichino - Gianlorenzo Bernini - Antiveduto Gramatica - Carlo Maratta - Pietro da Cortona - Carlo Marchionni - Sebastiano Conca - Simon Vouet - Raphael Mengs - Anton von Maron - Canova -Vincenzo Camuccini - Elisabetta Sirani - Irène Duclos Parenti - Rosalba Carriera - Angelika Kauffmann - Élisabeth Vigée-Le Brun.
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Bibliografia:
Gaetano Moroni, Dizionar. di Erudizione Storico-Ecclesiastica, Tip. Emiliana, Venezia 1840
Alberto Macchi, Irene Parenti, Aetas, Roma 2006

SEDI DELL’ACCADEMIA DI SAN LUCA:

.- Chiesa San Luca                                                                  
.- Palazzo Carpegna

SEDI DELL’ACCADEMIA DELL’ARCADIA:

.- Valca - Tempio del Dio Redicolo alla Caffarella                    
.- Grotte di Tor Cervara                                      
.- Acquedotti Romani

ACCADEMIA DELL’ARCADIA:

VALCHE DI LETTERATI E DOTTI NEI PALAZZI NELLE VILLE NELLA CAMPAGNA ROMANA (*)
Dal 1686 - nel palazzo Riario della Regina Cristina di Svezia in Via della Lungara a Trastevere.
Dal 1689 - presso le valche distribuite nella Campagna Romana (al Parco della Caffarella, al Parco degli Acquedotti, alle Grotte di Tor Cervara).
Dal 5 ottobre 1690 - nel convento annesso alla Chiesa di San Pietro in Montorio sul Colle Oppio - nei Giardini del Duca di Paganica a S. Pietro in Vincoli sul Colle Oppio - nei giardini della Villa dei Principi Mattei Orsini, sul Monte Esquilino.
- ai Prati di Castello (qui Agostino Maria Taia di Siena definì questo luogo per la prima volta col nome di “Arcadia”).
Dal 27 marzo 1691 - nel giardino di Palazzo Riario, ex residenza di Cristina di Svezia
Dal 1693 - nel parco degli Orti Farnesiani del Duca di Parma Ranuccio II Farnese, sul Colle Palatino (proprio dove già circa duemila anni prima, a capo d’una colonia di Arcadi di Pallantio, s’era stabilito Evandro, figlio di Ermete e della Ninfa Temi, eroe dell’Arcardia greca, accolto da Fauno Re degli Aborigeni e dove fondò un’altra Pallantio, introducendo nel Lazio la scrittura, la musica e il culto degli Dei). In quel luogo Antonio Farnese fece costruire un teatro a forma di siringa a sette canne, incidere le Leggi degli Arcadi e collocare una pietra in memoria di un pastore del passato: Francesco Redi.
Dal 1699 - nel giardino del Duca Antonio Maria Salviati.
Dal 1705 - nel giardino nella Villa del Principe Vincenzo Giustiniani, sulla Flaminia.
Dall’11 settembre 1707 - nel parco all’Esquilino del Principe Francesco Maria Ruspoli (nel 1711, a causa del dissidio sorto tra Crescimbeni e Gravina, avvenne una scissione che portò alla fondazione di una Seconda Arcadia, con gli studenti del Gravina. Tre anni dopo questa Seconda Arcadia assunse il nome di Accademia dei Quirini. Però poi finì che nel 1719 i due rami si ricongiunsero).
Dal 1724 - nel giardino del Cardinal Ginnasi all’Aventino grazie all’interessamento del Principe Francesco Maria Ruspoli.
Dal 1725 - nell’Orto dei Livi donato dal Re del Portogallo Giovanni V (trasformato poi in Bosco Parrasio). Il 9 ottobre vi venne posta la prima pietra, con la scritta “Deo Nato”, per la costruzione del “Bosco Parrasio” e per datare così, in occasione della prima ragunanza, la nascita dell’Accademia dell’Arcadia e con Gesù Bambino come suo protettore.
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(*) TERMINI E ESPRESSIONI ARCADICHE: Valca o Varca – nome popolare per definire una “ricorrente, roteante” riunione di letterati e dotti che avveniva in un luogo dall’aspetto bucolico di Roma o della Campagna Romana, spesso al bordo d’un ruscello, tra antichi ruderi, alla fine del XVII e all’inizio del XVIII secolo. “Valca” probabilmente deriva dalla parola longobarda “walkan”, “rotante”, termine che definisce un certo tipo di mulino del XVI secolo. Un esempio specifico lo riscontriamo in un edificio d’epoca romana, adattato a macina nel XVI secolo, posto sulla riva d’un torrente, al Parco della Caffarella nei pressi di Roma. I macchinari di questa struttura, attiva particolarmente durante le epidemie, azionavano due ruote piene, di pietra, tra le quali strizzare i panni appena lavati, in modo da purificarli dai germi. “Valca”, ancora, ci richiama alla Chiesa di Santa Caterina alle Valche, del XVI secolo, presso Jesi nelle Marche, sita in una zona di antichi lanifici dove, anche qui, si utilizzava una macchina detta “gualchiera” per lavare e disinfestare dai parassiti le lane tramite due mole di marmo sempre mosse dall’acqua di un torrente. La stessa cosa vale per le “valche de' panni di Arpino” citate nel «Bando e capitoli del duca Antonio seniore sopra le valche de' panni [o paccotte] di Arpino», per la “valca di Acquataccio citata da Guastaldus nel suo Trattato del 1684 e per la “Valca di Cremera”, vicino al Castello, nell’area dell’antica Veio, descritta nella Dissertazione pubblicata a Terni da Saluzj nel 1828. Accademia dell’Arcadia – Aggregazione di letterati e dotti, con tanto di statuto, che si ispira al mitico tempo della bellezza e della serenità classica dell’antica Grecia. Accademia – termine che deriva dal nome dell'eroe greco Academo, il quale, tornato vittorioso dalla guerra, donò agli ateniesi un giardino aperto al pubblico dove Platone potesse filosofare con i suoi discepoli. Questa scuola, così chiamata, fu fondata nel 387 a.C. e venne situata in un luogo ameno appena fuori le mura della città di Atene. Oggi, un'accademia, è una istituzione destinata agli studi più colti e all'approfondimento delle conoscenze di più prestigiose. Arcadia – nome dell’Accademia letteraria che si ispira alla tradizione dei pastori-poeti della regione dell'Arcadia nel Peloponneso in Grecia con Capoluogo Tripoli. Arcadia prende il nome da Arcade, personaggio mitologico che nella mitologia greca era il figlio di Zeus e della Ninfa Callisto, che Hera però, gelosa perché tradita, trasformò subito in un orso. Arcade, un giorno, durante la caccia per procurarsi il cibo, non avendo riconosciuto sua madre che si aggirava in quella zona sotto le sembianze d’un animale, rischiò di sbranarla. Zeus allora decise di disporli entrambi in cielo trasformando Callisto nell'Orsa maggiore e Arcade nell'Orsa minore, in modo che non tornassero per l’eternità sulla terra e che non s’incontrassero mai più. Pastore/Pastorella – membro dell’Accademia dell’Arcadia. Gesù Bambino – adorato per primo dai pastori, fu scelto come protettore dell’Accademia, al Bosco Parrasio infatti c’è scritto “Deo nato Sacrum”. Custode Generale – capo dell’Accademia dell’Arcadia, Custode e Nume Tutelare, Pastor de’ Pastori. Nome arcade – pseudonimo, ovvero nome greco di fantasia oppure derivato dai personaggi di pastori nelle opere classiche greche. Serbatoio – edificio nel Bosco Parrasio dove conservare i documenti dell’Accademia dell’Arcadia. Parrasio – nome derivante da Parrasia, la regione greca dell’Arcadia, sacra ad Apollo e alle Muse. Parnaso – una montagna della Grecia centrale che domina la città di Delfi, particolarmente venerata nell'antichità. Questo monte era consacrato al culto del Dio Apollo e alle Muse. Sigillo ovvero Stemma dell'Arcadia – una siringa o flauto a sette canne del Dio greco Pan, cinto da una Corona d’alloro e da rami di pino. Motto dell'Arcadia: Et in Arcadia ego – espressione che va letta come “Et[iam] in Arcadia ego [sum/eram]” ossia, “[Anche] io [sono/ero] in Arcadia”. Essa venne raffigurata, per la prima volta, incisa sopra una tomba di marmo in un paesaggio pastorale all’interno del dipinto di Guercino dal titolo “Et in Arcadia Ego“, del 1620 ca., una seconda volta figura nel quadro “Les Bergers d'Arcadie" del 1627, di Poussin (poi, da lui stesso replicata con qualche variante, nel 1640 ca.) e una terza volta appare nella tela “Anche io fui in Arcadia”, del 1800 ca. realizzata da Felice Giani. Giochi Olimpici – contese di poesia fra gli arcadi che si svolgevano una volta all’anno presso l’Accademia dell’Arcadia e solitamente nel mese dì ottobre. Questi giuochi consistevano in recite d’improvvisazione in versi e contese poetiche musicate, una specie di Carnevale colto. Principi, prelati, abati, abatini, letterati, dotti delle varie discipline, Pastori, Pastorelle e Ninfe, insomma, vi “davano un’arcadia”, cioè si cimentavano con poesie, si lodavano a vicenda, scherzavano declamando odi poetiche e si corteggiavano sfoggiando rime anacreontiche. Colonie – incontri di arcadi in altre città, che si attengono alle regole della Ragunanza di Roma. Eleggono ognuna un Vice-Custode e prendono il nome, o dalle città dove sono create, oppure dalle altre accademie, o altre sezioni di esse. Cavalieri Olimpici – Ordine istituito a Siena nel 1761 dalla pastorella arcade improvvisatrice Corilla Olimpica. Ragunanze – quelle adunanze che si svolgevano presso il Bosco Parrasio in Roma. Adunanze – quelle riunioni o assemblee che si organizzavano fuori dal Bosco Parrasio e nelle Colonie. Seguite da recite, di solito venivano programmate in estate e si svolgevano nei teatri o anfiteatri all’aperto, nei parchi delle ville nobiliari, in un Teatrino di Verzura, in una Terrazza delle Delizie, tra alberi di lauro, pini, mirti, lecci, statue e giochi d’acqua.
NOMI DEI PASTORI FONDATORI DELL’ACCADEMIA DELL’ARCADIA: Cristina di Svezia ((Basilissa) - Gian Vincenzo Gravina (Opico Erimanteo) - Giovanni Mario Crescimbeni (Alfesibeo Cario) - Paolo Coardi  (Elpino Menalio) - Giuseppe Paolucci (Alessi Cillenio) - Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo) - Paolo Antonio Viti (Carino Dipeo) - Silvio Stampiglia (Palemone Licurio) - Jacopo Vicinelli (Mirtillo Aroanio) - Pompeo Figari (Montano Falanzio) - Paolo Antonio del Nero (Siringo Reteo) - Melchiorre Maggio (Dameta Clitorio) - Agostino Maria Taia (Silvio Pereteo) - Giambattista Felice Zappi (Tirsi Leucasio) - Carlo Tommaso Maillard di Tournon (Idalgo Erasinio)
NOMI DI ALCUNI PASTORI E PASTORELLE CON I LORO PSEUDONIMI:
Alfesibeo Cario - Michał Poniatowski / Aurenio Falereo - Megalio Mepomenio - Opico Erimanteo – Tirsi Leucasio - Maddalena Morelli Fernandez / Corilla Olimpica - Fortunata Sulgher Fantastici / Temira Parraside - Teresa Bandettini Landucci / Amarilli Etrusca - Irène Duclos Parenti / Lincasta Ericinia e poi Lincasta Siria - Leucippe Ericinia.
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Bibliografia:
Giovanni Mario Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, L. Baseggio, Venezia 1730
M. Giuseppe Morei, Memorie Istoriche dell’Adunanza degli Arcadi, De’ Rossi, Roma 1761
Francesco Gasparoni, Prose sopra argomenti di Belle Arti, Crispino Puccinelli, Roma 1841
Maria Teresa Acquaro Graziosi, L’Arcadia, Palombi, Roma 1991
Alberto Macchi, Irene Parenti, Aetas, Roma 2006

Fin all’inizio della seconda metà del XVIII secolo, presso le varie accademie di Roma non si prendeva quasi mai in esame l’”antico”. Si studiavano, invece, prevalentemente le arti, le lettere e le scienze sviluppatesi in quella fascia di tempo compresa tra il barocco e il periodo contemporaneo. Ad esempio, agli studenti d’architettura venivano proposti disegni del Bernini, del Borromini, di Juvarra, del Vignola o del Palladio, da copiare, mentre nessun maestro conduceva mai i propri allievi ad osservare dal vivo i vari monumenti romani o greci che erano presenti in città e disseminati in tutta Italia. Dopo il 1738, invece, quando emerse Ercolano da sotto un terreno di proprietà del Duca d'Elboeuf e dieci anni dopo nelle zone limitrofe, Pompei, poi Stabia e altre città ancora; dopo la creazione d'un Museo nella Reggia Borbonica di Portici con i vari reperti provenienti dagli scavi archeologici e; dopo l’esplosione del fenomeno del Grand Tour (*), ecco che allora venne a diffondersi l’interesse per l’”antico”. Anche tra i grandtouristi, collezionisti, archeologi e studiosi, subito accorsi in Italia attratti appositamente dalle vestigia romane e greche, si accrebbe in loro, col passar degli anni, l’interesse per le antichità in genere, ossia anche per quelle di altri paesi; tanto che parecchi di loro si spinsero ben oltre la Campania, raggiungendo gli Anfiteatri in Sicilia, i Templi in Grecia, le Piramidi in Egitto, arrivando perfino in Asia Minore, a Cirene in Libia e a Palmira in Siria.
(*) Sono da considerarsi grandtouristi, nel Settecento, non solo i viaggiatori europei, ma anche coloro che giungevano da ogni parte del mondo e tutti quegli italiani che, come gli stranieri, s’avventuravano alle pendici del Vesuvio per poter ammirare le antiche Ercolano, Pompei Stabia e Oplonti, come pure tutte quelle altre città, a sud-est del vulcano, venute alla luce.

VIAGGIO IN ITALIA - TRAVEL IN ITALY - VOYAGE D’ITALIE - ITALIENISCHE REISE - VIAJES EN ITALIA:

Il Grand Tour propriamente detto, si potrebbe collocare approssimativamente tra la prima metà del Settecento e i primi due decenni dell’Ottocento. Però, circa duemila anni prima, a cominciare da Ulisse e da Enea, genti di tutto il mondo allora conosciuto, già raggiungevano l’Italia, non proprio con lo stesso identico spirito del Grand Tour, però anche loro, in qualche modo, animati dal desiderio di vedere la bellezza di questo paese e successivamente la maestosità della capitale dell’Impero, che conservava già le vestigia delle precedenti popolazioni etrusche e italiche e che, man mano che i secoli passavano, appariva sempre più affascinante perché sempre più ricca di monumenti e riferimenti storici; forse qualcuno animato anche dalla speranza di poter apprendere le arti e le lettere dai più famosi maestri e di poter forse diventare un giorno Civis Romanus . Dal medioevo in poi, invece, parecchi pellegrini provenienti da tutta Europa, dopo aver attraversato mezza Italia lungo la Via Francigena, approdavano a Roma magari per ammirare lo splendore delle sue gloriose rovine, oltre che per rendere omaggio al Pontefice, Capo della Cristianità. E, come, tra gli altri, testimonia Lassels nel suo “Voyage of Italy” del 1670, anche nel Cinquecento e nel Seicento abbiamo esempi di viaggiatori, per lo più artisti, che si recavano in Italia, sì per poter studiare, ma certamente anche per poter osservare da vicino le magnificenze storiche, artistiche e naturali di questo paese e principalmente quelle di Roma Caput Mundi. Ma, tolti coloro che potevano permettersi di sopportare le spese che un tale viaggio comportava, per gli altri i governi delle varie nazioni europee avevano dovuto istituire apposite iniziative e programmi per favorire così i meno abbienti. I francesi, ad esempio, venivano a Roma per il Grand Tour grazie al premio intitolato “Prix de Rome”. Coloro che superavano il concorso e vincevano il premio, venivano ospitati dal loro Re presso l’Accademia di Francia a Roma, per tre anni, a scopo di studio. Questo concorso era annuale. Il pittore Fragonard fu uno dei vincitori del premio nell’anno 1752. Gli inglesi meno agiati invece, potevano venire a Roma grazie all’aiuto di istituzioni pubbliche o di singoli mecenati. Tutti quei viaggiatori, che nel medioevo viaggiavano a piedi, su carri, su cavalli, su muli o su asini, successivamente viaggeranno su carrozze e calessi, vetture non sempre dotate di sospensioni, lungo strade dissestate, spesso polverose, sassose o fangose. In caso di avaria per rottura degli assali, dovevano procedere a piedi e i più ricchi e fortunati venivano trasportati in portantina dai loro servi. Tutti erano provvisti di passaporti e di salvacondotti per poter attraversare le molte frontiere della penisola frantumata in stati e staterelli. Alcuni si imbarcheranno sui battelli in mare e sulle feluche lungo i fiumi. A causa delle frequenti epidemie capitava sovente che questi viaggiatori, appena passata una frontiera, venissero rinchiusi, per cautela, dentro un lazzaretto, in quarantena. Le altre antiche civiltà del Mediterraneo, come quella fenicia, la Grecia, Bisanzio o l’Egitto erano molto meno conosciute di Roma, che invece rappresentava per tutti la quintessenza dell’antichità. Poi Atene e Bisanzio in particolare, anche se avevano fatto parte dell’Impero Romano, al tempo del Grand Tour erano inglobate nell’Impero Ottomano, quindi risultavano praticamente inaccessibili. Ecco le ragioni per cui queste aree vennero quasi totalmente ignorate dal Grandtourismo. Come già hanno affermato parecchi scrittori, tra cui Herman Hesse, anch’io, che sono da sempre un ricercatore ed un viaggiatore, oggi posso dire che ”il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta. E il fine del viaggio è il viaggiare e non il viaggio di per se stesso”.

ALCUNI TRA I VIAGGIATORI CHE HANNO VISITATO IL BEL PAESE NEL CORSO DEI SECOLI:

PRETE DEL LIBRO DI VERCELLI (SCOZZESE VIII SEC) - ABATE DEL CODEX AMIATINO (INGLESE VIII SEC) - SIGERICO (INGLESE X SEC) - NIKULAS MUNKATHVERA (ISLANDESE XII SEC) - FILIPPO AUGUSTO (FRANCESE XII SEC) - MICHEL EYQUEM DE MONTAIGNE (FRANCESE XVI SEC) - PHILIBERT DE L’ORME (FRANCESE XVI SEC) - FRANÇOIS RABELAIS (FRANCESE XVI SEC) - LEANDRO ALBERTI (ITALIANO XVI SEC) - FRANCIS BACON (INGLESE XVI SEC) - THOMAS HOBY (INGLESE XVI SEC) - JOHN SHUTE (INGLESE XVI SEC) - ALBERT DÜRER (FIAMMINGO XVI SEC) - SERAFINO RAZZI (ITALIANO XVI SEC) - FUGGER FIGLIO (FIAMMINGO XVI SEC) - ROBERT DALLINGTON (INGLESE XVII SEC) - FYNES MORISON (INGLESE XVII SEC) - MARCO BOSCHINI (ITALIANO XVII SEC) - AMADEUS MOZART (AUSTRIACO XVIII SEC) - FRANÇOIS SCHOTT (FIAMMINGO XVII SEC) - WILLIAM THOMAS (INGLESE XVII SEC) - GIROLAMO GIOVANNINI (ITALIANO XVII SEC) - JOHN WILMOT (INGLESE XVII SEC) - INIGO JONES (INGLESE XVII SEC) - FYNES MORYSON (INGLESE XVII SEC) - RICHARD LASSELS (INGLESE XVII SEC) - JOHN RAYMOND (INGLESE XVII SEC) - SCRITTORE INGLESE THOMAS CORYAT (XVII SEC) – POLITICO INGLESE JOSEPH ADDISON (XVII SEC) - PITTORE INGLESE JAMES RUSSEL (XVIII SEC) - CHARLES FRANÇOIS POËRSON (FRANCESE XVII SEC) - DE SADE (FRANCESE XVIII SEC) - JOHANNES FRANK VAN BLOEMEN (FIAMMINGO XVIII SEC) - GASPAR VAN WITTEL (FIAMMINGO XVIII SEC) - EMMANUEL MAURICE D’ELBOEUF (FRANCESE XVIII SEC) - JOHN PARKER (INGLESE XVIII SEC) - JAKOB PHILIPP HACKERT (TEDESCO XVIII SEC) - JEAN FRANÇOIS DE TROY (FRANCESE XVIII SEC) - BENIGNE GAGNERAUX (FRANCESE XVIII SEC) -FRANCISCO VERGARA (SPAGNOLO XVIII SEC)  MICHAŁ MNISZECH (POLACCO XVIII SEC) - JAN POTOCKI (POLACCO XVIII SEC) - EDWARD GIBBON (INGLESE XVIII SEC) - FRANCISZEK BIELIŃSKI (POLACCO XVIII SEC) - AUGUST FRYDERYK MOSZYŃSKI (POLACCO XVIII SEC)  GABRIEL FRANÇOIS COYER (FRANCESE XVIII SEC) - JOSEPH-JÊROME LALANDE (FRANCESE XVIII SEC) - CHARLES PINOT DUCLOS (FRANCESE XVIII SEC) - GEORGE DANCE (INGLESE XVIII SEC) - GIOVAN BATTISTA PIRANESI (ITALIANO XVIII SEC) - GIOVANNI VOLPATO (ITALIANO XVIII SEC) - GIUSEPPE VASI (ITALIANO XVIII SEC) - ALLAN RAMSAY (SCOZZESE XVIII SEC) - THOMAS JONES (GALLESE XVIII SEC) – JOSHUA REYNOLDS (INGLESE XVIII SEC) - HENRY SOMERSET BEAUFORT (INGLESE XVIII SEC) - STANISŁAW KOSTKA POTOCKI (POLACCO XVIII SEC) - THOMAS HACKMAN (INGLESE XVIII SEC) - THOMAS JEFFERSON (AMERICANO XVIII SEC) - GEORGE HUTCHINSON (IRLANDESE XVIII SEC) - PHILIP VON STOSCH (TEDESCO XVIII SEC) - HENRY OF YORK (INGLESE XVIII SEC) - REGINALD POPE (INGLESE XVIII SEC) - BURNET (INGLESE XVIII SEC) - TOBIAS GEORGE SMOLLET (INGLESE XVIII SEC) - CHARLES NICOLAS COCHIN  (FRANCESE XVIII SEC) - P. J. 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LUOGHI E PERSONAGGI DA CONSIDERARE STUDIANDO IL FENOMENO DEL GRAND TOUR:

VIE CONSOLARI, FORI, TEMPLI, DOMUS, VILLE, TERME,  LATRINE PUBBLICHE, MURA,  PORTE, ARCHI DI TRIONFO, COLLI, CIRCHI, ANFITEATRI,  TEATRI, OBELISCHI, NINFEI, ACQUEDOTTI, COLOMBARI,  TOMBE, CATACOMBE, FONTANE, PALAZZI, SCAVI, VIA APPIA ANTICA, FORI IMPERIALI, DOMUS AUREA, TERME DI CARACALLA, DI DIOCLEZIANO, CRYPTA BALBO, COLLI PALATINO E OPPIO, MURA AURELIANE, CIRCHI DI MASSIMO E DI DIOCLEZIANO, ANFITEATRI FLAVIO E CASTRENSE, NINFEO DI EGERIA ALLA CAFFARELLA, TEMPI DI VESTA E DELLA MINERVA MEDICA, TOMBE DI CECILA METELLA E DI NERONE,  ARCHI DI COSTANTINO E DI TITO A ROMA, PORTE DI SAN GIOVANNI E DI SAN SEBASTIANO, COLOMBARIO DEGLI SCIPIOMI, CATACOMBE DI SAN CALLISTO E DI SAN SEBASTIANO, PARCO DEGLI ACQUEDOTTI, CIMITERO ACATTOLICO, PIRAMIDE CESTIA, LE QUATTRO BASILICHE, CHIESA DI SANTO STEFANO, SCALA SANTA, PANTHEON, OBELISCHI DI SAN GIOVANNI E DI PIAZZA DEL POPOLO, PULCINO DELLA MINERVA, PIAZZE DI SPAGNA E NAVONA, FONTANE DI TREVI, DEL TRITONE E DEI QUATTRO FIUMI, PALAZZO MASSIMO E FARNESE, VILLA BORGHESE, VILLA PONIATOWSKI A ROMA, TEATRO DI TUSCOLO, TEMPIO DELLA SIBILLA A TIVOLI, ANFITEATRO ETRUSCO A SUTRI,  SCAVI DI OSTIA, RESTI DI NORBA, PARCO DI NINFA, MESA DI SEZZE, PALAZZI CHIGI A FORMELLO E AD ARICCIA, CITTA' ETRUSCHE DI VEJO E DI PIRGY, CASCATA DELLE MARMORE A TERNI, FONTI DEL CLITUNNO, LAGO DI POSTA FIBRENO, ALBERGO DELL'AQUILA NERA A FIRENZE, CANAL GRANDE E PIAZZA SAN MARCO A VENEZIA, TORRE ASTURA A NETTUNO, TOMBA DI VIRGILIO A NAPOLI, REGGIA DI VENARIA A TORINO, SANTUARIO DI LORETO, BAGNI DI PISA, BAGNI DI LUCCA, PORTO DI LIVORNO, VESUVIO, ETNA, SOLFATARA DI POZZUOLI, VULCANI SPENTI OGGI LAGHI DI BOLSENA, DI ALBANO E DI NEMI, SITI ARCHEOLOGICI DI POMPEI ED ERCOLANO, REGGIE DI PORTICI, DI CASERTA E SAN LEUCIO, VILLE VESUVIANE, CASTELLO DI SAN LEO - PALUDI PONTINE - EREMO DEI SANTI COSMA E DAMIANO A ISERNIA, FRASCHETTE A FRASCATI E ARICCIA, ACCADEMIE DI SAN LUCA E DELL’ARCADIA A ROMA, GALLERIA DEGLI UFFIZI A FIRENZE, ACCADEMIA CLEMENTINA A BOLOGNA, REALE ACCADEMIA DI NAPOLI, ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI PADOVA, ACCADEMIA DEGLI ENCAUSTI A MANTOVA,  ACCADEMIA ETRUSCA A CORTONA, ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA A MILANO, ACCADEMIA DELLA CRUSCA A SIENA, ACCADEMIA DEI LINCEI A ROMA, ACCADEMIA DEGLI AGIATI A ROVERETO, DOMENICO MERLINI, MARCELLO BACCIARELLI, GIACOMO CASANOVA, CANALETTO/BERNARDO BELLOTTO, CARLO TOMATIS, CAGLIOSTRO/GIUSEPPE BALSAMO, ENRICO MARCONI, GIOVAN BATTISTA LAMPI, CARLO TOMATIS, CATERINA FILIPPAZZI GATTAI, … COPERNICO, FEDERICO CHOPIN, MARIE CURIE.

NELLA CAMPGNA ROMANA E IN CAMPANIA:

Proposta Prima/Visita fuori della città – un giorno: Attendiamo la stagione ideale, poi, il giorno stabilito, indossiamo un abito o un elemento che ricorda, sia pur vagamente, quelli del Settecento, come un mantello, un cappello tricorno, una borsetta, un ventaglio, una livrea. Ci attrezziamo quindi di un cestino con dentro del pane, dell’acqua, frutta (esclusi i prodotti come il Kiwi che in quel secolo non esistevano), verdura (esclusi i pomodori che nel 600 e nel 700 erano ritenuti tossici, anche se alcuni nobili francesi ne consumavano di tanto in tanto perché li consideravano afrodisiaci), vino conservato in bottiglie anonime, una zuppa, dei formaggi, degli insaccati, spiedini di carne e della frutta, tutti prodotti nostrani, senza gli involucri delle ditte produttrici, badando bene di portare ancora, dentro una valigetta, posate, bottiglie, una pentola, una padella, piatti e bicchieri, tutti oggetti rigorosamente di legno, di metallo e di vetro: evitiamo in modo assoluto qualsiasi oggetto di plastica. Non dimentichiamo un cavalletto con una tela, dei colori e dei cartoncini, per dipingere ad olio o a tempera o per disegnare a lapis o a carboncino e fogli di carta su cui prendere appunti al fine di redigere poi, la sera stessa, in bella copia, a casa o in albergo, un diario di viaggio su un elegante taccuino, magari di carta tipo pergamena, scritto a matita o, con una penna d’oca, ad inchiostro. Possiamo attrezzarci anche di un seggiolino di legno pieghevole, di un bastone e/o di un cuscino se lo desideriamo. Quindi partiamo in autobus o in treno, in aereo o in battello, con un vecchio sacco o borsone, che contenga tutte le nostre cose, possibilmente assieme ad una persona cara animata dalle nostre stesse intenzioni e raggiungiamo la località di destinazione. Evitiamo, per quanto possibile, di usare la nostra auto, la nostra moto o qualsiasi altro nostro mezzo. Una volta arrivati sul luogo prescelto, compatibilmente con le distanze, dalla stazione stessa degli autobus o da quella ferroviaria, dal porto stesso o dall’aeroporto, oppure dal parcheggio, prendiamo un calesse o una carrozza guidata da un vetturino esperto di quella zona, con il quale magari ci siamo accordati preventivamente, perché ci segua ovunque e per tutta la giornata,  accompagnandoci dove desideriamo, perché, all’occorrenza, ci faccia anche da cicerone, perché, coperto con un mantello, ci apparecchi durante il pranzo, perché ci scaldi eventualmente alcune vivande sopra un fuoco improntato lì per lì, con dei rami e delle pietre, perché ci serva il pasto, per poi mangiare insieme a noi e discorrere con noi, però esclusivamente di argomenti in tema con l’escursione e con l’epoca. Ed ecco che qui ha inizio il nostro vero viaggio nel tempo! Allora! Dal nostro vetturino ci facciamo accompagnare nel sito che ci interessa visitare. Giunti sul luogo stabilito, ci sediamo sul nostro seggiolino, in terra, sull’erba, sul cuscino o sopra un masso, se abbiamo scelto come prima tappa uno spazio all’aperto, come il parco d’una villa, degli scavi o un campo con dei ruderi. Se invece vogliamo incominciare la nostra giornata con l’esplorare uno spazio chiuso, come un monumento, una chiesa, o un museo, allora prima completiamo questa visita e poi raggiungiamo comunque un sito esterno. Qui incominciamo ad osservare la natura e le antiche vestigia che ci circondano. Poi, dopo una lunga contemplazione in silenzio, ci accingiamo a leggere alcuni passi degli scritti riportati in questa guida, che riguardano la storia, la letteratura e l’arte del Settecento. Quindi raccogliamo le nostre cose e, a piedi, visitiamo i ruderi, i monumenti, le cascate e magari le grotte caratteristiche di quei luoghi, finché non scegliamo un soggetto da ritrarre a matita, ad olio o ad acquarello. Prima di terminare l’opera, facciamo una comoda sosta per uno spuntino su un prato, utilizzando le nostre vivande, con le nostre stoviglie, magari sotto un albero, tra il profumo dei fiori e il canto degli uccelli. Una volta terminato il nostro disegno o dipinto, lasciamo quel sito e raggiungiamo un’antica taverna o quantomeno una bettola, un’osteria con cucina casareccia magari anche con annessa un’antica locanda, risalente almeno al Settecento, dove abbiamo prenotato già nei giorni precedenti. Durante la strada possiamo acquistare dipinti, disegni, schizzi, incisioni, medaglie, oggetti, tutti originali o riproduzioni, che si riferiscono alle cose o ai luoghi visitati. Liquidiamo il nostro ‘postiglione-lacchè’ e qui, in questa caratteristica taverna, gustiamo i piatti tipici che mangiavano anche i viaggiatori del Grand Tour. Poi, se vogliamo, possiamo concludere la nostra giornata, restando a dormire per una notte nella locanda che magari conserva ancora la mobilia e l’atmosfera magica di quei tempi. A questo punto ce ne possiamo tornare alla vita di tutti i giorni. Se invece abbiamo un altro giorno libero e vogliamo continuare a vivere l’atmosfera suggestiva del giorno appena trascorso, il giorno successivo possiamo proporre in casa nostra, ad alcuni amici, la lettura, magari drammatizzata, di qualcuno dei testi teatrali allegati alla guida. Anche in questo caso però, dovremo aver previsto ogni cosa, dalla convocazione degli amici, all’allestimento dello spettacolo, alle prove della lettura, al buffet tutto settecentesco.
Proposta Seconda/Visita dentro la città – una settimana: Premesso che, anche in questo caso, bisogna attenersi, per quanto possibile, alle istruzioni di base della prima proposta, ora recatevi in una città e organizzatevi in modo da visitarla per argomenti. Esempio, se consideriamo Roma, una volta arrivati a Piazza di Spagna, rintracciate case, bar, ristoranti, alberghi, abitazioni, palazzi, frequentati un tempo dai turisti del Grand Tour. Sostate in uno di questi locali e gustate qualche leccornia prodotta già nel Settecento, come ad esempio, del cioccolato caldo o dei dolci come i “diavoletti”. Girate a piedi, sostate per i vostri pranzi nei parchi, acquistate dipinti, disegni, schizzi, incisioni, medaglie, sculture od oggetti come cammei, candelabri, piramidi, obelischi, tutti originali dell’epoca o riproduzioni, delle cose o dei luoghi visitati. Recatevi in una bottega d’antiquario, poi nei cimiteri come, ad esempio, quello acattolico, dove alcuni dei grandtouristi sono ancora sepolti; andate nelle accademie da loro frequentate, scovate i luoghi da loro visitati, come i musei della Ceroplastica (vedi quello della Specola a Firenze), gli Uffizi o i templi di Paestum, le fonti di acque solfuree dove veniva prodotta la cosiddetta Plastica dei Tartari (vedi le pozze dei Bagni di San Filippo o le acque Albule dei Bagni di Tivoli), laboratori dove ancora si producono opere ad intarsio di legno o di marmo (vedi quelli vicino ai cimiteri), botteghe dove si dipinge ancora ad encausto (vedi quella di Michele Paternuosto a Roma), manifatture dove si usano ancora i telai in legno per la produzione di tessuti (vedi quella di San Leucio), fornaci dove ancora si decora la ceramica a mano (vedi quelle di Civitacastellana, di Faenza o di Castelli). Fate tutto questo, attraverso una vostra ricerca e avvalendovi delle indicazioni di questa guida. Le notti dormite in un albergo dell’epoca o in una locanda che in qualche modo ricorda quelle di allora, oppure in una pensioncina che però, comunque, sia almeno sistemata dentro un palazzo come minimo del settecento, non più recente. Le coppie possono concludere la settimana cenando, a lume di candela, in uno dei ristoranti dove magari cenò Goethe, con la sua bella Romanina.

VOCI RICORRENTI DURANTE IL GRAND TOUR:

Encausto, “Encaustum”, "Ёγκανοτον" = "Metto a fuoco", "Abbrucio", "Brucio". LUDIO, fra i Romani, fu il primo pittore ad utilizzare la tecnica dell'encausto. Icone dipinte ad encausto provenienti dal Sinai, si trovano al Museo di Kiev. Fra i Romani e i Greci emersero POLIGNOTO, NICANORE, ARCESILAO, ARISTIDE e PRASSITELE. La pittura ad encausto è stata realizzata su muro, su tela, su avorio e su legno, con appositi stiletti di metallo, da una parte appuntiti, dall'altra piatti. Le tinte, la cera, la resina, o la gomma arabica o la colla animale, (in alcuni casi anche calce idrata) vengono fuse col fuoco (abbrucio). A volte, terminata la pittura, si faceva l'"abbruciamento" della sola cera attraverso il calore del fuoco. Nel 1755 a Parigi, l'Acadèmie des Inscriptions bandì un concorso per far rivivere la tecnica dell'encausto; aderirono ANNE CLAUDE PHILIPPE DE TUBIÈRES DE CAYLUS (Paris 31/10/1692 - Paris 5/9/1765), JEAN JACQUES BACHELIER (Paris 1724 - Paris 13/4/1806), JUAN BERNABÉ PALOMINO (Cordova 1692 - Madrid 1777), SCHEFFER, MENGS, e VINCENZO REQUEÑO Y VIVES. "Quis Encausto & Penicillo Primis Lacunaria & Cameras Pinxerit…" dice REQUEÑO Y VIVES. E menziona anche CAYLUS e LORGNA. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p.16). PLINIO dice: "Pinxit & Ipse Penicillo" e …"Ceris Pingere & Picturam Inurere". (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 18). "Encausta & Encauteria Dicuntur…" che anche si disse Encausto, fatto Enchiostro ovvero Inchiostro e conservatosi essendo l'uso del pennello... Poi s'aggiunge la maniera di tingere a Encausto drappi, effigiandovi sopra a vari colori varie figure, propria degli Egiziani. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 24). Menziona ancora: "ALBERTO DURO, LUCA D'OLANDA, MANTEGNA, GIAN BELLINI, ZIMA DA CONEGLIANO, CARO, tutti pittori all'Encausto del presente, come POLIGNOTO, AGLAOFONTE, e PARRASIO, del passato. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 106). Miniature a gomma e colori azzurri come quelli fatti a Berlino con sangue di toro misto all'allume di rocca. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 58-59). Quello che fa ai nostri pastelli il vetro, la cera faceva presso gli antichi, dando sodezza e trasparenza. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 83). "Enkaustès" o "Enkautès", termine che si trova nei testi o nelle iscrizioni greche-romane e che significa "pittore ad encausto". "Agalmatopoiòs E." era invece il "coloratore ad encausto di statue". (Enciclopedia dell'Arte Antica, Treccani, Roma 1960) (A. Fabroni, Antichità Vantaggio Metodo della Pittura Encausta, Roma 1797) (De Caylus-Majault, Mémoire sur la Peinture à l'Encaustique, Parigi 1775) (V. Requeño y Vives, Saggi sul Ristabilimento dell'Antica Arte dei Greci e dei Romani, Parma 1787) Famosa è l'opera la "Musa Polimnia", pittura ad encausto d’epoca romana, di straordinaria bellezza. (Museo dell'Accademia Etrusca, Cortona) Falsificazioni in Cina nella creazione di sculture in marmo riproducenti soggetti antichi, apparentemente uguali agli originali, grazie all'uso del metodo dell'encausto o all'utilizzo del vetriolo. (Elena Gazzola Schiavi, La Metodologia dell'Encausto nella Conoscenza delle Tecniche Pittoriche Antiche, Accademia Virgiliana, Mantova 1963)
Realgar (i cui nomi antichi sono Risalgallo, Risigallo, Risigale, hanno per sinonimi: Realgar d'Orpimento, Rahjal-gar, Sandaraca. Questo pigmento di origine inorganica e minerale, dalla tonalità rosso aranciata, è un arsenico bisolfuro, ovvero un insieme di rari cristalli di solfuro di arsenico che, insieme al raro microrganismo termofilo Sulfolobus Solfataricus, si trova nella Solfatara di Pozzuoli. Esso era già conosciuto all'epoca degli Egizi che lo utilizzavano più che nella pittura vista la scarsa stabilità alla luce e la sua elevata velenosità, nella cosmesi femminile, essendo adoperato come belletto mescolato all'orpimento. Ha un elevato potere coprente, annerisce con i solfuri e viene attaccato dagli acidi. Si utilizza, generalmente mescolato all'orpimento nella tempera e nell'encausto. Sconsigliato per l'affresco e l'olio. Indice di rifrazione: 2,46 - Formula chimica: As2S2 - Velenoso. I giacimenti di Realgar, oltre che nella Solfatara di Pozzuoli e nella Valle di Malenco, si trovano in Ungheria, Romania, Macedonia, Grecia, Spagna, e Nevada. Nel medioevo chiamavano questo minerale "risigallo" e lo usavano come medicamento. (Enciclopedia, Zanichelli, Bologna 1995) (Maria Adinolfi, Benvenuto nei Campi Flegrei, Azienda Autonoma C. S. T.- Regione Campania, Pozzuoli novembre 2002) (Raffaele Adinolfi, Cuma il Lago di Averno la Solfatara di Pozzuoli, Azienda Autonoma C. S. T., Pozzuoli s. d.) (Il Vulcano Solfatara, Pozzuoli 2002). GIAMMARIA ASTORI ha scritto “Della pittura colla cera ed encausta” stampato da LOCATELLI a Venezia nel 1786 (Al Fondo “Cicognara” in Biblioteca Apostolica Vaticana) LALA CIZICENA era la pittrice ad encausto del tempo dei Romani, la più famosa a Roma. Gli altri pittori del tempo che a Roma dipingevano ad encausto erano PARRASIO, APELLE, PROTOGENE, AMULIO, POLIGNOTO e AGLAOFONE. (C. Plinio, Lib. XXI, C. XIV - Lib. XXXIII, C. VII - Lib. XXXV, C. II o XI) (Quintiliano, Lib. VIII, e Lib. X) (Lorgna, Osservazioni Intorno al Discorso della Cera Punica, Verona 1781). Questa tecnica antica dei Greci e dei Romani nel Settecento è stata recuperata, tra gli altri, da Vincenzo Requeno e da Giuseppe Pignatelli, quindi appresa anche dai loro studenti tra cui Irene Duclos Parenti che, a sua volta, l'ha trasmessa alla sua allieva Emma Greenland.
Ceroplastica. La Specola a Firenze è ancora oggi un museo di storia naturale voluto dal Granduca PIETRO LEOPOLDO comprendente un reparto di anatomia in "Ceroplastica" creato dal fisico e naturalista FELICE FONTANA (Pomarolo 1730 - Firenze1805).  Lavori in Cera e Ceroplastica: GIUSEPPE FALCHINI, fiorentino, ha scritto “Nuova Istruzione per l’Accrescimento delle Api da Miele e da Cera”, stampato da B. PAPERINI a Firenze nel 1747. ANTONIO MARIA LORGNA ha scritto vari libri intorno alla Cera Punica come ad esempio “Osservazioni intorno al discorso della Cera Punica, stampato da Eredei MARCO MORONI, Verona 1785. ANTONIO COCCHI (1695 – 1758) ha scritto “Lettera Critica sopra un manoscritto in cera”, stampato da All’Insegna di Apollo a Firenze nel 1746. Dai “Documenti dello Stato Papale dal 1560 al 1840” stampato dalla Camera Apostolica a Roma nel 1840, tra gli argomenti figurano 20 pagine sopra l’appalto delle due gabelle unite di cera e carta, connesse al Sig. FRANCESCO MARIA DEGOLA in Roma 1731. GIACOMO VIVIO DELL’AQUILA (vissuto nel XVI secolo) ha scritto “Discorso sull’opera in bassorilievo di cera stuccata con colori, scolpita in pietra negra” stampata da PIER FRANCESCO COATTINO a Roma nel 1590. (Fondo Cicognara presso la Biblioteca Apostolica Vaticana). Gli altari laterali, ospitano due dipinti settecenteschi: quello a sinistra è di GIUSEPPE LUZI e rappresenta l’immagine di Maria Bambina. In questa chiesa si venera infatti un’effigie in cera di Maria Bambina che la tradizione vuole realizzata da Santa VERONICA GIULIANI e da lei inviata nel 1718 alla compaesana OLIMPIA GASPERINI, badessa a quell’epoca del convento di Santa Maria Maddalena. In occasione della festività della Vergine l’urna dove è conservata viene esposta sull’altare maggiore, riccamente intagliato e dorato. (Chiesa delle Benedettine di Santa Maria Maddalena a Urbania). A Firenze è conservato un cammeo di cera a rilievo con l'effige del Primate di Polonia MICHAŁ JERZY PONIATOWSKI presso il Museo Nazionale del Bargello, inv. cere 1914 n. 260 (Col n. 203 invece è classificato quello di suo nipote il Principe JÓZEF PONIATOWSKI), che servì come modello per un bisquit della manifattura Wedgwood oggi nella collezione Edward J. Warren. (Museo Nazionale del Bargello, Firenze, inv. cere 1914 n. 260 e n. 203). Nel 1780 (a Firenze?) il Marchese DOMENICO DEL MONTE modella funghi e altre cose in cera. (Fabia Borroni Salvadori, G. Bencivenni Pelli al Tempo della Galleria, [in:] “Rassegna Storica Toscana”, Firenze 1983, p. 193). VINCENZA ARMANI, nata a Venezia nella prima metà del XVI secolo, oltre che comica, era una valentissima scultrice in cera. (Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Roma 1995). Mammella, testa, mano, polmoni: Ex-voto anatonici in cera (Museo Pigorini, Roma). Il 17 luglio 1781 Sir WILLIAM HAMILTON invia dall'Italia alcuni falli di cera colorata con una lettera a Mr. JOSEPH BANKS Presidente della Royal Society di Londra che racconta di strani riti presso il Santuario dei SS. Cosmo e Damiano a Isernia, un eremo sorto sopra un antico tempio pagano dedicato a Priapo. Qui le donne, dice, vendono davanti alla chiesa, come ex-voto, alcuni membri di cera colorata ai pellegrini che accorrono a chiedere una grazia per ottenere fertilità e potenza sessuale. I riti, come quello dell'unzione della parte del corpo da guarire o quello di ospitare per la notte le sole donne ben assistite dai frati cappuccini, che si svolgono all'interno della Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, aggiunge Sir WILLIAM HAMILTON, sono pressappoco gli stessi che si svolgevano molti secoli prima nel Tempio di Priapo. Ebbene, in seguito a questa lettera e ad un'altra lettera di uno sconosciuto di Isernia che conferma ogni cosa, il Cavalier RICHARD PAYNE nel 1786 ha pubblicato un opuscolo dal titolo "Discourse on the Worship of Priapus" ("Discorso sul Culto di Priapo"). L'opuscolo e i falli di cera oggi sono conservati al British Museum di Londra (British Museum; Londra, MLA M560-64, part; combined with W319-20). “Gabinetto di 17 figure di cera rappresentanti 5 capi ribelli della Transilvania e della Valacchia”, Alessandria 1785. - microfilm al British Museum di Londra - (reel 189 fr.): 35 mm. Un Museo delle Cere a Parigi fu creato da ALFRED GRÉVIN (1827 – 1892) disegnatore. Il Professor GIUSEPPE GALLETTI, Maestro di Chirurgia e di Ostetricia nell'Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, dopo essere stato a Bologna nell'agosto del 1770, viste le preparazioni ostetriche in cera del Professor GALLI, di ritorno a Firenze, pare, fece eseguire a GIUSEPPE FERRINI, scultore livornese, presentatogli da un certo GIOVANNI DELL'AGATA (morto nel 1795) pittore di affreschi in casa di GIOVANNI PITTI, una serie di terrecotte a carattere ostetrico, (oggi conservate al Museo di Storia delle Scienze di Firenze) tra cui un feto (come nella foto) e successivamente, dopo ripetute prove, alcune preparazioni in cera. Il FERRINI finì col lavorare, grazie al Granduca PIETRO LEOPOLDO, dal 1771, al Regio Gabinetto di Fisica di Firenze, le cere anatomiche, sotto la direzione di FELICE FONTANA. (La Ceroplastica nella Scienza e nell'Arte, Atti del I° Congresso internazionale, Firenze 1977, tomo I, pag. 106). ANNA MORANDI MAZZOLINI (o MENZOLINI) (Bologna 1717 - 1774), pittrice, scultrice anatomica, scienziata. Scrive JUAN ANDRÉS di ANNA MORANDI vedova MAZZOLINI: "… famosa per la sua abilità di lavorare in cera le parti anatomiche del corpo umano e per le pubbliche lezioni di anatomia. (Carlo Calcaterra, I Filipatridi, SEI, Torino 1941, p. 335). ANNA MORANDI MAZZOLINI è membro dell'Accademia Clementina di Bologna dal 3/12/1775. (Accademia Clementina - Atti e Memorie 38-39 Nuova Serie, Bologna 1998-1999). In 1760 ANNA MORANDI was given the post of making anatomical models in wax for the Chair of Anatomy at the University of Bologna. (Storia dell'Università, Bologna 2000). ANNA MENZOLINI MORANDI (Bologna 1717 - 1774), pittrice, scultrice, anatomica, docente alla Cattedra di Anatomia di Bologna. Ha fatto lavori in ceroplastica. È stata membro dell'Accademia delle Scienze di Bologna, dell'Accademia Clementina, della Società Letteraria di Foligno, dell'Accademia del Disegno di Firenze. Ha viaggiato a Milano Londra e Pietroburgo. Ha inviato i suoi lavori in ceroplastica in tutte le Corti d'Europa. (Fantuzzi, Scrittori, Bologna, tomo VI) (Nuovo Dizionario Storico, Bassano 1796, Tomo XII) (Ginevra Canonoci Fachini, Prospetto Biografico delle Donne Italiane", Venezia, 1824). LODOVICO MAZZOLINI (Ferrara 1481 – 1530) detto IL FERRARESE, era un pittore. Il Principe MICHELE PONIATOWSKI, nel giugno del 1790 ha acquistato lì due corpi di donna in cera, opera del fiorentino CLEMENTE SUSINI (1754 - 1814), da spedire in Polonia. (Angela Sołtys, Collezioni Artistiche del Primate Michele Poniatowski, Instytut Sztuki Polska Akademia Nauk, Warszawa 2005). (Angela Sołtys, Podróż Prymasa Poniatowskiego do Włoch w Latach 1789 - 1790, Kronika Zamkowa/The Castle Chronicle, nr. 2/40/2000). ELISABETH VIGÉE-LEBRUN visita il gabinetto dell'Abate FELICE FONTANA e rimane affascinata dalle sue opere in ceroplastica. Domanda a questi come liberarsi dall'importuna suscettibilità dei propri organi. (Souvenirs of MadameVigée-Lebrun, 1869, I, pagg.. 237-238). La Specola a Firenze è ancora oggi un museo di storia naturale voluto dal Granduca PIETRO LEOPOLDO comprendente un reparto di Anatomia in "Ceroplastica" creato da FELICE FONTANA (1730 - 1805). Tra il 1775 e il 1780 FRANCESCO ORSO realizza un busto di VITTORIA DI SAVOIA-SAISSONS in cera policroma con gli abiti in stoffa su una base di legno intagliata e dorata (Sopraintendenza Beni Architettonici e Paesaggio del Piemonte); tra il 1780 e il 1785 realizza altri due busti, quello di “MARIA ANTONIA FERDINANDA” e quello di “VITTORIO AMEDEO III”, utilizzando cera policroma, cartapesta dipinta e stoffa, sempre su una base di legno intarsiata e dorata (Collezione Franco Maria Ricci) (Il Neoclassicismo in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 318-320). Nel 1750 ERCOLE LELLI (Bologna 1702 – 1766), incisore, scultore e pittore, realizza due cere anatomiche che rappresentano due figure intere di “Un Uomo e una Donna” (Musei Universitari di Palazzo Poggi a Bologna) (Il Neoclassicismo in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 140-141). Tra il 1766 e il 1767 JEAN-ANTOINE HOUDON (1741 – 1828), scultore e ritrattista francese realizza una statua in cera di un corpo “Scorticato”, riprodotta da ZOFFANY nel suo autoritratto, replicata una infinità di volte per essere utilizzata in ambito accademico e universitario (Il Neoclassicismo in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 140-157). Parti anatomiche in ceroplastica dell’Ottocento. (Museo di Anatomia Comparata, Università La Sapienza, Roma). PAZIENZA LOVELL WRIGHT (Oyster Bay/Long Island 1725 – London 23/3/1786) a Philaderphia prima e a Londra e a Parigi poi, apre una bottega per la produzione di busti in cera di gente particolarmente importante. BENJAMIN FRANKLIN e Re GIORGIO III HANOVER in persona apprezzano molto queste sue sculture per cui decidono di sovvenzionarla. Un sua scultura che rappresenta WILLIAM PITT, realizzata nel 1778, anno della morte del Ministro, è conservata ancora oggi a Londra nell’Abbazia di Westminster. Qualcuno fa nascere PATIENCE WRIGHT a Bordentown, New Jersey, U.S. (Encyclopædia Britannica) (American Encyclopaedia).
Plastica dei Tartari presso i Bagni di San FILIPPO era una fabbrica all'avanguardia, inaugurata a Firenze nell'ottobre del 1769, che produceva masse plastiche, in particolare bassorilievi, con il metodo della Tartarizzazione, un procedimento speciale ideato dal chimico di Chianciano Dottor LEONARDO MASSIMILIANO DE' VEGNI (1731 - 1801), anche poeta, in Arcadia ERITTEO LICANIO, il cui biografo fu DESIDERIO MAGGI. È del 1791 la creazione di un'altra fabbrica presso l'Albula di Tivoli. (Bagni di San Filippo Antiche Terme del Senese, da G. Contorni) Il Principe MICHELE PONIATOWSKI ha ordinato presso il gabinetto di Roma del Dottor DE' VEGNI alcuni esemplari da spedire in Polonia. Un esemplare ancora esistente di bassorilievo col metodo della “Plastica dei tartari”, di grande durabilità in relazione alla cristallizzazione del travertino, si trova a Chianciano Terme sulla Porta del Sole. Rappresenta un busto di profilo in bassorilievo del Redentore. Biografia di LEONARDO MASSIMILIANO FRANCESCO DE VEGNI, scienziato senese (E. Romagnoli, Biografie Manoscritte di Bellartisti Senesi, SPES, Firenze 1970, pp. 394-399). Due bassorilievi in tartaro di LEONARDO DE VEGNI ancora, dovrebbero trovarsi presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. (François Zacchiroli, Déscription de la Galerie Ruyale de Florence, Firenze 1783, parte II, p. 11). Era sposato con GRAZIOSA ed aveva avuto da lei tre figli: un maschio morto in tenerissima età che fu sepolto presso la Chiesa di Santa Maria in Aquiro a Roma. Sulla sua lapide c'era un bassorilievo ottenuto con la Tecnica dei tartari. Poi DARIA (Chianciano? 1756 - 10/7/1806) andata in sposa all'Architetto e Incisore LUIGI SGRELLI DE VEGNI (Chianciano 1765-13/5/1823), allievo di suo padre che per volere del suo maestro assunse il cognome di DE VEGNI oltre a mantenere il suo e infine CATERINA (Chianciano? 1760 - 1/9/1809) che sposò GIOVAN BATTISTA GIORGI di Petrignano. LEONARDO DE VEGNI progettò ad Arezzo il Palazzo ALBERGOTTI (o Palazzo delle statue) nel 1793. Fu Accademico di San Luca, membro dell'Accademia Clementina, Arcade col nome ARITTEO LICANIO. Ebbe un diploma di merito da CATERINA II, un sostegno economico da PIO VII, un sostegno pubblicitario da PIETRO LEOPOLDO. Ed esportò i prodotti della sua “Plastica dei tartari” in tutta Europa. (Ettore Romagnoli, Biografie Manoscritte di Bellartisti Senesi, SPES, Firenze 1970). LORENZO DE VEGNI invece era un architetto, suo contemporaneo e concittadino, che progettò parecchie costruzioni riferendosi all'architettura del PALLADIO. (Leonardo De Vegni Architetto - Chianciano 1731-1801, “Atti delle giornate di studio, Chianciano Terme, 11-13 maggio 1984”, Comune di Chianciano Terme 1985). Altri personaggi particolari per le loro opere e invenzioni, oltre a LEONARDO DE VEGNI, furono GIUSEPPE SAMMARTINO (Napoli 1720 - Napoli 12/12/1793), con il suo "Cristo Velato", con i suoi "Putti", con le sue "Allegorie" presso la Certosa di San Martino a Napoli e i suoi "Personaggi del Presepe", F. M. RUSSO con la sua "Gloria del Paradiso", F. CELEBRANO con la sua "Deposizione", QUEIROLO con il suo "Disinganno", CORRADINI con la sua "Macchina Anatomica", RAIMONDO DEL SANGRO VII Principe DI SANSEVERO (1710 - 1771) con la sua "Cappella SANSEVERO" in via De Sanctis, 19 - Napoli. (Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini, Novara 1988, cap. IV, p. 77) Il Principe RAIMONDO DI SANGRO divenne Membro dell'Accademia della Crusca il 30/3/1743 col nome di ESERCITATO. (Severina Parodi,Catalogo degli Accademici della Fondazione, Accademia della Crusca, Firenze, 1983) Il Principe DI SANSEVERO fu, tra l’altro, fabbricante di tavoli di marmo.
Mummificazione. Nel Settecento, come da tempi remotissimi, si usava la mummificazione dei cadaveri (vedi la "Macchina Anatomica" di RAIMONDO DEL SANGRO VII Principe DI SANSEVERO), in special modo nei monasteri. Con l’Editto di Saint Cloud del 1804, che ne proibì la pratica, questa tradizione venne a cessare. (Ai giorni d’oggi si è arrivati a scorticare cadaveri umani per poi ricoprirli con resine sintetiche, oppure a usare il Metodo della “Plastinazione” del Dottore tedesco Gunther Von Hagens per cui dopo la morte si sostituiscono i liquidi che compongono il corpo con polimeri di silicone. In tutti e due i casi - cosa orribile a mio parere - si possono ottenere delle mummie conservabili per tempi infiniti senza particolari accorgimenti). (Mappi Triveri) (Angela Sołtys, Collezioni Artistiche del Primate Michele Poniatowski, Instytut Sztuki Polska Akademia Nauk, Warszawa 2005).
Lana Penne nel Settecento era chiamata una fibra filamentosa che veniva estratta dalla madreperla delle conchiglie marine, per essere utilizzata nell’industria tessile per la produzione di calze e altri indumenti. Era qualcosa di simile al nostro Nylon. (Angela Sołtys, Collezioni Artistiche del Principe Michele Poniatowski, op. cit.). “Pinna Nobilis” è un mollusco bivalve con la conchiglia elegante, lunga fino a più di 60 cm, con varie tonalità dal bruno all’ocra, coperta da scaglie irregolari esternamente, mentre all’interno presenta una strato di madreperla sottile ma bella, dalle iridescenze cinerine. La parte più sottile ma più robusta della conchiglia è infissa nei fondali sabbiosi e misti dove vive, per l’ancoraggio si serve del "bisso" prodotto dall’animale stesso in fili molto sottili, lunghi parecchie decine di centimetri. Il bisso, chiamato dagli antichi romani lana di penna o “barba bissina”, veniva lavorato per produrre tessuti bellissimi e tanto leggeri da meritarsi il nome di "nebbia di lino" o "vento tessuto". Fino ad una decina di anni addietro l’incontro, nei nostri fondali catanesi della Pinna Nobilis, era sicuramente molto più frequente di oggi. Certo l’inquinamento, ma anche la raccolta da parte di sub alle prime armi, hanno fatto la loro parte. Sott’acqua, avvicinandosi lentamente e con cautela per far sì che la Pinna Nobilis rimanga con le valve aperte, si può notare che all’interno, convive con il mollusco, un granchiolino dalle dimensioni ridotte: il Pinnotere. L’associazione tra questo piccolo crostaceo e la Pinna era già conosciuta e descritta sia da Aristotele che da Plinio e arricchita, nei secoli successivi da vari naturalisti, con particolari fantastici. Ad esempio il viaggiatore svedese FREDERICK HASSELQUIST (1722 - 1752) fisico e botanico, in un suo libro pubblicato postumo a Stoccolma nel 1757, raccontò come il granchio, dopo essere uscito dalla conchiglia per fare provviste, al ritorno mandasse un grido per farsi aprire! Comunque sicuramente esiste un rapporto di simbiosi tra i due compagni. Talvolta la Pinna produce perle di varia colorazione, brune, nerastre, gialline e anche rosse che tuttavia sono prive di valore perché si alterano con grande facilità se esposte all’aria. E ancora:
Mesalliance, Gioco del Faraone, Gioco del Volant, Carnevale Veneziano, Concerto delle Dame, Giardino delle Delizie, Serenata, Tarantella, Fraschetta, Pallone Aerostatico (Parigi 1783, di Joseph Michel e Jacques Étienne Montgolfier), Paracadute (Parigi 1797, di André-Jacques Garnerin), Ex-voto Anatomici, Macchine Anatomiche (Napoli 1763, Raimondo Di Sangro), Lanterna Magica (citata nel 1646 da Athanasius Kircher), Celestial Bed (o Letto dell’Amore, del 1776, di James Graham, un letto tenuto sospeso tra magneti dove due amanti, tramite il loro movimento, attivavano dei carillon che diffondevano musica e profumi), Galleria Antiquaria, Grandtourist, Collezionista, Connoisseur, Governor, Cicerone o Bear-Leader, Camurra, Diavoletti, Magnetismo (Franz Mesmer, Costanza 1765), Pietra di Bologna (Falsa iscrizione funeraria trovata in un convento a Casaratta già nel XVI secolo, ma anche Pietra Fosforescente scoperta da Vincenzo Casciarolo a Bologna nel 1603) Elettricità (Già da William Gilbert, Londra 1600), Fuoco Elettrico, Pompa Pneumatica (Già da Kaspar Schott, Germania, 1657), Petroleo, Metano e Nafta (Sanpietroburgo 1760, Michajl  Lomonosov), Telegrafo o Segnale Semaforico (Claude Chappe, Parigi 1793), Camera Ottica (di Francesco Maurolico, Messina 1621), Dominio (Stato, come Granducato di Toscana), Dominante (Capitale, come Firenze, del Granducato di Toscana), Falso Bordone, Carrozza Coupé, Carrozza Berlina (così chiamata perché creata e prodotta a Berlino), Barroccio (Carrozza per il trasporto delle botti di vino, nel Lazio), Carro, Gondola, Burchiello (Imbarcazione coperta e comoda, utilizzata dai veneziani e dai viaggiatori stranieri, per lunghi tratti, come Venezia-Padova. Simile, ma più povera, la “Barcaccia” era usata dalla gente comune), Corriero (Corriere), Cambiatura (Cambio di cavallo), Posta, Postiglione, Lacchè, Vettura, Vitto, Biliardo, Hotel, Caffè, Fede (Certificato Sanitario), Quarantena, Salvacondotto, Lasciapassare, Passaporto, Kontusz, Marsina, Tricorno, Eziandio (Anche), Febbre Maligna, Colpo Apoplettico, Salasso, Sanguisughe (o Mignatte), Nano Bajocco (Francesco Ravaglia, n. Roma 1723 - m. Roma 1793 e Giovanni Giganti, n. Borghetto/Grottaferrata 1792 - m. Roma 1834), Primula Rossa, Atomo (Già da John Dalton), Neo, Laudano, Pomodoro (Considerato non commestibile nel 600 e 700. Nome dato nel 1544 da Pietro Mattioli e dipinto nel 1790 da Carlo Magini).

Forse la prima comparsa del pomodoro nella pittura in alcuni dipinti di fine Settecento, di Carlo Magini (Questo ortaggio era ritenuto tossico, un po’ in tutta l‘Europa, dalla scoperta dell’America all’avvento di Napoleone)

CI SONO ALTRI MODI DI VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO:

Quello di scrivere libri e articoli o rappresentare testi teatrali sui Personaggi della Storia, sulla Storia, sulla Storia dell’Arte, oltre quelli di visitare Musei e Monumenti, di ricercare negli Archivi e nelle Biblioteche, o quello di partecipare alle Ricostruzioni storiche in costume d’epoca. Ecco alcuni esempi di pubblicazioni:

"IRENE PARENTI" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione della Dott.ssa Angela Sołtys, pubblicato a Roma dalla Editrice AETAS, nel 2006.

"POMPEO BATONI" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione di P. Kazimierz Przydatek, pubblicato a Roma dalla Editrice AETAS, nel 2006.

"CARLO DOLCI" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana e in lingua polacca, con la prefazione del Prof. Maurizio Marini, pubblicato a Roma da Colosseo Editore, nel 2006

"CESARE BARONIO" è un Oratorio Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione di P. Edoardo Aldo Cerrato C.O., pubblicato a Roma dalla Congregazione degli Oratoriani, nel 2007

"ARCANGELA PALADINI" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana, con la prefazione della Dott.ssa Jacopa Stinchelli, pubblicato a Roma dalla Editrice AETAS, nel 2004

"BEATO ANGELICO" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, scritto di concerto con Innocenzo Venchi O. P., prefazione di Pippo Di Marca, pubblicato a Roma dalla AETAS, nel 2005.

“L'UOMO CARAVAGGIO" è un Atto Unico Teatrale, scritto da Alberto Macchi, di concerto con la Prof.ssa Mina Gregori e con la prefazione della Prof.ssa Stefania Macioce, pubblicato a Roma dalla Editrice AETAS, nel 1995.

SPETTACOLI TEATRALI RELATIVI AL XVII E XVIII SECOLO MESSI IN SCENA IN ITALIA E IN POLONIA SCRITTI E DIRETTI DA ALBERTO MACCHI:

"L'UOMO CARAVAGGIO": IN VARI SPAZI A ROMA IN ITALIA E SOTTO LA CHIESA S. LUIGI DEI FRANCESI - IN DIV. TEATRI A VARSAVIA IN POLONIA E AL LICEO BATOREGO
"CARLO DOLCI": DENTRO CHIESA SANT'ANDREA AL QUIRINALE A ROMA IN ITALIA - AL MUSEO REGIONALE DI TARNOW  IN POLONIA
"ARCANGELA PALADINI": AL CENTRO AGATE' DI PINETO IN ITALIA E AL TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"BEATO ANGELICO": DENTRO LA CHIESA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA A ROMA IN ITALIA - AL TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"STANISLLAO KOSTKA": AL TEATRO PIO X NELLA CITTA' DEL VATICANO, E DENTRO LA CHIESA DI S.ANDREA AL QUIRINALE A ROMA IN ITALIA
"CESARE BARONIO": DENTRO LA CHIESA DI SANTA MARIA IN VALLICELLA A ROMA IN ITALIA - AL TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"IRENE PARENTI": AL TEATRO 84 A ROMA IN ITALIA E AL TEATRO DELLA GALLERIA FRETA, A VARSAVIA IN POLONIA
"GIACOMO CASANOVA": AL  TEATRO DI CORTE NEL PARCO DI LAZIENKI KROLEWSKIE A VARSAVIA IN POLONIA
"NANO BAJOCCO": AL MUSEO DI ROMA DI PALAZZO BRASCHI A ROMA IN ITALIA - AL TEATRO ... A VARSAVIA IN POLONIA

VAGANDO NEL XVI E XVII SECOLO:

UFFIZI E CITTA' DI FIRENZE – BASILICA DI SANTO STEFANO MAGGIORE E CITTA' DI MILANO – CITTA' DI CARAVAGGIO – PALAZZO BOURBON A MONTE SANTA MARIA IN TIBERINA - CAMPO MARZIO, ORTACCIO, PALAZZO MADAMA, CHIESE DI SAN LUIGI DEI FRANCESI, SANTA MARIA DEL POPOLO E SANT’AGOSTINO, CHIESA DEI CAPPUCCINI IN VIA VENETO E CITTA' DI ROMA - CHIESA DI SAN RUFFO A RIETI – ZAGAROLO, PALESTRINA, PALIANO - IL CERRIGLIO E CITTA' DI NAPOLI – LE LATOMIE E CITTA' DI SIRACUSA – LA FENIGLIA A PORTO ERCOLE – DAMA CON L'ERMELLINO E CITTA' DI CRACOVIA – BONA SFORZA E CASTELLI DI WAWEL A CRACOVIA E DI UJAZDÓW A VARSAVIA – CHIESA NOVA, ORATORIO DEI FILIPPINI E CHIESE BAROCCHE DI BORROMINI A ROMA – CHIESA DI SANT'ANDREA AL QUIRINALE E CHIESE BAROCCHE DI BERNINI A ROMA E ARICCIA. CASTELLO DI WILANÓW – VILLE DEI CASTELLI ROMANI - PALAZZO SPEZZA A PATRICA, CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA E CHIESE BAROCCHE A NAPOLI - CAMILLO BORGHESE PAPA PAOLO V - TORQUATO TASSO - BEATRICE CENCI - GIORDANO BRUNO - GIOVAN BATTISTA MARINO - COSTANZA COLONNA SFORZA MARCHESA DI CARAVAGGIO - FRANCESCO MARIA BOURBON DEL MONTE - GIUSEPPE CESARI CAVALIER D'ARPINO - FILIPPO NERI - FEDERICO BAROCCI - CESARE BARONIO - ARCANGELA PALADINI BROOMANS … - RAFFAELLO SANZIO – MICHELANGELO BUONARROTI - GALILEO GALILEI - BONA SFORZA - JAN SOBIESKI – FILIPPO BONACCORSI - BARTOLOMEO BERECCI - SANTI GUCCI – STANISŁAW KOSTKA

ALTRO ESCURSUS SUI VIAGGI DAL XVII AL XIX SECOLO:

MATERIE DIVERSE: ACCADEMIE LETTERARIE E CENACOLI IN ITALIA: BOSCO PARRASIO E ACCADEMIA DELL'ARCADIA A ROMA - GROTTE DI TOR CERVARA E CARNEVALE DEGLI ARTISTI A ROMA - CAFFE' GRECO A ROMA E CENACOLO DEGLI ARTISTI - SALOTTO LETTERARIO SAN MOISÈ DI M.ME GIUSTINA RENIER MICHIEL A VENEZIA – ACCADEMIA DI SAN LUCA.
SITI DI PARTICOLARE INTERESSE STORICO IN EUROPA: LA BASILICA DI SAN PIETRO A ROMA IN ITALIA - LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME A PARIGI IN FRANCIA - LA CHIESA DI ST. PAUL A LONDRA IN GRAN BRETAGNA - IL PARCO DI SCHÖNBRUNN A VIENNA IN AUSTRIA - IL CASTELLO DI MALBORK IN POLONIA - IL DUOMO ALMUNEDA A MADRID IN SPAGNA - IL TEMPIO DEL PARTENONE AD ATENE IN GRECIA - PALAZZO DI CATERINA II A SAN PIETROBURGO IN RUSSIA.
INFINE: PELLEGRINI – FALSI BORDONI – VIA FRANCIGENA – SANTUARI.

VIA FRETA A VARSAVIA:

.- Incisione Ul. Freta 1850

I TAPPA DEL TOUR: APPUNTAMENTO DAVANTI ALLA GALLERIA FRETA.

UOMO IN TAIT: Con indosso questo mio abito di fine Ottocento, pastrano, tuba e bastone, son giunto fin qui, alla ”Galleria Freta” - ”Galeria Freta” - nella ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, sopra una carrozza guidata da un cocchiere vestito con pastrano e tuba anche lui come me. Proveniente da ”Piazza del Castello Reale” - “Plac Zamkowy” -, lungo le ”Antiche Mura di Varsavia” - ”Starożytne Mury Warszawy” -. Ho percorso l’intera ”Via Freta” - ”Ulica Freta” -, 350 metri di strada lastricata a ciottoli che inizia dalla ”Porta del Barbacane” e che oggi arriva  fino al ”Palazzo Sapieha” - “Palac Sapieha” - e che invece nel XIV secolo conduceva dalle ”Mura di cinta di Varsavia” - ”Mury Warszawy” -  fino alla cittadina di Zakroczym. Ebbene, credetemi, è stato come fare un viaggio nel tempo. Sì, perché poi, dopo aver abbandonato carrozza e cocchiere, piano piano, me ne sono tornato indietro a piedi, curiosando qua e là, tra vicoli che man mano incontravo. ”Freta” deriva dal termine latino ”freth”, che sta ad indicare ”terreno incolto”, ”fango”, quindi l’antica strada d’accesso in città, un tracciato fangoso, fra campi incolti, fuori le mura, che con il passar del tempo si andava sempre più popolando di chiesine e casette in legno, dando origine così ad un agglomerato, che già nel medioevo, venne ad assumere il nome di ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, per distingerla da Varsavia considerata ”Città Vecchia” - ”Stare Miasto” -. Nel periodo rinascimentale e barocco, chiese e case in mattoni ad un piano andavano sostituendo quelle di legno; nel Settecento e nell’Ottocento, poi, parecchi edifici furono soprelevati e quindi strutturati a più piani. Dal 1408 fino al 1790 la casa al n. 31 di ”Via Freta” venne sistematicamente abitata dal Sindaco della ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, ma con la salita al trono di Polonia del Re Stanislao Augusto Poniatowski, nel 1791, la ”Città Nuova” fu inglobata nella ”Città di Varsavia”, per cui anche la figura del suo sindaco scomparve. Allora ”Via Freta” - ”Ulica Freta” - divenne la seconda arteria, dopo la ”Via Reggia” - ”Ulica Krakowskie Przedmieście” -, strada d’accesso in città per chi proveniva dal sud del paese. ”Via Freta” - ”Ulica Freta” -, una strada perfettamente lastricata, molto curata, fiancheggiata da marciapiedi di granito, divenne, insomma, la principale strada d’accesso per coloro che invece giungevano a Varsavia, provenienti dal nord della Polonia. Una volta arrivati qui i viaggiatori, oltre che in una ”Piazza del Mercato” - ”Rynek” -, spazio rettangolare con al centro il Municipio - ”Ratusz” -, si imbattevano in botteghe di pittori, di gioiellieri e in mercati di panni a cui, nel corso del tempo, si vennero ad aggiungere studi di magistrati, tribunali, accademie. Ecco, in successione, come appariva questa strada all'inizio del Novecento, quando peraltro incominciò a popolarsi particolarmente di ebrei: al n. 1 spiccava la cosiddetta Casa Dulfusowska, seguita al n. 2 da un anonimo caseggiato. Al n. 3 vi era la Casa Ambroszkiewiczowska affiancata al n. 4 da un secondo anonimo caseggiato. Al n. 5 figurava la Casa Samson con accanto la Casa Finkiewiczowska contraddistinta dal n. 6 e quindi, a seguire, la n. 7, una casa anonima. Ecco poi al n. 8/10 una Chiesa, quella di San Giacomo. Da qui in poi si susseguono le seguenti “Tenute” - “Kamienice” -: al n. 09 – Baniuszowska,  n. 11 – Schenk, n. 12 – Wojciech Wielądki, n. 13 – Opelewskiego, n. 14 – per la Madonna, n. 15 – Francesco Salvador, n. 16 – Maciej Łyszkiewicza (oggi Museo di Maria Sklodowska-Curie), n. 17 – Kalińskich, n. 18 – Simon Zator, n. 19 – Pikiermana, n. 20 – Chroniewskiego, n. 21 – Kawczyńskich, n. 22 – Okęckich, n. 23 – Bołchowiczów, n. 24 – Zakrzywski, n- 25 – in Swan, n. 26 – Kumelski, n. 27 – Peter Hawermana, n. 28 – Gralkowskiego, n. 29 – in Eye of Providence, n. 30 – Lawrence Wątrobowicza, n. 31 – Giovanni Alfonso Jasinski, n. 32 – Breyne, n. 33 – Weinzerowska, n. 35 – Francesco Salvador, n. 37 – Adam Kopanki, n. 38 – Trębalskiego, n. 39 – Eyzbacha Zdybałowicza (oggi Galeria Freta e sede della Fundacja Europejski Instytut Naukowy), n. 41 – Magierowskich, n. 44 – Krauze, n. 47 – Picolego, n. 48 – Taczyńskiego, n. 49 – Karasiewicz, n. 50 – Gleich. E ancora le seguenti ”Case” - ”Domy” -: al n. 34, n. 53, n. 45. La “Via Freta”, inoltre, attraversa i seguenti monumenti e siti d’interesse storico: 01.. La “Piazza del Mercato della Città Nuova” - “Rynek Nowego Miasta” - in origine di forma rettangolare. Al centro, dalla sua creazione fino al 1818, vi sorgeva il “Municipio della Città Nuova” - “Ratusz Nowego Miasto” -. 02. Chiesa di San Casimiro - “Kościół Św. Kazimierza” - opera dell'architetto Tylman von Gameren del 1688, costruita insieme al convento delle Monache Benedettine per volere del re Giovanni III Sobieski. Al suo interno è conservata una lapide della Principessa Marie Caroline de Bouillon, nipote del re, con lo scudo spezzato dei Sobieski, che allude alla fine della dinastia. Nel convento c’è un ampio giardino a terrazze che digradano verso la Vistola. 03. Il “Palazzo Sapieha” - “Palac Sapieha” - voluto dal Nobile Jan Fryderyk Sapieha nel 1731 per ospitare la sua nobile famiglia, è stato eretto dall'Architetto Jan Zygmunt Deybel. Oggi l’edificio è adibito a scuola. 04. La Vecchia Polveriera - Stara Prochownia - in origine era la zona di accesso al ponte di legno sulla Vistola, costruito nel 1575 dall'architetto Erazm Cziotko. Dopo la distruzione del ponte avvenuta nel 1603 a causa delle lastre di ghiaccio che, in inverno, portate dalla corrente del fiume, vi urtavano contro con violenza, quello spazio è stato riutilizzato per 120 anni, dal 1646 al 1766, come deposito di armi e polvere da sparo. Successivamente è stato allestito come prigione. Oggi, al suo interno, è sorto un teatro. 05. La Chiesa dello Spirito Santo – “Kościół Św. Ducha” - dei Paolini, inizialmente un edificio in legno del XIV secolo, bruciata nel 1655 dagli Svedesi, è stata ricostruita nel 1707 dagli Architetti italiani Giuseppe Piola e Giuseppe Simone Bellotti. Più tardi è stata rafforzata da alcuni bastioni inseriti nelle mura cittadine. 06. La Chiesa di San Giacinto - “Kościół Św. Jacka” - a Via Freta, è stata costruita dai domenicani agli inizi del XVII secolo, con un presbiterio in stile gotico e con un grande monastero annesso. All'interno si trova la Cappella Kotowski edificata nel 1690 dall'architetto Tylman von Gameren. 07. Il Cinematografo Wars - “Kinematograf  Wars” - costruito nella prima metà del Novecento, ha chiuso i battenti dopo sessant’anni d’intensa attività. Oggi è un teatro. 08. La Cattedrale di Nostra Signora della Polonia - “Katedra Polowa Wojska Polskiego” - è stata costruita nel 1660 dall'Architetto italiano Tito Boratini e la sua facciata è stata rimaneggiata nel 1758 ancora da un Architetto italiano, Giacobbe Fontana. All'interno conserva dipinti di importanti pittori polacchi, tra i quali Szymon Czechowicz e Jan Bogumił Plersch. Oggi è la Cattedrale dell'esercito polacco. 09. Il Palazzo Raczyński - “Pałac Raczyńskich” - è stato edificato dall'architetto Jan Chrystian Kamsetzer nel 1786. Oggi è la sede del Ministero della Giustizia. 10. Il Monumento alla Rivolta di Varsavia del 1944 - “Pomnik Powstania Warsawkiego” 1944 - si trova in Piazza Krasińskich. Inaugurato nel 1989 e progettato da Wincenty Kućma e Jacek Budyn, esso è costituito da due gruppi bronzei che rappresentano alcuni soldati che difendono una barricata mentre altri si accingono a scendere nelle fogne. 11. Chiesa di San Francesco - “Kościół Św. Franciszka” - chiesa francescana, iniziata nel 1679, inaugurata nel 1737 e completata, con l'erezione degli obelischi sopra le due torri della facciata, solo nel 1788. Alla chiesa lavorarono gli architetti Giovanni Ceroni, Antonio Solari, Giacobbe e Giuseppe Fontana e Giuseppe Boretti. (*) Contiene le reliquie di san Vito, dono di papa Benedetto XIV del 1745 (**) (Fu Gioacchino Murat che aveva donato al Papa le Sacre Reliquie di San Vito Martire). Conserva inoltre un dipinto raffigurante San Francesco e uno con l’immagine di Sant'Antonio da Padova del 1664, oltre ad un Pulpito originale barocco del 1732.
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(*) La quasi totalità degli edifici sopra descritti, come tutta Varsavia, sono andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma essi sono stati ricostruiti, come il Centro Storico della città, il più possibile fedeli a quelli originali.
(*) Intorno al 300 d. C. Vitale nasce a Milano. Scoppiata la persecuzione contro i cristiani, egli, in quanto ufficiale dell'esercito romano al tempo dell'Imperatore Diocleziano, accompagna a Ravenna il suo amico Ursicino, condannato a morte. Ursicino viene decapitato, ma finisce che anch'egli viene arrestato perché professatosi cristiano. Subisce varie torture affinché apostati dal cristianesimo, ma visto il suo netto rifiuto, viene gettato in una profonda fossa e ricoperto di sassi e terra. Ecco che così diventa un martire di Ravenna. Sua moglie Valeria avrebbe voluto recuperare il corpo del marito, ma i cristiani di Ravenna glielo impediscono. Allora tenta di ritornare a Milano; però durante il viaggio incappa in un gruppo di idolatri, che, al suo rifiuto di abiurare al suo Dio, la percuotono fino ad ucciderla. Anche i suoi due figli Gervasio e Protasio muoiono martiri. Nel 1745 Papa Benedetto XIV dona le sacre reliquie di San Vitale alla Chiesa dei Francescani a Varsavia.  Il santo viene festeggiato il 25 aprile. (Esistono due incisioni che riguardano questo santo. La prima: "San Vito o Santo Vitale", Incisione del 1840 delle reliquie dentro un corpo di cera, nella Chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo. La seconda "San Vito o Sanctus Vitalis", Incisione del 1499 sulla pagina d'un libro)

ULTIMA TAPPA DEL TOUR: VISITA DELLA GALLERIA FRETA.

La “Galleria Freta” quando, prima del 1734, viene costruita dalla famiglia Werner, è un fabbricato ad un solo piano, adibito ad abitazione. Dopo il 1770 tale casa passa alla famiglia Salwatorów e nel 1784 quando questa proprietà viene trasferita alla famiglia Eyzbacha Zdybałowicza, essa è ancora costituita da un caseggiato ad un piano, ma nel 1790 verrà ristrutturata a cinque assi, per cui subirà una sopraelevazione. "Qui ha sede l’"Istituto Scientifico Europeo", una Fondazione che si occupa di sostenere e realizzare progetti nei campi della scienza, della cultura e dell'arte. Vi si svolgono concerti, spettacoli, conferenze e congressi scientifici, per cui questo spazio oggi costituisce uno dei più interessanti siti nella mappa culturale della capitale polacca” scrive Polska The Times il primo gennaio del 1970. Adesso quest’edificio è costituito, all’interno, da un complesso di spazi, ovvero: un caffè-bar, una pasticceria, sale espositive, sale convegni, sale ristoranti, un teatro, un cortile; ma soprattutto è un luogo di ispirazione, di incontri artistici, di lettura, di spettacoli, di concerti da camera, con un ricco arredo di mobili classici, drappi, tappeti, tende e oggetti d’epoca. All’esterno, sulla facciata, sopra il portone d’ingresso e sopra le vetrine, appaiono tre tondi affrescati o medaglioni che raffigurano tre artisti a mezzo busto: Władysław Skoczylas, Tadeusz Breyer, Felicjan Szczesny Kowarski.
Tadeusz Breyer (Mielec 15/10/1874 – Warsavia 15/5/1952). Scultore e medaglista polacco. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia e all’Accademia di Firenze. Nel 1904 si trasferisce a Varsavia e studia anche qui presso l’Accademia di Belle Arti. Partecipa a numerosi concorsi d'arte, tra cui per il monumento e il quartiere di Jözef Piłsudski a Varsavia nel 1936. Il suo laboratorio di medaglie, monete disegni e la maggior parte delle realizzazioni scultoree sono state distrutte durante la seconda guerra mondiale. A Parigi si aggiudica una medaglia d'oro e il Grand Prix per una serie di medaglie commemorative. Alcuni suoi lavori, oltre che in Europa e in America, si trovano anche sulla nave transoceanica MS Piłsudski. Nel 1952 è stato insignito della Croce di Commendatore.
Władysław Skoczylas (Wieliczka 4/4/1883 – Varsavia 8/4/1934). Pittore, incisore e scultore polacco. Ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Cracovia e cultura nello studio di Konstantin Łaszczka. All'Akademie für Graphische Künste und Buchgewerbe a Lipsia ha invece appreso le tecniche dell'incisione su legno. Nel 1928 ha vinto la medaglia di bronzo per una serie di acquerelli al Concorso olimpico per l’arte e la letteratura ad Amsterdam. Come xilografo, ha collaborato in Italia con rivista di futurismo, arte, letteratura e xilografia “L'Eroica” di Ettore Cozzani di La Spezia. Władysław Skoczylas è considerato il fondatore della scuola moderna polacca di Xilografia.
Felicjan Szczesny Kowarski (Starosielce / Białystok 8/11/1890 – Konstancin / Warszawa 22/9/9/1948). Pittore, scultore, insegnante e progettista di urbanistica polacco, attivo particolarmente a Odessa in Russia e a Torun in Polonia. Si laurea presso l'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Diviene professore all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e viaggia in Germania, in Francia, in Italia e in Crimea. I suoi lavori, oltre che a Cracovia e a Varsavia, vengono esposti anche all'estero, come a Venezia in occasione della XVIII Biennale del 1932. Decora il soffitto della Sala degli Uccelli nel Castello Reale di Varsavia andata distrutta con l’ultima guerra e alcune parti del Monastero di Jasna Góra a Częstochowa. Ultimo tra i viaggiatori del “Grand Tour” nel Novecento, dipinge, tra molte altre opere, un “Paganini” nel 1923, un “Paesaggio italiano” nel 1930 e scolpisce in bronzo una “Testa di Marat” nel 1944. A questo punto dobbiamo affrontare una scelta: possiamo concludere il nostro tour qui al Ristorante della Galleria con un’ottima cena a base di carne, per poi, alla fine ripercorrere la “Via Freta” - “Ulica Freta” - a bordo d’una carrozza, fino a raggiungere il Barbacane con le antiche mura di cinta. Quindi visita della Città vecchia - “Stare Miasto” - con il suo “Duomo di San Giovanni Battista” -“Bazylika w. Jana Chrzciciela” - e la sua Piazza del Mercato - “Rynek” -. Saluti a Piazza del Castello Reale - “Plac Zamkowy” -;  altrimenti possiamo scendere al fiume Vistola per gustarci una squisita cena a base di pesce al Ristorante sul Barcone ancorato alla riva; da dove poi, alla fine, raggiungere, a bordo d’un battello l’approdo da cui si accede alla Città Vecchia e alla Piazza del Castello Reale, dove, sotto la Colonna del Re Sigismondo - “Kolumna Króla Zigmunta” - ci salutiamo.

POWSIN – ARTE E NATURA:

Se prendi l’autobus numero 519 dalla Stazione Centrale di Varsavia, il cui percorso incontra i Palazzi di Ujazdów, Łazienki, Wilanów e scendi al borgo di Powsin all’estrema periferia della città, ti aspetta una sorpresa straordinaria: una splendida chiesa fondata nel lontano 1398, la “Chiesa di Santa Elisabetta” -“Kościół św. Elżbiety” - (*), “Santuario di Nostra Signora Nostalgica” - “Sanktuarium Matki Bożej Tęskniącej” -, dove, all'interno, sull’altare maggiore, è posta una tela raffigurante il volto della Beata Vergine Maria, risalente al XVII secolo, di autore ignoto. Se poi ti avvicini ad osservare attentamente quel volto divino dall'espressione quasi melanconica, ti sembrerà di vedere un'opera del pittore Carlo Dolci. Nessuna certezza e nessuna attribuzione fino ad oggi, però la fattura di quel dipinto ricorda, quantomeno, la scuola di quell’artista fiorentino del Seicento. Notevole anche il pulpito del XVIII secolo. Nella stessa cittadina, inoltre, puoi fare una visita al “Club Culturale di Powsin” - “Powsiński Klub Kultury” - contornato da un giardino molto curato e con due sculture lignee ai lati della porta d’ingresso, poste lì come a custodia, che rappresentano un uomo e una donna con indosso i costumi tradizionali del luogo. Se poi vai in giro a curiosare procedendo verso est; nascosto da una rigogliosa vegetazione, scopri quattro distese d’acqua, quasi degli stagni: la “Torbiera di Torfowisko” - “Torfowisko Jezioro” -, il “Lago di Bielawa” - “Jezioro w Bielawiie”, il “Lago di Lisowski” - “Jezioro Lisowskie” - e il “Lago in Morgami” - “Jezioro pod Morgami”); di quei laghetti non frequentati da turisti o vacanzieri che, potremmo dire “vegetano tranquilli e silenziosi …,   ravvivati, di tanto in tanto, da pesci e ranocchie, ricoperti da lenticchie d'acqua e ninfee dai fiori gialli, contornati da canneti e cespugli, in compagnia di uccelli e insetti diversi, tra una natura assolutamente incontaminata”. Sorpresa! Giunto in prossimità del “Lago di Bielawa”, ecco che invece appare così, all’improvviso, un enorme edificio bianco: è il “Palazzo di Anna Hinckfuss a Bielawa” - “Pałac Anny Hinckfuss w Bielawie” -, una villa baronale privata, con parco, straordinariamente bella, costruita di recente dal famoso architetto polacco Andrzej Grzybowski, che però, dato lo stile, ti riporta con la mente a qualche secolo addietro. Torni sulla strada asfaltata e prendi, questa volta, l’autobus numero 139 che fa capolinea proprio all’ingresso del "Giardino Botanico dell’Accademia delle Scienze" - "Polska Akademia Nauk Ogród Botaniczny". Entri e fai una visita silenziosa gustando colori e odori. Ma quando senti che sta sopraggiungendo il desiderio di gustare anche i sapori, allora significa che è giunta l’ora del pranzo. Quindi prendi la strada che, dall’Orto Botanico, conduce all'interno della selva. Procedi verso nord camminando tra gli alberi e i cespugli. Sei dentro l’immensa “Riserva della Foresta di Kabaty intitolata a Stefano Starczyński” - “Reserwat Las Kabacki im. Stefana Starczyńskiego” -, o meglio nella zona di Janówek, dove alcuni centinaia di metri oltre troverai il “Parco della Cultura” - “Park Kultury” -, un’area attrezzata, tra boschi e prati, con bungalow da affittare, un teatro all’aperto, campi da tennis, tavoli da ping-pong, posti per pic-nic, spazi per barbecue, ristoranti, bar, bowling, minigolf, piscina e perfino due fonti di acqua naturale. Fai la tanto anelata sosta sull'erba o seduto ad uno dei tanti tavoli con panche predisposti, accendi un fuoco, dopo aver raccolto delle fascine, consumi con tutta tranquillità il pasto che ti sei portato dietro, leggi un libro su Bona Sforza, su Giovanni Sobieski, su Stanislao Augusto Poniatowski o su Adamo Mickiewicz  (oppure, se sei insieme ad altri, improvvisi con loro una lettura drammatizzata d'un testo teatrale ambientato nel Cinquecento, nel Seicento, nel Settecento o nell'Ottocento), ti riposi. La sera, a ricondurti alla Stazione Centrale di Varsavia c’è ancora l’autobus 519 che ti aspetta paziente, fermo lì al suo capolinea, proprio di fronte all’ingresso principale del parco.

.- “Madonna” di Autore Ignoto, a Powsin,
.- “Madonna” di Carlo Dolci, a Roma                                                
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(*) Sant’Elisabetta d’Ungheria, del Casato degli Arpad, Principessa di Turingia, è nata nel 1207. Questa santa è il Patrono della Chiesa di Powsin da oltre 600 anni, ovvero dalla sua fondazione. L’effige di Sant’Elisabetta d’Ungheria è esposta sull’altare nella navata sinistra e la sua statua adorna la facciata dell’edificio.

ALTRI SPAZI DA CONOSCERE IN POLONIA:

PALAZZO DI ŁAZIENKI, VILLA KRÓLIKARNIA, PALAZZO DI WILANÓW, CASTELLO REALE E DI UJAZDÓW A VARSAVIA - PALAZZO LUBOMIRSKI A ŁANCUT - ARKADIA A NIEBORÓW - PALAZZO CZARTORYSZKI A PUŁAWY - WAWEL A CRACOVIA - CASTELLO A MALBORK – CHIESA MARIACKA E OLIWA A DANZICA - CASTELLO A FROMBORK.


MESSAGGIO:

Cari lettori, come avrete ormai dedotto, dopo aver letto questo mio Blog in Internet, io sono un appassionato [più o meno in maniera maniacale] di ricerche sul Barocco, sull’Illuminismo e sul Romanticismo, in particolare sul Caravaggio, sul Grand Tour, sulle Accademie dell'Arcadia e di San Luca. Sono Membro degli Amici del Caravaggio, Membro degli Amici dell’Accademia di San Luca e Membro degli Amici dell’Accademia dell’Arcadia e vivo in Italia ed in Polonia dove, di tanto in tanto, AMO VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO. Chiunque, residente in uno di questi due paesi, nutra la mia stessa passione, può contattami per un incontro in cui condividere e scambiarsi esperienze, foto, opere, documentazioni raccolte a tutt'oggi e magari per concordare un'eventuale escursione, tra realtà e immaginazione, da fare insieme successivamente. Scrivere a: albertomacchi.it.pl@gmail.com

Alberto Macchi
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Prima versione 15.07.2014 – 1200
Seconda versione 15.10..2016 – 0000






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