lunedì 24 agosto 2015

PATRICA: PARADISO DEI POETI, DEI FILOSOFI, DEI PITTORI, DEI MUSICISTI, DEI TEATRANTI, ... DEGLI ARTISTI IN GENERE


venerdì 13 febbraio 2015
PATRICA, LA MONTAGNA, LA CAMPAGNA: PARADISO DEI POETI, DEI FILOSOFI, DEI PITTORI, DEI MUSICISTI, DEI TEATRANTI, ... DEGLI ARTISTI IN GENERE
PRATICA-MENTE
Lì, dove riposan tutti gli affetti miei,
dove la memoria
corre dal Boschetto alla Curva, al Camposanto;
dove ancora
Piazza a ballo e gli Zumpo
sembran voler danzare,
dove Giggino porta San Rocco,
dove ancora
Juccio de' giorni miei,
o Pilade delle notti nostre
chiudon la piazza con la ciuitta;
Memmo e Adriano,
Padrono i Sotto.
L’orologio batte le ore:
arriva la corriera dei Cimini,
parte in moto il daziatore,
impazzando tra tornanti e Quattrostrade,
mentre i gufi ancora sbuffano alla Fresta.
 E le voci de’ gitanti pu Cacumo

rompono la Pace alla Madonna.
 
S’affaccian il Dottore, la Farmacista e l’Arciprete,
laddove un dì il Conte, Urbano il Podestà e Dorotea la Levatrice
solevano incontrarsi.
Così torno, anch’io, cu’ gli atri uttri,

a giocar a pippidille sotto la Loja,
a cercar ciammotte a piedi nudi pu' lla via sterrata
col riapparir del sole,
le monete di Pinocchio sulla Citarella.
i ciclamini nascosti
fra cardi vuoti, castagne e foglie secche,
i garofani inguattati nelle ferite delle rocce,
i fichi, le mandorle, le visciole e lu pruno
fra gli ulivi;
le nocchie giù alla Valle.
Mentre nonna conversa agli lavaturo con le commare,
zia porta al forno
la teglia di patate, zucchine e peperoni
e mamma va più volte con la conca e gli surriglio alla fontana.
E continuano i botti pe’ San Rocco,
con la Banda, le ciammelle, la Corale.
E poi Acquata, caldarroste,
fini fini, zazzicchie e braciole di maiale.
Questo ed altro ancora tornami tutt’or
du PRATICA a la MENTE.

Alberto Macchi


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Patrica di giorno sotto il sole - Foto da: Wikipedia

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Patrica di notte sotto la neve Foto da: Aldo Conti, Pro-Loco Patrica




PATRICA, PRATICA in dialetto. Comunità della Diocesi di Ferentino, a 450 metri sul livello del mare, dominante la Valle del Fiume Sacco, con un Territorio costituito da un Monte di 1.095 metri di altezza e un Colle, entrambi ricoperti di Boschi, principalmente di Castagni, nonché da una Pianura e una Valle, coltivate a Ortaggi, Ulivo, Vite e Frutta, come
Fichi, Prugne, Mandorle e Nocchie. All’interno del comprensorio si allevano, maiali, pecore, capre, galline, oche, asini, muli, cavalli, mucche e buoi. Originariamente il territorio comprendeva anche Rocche, Castelli, ed altre Chiese, ma ormai queste costruzioni sono soltanto ruderi abbandonati. Il Paese, comunque, si presenta ancor oggi come un Borgo, con lunghe Scalinate di Roccia e Sampietrini, con Archi, Porte, Portoni, Finestre, Persiane e con Tetti a Coppi: un vero trionfo di Pietra Calcarea bianca, di Peperino Locale grigio, di Tegole di Laterizio rosso, di Legno di Castagno marrone. Questa zona conserva Fossili Preistorici, Ossa Umane, Utensili, Rovine d’Epoca Romana e Pre-romana, come Resti d’una Villa Patrizia, d’un Acquedotto e d’una Necropoli; e sono evidenti ancora tracce antichissime d’una Bonifica Idraulica e di Viottoli di Collegamento del Paese con il Colle Lo Zompo, con la Fonte Rava e con Cacume, l’antico Castrum Cacumen dei Romani. Nella “Descriptio Orbis Romani”, intorno all’anno 580, con il nome di Πατϱικία, la Terra di Patrica risulta far parte della Καμπανία ovvero della Campania Bizantina. Nel X secolo il Borgo è sotto il Governo della Chiesa e qui, proprio nel suo Territorio, ai piedi del Monte Cacume, San DOMENICO DI SORA o DOMENICO ABATE fonda un Eremo, che presto diventerà un Oratorio dedicato a San Michele Arcangelo retto successivamente dai Benedettini. Nel XIII secolo questo Monastero benedettino di San Michele Arcangelo risulta comprendere anche un’Abbazia, retta dall’Abate BERALDI di Ceccano. Questo nuovo comprensorio passa quindi sotto la protezione della Santa Sede, per effetto di un Atto di Papa ONORIO II, ovvero LAMBERTO SCANNABECCHI (Fiagnano/Bologna 9/2/1060 – Roma 13/2/1130), datato Anagni 6 ottobre 1223, confermato da una Bolla del 10 giugno 1255, di Papa ALESSANDRO IV o RINALDO DEGLI JENNE (Sessa Aurunca/Caserta 1199 – Viterbo 25/5/1261), dietro la corresponsione di un censo annuale di una libra di cera. A riprova dell’esistenza di tale Cenobio, ormai andato quasi interamente distrutto, ancora oggi, sul costone al di sotto dei Ruderi, sgorga una sorgente chiamata Fonte Sant’Angelo e il toponimo ‘Capo Le Prata’, legato a quel luogo, sta a significare che i Benedettini esercitavano dei diritti nell’area e, di conseguenza, sugli abitanti del luogo. Nella zona di Patrica esistevano altre due comunità religiose, oggi scomparse. Una la si deduce dal toponimo, ancora presente, "Foresta Le Monache", che sta ad indicare l’esistenza d'un Monastero Femminile presso un Bosco e l’altra dall’"Eremo di San CATALDO in Montibus Patricanis" menzionato in alcuni documenti antichi e con i suoi Ruderi sulla strada verso Supino, ancora visibili. CECCO DE CECCANO che regna in quei Territori e in quelli limitrofi, mette a ferro e fuoco alcuni Castelli, risparmiando Patrica e Cacume. Allora gran parte dei Patricani decidono di seguire questo loro Signore; però, così facendo, vengono a contrastare Papa BONIFACIO VIII ossia BENEDETTO CAETANI (Anagni 1230 – Roma 11/10/1303), che offeso, immediatamente li scomunica. Nonostante ciò, quando i Patricani vengono coinvolti nella Guerra di Campagna, saranno fedeli ai Partigiani del Papa contro i COLONNA e contro gli Spagnoli. Patrica, poi, farà parte della Contea di Ceccano retta dalla Famiglia CONTI; ma, tra il 1371 e il 1373, tornerà sotto il dominio dell’Autorità Ecclesiastica. Passerà quindi sotto il governo dei MASSIMO. Poi, però, negli anni 1556 e 1557, durante la guerra detta "del Sale" tra PAOLO IV nato GIAN PIETRO CARAFA (Capriglia Irpina 28/6/1476 – Roma 18/8/1559) e gli Spagnoli del Vice-Reame di Napoli, la Rocca di Patrica viene occupata da MARCANTONIO COLONNA e dal Barone KASPAR VON FELTZ, Capitano del Re di Spagna FILIPPO II D'ASBURGO. Nel 1599 l’intero Territorio Patricano è acquistato dai SANTACROCE, per passare, qualche anno più tardi, ai COLONNA. Nell’Ottocento, cambiando la società, con la presenza degli SPEZZA, dei MAGNI, dei VITELLI, degli STELLA, dei PERSI e dei GIAMMARIA, viene a formarsi, in questa cittadina, una sorta di Borghesia Agraria. Patrica, antico Borgo della Diocesi di Ferentino, con l’Unità d’Italia, viene collocata in Provincia di Roma e vi resterà fino al 1927; ma poi, da quella data, passa in Provincia di Frosinone. 

PATRICUM o CAVIZZO o PATRICA (la cittadina nella Delegazione di Frosinone nella Campagna*), non va confusa con PATRICUM o PATRICA (l’attuale Lavinio, tra Anzio e i Colli Albani, divenuta feudo di Luca Massimo) e neanche con PATRICUM o PRATICA DI MARE (l’antica Lavinium fondata da Enea, divenuta feudo dei Borghese). Da notare: tutti e tre questi insediamenti urbani, nel passato, hanno assunto il nome di PATRICUM, che curiosamente, tradotto in italiano, come recita il titolo dell’antico Canto Religioso “Sit laus PATRI CUM filio”, sta per PADRE CON… Quando invece si incontra il termine latino PATRICIUM, allora questo sta ad indicare un’area di Ville PATRIZIE Romane, come poi, nella realtà, testimoniano alcuni resti ritrovati in zona. C’è da aggiungere, infine, che PATRICA e PATRICELLA, sono anche i nomi ottocenteschi di due Fiumi che bagnavano la Città di Taranto e che PATRICO nell'Ottocento era un borgo nell'area di Spoleto. Scrive LUCIO FAUNO nel 1543: "[…] E più innanzi è Scurcula, Merulo, Supino, Patrica, Ceccano, e Castro, dove è un altro termine di questa contrada Latina, chiamata hora Cápagna. Ci resta dunque a gire per la terza strada Tiburtina. […]".

* CAMPAGNA. - Con questo nome (Campania nei documenti latini) s'indicava in passato la valle del Sacco, fino al confine col reame di Napoli. Il nome rappresenta un'estensione della Campania dell'età classica, verso nord, estensione della quale si ha traccia in documenti del periodo longobardo: essi indicano col nome Campania tutta la regione a nord del Garigliano (limite della pianura campana vera e propria), fra le propaggini dell'Appennino e il mare, fino ai Colli Albani. Più tardi, dopo la conquista franca, il nome si restringe, o meglio si scinde in due: la Campania in senso stretto (Campania napoletana) e una Campania inclusa nel territorio pontificio e limitata fra i Lepini e gli Ernici, dalle sorgenti del Sacco a Ceprano (la regione fra i Lepini e il mare assume invece il nome di Marittima). Questa regione, comprendente i centri di Segni, Anagni, Ferentino, Ceccano, Patrica, Frosinone e talora anche Veroli e Sora, costituì nel sec. XI un'unità amministrativa, retta da un ufficiale pontificio, col titolo di comes; dal sec. XIII fu eretta a provincia ed ebbe a capo un rettore. E il nome restò poi sempre a una provincia dello stato pontificio (spesso unita alla Marittima); il suo perdurare è dovuto anche al fatto che la regione ha una certa sua individualità economica, come territorio d'intensa e quasi esclusiva vita agricola, unificato anche dalla valle del Sacco (detto difatti, in talune carte, Fiume di Campagna), principale via di comunicazione col Napoletano. Ancora nella suddivisione dello Stato pontificio fatta da Pio VI nel 1816, è mantenuta la provincia di Campagna e Marittima, con capoluogo Frosinone; più tardi invece, nel 1833, Gregorio XVI staccò la Marittima costituendo con essa la nuova delegazione di Velletri, mentre il restante territorio - che si trovava a corrispondere alla Campagna dei secoli addietro - formò la delegazione di Frosinone. Da allora il nome è caduto in disuso; esso equivale solo in parte per estensione territoriale, a quello, tuttora vivente, di Ciociaria.  CAMPAGNA ROMANA. - Questo nome, invece, o quello equivalente di Agro Romano, si dà abitualmente, in senso stretto e più proprio, al territorio, vasto un po' più di 2000 kmq. limitato a O. dal Mar Tirreno, a N. dai Colli Sabatini, che circondano il Lago di Bracciano, a E. dai Monti Sabini e Prenestini, a S. dai Colli Albani. Ricoperta in buona parte da materiali eruttati dai vulcani Albani e Sabatini - lunghe colate di lave o più spesso tufi incoerenti o litoidi - la Campagna è traversata dal basso Tevere, dall'Aniene e da altri corsi d'acqua minori, che hanno scavato delle vallecole talora assai profonde, interrompenti l'apparente monotonia della pianura. Il clima della Campagna è caratterizzato, come quello di Roma, dalla lunga siccità estiva, a causa della quale molti tra i minori corsi d'acqua si prosciugano, e s'inaridiscono anche talune sorgenti, non rare nella Campagna, ma in generale esigue. Da ciò la difficoltà di mantenere colture stabili senza apporto artificiale di acqua, e da ciò l'aspetto che la Campagna aveva fino a pochi anni fa: una steppa poco coltivata e scarsamente abitata, divisa in numerose tenute, adibite principalmente a pascolo per ovini, disseminata di casali e di capanne abitate solo nell'inverno dai pastori, provenienti in genere dai monti dell'Abruzzo. Ma questo non fu il carattere predominante nella Campagna in ogni epoca, giacché fin dall'età classica si alternarono periodi di prosperità, nei quali - curandosi con opportuni lavori la raccolta delle acque - il territorio era ben coltivato e assai fittamente abitato, e periodi di abbandono; questi ultimi coincidenti forse anche con le epoche di particolare virulenza della malaria, flagello connesso con la presenza di aree occupate da acquitrini o da stagni, frequenti in passato, soprattutto in vicinanza del mare. Il sistema economico vigente nella Campagna fino a pochi anni fa risale già al principio dell'età moderna. Tentativi di bonifica idraulica e agraria e di ripopolamento, fatti già in varie epoche sin dal Medioevo, sono stati ripresi dopo il 1870, e in scala sempre più vasta, nel sec. XX, accompagnati da una lotta sistematica contro la malaria. L'opera di bonifica si è oggi estesa all'intero comune di Roma, che comprende quasi tutta la Campagna romana, e anche a taluni comuni limitrofi. (Roberto Almagià, Campagna e Campagna Romana [in:] “Enciclopedia Treccani”, Roma 1930)

CACCUME, CACUME in dialetto, dal Latino CACUMEN o Picco e dal Sanscrito KAKUD o Cima, data la sua composizione morfologica atipica, è oggetto di studio da parte di Geologi e Naturalisti. Infatti, le Argille Miocenee presenti alla sua base, contrastano con le Rocce Calcaree Cretacee che prevalgono invece sulla sua sommità: insomma, così, i giacimenti più antichi vengono a sovrastare quelli più recenti. Questa Montagna della Catena dei Monti Lepini nell'Anti-Appennino Laziale, in parte coperta di Boschi di Castagni e ricca di Grotte e di Sorgenti d’Acqua, si trova nella Regione del Lazio, in Provincia di Frosinone, nel Comune di Patrica; e confina con la Provincia di Roma e con la Provincia di Latina. Nel Medioevo, questa Vetta, malgrado sia particolarmente battuta dai venti, è raggiunta da gente della pianura e, dopo la creazione d’un Castello, viene abitata per un certo periodo. Dal 1906, invece, con l’edificazione della Chiesetta del Redentore e della Croce di Ferro, questo luogo diventa meta di pellegrinaggi specialmente da parte degli abitanti dei paesi confinanti, come Patrica, Villa Santo Stefano o Giuliano di Roma. I primi tempi qualcuno porta con sé un’arma, come un pugnale o un vecchio schioppo, per seppellirlo sotto la Croce, credendo così di redimere i loro peccati legati alla violenza perpetrata nei confronti del prossimo, altri, invece, lanciano grosse pietre nel vuoto, con particolare veemenza, convinti di conquistarsi in tal modo qualche Indulgenza. Lungo il percorso della salita tra il paese e la vetta, peraltro, qualcuno pone delle tavole scolpite con le Stazioni della Via Crucis; però queste immagini presto scompariranno misteriosamente. Durante la Seconda Guerra Mondiale, infine, la Cima di Monte Cacume, essendo divenuta, suo malgrado, un punto d’osservazione dell’Esercito Tedesco, è soggetta ai colpi dall’artiglieria alleata, per cui, ancora oggi, sulle travi di ferro della croce sono visibili alcuni fori provocati dalle schegge delle bombe. La Croce di Cacume, accanto alla preesistente Chiesetta, è un Monumento intitolato al Redentore, eretto per commemorare il Diciannovesimo Centenario della Nascita di Cristo. FEDERICO SIMONI e ICILIO SIMONI, due fratelli Sacerdoti, in occasione del Giubileo del 1900 inaugurato da Papa LEONE XIII, nativo di Carpineto sui Monti Lepini, si fanno promotori per la realizzazione dell’opera. La costruzione della Croce inizia già sul finire del 1899; suddivisa in pezzi, è trasportata sulla vetta del Monte Cacume, dal popolo di Patrica, parte a spalla e parte in groppa a muli e asini. Alta 14 metri del peso di circa 50 quintali, viene inaugurata nel settembre del 1903. La Croce viene collocata su quella cima, anche in conseguenza alla disposizione del Papa, di far innalzare, come segno di Redenzione, venti Croci, contemporaneamente, sulle vette più alte d’Italia. La Chiesa del Redentore sul Monte Cacume è una Chiesetta costruita nel 1903 sopra le Rovine del Catello Medievale di Cacume. Lì accanto, nello stesso periodo, viene eretta la Croce di Ferro. Abbandonata per circa un secolo, recuperata, ristrutturata e riconsacrata, oggi è meta di pellegrinaggi.

ECETRA o LUCA. Antica città dei Volsci di cui oggi resta soltanto qualche rudere della sua Necropoli, era una delle più antiche ed evolute città di quella zona al confine con il Territorio degli Equi. Essa sorgeva nell'area dove oggi si trova la Località Tomacella in Territorio di Patrica, nei pressi del Fiume Sacco chiamato anche Tolero, dal suo antico nome latino Tolerus o Trerus. Questa Città, particolarmente evoluta, si estendeva in gran parte anche nel Territorio dell'odierna Cittadina di Supino ed era vicino a Satrico, un'altra importante Città del tempo. Non era cinta da Mura Ciclopiche come Norba. In zona Fontana Gelatina, l'antico Ninfeo che, nel II secolo d. C., i Romani trasformarono in Terme, oggi esiste ancora una Scala scavata nel tufo detta "Scalinata dei Saraceni". Qui è stato eretto dai Romani il Tempio di Asclepio. Spesso coinvolta nelle lotte tra i Volsci e i Romani, Ecetra nel 459 a. C. viene invasa dai Romani durante la battaglia contro gli Equi al Passo dell'Algido. Risparmiata dalla distruzione, ha assunto allora il ruolo di intermediaria fra i due popoli per ricondurli alla pace. Nell’anno 390 a. C., con l’nvasione dei Galli, però, inizia la sua decadenza, anche se, nel 378 a. C., è ancora parte attiva nella Campagna contro i Galli. GAIO PLINIO SECONDO, nel I secolo d. C., la menziona fra le Città del Lazio ormai scomparse. Questa Città, dunque, è stata fondata dai Volsci, ovvero da quel gruppo di Pelasgi appartenenti alle popolazioni Indoeuropee che, approdate dall'Epiro in Italia Centrale dopo l'Era Glaciale, fondendosi con le genti locali, avevano dato origine agli Equi, agli Osci, agli Ernici, ai Sanniti. In zona, infatti, sono stati rinvenuti, nel sottosuolo, utensili e punte di freccia di pietra scolpita, appartenenti all'Età della Pietra, Statuine ed Ex-voto Anatomici in Bronzo o in Terracotta, dell'Età Romana, all'interno d'un Ipogeo sotto un Favissa e nei suoi pressi.


Nuovi importanti ritrovamenti a Patrica, sognando “Ecetra”

[…] La nuova sensazionale scoperta è avvenuta proprio a poca distanza dai confini di Frosinone, a Patrica, dove nell’ambito dei lavori per il metanodotto sono emerse nuove e importanti testimonianze della storia del nostro territorio. […] Si tratta di un ritrovamento che arriva a pochi mesi da un altro a poca distanza da quello attuale. E la suggestione degli appassionati di archeologia a questo punto ha un nome: Ecetra. Come rivelano alcuni studiosi e appassionati, infatti, secondo Pasquale Cayro (Anagni 1733- Anagni 1817), storico, archeologo e politico del 1700, Ecetra era ubicata verso il colle Lami, in località “Tomacella di Patrica”. (“L’Inchiesta”, del 21.03.2015, articolo di Alessandro Redirossi)

VOLSCI. Popolo Italico di origini Indoeuropee, riconducibile alle Genti Osco-Umbre, di Lingua Volsca, che nel VI secolo a. C. – all'epoca in cui Roma è dominata dalla Dinastia Etrusca dei Tarquini – migra dagli Appennini. Mentre, però, una parte raggiunge il Tirreno nella Regione del Latium Vetus, fondando come sua Capitale la Città di Antium, l’attuale Anzio-Nettuno (già esistente come Oppidum Latino), l’altra si stabilisce nella Regione del Latium Adiectum, creando invece, ex novo, come sua Capitale la Città di Ecetra (nelle Terre pianeggianti di Patrica, tra la Cittadella, Cacume e la Tomacella). Le altre Città, conquistate o fondate dai Volsci, sono: Castriminium (Castro dei Volsci?), Velitrae (Velletri), Atina, Frùsino, Suessa Pometia (Lavinio-Pomezia), Satricum, Arpinum, Arx Fregellana (Isola Liri?), Sora, Anxur (Terracina), Setia, Privernum, Fabrateria Vetus (Ceccano), Casinum, Lebicum (Colonna), Bola (Palestrina?), Labico, Tolerium (Valmontone?), Bovillae (Marino), Artena, Genzano (Corioli), Polusca (Lanuvio), Signia (Segni) ecc. ecc. I loro Territori confinano con quelli degli Ausoni e degli Ernici. Il termine “Volsci” lo si trova già nel nome di due Città Etrusche: Volsini Veteres e Volsini Novi. Il Linguaggio Volsco è, invece, Italico-Sabellico, strettamente imparentato all'Osco-Umbro e anche al Latino. Il popolo dei Volsci, alleati spesso con gli Equi, sono nemici molto pericolosi per Roma, con cui sono spesso in guerra. Tito Livio infatti li definisce: «Ferocior ad rebellandum quam bellandum gens».  Fra i Personaggi noti di Etnia Volsca si ricorda quello virgiliano della Vergine Amazzone CAMILLA, menzionata nell'Eneide, figlia di METABO, Re della Città di Privernum.




IL PALAZZO DEL COMUNE DI PATRICA. Sorto inglobando un tratto di vecchie Mura di Cinta, risale alla fine del Quattrocento, quando il centro abitato incomincia ad estendersi. Al suo interno, in una Corte, è raffigurato San CATALDO un tempo Protettore del paese. All’inizio del Settecento l’edificio viene rafforzato da quattro Speroni che attualmente si vedono avanti il Portico. Alla metà dell’Ottocento viene aggiunto il Balcone, si riveste la Facciata con Peperino locale e si costruisce il Portico ovvero la “Loja” con tre Volte a Vela e quattro Pilastri rinforzati da quattro Scarpe o Speroni. Nella parte destra del Palazzo è incorporata l'antica Torre. L’Orologio sopra la facciata è stato costruito da ISIDORO SOMMARUGA (Milano … - … ...). Le sue due Campane originali “Laiche”, una per le ore e l’altra per i quarti, vengono donate alla Patria poi, dopo una breve supplenza con qualche Bossolo, sono sostituite con Campane “Sacre”, una delle quali, la più grande, recuperata dal Campanile della Chiesa della Madonna della Pace, è del 1603, infatti reca incisa, all’esterno, la scritta “Ave Maria Gratia Plena Dms Tecum MDCIII” e, nel ventre, l’immagine della Madonna. La Campanella più piccola, invece, nella parte esterna, presenta inciso un Fregio di foglie e nel ventre un Crocifisso con il nome del fonditore, GIUSEPPE DI GIORGI (Ancona … - … ...). Di fronte, nella Piazza antistante, a metà Ottocento, viene posta la Fontana e, nel Novecento, il Monumento ai Caduti con in cima un'Aquila in Bronzo, opera dello Scultore CARLO PANATI.

I CIMITERI DI PATRICA. Il Camposanto ubicato alle spalle del Paese ha origini ottocentesche, ma nei secoli antecedenti, era usanza riversare, attraverso una Botola, i corpi dei morti, dentro una Fossa Comune costituita dallo spazio sottostante il pavimento dell’Abside della Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA. Ancora oggi, in quei sotterranei, accatastate, sono conservate le ossa di quegli scheletri. In Contrada Colle Lami, nel XIX secolo, inoltre, è stata rinvenuta una Necropoli risalente addirittura a circa duemilacinquecento anni fa, appartenuta alla Città dei Volsci Ecetra.

LE MURA DI CINTA, LE TORRI, I BASTIONI, LE PORTE MEDIEVALI. Una Torre d’Avvistamento è ancora ben visibile all'ingresso di Patrica, presso la Porta San ROCCO, posta lì a salvaguardia del Paese. Una seconda Torre, invece, è ormai inglobata dentro al Palazzo COLONNA nella Località Tomacella; essa era stata edificata in quel luogo a salvaguardia di tutto il Territorio di Patrica in caso di avvistamento d'un eventuale nemico che sopraggiungesse dalla Valle del Fiume Sacco. Una terza Torre è quella incorporata nel Palazzo del Municipio, quando questo fabbricato e tutte le case che si susseguono, alla sua destra, fino alla Porta San ROCCO e quelle, alla sua sinistra, fino a Porta San GIOVANNI BATTISTA, erano parte integrante delle Mura di Cinta del Borgo, che lì, nel XV secolo, aveva i suoi confini. A testimonianza di ciò, oggi sono ancora visibili, perché incastonati nei muri, alcuni enormi Blocchi di Peperino Grezzo e qualche grosso Arco d’accesso al Centro Abitato. Una curiosità: su uno di questi Blocchi è visibile la data graffita da qualcuno circa due secoli fa.

IL PALAZZO SPEZZA. Sotto alla CITTADELLA – parte culminante della Fortezza Medievale che un tempo dominava Patrica – sorge su quella parte delle Rovine della Fortificazione del XVII secolo, che i COLONNA smantellano in parte, per crearvi una sontuosa Residenza. Questo Palazzo, alto tre piani, che poi essi vendono agli SPEZZA, comprende, ancora oggi, un Parco con Giardino all’Italiana, Cantine, una doppia fila di Saloni arredati ed adornati negli stili Settecento e Ottocento, la Sala del Ballo, Saloncini Inglesi Settecenteschi e una Cappella Domestica. Il suo giardino pensile "all'italiana" è originario del XVI secolo ed ha assunto la forma attuale nel secolo successivo. Esso comprende Bossi risalenti ad oltre seicento anni, ma anche Bagolari, Pini e Cipressi di almeno trecento e cinquecento anni. Gli Elementi Architettonici di Peperino, dalle Sculture ai Bassorilievi, fino alla Fontana detta “del Leoncino” e alla Balaustra, invece, risalgono tutti al XVIII secolo.

IL PALAZZO COLONNA ALLA TOMACELLA. Sorge in Località Tomacella, nel Territorio di Patrica ed è prospiciente il Fiume Sacco, in un luogo strategico, in quanto lì era posto l’unico passaggio sul Fiume sorvegliato da una Torre già esistente nel Trecento. Attorno a questa costruzione, agli inizi del Seicento, FILIPPO COLONNA fa erigere un Palazzo in onore della moglie LUCREZIA TOMACELLI. I lavori Settecenteschi vengono diretti da DOMENICO SCHIERA. In seguito il Palazzo è acquistato dal Principe STANISLAO PONIATOWSKI, nipote di STANISLAO AUGUSTO PONIATOWSKI Re di Polonia.

LA CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO è una maestosa Chiesa Pre-Romanica a Croce Latina, con Abside Semicircolare, che comprende otto Cappelle. Esistente certamente nel XIII secolo, potrebbe però risalire al IX-X secolo, ha la facciata rivolta verso Oriente. Nel corso del tempo, ha subito numerosi rimaneggiamenti. Parte della struttura medievale è visibile, ancora oggi, sul suo lato est. La Facciata della Chiesa attuale e il Campanile sono prevalentemente di Peperino Locale ed è arricchita da un Timpano e da uno Stemma Pontificio in Bassorilievo scolpito da GAUDIOSO GROSSI. Scultore di Bassorilievi e Stucchi, GAUDIOSO GROSSI, imparentato con lo Scultore GIOVAN BATTISTA GROSSI, entrambi ciociari, è molto probabile che abbiano collaborato, durante il 1759, nei lavori presso la Galleria COLONNA e negli anni 1761 e 1762, a “riattare la Scogliera, e il Vascone” nella Fontana di Trevi a Roma. La Chiesa è sormontata da una Cupola con Lanterna. Sopra l'ingresso, è visibile una Cantoria in Legno che un tempo ospitava un grande Organo, ma che oggi è stato sostituito da un Armonium. L’ampio interno, che può contenere fino a duemila persone, comprende un Coro di Legno e alcune Pale d’Altare tra cui la tela del XVIII secolo, "La Madonna che appare a San GIACINTO", di ignoto, opera voluta dagli adepti della Confraternita di San GIACINTO sorta in paese, dove regna anche la Confraternita del Santissimo Sacramento e la Confraternita delle Cinque Piaghe e della Beata Vergine Addolorata e la tela sull'Altare Maggiore che rappresenta San PIETRO. A sinistra, oltre la Cappella di San GIACINTO, si trovano, la Cappella del Battistero con un Crocefisso dell'Ottocento, quella del Santo Rosario, quella di San CATALDO e, nel Transetto, quella dedicata a San GIUSEPPE, con la relativa Tela. A destra sono allineate le Cappelle di Sant'ANNA con una Statua che la rappresenta, quella del Santissimo Sacramento, quella di San SEBASTIANO e quella dell’Immacolata con la sua Tela. L’Altare Maggiore, nel presbiterio, è circondato da un Coro di Legno dell'Ottocento, sormontato da pala raffigurante San PIETRO APOSTOLO. La Chiesa è a Navata Unica con Colonne laterali e con un interessante Tiburio Ottagonale, opera dell’Artista patricano vissuto nella seconda metà del XVIII secolo, GREGORIO GROSSI, Appaltatore della Fabbrica di San PIETRO di Roma e Mastro Muratore al servizio del Priore GIAMMARIA per i progetti relativi ai Palazzi di Patrica. Nel XVII secolo esistono in questa Chiesa almeno due Cappelle di proprietà della Famiglia SPEZZA e nei primi ventisei anni del XVIII secolo, Arciprete della chiesa è Don NICOLANGELO DEL GRECO. Al suo interno si trovano altre opere del XVIII secolo, come le Statue Lignee di San CATALDO e di San SEBASTIANO, con le loro Macchine, anch'esse di Legno, utilizzate per portarle in Processione. Nel 1837 questa Chiesa viene distrutta ed è ricostruita dal Capomastro GREGORIO GROSSI (Patrica … - … ...), così come appare oggi. Divenuta Chiesa Arcipretale, nel 1847 è Collegiata con cinque Beneficiati. Il Campanile della Chiesa Arcipretale di San PIETRO APOSTOLO, costruito, anche questo, dal Capomastro GREGORIO GROSSI, ha tre campane. Il suo Campanone è stato fuso nel 1886 durante il Pontificato di LEONE XIII dall’Artista GIOVANNI BATTISTA LUCENTI (Roma … - … ...). La Mezzana è opera dei fratelli ERNESTO LUCENTI (... ... - ... ...) e ORESTE LUCENTI (... ... - ... ...) e fu fusa nel 1906 per volere di Monsignor CESARE SPEZZA (Patrica ... - … ...), Canonico Vaticano e Presidente dei Luoghi Pii, utilizzando però una Campana più piccola e spaccata, fusa a Agnone nel 1745. La Piccola, di BIASIO CACCIAVILLANI (Agnone … - … ...), risale al 1776. Qui è conservato anche il “Busto Reliquiario di San Cataldo, Patricae Protector”, d’argento con incastonate pietre colorate, realizzato da PIETRO PAOLO MACCASTROPPI nel 1696.

LA CHIESA DI SAN ROCCO è stata eretta, dall’Architetto SIMONI, laddove un tempo esistevano due antiche piccole Chiese gemelle dedicate, una a San SEBASTIANO e l’altra a San ROCCO. Questa nuova Chiesa, caduta però in totale abbandono, addirittura con conseguente crollo del tetto, è stata ricostruita nel 1964, a Navata Unica e con un solo Altare, dietro il quale, in una Nicchia, è conservata la Statua di San ROCCO affiancata da due Cartoni che raffigurano due Angeli, un’opera di PIA REFICE (Patrica … - … ...), nota Artista di Patrica, nipote di LICINIO REFICE

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO SAVERIO, detta “dei Frati”, ovvero dei Missionari del Preziosissimo Sangue, è stata eretta a Patrica a metà Ottocento, con l’arrivo in Paese di questi Frati. I recenti lavori hanno dato un’altra veste alla Facciata è a Mattoni grezzi, con due piani marcati da Lesene e con un Finestrone. L’interno è a Croce Latina. La Cappella a sinistra è dedicata a San FRANCESCO SAVERIO con una Pala che rappresenta il Santo. Al centro l’Altare Maggiore con un Crocifisso e con Paliotto di Marmo sotto il Tabernacolo. La Cappella a destra è dedicata a San GASPARE e presenta una grande Tela che raffigura il Santo. Sulla Crociera c’è una Cupola. Nel fabbricato accanto, la Casa dei Missionari, sulla Facciata è posta una Scultura di Terracotta che rappresenta il Redentore e San GASPARE, opera dello Scultore ELIO TURRIZIANI (Frosinone - ...)

LA CHIESA DELLA MADONNA DI PIE’ DI MONTE. Ormai sconsacrata, è stata edificata nel Medioevo. Abbattuta poi intorno alla metà del XIX secolo, è stata ricostruita così come ci appare oggi. Essa è costituita da un unico ambiente rotondo con in cima una Cupola.

LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA PACE. Antica Chiesetta, risalente almeno al XVI secolo, lo testimonia la Campana più grande di questa Chiesa che risale al 1603, la quale adesso batte le ore, collegata all'Orologio in cima al Palazzo del Municipio di Patrica. Un tempo era situata al centro della Piazzetta omonima, sul luogo dove oggi si erge la Colonna con sopra la Statua della Vergine Immacolata. A ricordarci le origini di questa Chiesa esiste ancora, incastonata nel Muro di Cinta, la Mansa dell’antico Altare con su scolpita la scritta: “Virginia a pace haec olim fuit ara sacellum”. FRANCESCO MARCHETTI, Prete Gesuita, fatta demolire l’antica Chiesa, nel 1890 ne fa costruire una nuova sul suolo di proprietà del fratello MACARIO MARCHETTI, un po’ più a sud, chiedendo l’intervento dell’Architetto BERNARDO LUNARIO (o BERNARDO LUGARI, Cavaliere, Monsignore, Ingegnere, Architetto e Archeologo, che insieme a suo fratello GIOVAN BATTISTA LUCARI, ha eseguito Scavi a Roma nella zona della Caffarella e dell'Appia Antica). Quest’ultimo allora la fa decorare con eccellenti Affreschi e la dota di preziosi Arredi Sacri. L’edificio viene costruito con Blocchi di Peperino, estratto e lavorato sul posto, da Artigiani di Patrica. Sul retro si erge una Colonna, con la funzione, in passato, di Campanile, dotato di due Campane, ora conservate dentro la Chiesa. Cinque Affreschi del Pittore SALVATORE NOBILI, che rappresentano l’Annunciazione, l’Incontro al Tempio della Madonna con Santa ELISABETTA, la Natività, la Fuga in Egitto, la Madonna della Pace in Trono con le Sante APOLLONIA e LUCIA, decorano le pareti interne. I personaggi in essi raffigurati sono stati selezionati, dal Pittore NOBILI, tra la gente del posto: di alcuni si conoscono addirittura i nomi. Sotto questi Affreschi appaiono sei Rosoni con Scene che rappresentano Adamo ed Eva, il Demonio sotto le sembianze del Serpente, l’Albero con la Mela, il Fulmine che abbatte l’Albero, la Stella Cometa che illumina il Mondo, la Colomba della Pace, il Giglio con l’Arcobaleno. Tutti e sei questi Rosoni sono stati affrescati, nel 1977, dall’Arciprete Don MARIO MAURA. La Tela della Madonna e Bambino, invece, con la scritta “Funda nos in pace” ovvero “Mantienici in Pace”, appartenuta alla Chiesa demolita, è ora esposta sull’altare della nuova Cappellina nell’ex Sagrestia di San Pietro. All’interno della Chiesa, sul Portone, figura la scritta: “Aeden Virgini a pace sacram prope veterem situ vetustateque labentem Franceiscus Marchettius e soc. Iesu aere Macarii fra tris a fund. Erigendam cur. A. MDCCCXC concivibus optimis benemerentibus et Bernardo Lunario architecto ac patrono patricani grati animi aussa”, ovvero “Chiesa dedicata alla Vergine della Pace vicino al luogo, dove sorgeva un’altra Chiesa cadente per l’antichità, FRANCESCO MARCHETTI della Compagnia di Gesù, sul terreno del fratello MACARIO, ne curò la ricostruzione dalle Fondamenta. L’anno 1890, con le offerte degli ottimi e benemeriti concittadini e con il concorso e patronato dell’Architetto BERNARDO LUNARIO. Ai patricani, con animo riconoscente”. Per un certo periodo, la Chiesa viene affidata alla Confraternita dei Fratelli di San GIACINTO che lì tiene le sue Adunanze. Dopo la demolizione della vecchia cadente Chiesa, sul posto fu eretto un Monumento di Peperino Locale alto m.5 e con la base quadrata, circondato da un’Inferriata. Nel 1955, in cima alla Colonna che un tempo sosteneva un Globo di Pietra con incastonata la Scritta in Ferro, “AVE MARIA”, ma che un fulmine ha distrutto, è stata posta una Statua, in Marmo Bianco, della Madonna, realizzata da uno Scultore di Carrara; e sono state aggiunte tre Lapidi di Marmo che riportano questa Scritta: “Virginia heic olim fuit aedes nuper collapsas Coepit pulcrior arte locum” ovvero “In questo luogo, una volta, sorgeva una Chiesa dedicata alla Vergine. Da poco tempo demolita, ne ha preso il posto un’altra artisticamente più bella.  A.D. 1954. L’Arciprete e il Popolo Patricano. A perenne ricordo. A.MDCCCXCIII”. Oggi, due efficienti Parafulmini, collocati sul tetto, la proteggono da eventuali scariche elettriche

LA CHIESA DI SAN CATALDO ALLA TOMACELLA. Sorge in Località Tomacella, nel Territorio di Patrica. Viene abilitata al culto nell’anno 1671. Conosciuta con il titolo di Sant’ANNA, perché consacrata il 26 luglio, Festa della Santa, ancora oggi rievocata, ogni anno, da una Fiera di Merci e di Bestiame, è costituita da un unico ambiente e possiede un unico Altare. I suoi Affreschi risalgono al XVII secolo. La più Grande Campana di San FRANCESCO SAVERIO, voluta dai Missionari del Preziosissimo Sangue, quando è Direttore Generale Don LUIGI BIASCHELLI, è del 1899. La Fusione è eseguita a Roma da GIOVANNI LUCENTI e l’offerente principale risulta il Canonico CESARE SPEZZA (Patrica … - … ...). La Mezzana riporta incisa la data del 1578. La piccola, infine, voluta dal Moderatore Generale dell’Ordine Don GAETANO CAPORALI, è del 1884. Nella Facciata, sopra il Portale, è posta una Scultura dell’Artista ELIO TURRIZIANI (Frosinone … - … ...).

LA CHIESA DI SAN GIOVANNI IL BATTISTA. È stata edificata sopra una Chiesa Medievale, su disegno dell’Architetto GIOVAN BATTISTA NOLLI. Ottemperando agli impegni presi con il Vescovo FABRIZIO BORGIA, promotore di interventi nella Diocesi di Ferentino, nel 1746 il NOLLI inizia a delineare, “con nobile disegno”, la matrice della Chiesa di San GIOVANNI IL BATTISTA di Patrica, eretta molti anni dopo, nel 1760; ed egli non vedrà realizzato il suo progetto in quanto morto 4 anni prima. La Facciata, in Stile Barocco, sopra il Portale di Pietra Calcarea, presenta un Altorilievo che raffigura l'Agnello del Signore. La pianta della Chiesa è a Croce Latina con sei Cappelle laterali. Ha un Campanile sormontato da una Cuspide, alto sei piani, segnati da Marcapiani in Peperino e con Monofore. All'interno, sulla sinistra si trovano la Cappella di San CATALDO, e quella di Sant'ANDREA D'AVELLINO, con due Quadri del XVII secolo. Di seguito un Pulpito ligneo del Seicento e, ancora dopo la Cappella del Santo Rosario con la sua Pala d’Altare Secentesca. Da qui si accede alla grande Cappella Settecentesca della Confraternita della Buona Morte. Il lato destro è occupato dalla Cappella oggi dedicata a San GASPARE DEL BUFALO con una Tela di PIETRO GAGLIARDI e con una Statua Settecentesca del Cristo Morto. In Sagrestia è conservato Stiglio Ligneo, del XVII secolo, per la conservazione del Paramenti Sacri, nonché un Armadio-Sedile della stessa epoca. Interessante anche la Cappella di Sant'ANTONIO ABATE, con una Pala Seicentesca. L'Altare Maggiore è circondato da un Coro Ligneo della fine Settecento, con sopra la Pala Settecentesca di NICCOLÓ LAPICCOLA. Appese alla pareti della Navata i quadri della Via Crucis del XVII secolo. Sopra l’ingresso, infine, c'è una Cantoria di Legno decorata del XVIII secolo; ivi è collocato un Organo Monumentale a Canne, opera della prima metà del Settecento, degli SPADARI e dei CATERINOZZI. Gli SPADARI sono una famiglia, presente in Ciociaria già nel 1645, con GIOVANNI SPADARI di Bologna; e che continua ad essere presente in Ciociaria, ancora nel 1836, con VINCENZO SPADARI & Figlio, di Vicenza. I CATERINOZZI, invece, sono una famiglia di Affile composta dai Maestri GIUSEPPE, CESARE I, GIOVANNI e CESARE II, operanti in Ciociaria e nelle Marche, inventori d'un tipo particolare di Registro che oggi viene definito "Registro Principale CATTARINOZZI"). Uno spazio vuoto sotto il pavimento dell’Abside, per secoli, funge da Cimitero del Paese: attraverso una Botola, infatti, vengono depositati lì i corpi dei morti. Ancora oggi, in quei sotterranei, accatastate, giacciono le Ossa degli scheletri. All'interno di questa Chiesa è conservata la Statua Lignea di Maria Santissima Assunta in Cielo del XVIII secolo, con la sua Macchina, anch'essa di Legno, utilizzata per portarla in Processione; e una Targa marmorea incastonata nel muro, avverte che ivi si trovano piccole Reliquie del Santo Gesuita Polacco STANISLAO KOSTKA. Il Campanone della Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA, del 1893, è opera di GIOVAN BATTISTA LUCENTI (Roma - … ...), mentre era Papa LEONE XIII e Vescovo di Ferentino PIETRO FACCIOTTI. La Campana Media, del 1845, è stata fusa da VINCEZO CACCIAVILLANI (Agnone … - … ...), la cui famiglia aveva una Fonderia a Frosinone. La Minore, del 1889, è opera di GIOVANNI BATTISTA LUCENTI (Roma … - … ...). Divenuta Chiesa Arcipretale, nel 1847 è Parrocchia con tre Beneficiati. 

GOFFREDO CLINIO ELPIDIO REFICE (Patrica 12/2/1883 – Rio de Janeiro 11/9/1954). Sacerdote, Compositore.  È tra i massimi esponenti italiani della musica sacra nel XIX secolo. I suoi lavori, come Cecilia, Stabat Mater, La Samaritana, Margherita da Cortona, ecc. e i suoi documenti sono esposti al Museo di Palazzo MAGNI-MORETTI a Patrica, insieme alle opere di LIBERO DE LIBERO e insieme ai documenti e agli strumenti di RICCARDO MORETTI. Il Monumento a LICINIO REFICE, ovvero il suo Busto in Bronzo che sembra affacciarsi ad una finestra, eretto in sua memoria sul muro di una casa nella via principale all’ingresso di Patrica, è stato realizzato dallo scultore MARTINI (… - …), su disegno dell’Artista PIA REFICE (Patrica … - …), nipote del Compositore di Musica Sacra. Una Lapide sotto la Scultura sembrerebbe affermare che il Maestro sia nato in quella casa, quando invece, in realtà, egli è venuto alla luce in una abitazione nei pressi della Chiesa di San PIETRO.

Ecco, qui di seguito, un frammento del testo teatrale "Licinio Refice" di Alberto Macchi, scritto a Roma nell’anno 2003, rimasto inedito e ancora mai messo in scena.

Questo lavoro, riporta una nota dell’autore, l’ho scritto per l’amore che nutro per Patrica, un gioiello della Ciociaria, unico per il suo aspetto e per la sua gente, che ha dato i natali al M° Licino Refice, e anche a mia nonna Paola Simoni e a mia madre Clorinda Sottili. Questo paesino, che mi ha accolto durante le vacanze estive negli anni della mia infanzia e della mia gioventù, ... continua ancora oggi, come allora, ad affascinarmi.

SCENA I: AUTUNNO

Rio de Janeiro 1 settembre 1954, Licinio Refice è seduto su una poltrona in salotto nella sua casa e sta conversando con una donna, sua amica e ammiratrice.

LEI: Io invece mi difendo proprio con la paura. Per me è la paura che fa muovere il mondo. Da sempre. La paura non è castrante come normalmente si crede. Essa è qualcosa che ci stimola, sì, non fosse altro, come anche il senso di colpa, a farci trovare delle soluzioni per uscire dai mali. Insomma è un sentimento dinamico, un fattore positivo.

LICINIO: Ecco, vedi, tu hai ragione, ma per me invece essenzialmente è la fantasia che fa girare il mondo.

LEI: Beh, voi non sareste un artista se non la pensaste così.

LICINIO: Io non sarei un artista se non avessi compreso che tutte quelle persone “diverse”, che da giovani solitamente la massa deride o ignora, poi appaiono, da vecchi, agli occhi di quella stessa massa, un'ancora di salvezza. Guardate Gesù Cristo!

LEI: Lo credete davvero; Maestro?

LICINIO: Certo, come credo che l’Italia sia da considerarsi "Terra Sacra" per le molte bellezze artistiche e naturali che la caratterizzano ma, devo però aggiungere che tra i molti artisti che vi sono giunti e che vi giungono per ispirarsi, sono sicuramente privilegiati i musicisti.

LEI: Allora i pittori, … allora gli architetti, allora i letterati e i poeti, …

LICINIO: Allora, allora, allora …! (Ride)

RENATA SCOTTO (Savona 24/2/1934). Soprano, nota a livello internazionale, legata a Patrica per aver interpretato l'Opera "Cecilia" di LICINIO REFICE. Membro dell'Accademia di Santa Cecilia in Roma, da molto tempo risiede negli Stati Uniti. È stata ospite a Patrica.

ADELAIDA NEGRI (Buenos Aires 11/12/1950). Soprano riconosciuto a livello mondiale. Ha cantato nei più importanti teatri europei. Ha eseguito opere accanto a tenori come PLACIDO DOMINGO e LUCIANO PAVAROTTI. È legata a Patrica per aver eseguito le due opere di LICINIO REFICE, “La Samaritana” e “Stabat Mater”, dirette dal Maestro GIOVANNI PANELLA (Patrica 1985), Compositore e Direttore d’Orchestra. È stata ospite a Patrica ed ecco una sua dichiarazione: “En Patrica, ALDO CONTI, de la Asociación Pro-loco Patrica, me presentó a GIOVANNI VALLE, músico y editor, y este a GIOVANNI PANELLA, un talentosísimo compositor y director de orquesta que, aunque muy joven, me impresionó por sus cualidades y su trabajo”.

RENATA TEBALDI (Pesaro 1/2/1922 – Città di San Marino 19/12/2004). Soprano. Il suo successo a livello internazionale ha inizio con il debutto negli Stati Uniti d’America del 1950 e LICINIO REFICE è tra i primi a intuire la sua grandezza. A Rio de Janeiro, l'11 settembre 1954, durante le prove dell'Opera "Cecilia", in cui ella è protagonista e mentre il Coro sta intonando «A morte! A morte!» indirizzato al personaggio di Cecilia, il Maestro LICINIO REFICE muore.

LA BANDA MUSICALE DI PATRICA. Creatasi per accompagnare le processioni in paese, si costituisce agli inizi dell’Ottocento. Nei secoli precedenti le processioni di San CATALDO, dell’Assunta e di San ROCCO, venivano accompagnate da Suonatori di Liuti, di Pifferi, di Tamburi, Viole e di Zucche. La Banda Musicale di Patrica di oggi, intitolata al musicista LICINIO REFICE, nasce invece nel 1892, per partecipare alle feste patronali e ad altre manifestazioni religiose e civili in paese e fuori, finanche all’estero. Tra i suoi Maestri e Direttori figurano WALTER REFICE, fratello del Compositore, JSAIA BIASINI, NATALINO BUFALINI, MARIO BIASINI, fino a MARIO CIARNELLA e a LUCIANO BARTOLINI. L’attuale Presidente è SANDRO STEFANACCI. Questa banda musicale è composta da 35 elementi. Essa ottiene il primo posto al Concorso Nazionale “A.M.A. Calabria” di Lamezia Terme (2004), vince il primo premio nel Concorso Nazionale “La Bacchetta d’oro” di Frosinone, è stata insignita del “Premio Nazionale La Ciociara 2007”. Dal 1973, la Banda Musicale di Patrica è gemellata con la M. P. I. Band di Aliquippa in Pennsylvania, la cittadina fondata dai patricani emigrati negli Stati Uniti d’America.  La Corale di Patrica, ovvero l'Associazione Culturale Le Voci, è diretta dalla Professoressa ERNESTA PELLEGRINI. Al Pianoforte accompagna la Professoressa MARA BUFALINI. Costituitasi nel 1994 con lo scopo di diffondere la Musica in genere, ha portato al grande pubblico la Canzone “Pratica” scritta ed arrangiata da GIUSEPPE VALLECORSA.

MICHELANGELO MERISI (Milano 29/9/1571 – Porto Ercole 18/7/1610), detto CARAVAGGIO, è un pittore che si forma tra Milano e Venezia e che è attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia tra gli anni 1593 e 1610. Per aver ucciso RANUCCIO TOMASSONI DA TERNI è condannato dal Papa alla morte capitale, per cui fugge da Roma e, grazie alla protezione del Principe FILIPPO I COLONNA che gli offre asilo all'interno dei suoi Feudi di Marino, Palestrina, Zagarolo, Paliano, … fino a Napoli, riesce a far perdere le sue tracce. Il Nobile Romano mette in atto anche una serie di depistaggi, grazie anche alla collaborazione degli altri componenti della sua Famiglia, i quali vanno comunicando la presenza del Pittore in diverse Città d’Italia, disorientando così le Guardie Papali che lo stanno ricercando dovunque.

Ecco, qui di seguito, una scena allegata a “L’Uomo Caravaggio” di Alberto Macchi, il testo teatrale pubblicato a Roma dalla Casa Editrice AETAS nel 1995 e messo in scena in Italia e in Europa.

Questa scena aggiunta, specifica l’autore, è costituita da una lettera immaginaria di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, scritta da Patrica (dove nessun documento afferma che qui egli abbia sostato!) ai Colonna, suoi protettori, per tenerli informati circa i suoi spostamenti nei vari possedimenti dove, di volta in volta, è da loro ospitato o in quelli di famiglie a loro imparentate o amiche, come i Carafa, i Santacroce o i Tomacelli. Caravaggio, che deve viaggiare in incognita, sotto falso nome, per aver ucciso a Roma Ranuccio Tommasoni, è inseguito dalle guardie papali giacché pesa sulla sua testa la pena capitale. Fuggito da Roma, risulta che si sia già rifugiato a Marino, Zagarolo, a Palestrina, a Paliano; ed ora è diretto verso Napoli, città per lui più sicura in quanto fuori dalla giurisdizione dello Stato Pontificio.

XIV SCENA: LETTERA

Patrica, anno 1606. Caravaggio, seduto ad un tavolo, a lume di candela, con una pergamena in mano, sta rileggendo a bassa voce, tra sé e sé, una lettera appena scritta ai Colonna. Il pittore s’è rifugiato in incognita, sotto la protezione di Tarquinio Santacroce, padrone di questo feudo, su richiesta della famiglia amica, dei Colonna.

CARAVAGGIO: (Legge tra sé e sé) Eminentissimo Principe Filippo Colonna, ho lasciato da qualche tempo, anche questa volta in incognita, sotto le spoglie d’un pellegrino, la residenza della Vostra Famiglia a Paliano. Confortato, durante il soggiorno colà, dalla Vostra adorabile Sposa, Madama Lucrezia Tomacelli, alcuni giorni orsono, come da Vostra indicazione, mi son traferito attraverso la Strada Consolare Latina, nel prossimo paese più a sud, in direzione Napoli. Ecco che ora, pertanto, Vi sto scrivendo da Patrica fra i Monti Lepini, sotto Cacume, la montagna delle orchidee, menzionata ahimè! da Dante Alighieri nel suo Purgatorio. In questo sito ameno, d’una quiete infinita, che dovrebbe ispirare pace e serenità, sono sì come immerso tra i silenzi più profondi, ma da dentro di me invece affiora soltanto amarezza. Infatti mi ripeto nella mente: “Chi avrebbe mai pensato che un giorno mi sarei ritrovato in un simile garbuglio per una lite, io che di liti ne ho affrontate, d’ogni genere, ogni giorno!” E son già fortunato ché son sotto la protezione di Vostra Signoria e della Vostra Nobilissima Famiglia, Casa Colonna, di parte imperiale - che, come me, sta con gli Spagnoli contra i Francesi e ‘l Papato - in questa Universitas di Patrica, oggi dominata dai Nobili Santacroce, ma che fu Feudo della Vostra Casata come parte del sistema difensivo nella giurisdizione del Regno dei Papi. Et avegna che nel vivere esiliato in questa terra murata, dove ho da affrontare, come tutti qui, ogni giorno, le guardie alle porte dei bastioni, guardie del Marchesato, ma pur sempre birri; e rispettare scrupolosamente, al suono della scarana, il ritorno seratino imposto dal Governatore, benché io sia ospite qui a Patrica, grazie a Voi, del Vostro amabilissimo amico il Signor Marchese Tarquinio Santacroce. Non avendo molto da fare e, soprattutto, non potendo dipingere per non destare sospetti, mi ingegno ad osservare i comportamenti di questa popolazione. Qui, nel borgo, la gente è costantemente impegnata con le faccende quotidiane e con il ruspo. Sotto la loja, ogni venerdì del mese, sgozzano quegli animali che hanno acquistato giù nella piana al mercato delle Quattrostrade. Chi invece vive fuori le mura, lontano dalle torri fortilizie, sono quelli del Castello di Monte Cacume, su un territorio scosceso, e quelli della campagna fino alla sponda del fiume Sacco, in pianura. Questi, per lo più, si occupano di capre, di pecore, di mucche, ma soprattutto di asini e muli; dei campi d’ulivo, fichi, prugne e vite. E producono una infinità di caciotte, ricotte e caci vari. Posseggono oche e galline. Gli uomini incidono il legno della mobilia e delle madie, il rame delle conche e delle brocche; le donne lavano panni, preparano scife di ortaggi da essiccare al sole o teglie di patate e zucche da cuocere al forno con carni e zazzicchie, impastano semole e uova per preparar sagne, maccaruni fini fini o ciambelle e giglietti; raccolgono fascine per i camini, castagne, lavorano al tombolo. Poi c’è chi si dedica all’abbrucio della legna nelle carbonare, alla fusione delle pietre nelle calocare, alla raccolta delle olive e delle uve, nonché alla produzione di farine al Mulino Baronale. Tutti raccolgono cardi e ciclamini negli sconfinati boschi di castagni, orchidee e garofani fra le rocce, sempre impegnati nel pascolo e nel legnatico. E tutti frequentano le chiese, spettacolari come quelle di Roma. Pur tuttavia, dentro questo borgo chiuso, su questo colle in vista della Campania, la sensazione che ho è quella del carcere; anche se qui non ho da convivere con attaccabrighe, zingari, criminali o plebe di campagna, ma accanto a gente semplice, dignitosa e soprattutto pacifica, gente di chiesa, dedita alle processioni, profondamente devota a San Rocco. Credo, purtuttavia, sia giunta già l’ora che abbandoni questi luoghi. Magari oggi stesso! Ho appena conosciuto un mercante che sarebbe disposto ad accompagnarmi fin sul Tirreno perché possa affidarmi alla barca d’un pescatore, diretta a Napoli. E poi, in ogni caso, ritengo sia necessario che io mi trasferisca altrove, in quanto qui c’è già chi mi guarda con sospetto, definendomi un falso bordone. Anche perché sento voci, sempre più insistenti, a favore del Pontefice contra gli Spagnoli, malgrado che, un tempo, questa gente ricevette la scomunica di Bonofacio VIII e, sento dire ancora, che i privilegi ecclesiastici, di cui gode la Vostra Nobile Famiglia, sono utilizzati in modo scellerato e spregiudicato: accusano Vostra Signoria Eccellentissima, insomma, di continuare ad esercitare il Suo potere su queste terre, come quello d’assegnare alli benefici chi più aggrada a Vostra Signoria e qualche volta addirittura alli forestieri, anteponendoli alli patricani, a soddisfazione di qualche servizio che avranno prestato, anche se in opposizione alla volontà dei Vescovi diocesani e tacitando, in certi casi, perfino i Santacroce, creando così disturbi e risse, malgrado la proverbiale tranquillità e discrezione di questi cittadini, tutti con le cioce ai piedi e le donne con i fazzolettoni, attorcigliati a ciambella, in capo, con sopra conche o ceste contenenti di tutto, dalla prune marce pu’ gli porco, ai figli neonati. Allora, prima che qualcuno mi denunci alle guardie pontificie per avermi riconosciuto, sarà bene che fugga via, anche se qui l’acqua è speciale e puoi berla direttamente dal surriglio, come pure il pane, ottimo appena sfornato, ma anche se conservato nella madia, è che dire delle scife ancora calde ricolme di ogni ben di Dio, dal pasto, al postpasto, al companatico! Ma sarà meglio che abbandoni certi pensieri …  Il Vostro parentato, la Famiglia Carafa a Napoli, come m’avete già assicurato, non farà certo difficoltà ad ospitarmi. Vi ringrazio per aver messo in atto varie strategie, grazie anche alla collaborazione degli altri componenti della Vostra Famiglia che hanno benanche testimoniato la mia presenza in altre città d’Italia, facendo così perdere le mie tracce. Non dimenticherò mai quanto avete fatto e che state facendo per me. Vi avrò sempre nel cuore. Addio, mio Principe Signore! Vostro devotissimo per sempre Michel Angiolo Merisi. (Fuori campo s’odono voci di giovani che diffondono per le strade del paese, un bando cantilenato, dopo aver agitato una piccola campana appesa ad una croce. Ripetono, come una litania, questo ritornello: “Madri i padri, mannate i vostri figli a la Cuttrina a rènna conto a Dio!”)

LUIGI ORIONE (Pontecurone 23/6/1872 – Sanremo 12/3/1940). A quattordici anni frequenta l'Oratorio di Valdocco a Torino e viene notato da Don GIOVANNI BOSCO. È ordinato Sacerdote nel 1895. Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, verrà canonizzato da Papa GIOVANNI PAOLO II nel 2004. Intorno all'anno 1925 visita Patrica, dove è ospite del Professor RICCARDO MORETTI.

Ecco, qui di seguito, una breve parte del testo teatrale "Da Valdocco a Zdunska Wola" di Alberto Macchi, scritto a Roma e a Varsavia nel 2001, rimasto inedito e mai messo in scena.

Le due battute della scena che segue si riferiscono a Patrica e a Don Luigi Orione, ospite del Prof. Riccardo Moretti.

SCENA VIII: AMICIZIA

Sera dell'8 marzo 1940 al Paterno di Tortona, Don Orione sta concludendo il suo discorso di saluto rivolto ai seminaristi. Il suo amico laico Paolo Marengo, un ingegnere di Genova, è lì accanto a lui.

PAOLO: Si, certamente. Ricordo mi dicevi sempre che Pio IX è stata la più grande figura dei nostri tempi, l'amico e il benefattore dei popoli. E che le sue opere saranno immortali. Ma tu sai che io non sono mai stato così convinto come te per tutto quello che egli ha fatto: non condivido ad esempio che egli si sia rifiutato, protetto dall'esercito francese, di cedere Roma a capitale di una Italia unita che s'era appena costituita dopo aver cacciato gli stranieri invasori; anche se egli si giustificava asserendo che il neonato popolo italiano non era ancora maturo per un tale evento.

ORIONE: Questo è il bello d'avere un amico laico. Tu, come il professor Moretti di Patrica e qualcun altro, per me rappresentate una finestra sul mondo di quella fetta di società che meno conosco. Vedi che meraviglia il nostro rapporto con opinioni a volte tanto lontane! (Sorride) Come quel giorno che ti raccontai del mio "collegetto" che volevo fondare senza il becco d'un quattrino.

ROCCO DI MONTPELLIER (Montpellier 1346 - Voghera 1379). Pellegrino e Taumaturgo; è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica ed è Patrono di numerose città e paesi. Papa URBANO VIII o MAFFEO VINCENZO BARBERINI (Firenze 5/4/1568 – Roma 29/7/1644) approva il suo culto nel 1629. Patrono di Patrica, la sua Statua in Legno è esposta dentro una Nicchia dietro l’Altare Maggiore, nella Chiesa di San Rocco, mentre la sua Macchina, di fattura settecentesca, è conservata nella Chiesa di San Pietro Apostolo. La Processione di San Rocco. Fra botti d'artificio, suono di campane e scoppi di mortaretti, San ROCCO è portato in Processione, almeno dal 1565, con la sua Macchina, in giro per le strade del paese, il 16 agosto di ogni anno, alla ricorrenza della sua festa; e alcune donne procedono, ancora oggi, a piedi scalzi, portando in mano un grosso cero. Nel passato queste seguivano il Santo procedendo in ginocchio e con i cesti carichi sul capo. Al suo passaggio la gente urla di tanto in tanto, insieme a coloro che seguono, l'espressione "Aviva San Rocco!" e al termine del percorso i portatori per primi, e più fortunati poi, ricevono in dono le Ciambelle Benedette di San Rocco. Il Culto del Santo a Patrica, si intensifica particolarmente durante la Peste che scoppia a Sora e dintorni nel 1591.

Ecco, qui di seguito, un passo del dramma teatrale di Alberto Macchi dal titolo "San Rocco", scritto a Roma nel 2009 e rimasto a tutt'oggi inedito e mai rappresentato.

Quest’opera teatrale, dice l’autore, ripercorre la vita straordinaria e avventurosa del Santo francese vista da diverse angolature ed esalta le virtù del protagonista, personaggio straordinario ed estremamente attuale.

SCENA I: PROLOGO

Ai passo giorni nostri. Un professore è in cattedra, davanti ad un folto pubblico. Si accinge a commemorare la figura di San Rocco da Montpellier.

PROFESSORE: Taumaturgo francese, San Rocco è ormai Patrono di moltissime città e paesi in tutto il mondo cattolico. È il santo più invocato, fin dal Medioevo, come protettore dalla peste, un santo che col passar del tempo è divenuto, nel mondo contadino, anche Patrono degli animali, delle catastrofi come i terremoti, le epidemie e le malattie inguaribili. E oggi, per tutti, rappresenta un esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, quella d’un volontario instancabile, dedito a curare gli afflitti, in particolare i malati di malattie infettive, disposto a sacrificare anche la propria vita pur di poter alleviare dalle sofferenze anche un solo infermo.

CACUME MENZIONATO NEL PURGATORIO DI DANTE. Il Sommo Poeta DANTE ALIGHIERI e l’altro poeta VIRGILIO, terminato di colloquiare con MANFREDI DI SVEVIA, s’apprestano a riprendere il cammino. Ecco che allora alcune Anime indicano loro un passaggio. Ma la salita che si prospetta davanti ai loro occhi è irta e impervia. Allora, anche in questa circostanza, come ha già fatto nell'Inferno, DANTE ALIGHIERI paragona il luogo che ha davanti agli occhi, ad altre località analoghe. Qui, volendo evidenziare l’asprezza di certi siti, fa un elenco di luoghi a lui ben noti per averli attraversati quando, in veste d’Ambasciatore del Consiglio dei Cento di Firenze, percorre parte dell'Italia per tenere le relazioni diplomatiche con i vari Feudi e con il Papa BONIFACIO VIII o BENEDETTO CAETANI (Anagni 1230 – Roma 11/101303). Quindi elenca la Rupe di San Leo in Romagna, il Pendio per Noli in Liguria, il Monte Bismantova nell'Appennino Reggiano e il Monte Cacume nel Territorio di Patrica: "Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e 'n Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch'om voli; / dico con l'ale snelle e con le piume / del gran disio, di retro a quel condotto / che speranza mi dava e facea lume". ("Divina Commedia" di Dante Alighieri, Volume secondo: Purgatorio, Canto IV, vv. 25-30).

N. B. Come risulta dai seguenti due passi del libro di FRANCESCO BAILO ALUNNO, dal titolo “La fabrica del mondo; nella quale si contengono tutte le voci di Dante”, stampato a Venezia nel 1548, ma anche in altri testi dei secoli scorsi, il termine “CACUME” sta a significare “CIMA” o “VETTA”:

PARNASO. La:et parnassus, è monte di Phocide, quantum que alcuni non si concordino coi due capi la CIMA dell’uno ad Apollo, il CACUME dell’altro è sacrato a Bacco. Nelle radici di questo furono Delphi castello libero per lo quale poscia il fiume Cephiso, in questo è il fonte Castalto, sacro alle Muse (come alcuni sentono) nel tempo del diluvio di Deucalione, insieme con la moglie Pyrrha et con più altri fu fermato. nedi ad Helicona a 1730. PET. L’oliva è secca et è rivolta altrove. L’acqua, che da Parnaso si deriva, per cui in alcun tempo ella fioriva. DAN: Insino a qui il giogo di Parnaso assai mi fu, etc.

OLIMPO. Monte altissimo in Macedonia, questo tanto innalza il CACUME [la CIMA], che per isperienza è conosciuto superar le nuvole alla cui sommità non cade pioggia né vi vola uccelli, né venti vi soffiano e perciò alcuna volta è posto in vece del cielo.

DANTE ALIGHIERI (Firenze 22 /5/1265 – Ravenna 14/9/1321). Poeta, Scrittore e Politico, considerato il Padre della Lingua Italiana, è l'autore della Divina Commedia, ritenuta ‘la più grande opera scritta in italiano’ e ‘tra i più grandi capolavori della letteratura mondiale’. Figlio di ALIGHIERO DI BELLINCIONE e di GABRIELLA DEGLI ABATI, nel 1285, a venti anni, sposa la coetanea GEMMA DONATI, dalla quale ha quattro figli: JACOPO, PIETRO, ANTONIA e GIOVANNI. A Firenze, per un periodo, assume impegni politici. Scrive le opere: Fiore e Detto d'Amore, Rime, Vita Nova, Convivio, De Vulgari Eloquentia, De Monarchia, Commedia (Divina per BOCCACCIO), Epistola XIII a CANGRANDE DELLA SCALA, … Egloghe; dando origine così alla nuova Corrente Letteraria del “Dolce Stil Novo”, definizione che egli stesso mette in bocca al Poeta BONAGIUNTA ORBICCIANI in un Canto del Purgatorio.

FILIPPO I COLONNA (Sicilia 1578 - Roma 11/4/1639), uno dei figli di MARCANTONIO COLONNA Principe di Paliano e di ANNA BORROMEO. È Gran Connestabile del Regno di Napoli. Sposa, nel 1597 LUCREZIA TOMACELLI che porta in dote diversi Feudi distribuiti nell'Itala meridionale. Egli intanto è già Signore del Feudo di Genazzano. Nel 1625, dopo la morte della sua sposa, eredita il Palazzo di Patrica e incomincia a prendersi cura delle sue proprietà. Così, nel 1627, a Marino, dentro il giardino del Casino COLONNA denominato "Villa delle Sirene" fa costruire un campo per il Gioco della Pallacorda. Qualche anno più tardi, a Roma, fa ornare di marmi la nuova Chiesa dei SS. Crispino e Crispiniano delle Carmelitane Scalze, a cui è affezionato. Infine, fa costruire un ingresso monumentale per accedere al giardino del suo Palazzo a Monte Cavallo, vicino al Quirinale.

LUCREZIA TOMACELLI COLONNA (Napoli 1576 - Genazzano 11/8/1622), figlia di GIROLAMO TOMACELLI, Signore di Galatro e di IPPOLITA RUFFO, nel 1597 sposa FILIPPO I COLONNA, IV Principe di Paliano e ha dodici figli; FEDERICO, ANNA, GIROLAMO, CARLO, MARCANTONIO, VITTORIO, GIOVANNI BATTISTA, PROSPERO, PIETRO, IPPOLITA e MARIA TERESA. Muore a Genazzano, ma viene sepolta nella cripta della Collegiata di Sant'Andrea a Paliano, dentro il Sepolcro dei COLONNA. Poi, in sua memoria, a Roma dentro la Cappella COLONNA nella Basilica di San GIOVANNI in Laterano - dove è sepolto Papa BONIFACIO IX o PIETRO TOMACELLI (Casarano/Lecce 1350 – Roma 1/10/1404), eletto nel 1389, suo antenato - viene eretto un Monumento Funerario in Bronzo, opera di GIACOMO LAURENZIANI su disegno di TEODORO DELLA PORTA. Appartiene alla nobile famiglia che ha origine da TOMACELLO CYBO, un capitano, discendente dalla famiglia greca CUBEA, stabilitosi in Napoli, quando invece suo fratello maggiore EDOARDO CYBO s’era stabilito a Genova. Nei suoi ranghi annovera Papa BONIFACIO IX, ovvero PIETRO TOMACELLI, .  Altro personaggio illustre di questa famiglia è ARNO CYBO TOMACELLO nominato, da Papa CALLISTO III  nel 1458, Senatore di Roma e poi Viceré di Napoli.
 
STANISŁAW PONIATOWSKI (Varsavia 23/11/1754 – Firenze 13/2/1833). Politico polacco, Gran Tesoriere della Lituania, nipote di STANISŁAW AUGUST PONIATOWSKI, Re di Polonia. Ancora giovane si trasferisce da Varsavia a Roma. Qui si innamora di CASSANDRA LUCI, una bella popolana romana, dalla quale ha cinque figli. Uomo ricchissimo, Collezionista di grande cultura, acquista e rivende terreni, palazzi e interi paesi in mezza Italia, tra cui il Palazzo COLONNA a Patrica e possedimenti a Frosinone, a Ceccano e a San Felice Circeo. Nel 1822 va a vivere, con la sua famiglia, a Firenze e qui, prima di morire, sposa la sua compagna e riconosce i figli, abilitandoli così a godere delle prerogative e degli onori della Nobiltà.

ANDREA SPEZZA (Arogno/Ticino 1580 - Jičín/Boemia 6/3/1628). Figlio di GIOVANNI SPEZZA e ELISABETTA BAGUTTI. Architetto di formazione lombarda, dal 1609 fa esperienza con GEORGE REINHALDT in Germania, dove è impegnato all'ampliamento e alla decorazione del Castello degli OLDENBUG. Dal 1610 si trasferisce in Polonia e qui lavora per i Camaldolesi e per i Carmelitani e al servizio della Nobile Famiglia LUBOMIRSKI. Presso Cracovia, a Bielany, erige una Chiesa e a Nowy Wiśnicz altre due Chiese; in quest’ultima Cittadina, inoltre, ristruttura il Castello di Età Medievale. Nel 1621 raggiunge la Boemia, dove, a Praga, cura la costruzione del Palazzo dei WADSTEIN, con i costruttori GIOVANNI PIERONI e NICCOLÒ SEBREGONDI.  Muore sette anni più tardi.

NICOLA SPEZZA (Patrica … - Patrica ca. 1835). Con il titolo di Cavaliere e di Conte, è figlio del Conte ERCOLE SPEZZA. Nel 1739 sposa ANNNA MARIA FINATERI, sorella di Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI. Nel 1759 FEDERICO COLONNA gli riconosce il Borgo di Patrica con “particolari esenzioni, privilegi e prerogative”. Poi, nel 1762, Don LORENZO COLONNA gli concede anche la Rocca e parte delle Terre Feudali. Con la sua intraprendenza, diviene presto un personaggio di spicco della Famiglia SPEZZA, antico Casato il cui Capostipite è il Cavaliere spagnolo ANTONIO DE SPEZA del XIV secolo, mentre il primo della Famiglia a lasciare la Spagna per stabilirsi nel Regno di Napoli, sarà BENEDETTO D’ORLANDO DE SPEZA. Il Conte NICOLA instaura uno stretto rapporto d’amicizia con il Cardinal GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI, il quale, nel maggio del 1769, salirà al Soglio Pontificio con il nome di CLEMENTE XIV. Nell’anno 1793 prende la decisione di apportare delle modifiche al suo Palazzo Baronale, così affida allo zio della sua sposa, Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI, appena giunto da Parigi, la responsabilità della ristrutturazione. Subisce un sequestro a scopo di riscatto da un gruppo di Banditi Patricani capeggiati da FRANCESCO DEL GRECO detto “IL CECCHETTO”, ma presto viene rilasciato. Nel 1816 perde ogni potere feudale su Patrica, perché essa, da questa data, viene a dipendere dalla Camera Apostolica, Organo Amministrativo dello Stato Pontificio. Con una Cerimonia spettacolare, l’anno 1834, NICOLA SPEZZA, in veste di Priore di Patrica, accoglie, alle porte della sua Cittadina, Papa GREGORIO XVI, che è giunto lì, perché in visita ufficiale ai diversi Paesi facenti parte della Diocesi di Ferentino. Muore qualche tempo dopo e viene sepolto a Patrica.

OLIVA DI ANAGNI (Anagni ... - Anagni 3/6/492). Santa. Non desiderando sposarsi, si rifugia, ancora giovinetta, in un Monastero delle Benedettine nella sua Città di Anagni per consacrare la sua verginità a Dio. Qui vive reclusa e ha frequenti visioni celesti. Subito dopo la sua morte, tutti già la considerano una Santa. Il suo culto è legato alle sue Reliquie e la testimonianza della sua esistenza risulta dall’Epigrafe Commemorativa della Consacrazione dell’Altare a lei dedicato in Anagni il 7 settembre del 1133 dall’Antipapa ANACLETO II, ovvero PIETRO PIERLEONI. Sull’Urna Cineraria di Marmo di Epoca Romana, è incisa la scritta: HIC REQ(UI)ESCIT S(AN)C(T)A OLIVA. Nell’Iscrizione Commemorativa invece, si dice, in sintesi, che l’Antipapa, insieme al Vescovo RAONE, consacra l’Altare di Sant’Oliva nella omonima Chiesa fatta costruire da GIOVANNI DA PATRICA (un Signore, sicuramente molto credente e facoltoso!). Però nel 1564 questa Chiesa deve essere abbattuta; allora il Vescovo di Anagni MICHELE TORELLA provvede in tempo a far trasferire il corpo della Santa nella Cripta della Cattedrale facendo erigere, per l’occasione, un nuovo Altare. All’inizio del secolo XVIII, MICHAŁ ANTONI HACKI Abate dell'Abazia di Oliwa in Polonia, eretta dai Monaci Cistercensi danesi nel 1188, appartenente alla Diocesi di Władysławowo, per valorizzare di più questa sua Chiesa dedicata a Święta OLIWA, pensa di arricchirla con una Reliquia della Santa Italiana, alla quale egli forse è particolarmente devoto, per cui si rivolge al Vescovo di Anagni PIER PAOLO GERARDI, conosciuto chissà! magari durante un viaggio in Italia, giustappunto ad Anagni, in occasione d’una visita al Sepolcro di Sant’OLIVA. Il Vescovo, forse gratificato dalla fervente fede del Prelato Polacco, acconsente subito, così ordina di aprire il Sepolcro e, fatto asportare un braccio della Santa dall’Urna, il giorno 27 marzo dell’anno 1703, lo fa spedire, ben protetto dentro una teca, al devoto Abate di Oliwa in Polonia. La Chiesa di Oliwa dal 1925 è stata elevata a Cattedrale della Diocesi di Danzica.

ANDREA DI GIOVANNI (Patrica … - …). Prete, insieme con BOFFIDO da Patrica, ha fatto parte della Congregazione Celestina.

STANISŁAW KOSTKA (Rostkowo 28/10/1550 – Roma 14/8/1568). Gesuita Polacco, morto a diciassette anni, proclamato Santo da Papa BENEDETTO XIII nel 1726. Ormai venerato in tutto il mondo, in Polonia è Patrono della gioventù. Nella Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA a Patrica, stando a quanto riporta una scritta, incisa su una antica Targa Marmorea murata sulla parete a sinistra appena dopo l’ingresso, dovrebbe essere lì conservata una piccola Reliquia del Santo.

CATALDO SAMBIAK (Irlanda 615 – Taranto, 8/3/685). I suoi genitori, EUCO SAMBIAK e AKLENA MILAR lo educano all’amore cristiano.  Alla loro morte egli dona tutto ai poveri. Diviene discepolo di CARTHAGH Abate del Monastero di Lismore, dove viene ordinato sacerdote. Nel 637, alla morte del suo maestro, gli succede nella conduzione del monastero. Nel 670 è ordinato Vescovo di Rachau e nel 679 intraprende un viaggio in Terra Santa, vestito da pellegrino. Durante il soggiorno in Terra Santa, presso il Santo Sepolcro, gli appare Gesù che lo invita di andare a Taranto a rievangelizzare la città caduta in mano al paganesimo. San CATALDO allora sbarca nel porto dell'attuale Marina di San Cataldo, località che ancora oggi porta il suo nome e raggiunge Taranto. Secondo la tradizione, per placare una tempesta, egli avrebbe lanciato un anello in mare e in quel punto si sarebbe formata una sorgente d'acqua dolce chiamata "Anello di San Cataldo", tutt'oggi esistente. A Taranto fa abbattere i templi pagani e soccorrere i bisognosi. A Corato, poi, in provincia di Bari, libera la città dalla peste. Muore a Taranto e viene sepolto nella Chiesa di San Giovanni in Galilea, Cattedrale della città. Il suo culto si diffonde presto, particolarmente nell’Italia meridionale; a Patrica, nel XII secolo, nasce un Romitorio, a lui dedicato.

JACEK ODROWĄŻ (Kamień Śląski, 1.185 – Cracovia, 15/8/1.257). Santo. Prete Polacco dell'Ordine Domenicano dei Frati Predicatori. Nasce nel Castello di Łanka, a Kamień in Slesia appartenente alla nobile Famiglia ODROWĄŻ. Studia Diritto Canonico e Teologia a Cracovia, a Praga e a Bologna, è ordinato Sacerdote e diviene Canonico della Cattedrale di Cracovia. Arriva in Italia e, dopo un incontro con DOMENICO DI GUZMÁN a Bologna, decide di diventare Domenicano e subito dopo il noviziato riparte verso l'Europa Orientale, per diffondere l'Ordine. Qui fonda i Conventi di Friesach, Cracovia, Danzica e Kiev; lavora per l'Unione delle Chiese d'Oriente e d’Occidente. Papa CLEMENTE VIII O IPPOLITO ALDOBRANDINI (Fano 24/2/1536 – Roma 3/3/1605) lo canonizza nel 1594 e nel 1686 Papa INNOCENZO XI o BENEDETTO ODESCALCHI (Como 19/5/1611 – Roma, 12/8/1689) lo dichiara Patrono della Lituania. Viene festeggiato il 15 agosto, ma i Domenicani lo celebrano il giorno 17. Święty JACEK, San GIACINTO in Italia, è rappresentato a Roma, a Patrica, a Sassari, a Brescia, come in tantissime altre Chiese. A Patrica, in particolare, alla fine dell’Ottocento si viene a creare la Confraternita dei Fratelli di San GIACINTO con sede nella Chiesa di Santa Maria della Pace, rimasta attiva per un breve periodo.

PAOLO DELLA CROCE (Ovada 3/1/1694 – Roma 18/10/1775) Santo. Nasce da LUCA DANEI e ANNA MARIA MASSARI. Il suo vero nome è PAOLO FRANCESCO DANEI. Divenuto Presbitero, fonda la Congregazione della Passione di Gesù Cristo e quella delle Monache Claustrali Passioniste. A Ceccano, sui resti dell’antica Badia Benedettina, crea il Convento dei Passionisti di Santa Maria di Corniano. Passa a predicare a Patrica nel 1751, ospitato dalla Nobile Famiglia STELLA: una lapide lo ricorda. Nel 1867 viene proclamato Santo da Papa PIO I.

DOMENICO DI SORA (Foligno 951 – Sora 22/1/1031). Santo. Chiamato anche DOMENICO ABATE, DOMENICO DA CUCULLO o DOMENICO DA FOLIGNO, è figlio di GIOVANNI e APA. Nel 974 prende i voti; diviene quindi Monaco e poi Sacerdote Benedettino presso il Monastero di Montecassino. Predicatore, Fondatore di Cenobi e Riformatore dei Costumi in Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, opera prevalentemente nell'Appennino Centrale e in Ciociaria, fino in Campania e nelle Terre di San Benedetto. Gli si attribuiscono diversi miracoli. Su richiesta di AMATO DE' CONTI DI SEGNI, fonda un Romitorio, ovvero un Eremo, che presto diventerà un Oratorio dedicato a San Michele Arcangelo e poi un Monastero dei Benedettini. Tra i frati ivi residenti si distingue GIOVANNI DA PATRICA, il suo più fedele discepolo.

FAMIGLIA SPEZZA. Antica Casata spagnola esistente già dal XIV secolo, quando in alcuni documenti appare il personaggio ANTONIO DE SPEZA. Tra i momenti più rilevanti che caratterizzarono la storia di questa Casata, vi è quello dello stretto rapporto d’amicizia che, nella seconda metà del XVIII secolo, viene ad instaurarsi tra il Conte NICOLA SPEZZA e l’allora Cardinal GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI il quale, nel maggio del 1769, salirà al soglio pontificio con il nome di CLEMENTE XIV. Il motto latino riportato nello stemma degli Spezza, tradotto in italiano, dice [Questa Famiglia] “Si spezza, ma non si piega”.

CLEMENTE XIV (Santarcangelo di Romagna 31/10/1705 – Roma 22/9/1774). Proveniente dall'Ordine dei Frati Minori Conventuali, è stato Papa della Chiesa Cattolica dal 1769 al 1774. Intorno alla metà del XVIII secolo, l’allora Cardinal GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI ha uno stretto rapporto d’amicizia con il Conte NICOLA SPEZZA e sarà questo Cardinale ospite nella dimora della Famiglia SPEZZA a Patrica, a commissionare al Pittore NICCOLÓ DELLA PICCOLA la splendida Pala d’Altare per la Chiesa di San GIOVANNI.

FAMIGLIA DE’ CONTI DI CECCANO. È una potente Famiglia, d’origine Longobarda che, dalla Rocca di Ceccano, riesce a dominare una parte della Ciociaria e alcuni Territori limitrofi per circa mezzo millennio. Nella prima metà del 600, PETRONIO CECCANO è Console di Campagna. Nel 900 i CONTI DI CECCANO, LEONE, UBERTO e AMATO, donano molti beni all'Abbazia di Montecassino. AMATO, marito di Donna MARIA DI SANT’EUSTACHIO, in particolare, offre a San DOMENICO DI SORA, i fondi necessari per costruire un Cenobio sulle falde di Monte Cacume. Da citare ancora i GREGORIO CONTI, morto nel 1104, GIORDANO CONTI, Abate dell’Abbazia di Fossanova e, dal 1189, Cardinale, fratello di LANDOLFO CONTI, il cui figlio, GIOVANNI CONTI, divenuto Cavaliere, giura, nella Cattedrale di Anagni, fedeltà a Papa INNOCENZO III nato LOTARIO DE' CONTI DI SEGNI (Anagni 22/2/1161 – Perugia 16/7/1216) e devasta la Rocca di Morolo dei COLONNA. Suo fratello STEFANO CONTI succederà, come Abate di Fossanova, a suo zio GIORDANO CONTI e, come Camerlengo di INNOCENZO III, avrà diversi contatti in Europa e riceverà particolari riconoscimenti dal Re d’Inghilterra.  

FAMIGLIA DE’ CAETANI, detti anche GAETANI o CAJETANI, è un'antica Famiglia Nobiliare, che ha origine dai Goti, discendente dai Duchi di Gaeta, con ruoli importanti nella Repubblica Marinara di Pisa, in Roma, nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie. Il fondatore della Dinastia è ANATOLIO I, Conte di Gaeta vivente nel 730. Nell'anno 917 GIOVANNI CAETANI viene nominato Duca di Gaeta dall'Imperatore del Sacro Romano Impero LOTARIO I. Nel XII secolo, un Membro del Ramo Pisano GIOVANNI CAETANI (Gaeta 1060 – Cluny 29/1/1119) diviene Papa col nome di GELASIO II. Nel 1294, un altro Membro della Famiglia, ma, questa volta, del Ramo Laziale, BENEDETTO CAETANI (Anagni 1230 - Roma 11/10/1803), è eletto Papa col nome BONIFACIO VIII. Questi si preoccupa subito di donare ai propri familiari i Territori di Sermoneta, di Bassiano, di Ninfa, di San Dnato e il Marchesato di Ancona. Il Re CARLO II D’ANGIÒ per ingraziarsi i favori del nuovo Pontefice, nomina suo fratello Conte di Caserta. I componenti della Famiglia DE’ CAETANI si dimostreranno, in genere, aspri guerrieri. Tra il XIV e il XV secolo sfidano spesso i COLONNA generando sommosse sia a Roma che in altre città del Regno dei Papi. Nel Cinquecento Papa ALESSANDRO VI nato RODRERIC LLANÇOL DE BORJA (Xàtiva 1/1/1431 – Roma 18/8/1503) sottrae ai CAETANI i loro Territori e li dona a sua figlia LUCREZIA BORGIA; ma molto presto essi ne tornano in possesso, e per vendetta radono al suolo la Rocca di Patrica, massacrando parecchi dei suoi abitanti, da sempre sostenitori del Papa.

FAMIGLIA DE’ MASSIMO. Sono una storica Famiglia di Roma, discendente dagli Antichi Romani. Il primo personaggio noto è LEONE MASSIMO, vissuto nel X secolo. Nel XV secolo emerge invece MASSIMO DI LELLO DI CECCO. Tra il XIV e il XV secolo, i MASSIMO possiedono un ingente patrimonio derivato da attività commerciali e professionali, per cui la Famiglia stringe alleanze matrimoniali con altre Casate Aristocratiche Romane, come i COLONNA o i SANTACROCE che succederanno a loro, nel governo di Patrica, dove, essi, nel XVI secolo, per un breve periodo, erano stati i Signori. Il loro titolo nobiliare, nel XIV secolo, è quello di Marchesi, nel XVI quello di Principi, nel XIX quello di Duchi. A questa Famiglia appartengono due Papi, poi fatti Santi, ANASTASIO I nato ANASTASIO DE’ MASSIMI (Roma 340? – Roma 19/12/401) e PASQUALE I (Roma 760? – Roma 11/2/824). Nel XVI secolo la Casata si divide in due Rami: il primo, quello dei Signori di Arsoli, detti "delle Colonne", il secondo, quello dei Duchi di Rignano detti "di Aracoeli". I MASSIMO stringeranno rapporti di parentela con Famiglie Reali Europee: vedi CRISTINA DI SASSONIA che sposa, nel 1796, CAMILLO MASSIMILIANO MASSIMO.

FAMIGLIA SANTACROCE. Ha origini dagli Antichi Romani, infatti il nome completo è SANTACROCE PUBBLICOLA. È una Famiglia Romana di Baroni. I Santacroce sono storici alleati degli ORSINI, con i quali si imparentano tramite parecchi matrimoni. A causa di una lite di sangue con i MARGANI, Papa SISTO IV ovvero DELLA ROVERE (Pecorile/Savona 21/7/1414 - 12/8/1484), ordina la confisca dei loro beni, la demolizione delle loro case e la loro cacciata da Roma. Eletto Papa nel 1501 GIOVANNI BATTISTA CYBO (Genova 1432 -  Roma 25/7/1492) con il nome di INNOCENZO VIII, il Barone ANTONIO SANTACROCE riporta a Roma la Famiglia e fa ricostruire le alcune case demolite. Tra il XVI e il XVII secolo, i SANTACROCE acquistano per un breve periodo, il Borgo di Patrica e fra i componenti della Casata, vengono nominati tre Cardinali: PROSPERO, MARCELLO e ANDREA SANTACROCE. Nel 1711, CLEMENTE XI ovvero GIOVANNI FRANCESCO ALBANI (Urbino 23/7/1649 - Roma 19/3/1721), nomina SCIPIONE SANTACROCE Principe di Oliveto in Sabina.

FAMIGLIA COLONNA. Famiglia Patrizia Antica Romana. Il cognome deriva dal Castello di Colonna, Paese situato nella Zona dei Castelli Romani, che la Famiglia possiede fin dall'inizio dell'XI secolo; si dice anche che derivi dalla Colonna Traiana sita in Roma e, a tal proposito, fa riferimento l’episodio dell'incontro avvenuto a Parigi tra NAPOLEONE BONAPARTE (discendente, a suo dire, dalla Famiglia COLONNA attraverso la propria bisnonna) e il Principe COLONNA. In quella circostanza l'Imperatore, incuriosito appunto da questa storia dell’origine del nome COLONNA dalla Colonna Traiana, chiede al Principe, notizie intorno alla veridicità di questa leggenda e questi gli risponde con il sorriso sulle labbra, che così vuole la tradizione romana, ormai da 1800 anni. Il primo ascendente della Famiglia è il potentissimo Senatore Romano TEOFILATTO che ha una parte di rilievo nelle vicende legate a Papa GIOVANNI VIII - favorevole ai Carolingi Occidentali CARLO IL CALVO prima e CARLO IL GROSSO poi - e a Papa FORMOSO, a capo della Fazione Filo-Germanica. Il Senatore TEOFILATTO - divenuto Signore di Monterotondo, Poli, Anticoli Corrado, Guadagnolo, Rocca di Nitro, Rocca dei Sorci, Saracinesco, Segni, Valmontone, Alatri, Guarcino, Collepardo, Soriano, Paliano, Sora, Celano e Sonnino - sposa TEODORA e ha una figlia: MAROZIA. Cresciuta nel lusso, una volta diventata adulta, MAROZIA, per cupidigia, instaura in Roma quel regime detto ‘Pornocrazia’ di cui essa stessa è artefice, un sistema per assoggettare a sé magari l'intera penisola italiana. Grazie a questo suo specifico Metodo di Politica Sessual-Matrimoniale, che consiste nell’essere Concubina di Papi e contemporaneamente Sposa di Re, ella riesce a sedurre i Potenti di mezza Italia, per ben due decenni. Così facendo, infatti, ella diventa la donna più autorevole e ricca d'Italia. Dalla progenie di TEOFILATTO ha origine la Casata dei CONTI DI TUSCOLO che dà alla Chiesa ben cinque Pontefici. Con il cognome COLONNA, la Famiglia, invece, con OTTONE COLONNA (Genazzano 1368 - Roma 20/2/1431), vanta un solo Pontefice, MARTINO V, però una schiera di trentasei Cardinali. PETRUS, figlio di GREGORIO II Conte di Tuscolo, è il primo ad assumere, già dal 1101, il Predicato DE COLUMNA. La Famiglia, a metà del XIII secolo, possiede il Mausoleo di AUGUSTO e il Monte Citorio, a Roma; mentre, fuori Roma, possiede diversi Castelli tra cui: Colonna, Palestrina, Zagarolo, Capranica, Pietraporzia. Nel XVII secolo i COLONNA, ancora Signori di Marino, Paliano e di tanti altri Possedimenti nel Lazio, dominano sulle Terre di Patrica, dove FILIPPO I edifica il Palazzo COLONNA in Località Tomacella. Un altro Palazzo COLONNA-BARBERINI viene costruito sulle Rovine del Tempio della Fortuna Primigenia, a Palestrina.

FAMIGLIA MAGNI. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo. Una Mostra Storico-Documentaria, allestita a Patrica dall’11 al 16 agosto dell’anno 1977, ha ripercorso la Stoia di questa Casata, ma tutte le informazioni relative alla nascita e al percorso di questa Famiglia, sono riportate nel libro di NICOLA ENZO MAGNI dal titolo “La Famiglia MAGNI di Patrica”, pubblicato a Patrica nell’anno 1977.

FAMIGLIA STEFANACCI. Nota Famiglia di Patrica. Un suo esponente, DOMINIQUE STEFANACCI (Patrica 12/12/1895 - ... ...) è un emigrante che, trasferitosi in Francia, va a vivere a Cannes divenendo presto un facoltoso commerciante, tanto da essere menzionato nel "Journal Officiel de la République Française" del 1936. Sposatosi nel 1925, ha due figlie: Marie-Louise-Antoine e Jeannette-Antoinette. Un altro personaggio noto è SANDRO STEFANACCI, l’attuale Presidente dell’Associazione Musicale e Culturale “Licinio Refice" di Patrica.

FAMIGLIA VITELLI. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo. Nella prima metà del Settecento i VITELLI costruiscono a Terracina uno splendido edificio in Borgo Cipollata, Località che domina sulla Via Appia, Porta di San Gregorio, successivamente denominata Porta Romana. Questo Palazzo, dal 1780 diventa Residenza di Papa PIO VI, fintanto che non viene completata la costruzione di Palazzo BRASCHI a Roma. Il Comune di Patrica ha dedicato una Via a GIOVAN BATTISTA VITELLI, uno tra i più illustri componenti della Famiglia; e oggi in questa strada ha sede il Museo di Storia Naturale.

FAMIGLIA STELLA. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo. Ospita nella sua Dimora di Patrica, diversi Illustri Personaggi, tra cui, nel 1751, il Predicatore San PAOLO DELLA CROCE, nel 1860 il famosissimo Scienziato che ha progettato l’Impianto per portare l’acqua da Monte Cacume a Patrica, ANGELO SECCHI e, nel Novecento, il Poeta LIBERO DE LIBERI.

FAMIGLIA PERSI. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo, grande sostenitrice della Festa di San ROCCO e quindi della tradizionale Processione.

FAMIGLIA GIAMMARIA. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo quando un GIAMMARIA, divenuto Priore di Patrica, si impegna sul Piano Urbanistico, incrementando la costruzione di nuovi Palazzi in Paese.

FAMIGLIA VALLECORSA. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo. Oggi il Maestro GIUSEPPE VALLECORSA, un discendente della Famiglia, ha scritto e arrangiato la Canzone “Pratica” portata al grande pubblico dalla Corale “Le Voci”, di Patrica.

FAMIGLIA BUFALINI. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nell’Ottocento, ma che ancora nel XX secolo vanta illustri rappresentanti nel mondo della Musica e della Poesia, come i Professori NATALINO BUFALINI e MARA BUFALINI e il Generale dell’Esercito, Poeta ERMINIO GIUSEPPE BUFALINI.

CATALDO PIZZOLA (Patrica … - … ...). E’ l’unico patricano ad arruolarsi nell’Esercito dei Garibaldini. Prende parte alla Battaglia di Mentana.

SILVERIA PATRICIA (Patrica … – Patrica 1495). È la figlia di ROTRUDO PATRICIO, Signore di Patrica. Nel gennaio dell’anno 1495 Patrica viene attaccata, espugnata e messa a ferro e fuoco dall’esercito di Re CARLO VIII DE VALOIS e una leggenda vuole che la bella PATRICIA, fatta prigioniera, venga rinchiusa nel Mastio della Rocca, dove muore giovanissima.

DOMENICO SCHIERA (Milano 1700? - Roma 1780?). Geometra al servizio della Famiglia ORSINI nel Feudo di Roccagorga, probabile parente del Perito Milanese FRANCESCO SCHIERA. Dal 24 settembre al 5 ottobre 1723, con l'assistenza di ANGELO MARIA CANOBBIO, GIUSEPPE ZACCARIA e GIOVANNI TORLASCO, misura il Territorio della Pieve di Santo Zaccharia quarto di Rocca Susella Comune di Fortunago Feudo Imperiale progettato poi da FRANCESCO FERRADINI nel settembre 1724. Dal 1759 al 1766 è impegnato nelle progettazioni per prosciugare le Paludi Pontine e bonificare i Territori limitrofi sotto la Direzione del Signor PICCARD dell’Accademia Reale delle Scienze, durante il Governatorato Generale di Marittima e Campagna presieduto da EMERICO BOLOGNINI. Nell’anno 1772 viene eretta a Carpineto Romano la Chiesa dei Santi GIOVANNI BATTISTA e GIOVANNI EVANGELISTA su suo progetto, in seguito ad una Bolla di Papa CLEMENTE XIV. Qualche anno dopo DOMENICO SCHIERA ristruttura il Palazzo COLONNA in Località Tomacella sulle Cascatelle del Fiume Sacco, nel Territorio di Patrica. Nell’anno 1777, infine, viene nominato Perito presso il Catasto di Alatri.

JACOPO SANNAZARO (Napoli 28/7/1457 – Napoli 6/8/1530). Autore del Poema "Arcadia", nell’Egloga Nona, Car 91, v. 12, ‘O Casta Venatrice’, pubblicata a Venezia nel 1725, egli afferma: “Ma come casta fu Diana, se amò Endimione, e lo baciò mentre ei dormiva sopra Lamio, over Latinio Monte di Jonia - come riferisce Tullio e per testimonio di Virgilio nel 3° della Georgica - amò, e fu amata da Pane Dio d'Arcadia ...”. Colle Lamio è lo stesso nome che si ritrova in certi documenti dove si dice che “In un Territorio del Lazio, folto di vegetazione e ricco di preziose sorgenti d’acqua, fra le montagne si erge Patrica, l’antica Patricum, sorta sul Colle Lamio”. Naturalmente il Colle Lamio o Latmo, abitato dal mitologico Endimione, a cui fa riferimento il SANNAZARO, non è la Collina di Patrica; esso, infatti, è la Montagna che si trova nella Caria o Jonia, dell'Anatolia, chiamata Asia Minore dai Romani, l'attuale Turchia.

FERDINAND GREGOROVIUS (Neidenburg 19/1/1821 – Monaco di Baviera 1/5/1891). Storico. Nel suo trattato “History of the City of Rome in the Middle Ages”, dichiara che intorno alla metà del XVIII secolo, il Cardinal GIUSEPPE AGOSTINO ORSI (Firenze 9/5/1692 – Roma 13/6/1761), Domenicano, in un suo scritto, parla di un Atto di Donazione del Territorio di Patricum, nell’anno 817, tra LODOVICO IL PIO - Imperatore Carolingio, figlio di CARLO MAGNO - e PASQUALE I Pontefice.

GIUSEPPE MAROCCO (Milano 1773 – Milano 13/3/1829). Avvocato e Storico, nel suo “Monumenti dello Stato Pontificio”, pubblicato nel 1834 a Roma da BOULZALER, rivela che durante il XVIII secolo, nei pressi del Paese vengono rinvenuti i Resti della Villa Romana appartenuta nel IV secolo a. C. a LUCIO ANNIO di Sezze. Di questa stupenda Villa, con i suoi pavimenti di Mosaico e con i suoi Acquedotti, oggi non resta che qualche Rudere sparso; ed essa sembra essere già semi-scomparsa nel Medioevo, quando a Patrica, nei pressi, sorgono tre Chiese che, in successione, andranno a formare, ognuna, un Capitolo a sé: San Pietro, infatti sarà retta da un Arciprete, San Giovanni, da un Curato e Santissima Maria a Piè di Monte (già dei Benedettini), da un Abate. Nel Territorio di Patrica vengono rinvenute anche tracce della Bonifica d’una antichissima Palude (ma non completamente prosciugata, dal momento che, dove sorge oggi un Ostello per la Gioventù, fino a qualche tempo fa, c’era ancora uno Stagno) e vengono alla luce anche Resti d’una Necropoli. Infine, se è vero che i Conti di Ceccano sono discendenti dei Longobardi, allora è possibile che già nel IV secolo sul Monte Cacume esistesse una Grotta con dentro un Altare dedicato a San Michele Arcangelo, Figura Cristiana, fatta propria e venerata da quel Popolo Germanico subito dopo la loro Conversione al Cristianesimo.

LUCIO ANNIO (Sezze – Roma 340 a. C.). Fondatore della Gens Patrizia ANNIA è un Politico e un Ufficiale dell’Esercito Romano. Divenuto ricco e potente, si costruisce una Villa nel tranquillo Territorio di Patrica. Nel 340 a. C., appena viene nominato Capo della Lega Latina, parte da Sezze per Roma e raggiunge il Campidoglio, nella veste di Pretore dei Latini, per chiedere la Parità dei Diritti tra i Romani e i Latini, ma muore improvvisamente, perché, si dirà, punito da Giove. In realtà viene ucciso, sulla Scalinata del Campidoglio, da un gruppo di Romani ostili, acerrimi nemici dei Setini.

DAMIANO PALMA (Patrica 19/5/1866 – Roma 30/12/1916) Frate Domenicano. Lasciata Patrica, nella Diocesi di Ferentino, va a studiare a Roma ed entra giovanissimo nell’Ordine dei Padri Predicatori. Frequenta un anno di Noviziato. Prende gli Ordini e svolge una intensa attività sacerdotale. Muore Converso, a Roma, presso il Convento delle Suore Domenicane della Presentazione, con serenità e fortezza religiosa, assistito dai suoi Confratelli e dal Maestro dell'Ordine.

GIAN DOMENICO FINATERI (Patrica … - Patrica 1805). Monsignore. È parente dell’Arciprete di Patrica Don FINATERI, deceduto nella seconda metà del XVIII secolo, un Prelato particolarmente amato da tutto il Popolo, per aver fatto costruire in Paese un Ospedale per i vecchi, per gli storpi e per gli infermi e un altro per gli accattoni. Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI è il genero del Conte NICOLA SPEZZA, dal momento che costui ha sposato sua sorella, ANNA MARIA FINATERI. Ordinato Sacerdote, diviene Abate a Roma. Presto ottiene la nomina di Diplomatico Pontificio e i titoli di Commendatore, Cavaliere di Malta, Priore Gerosolimitano e dell'Ordine di San Lazzaro, nonché quello di Segretario della Nunziatura Pontificia in Francia. Sarà quindi Uditore presso le Corti di LUIGI XV e di LUIGI XVI a Parigi, Uditore del Cardinal DE BERNIS o FRANÇOIS-JOACHIM DE PIERRE DE BERNIS (Saint-Marcel-d'Ardèche 22/5/1715 – Roma 3/11/1794) e del Cardinal DE ROHAN o LOUIS-RENÉ-ÉDOUARD DE ROHAN-GUÉMÈNÉE (Parigi 25/9/1734 – Ettenheim, 16/2/1803), che ha conosciuto a Roma e che ha seguito a Parigi. Si reca più volte a Londra e viaggia per l’intera Europa. Nel 1793 però, per avere salva la vita, deve fuggire dalla Francia giacché lì è scoppiata la Rivoluzione. Così torna in Italia e, dopo una sosta a Torino, raggiunge la sua Patrica. Qui viene ospitato dagli SPEZZA nel loro Palazzo Baronale. Avendo portato con sé un abito appartenuto a MARIA ANTONIETTA Regina di Francia, che gli è stato affidato a Parigi dal Cardinal DE ROHAN, prima che venisse condannato agli arresti domiciliari, dona questo prezioso cimelio al Conte NICOLA SPEZZA in segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta. Però, subito dopo il suo arrivo a Patrica, essendo in corso a Roma, il Processo presso il Tribunale del Santo Uffizio contro GIUSEPPE BALSAMO, Conte di CAGLIOSTRO, egli viene convocato come testimone in quanto già testimone in tribunale a Parigi, insieme al Cardinal DE ROHAN, quando CAGLIOSTRO aveva subito l’altro Processo per l’‘Affare della collana’ di MARIA ANTONIETTA. Qualche tempo dopo, dietro commissione del Conte NICOLA SPEZZA, ristruttura l’intero Palazzo, introducendovi stili architettonici allora in voga in Francia e in Inghilterra, paesi, entrambi, a lui ben noti per esserci vissuto lunghi periodi. Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI, malgrado durante tutta la seconda metà del Settecento venga considerato dai Patricani il personaggio più importante della Città, quando muore, viene sepolto a Patrica, inspiegabilmente, senza una adeguata Cerimonia e senza neanche una Lapide Commemorativa, nella Chiesa di San Giovanni Battista.

FRANCESCO DA PATRICA (XIII SECOLO). Coinvolto nel testamento di un Cardinale. Alba Mèla (Agostino Paravicini Bagliani, I Testamenti dei Cardinali del Duecento, Presso la Società alla Biblioteca Vallicelliana, Roma 1980)

LEONARDO DE PATRICA (Medio Evo). Canonico nella cittadina di Patti, in Sicilia. [...] peticionis Pactensium diletto filio nostro Leonardo de Patrica canonico per nostras litteras commisimus andiendam. [...] tiulini l' assoluzione dalla scomunica, che era stata lanciata dietro l'appello. L'Arcivescovo allora fece, per mezzo dell'arciprete GIOVANNI DE PRINCIPATO, citare il Vescovo, il quale si presentò in giudizio, prima per mezzo del suo procuratore, e poi personalmente; fu data al procuratore copia della petizione, e furono proposte delle [...] Essendo questi occupato per alcuni affari della sua Chiesa , delegò per la causa il canonico LEONARDO DE PATRICA.
SEVERINA PECCI (... ... - … ...). Nel 1851 sposa il Conte ERCOLE SPEZZA. È la nipote di Monsignor VINCENZO GIOVACCHINO PECCI il quale, nel 1878, sarà eletto Papa con il nome di LEONE XIII, il Pontefice noto, al mondo, particolarmente per la sua Enciclica “Rerum Novarum”.

LEONE XIII (Carpineto Romano 2/3/1810 – Roma 20/7/1903). Nato VNCENZO GIOACCHINO RAFFAELE LUIGI PECCI, è sul Trono di Pietro dal 1878 al 1903. Viene definito il Pontefice delle Encicliche, infatti ne promulga ben ottantasei e la sua più famosa è la Rerum Novarum. In seguito a questa Enciclica, la gente gli attribuisce il titolo di "Papa dei Lavoratori" e di "Papa Sociale". È lo zio della Contessa SEVERINA PECCI, moglie, dal 1851, del Conte ERCOLE SPEZZA, nipote, che egli va a visitare a Patrica in casa SPEZZA, quando è ancora Cardinale. Papa LEONE XIII è ancora legato a Patrica, per aver fatto erigere nel 1900, in occasione del Giubileo, la Croce di ferro sul Monte Cacume.

GREGORIO XVI (Belluno 18/9/1765 – Roma, 1/6/1846). Nato BARTOLOMEO ALBERTO CAPPELLARI, nel mese di maggio 1834, proveniente da Roma, lasciata Frosinone, percorre la via Casilina e traversa un Ponte in Territorio di Patrica, fatto erigere da Papa PIO VI, sul Fiume Sacco, circa cinquanta anni prima, in prossimità del Palazzo COLONNA nella Località Tomacella, laddove il corso d’acqua genera delle pittoresche Cascatelle. Improvvisamente appare dinanzi ai suoi occhi un Arco gigantesco, costruito da un ingegnere, formato da quattro Pilastri inframmezzati dalle Statue di San PIETRO e di San PAOLO, ornati con Velluti e Damaschi trinati d’Oro, con Panneggi di vari colori. Appeso al centro un Drappo con su raffigurato lo Stemma del Pontefice sostenuto da due Angeli, con due Guglie ai lati e le Statue della Speranza e della Carità con le Epigrafi “Spes Nostra” e “Caritas Tua” e sotto, al centro: “GREGORIO XVI PONT. MAXIMO PATRICENSIS POPULUS DICAVIT”. Ad accogliere Sua Santità c’è il Priore di Patrica NICOLA SPEZZA, al suono delle Campane a Festa, tra Scoppi di Mortaretti, Torce che illuminano tutte le strade del Paese e Falò accesi fin sul Monte Cacume. Tutto il Popolo esulta, mentre dieci bambini sorridenti, vestiti da Angioletti, lanciano fiori verso la Carrozze Papali che qui si sono arrestate. Tutto questo è raccontato da CAMILLO VITTORIO EMANUELE MASSIMO (Roma 14/8/1803 - Roma 6/4/1873) Principe d’Arsoli, nella sua “Relazione del viaggio fatto da N.S. PP. GREGORIO XVI alle provincie di ...”, edita da ALESSANDRO MONALDI a Roma nel 1843.

CARLO PANATI (Macerata 1850 – Roma 1935). Scultore. Studia all'Istituto d'Arte di Roma. Partecipa, come Garibaldino, all'impresa di Mentana nel 1867 e, come Bersagliere, alla presa di Roma. Resta nel corpo dei Bersaglieri dove raggiunge il grado di Capitano. Realizza numerosi Monumenti Celebrativi e Funerari, sia a Roma che in altre città d'Italia, come il Monumento ai Caduti a Patrica. La Città di Macerata gli dedica una Strada.

GIOVAN BATTISTA NOLLI (Montronio di Castiglione/Como 9/4/1692 – Roma 3/7/1756). Cartografo e Architetto. Primogenito di CARLO NOLLI e di CATERINA SOLARI. Quando CARLO VI D’AUSTRIA inaugura, il nuovo Catasto del Milanese e assume oltre cento professionisti da formare all’uso della Tavoletta Pretoriana, strumento tecnico che consente una più rapida e corretta esecuzione delle Mappe rispetto allo Squadro Agrimensorio, egli, dopo la formazione, riceve la Patente di Geometra e, nel 1722, viene assunto. Il 14 febbraio 1724 sposa a Montronio ANNAMARIA NOLFI. Insieme a suo fratello ANTONIO esegue il Cabreo dei Beni dell’Abbazia di Santa Maria dell’Acquafredda di Lenno, poi quello dei Conti BETTONI di Bogliaco, sul Lago di Garda. Il 15 novembre 1724 nasce a Montronio il suo primogenito, CARLO. Intanto egli ha incominciato a lavorare a Roma alla realizzazione della Nuova Pianta della città. Nel dicembre del 1726 nasce, sempre a Montronio, il suo secondogenito, GIOVANNI ANTONIO, che invece avvierà alla carriera ecclesiastica. Dal 1728 al 1734 è impiegato al Catasto Generale dei SAVOIA per volere del Re di Sardegna VITTORIO AMEDEO II. Dal 1734 NOLLI, insieme a diversi suoi parenti, grazie al Vescovo FABRIZIO BORGIA di Velletri, viene invitato a lavorare nello Stato Pontificio, in particolare nel Lazio Meridionale, ovvero a Ferentino per il Convento di San FRANCESCO, a Velletri per la Chiesa di San FRANCESCO, a Ceccano per la Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA e per il Castello COLONNA, a Patrica per la Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA. Visti i successi ottenuti, decide di continuare l’attività di Geometra e Architetto, parallelamente a quella di Cartografo. Nel 1736 si trasferisce a Roma per realizzare la Nuova Pianta dell’Urbe Antica e Moderna, protetto da DIEGO REVILLAS, Padre Generalizio dei Girolamini di Lombardia e al servizio del Cardinale ALESSANDRO ALBANI. Questa sua Mappa dedicata al Pontefice BENEDETTO XIV, diventerà presto l’Icona di Roma per i Viaggiatori del Grand Tour e influenzerà il lavoro degli Incisori GIOVANBATTISTA PIRANESI e GIUSEPPE VASI. Sempre protetto da DIEGO REVILLAS, lavora ancora, per Villa Adriana a Tivoli, per la Bonifica delle Paludi Pontine, per i Musei in Campidoglio, per i Restauri della Cupola di San PIETRO e delle Mura Aureliane. Ancora a Roma, ristruttura la Chiesa di Sant’AGOSTINO, il Convento e la Chiesa dei Santi ALESSIO e BONIFACIO all’Aventino e la Chiesa di Santa DOROTEA in Trastevere. Muore a Roma durante un’operazione chirurgica, resasi necessaria in seguito ad un Mal di Pietra. Viene sepolto nella Chiesa di Santa DOROTEA.

NICCOLÓ LAPICCOLA (Crotone 2/1720 - Roma 1790). Pittore. Figlio di LEONARDO LAPICCOLA e di MADDALENA DATI, è un allievo di FRANCESCO MANCINI e diviene Membro Onorario dell'Accademia di San Luca. Sotto la protezione del Cardinal ALESSANDRO ALBANI, lavora con JOACHIM WINKELMANN e con RAPHAEL MENGS e, nei suoi Dipinti, spesso si rifà a MARCO BENEFIAL. È attivo soprattutto a Roma, oltre che a Bergamo e a Crotone. Nel 1768 gli viene assegnata la carica di Pittore dei Sacri Palazzi Apostolici. La Tela del 1767 “Il Battesimo di Cristo”, nella Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA a Patrica, Pala dell'Altare Maggiore, è opera sua.
PIETRO GAGLIARDI (Roma 9/8/1809 - Frascati 19/9/1890). Figlio di FRANCESCO GAGLIARDI e ANGELA ZUCCHI, inizia a studiare Architettura a Roma, con il Professor FRANCESCO LANCI, ma, appena dopo la morte di suo fratello GIOVANNI, pittore affermato, inizia a frequentare i Corsi di Disegno e di Pittura presso l'Accademia di San Luca, studiando con i Maestri VINCENZO CAMUCCINI, GIUSEPPE LANDI e TOMMASO MINARDI. Sposa VITTORIA ROSCIOLI. Lavora prevalentemente a Roma, nello suo Studio a Palazzo GIUSTINIANI in Piazza San LUIGI DEI FRANCESI. Tra il 1834 e il 1871, esegue Dipinti Mitologici e Storici per il Principe FRANCESCO BORGHESE ALDOBRANDINI a Frascati, per la Famiglia TORLONIA e per il Principe ANTONIO BONCOMPAGNI LUDOVISI a Roma e infine per la Famiglia SANGERMANO-RAPPINI ad Arpino. Ma si afferma anche come Pittore di Dipinti Sacri a Roma nella Chiese o Basiliche di San GIROLAMO DEGLI  SCHIAVONI, di Spirito Santo dei Napoletani, di Sant'AGNESE in Via Nomentana, dei Santi QUIRICO e GIULIETTA, di San Salvatore in Lauro, di Santa Maria in Aquiro, di San PAOLO fuori le Mura, di Santa Maria Maddalena, di Santa Pudenziana, di San ROCCO DI MONTPELLIER, di Santa Maria dell'Orto, dei Santi VITO e MODESTO, di Sant'IGNAZIO, di San FRANCESCO SAVERIO, nonché nella Chiesa di Corneto Tarquinia. L'imperatore FRANCESCO GIUSEPPE gli conferisce la Croce del Merito in Oro e Papa PIO IX si complimenta personalmente con lui. Particolarmente pregevoli sono le Storie della Vita della Vergine nella Chiesa di Sant'AGOSTINO a Roma, i cui Bozzetti sono conservati al Museo di Roma di Palazzo BRASCHI. Diviene Membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e Membro dell'Accademia di San LUCA EVANGELISTA a cui egli dona, nel 1883, il suo autoritratto. Si ha notizia di altre sue opere ad Albano, a Patrica, a Rieti, a Tolfa, a Viterbo, a Vigevano, a Ravenna e in America, in Irlanda, in Francia, in Spagna e a Malta. E' sepolto a Roma, con i familiari e la moglie, nella Chiesa di Sant'AGOSTINO, nella cappella di San GIUSEPPE da lui affrescata. Nella Chiesa di San GIOVANNI IL BATTISTA a Patrica, al lato destro nella Cappella dedicata a San GASPARE DEL BUFALO si trova una sua Tela dedicata al Santo.

SALVATORE NOBILI (Roma att. 1865 – 1912). Formatosi, dal 1865 al 1867, principalmente come Disegnatore presso una Bottega Artigiana di Roma dove vengono realizzate le Incisioni dell’Ottavario dei Morti per conto dell'Ospedale di Santo Spirito in Sassia, si dedica poi soprattutto alla Pittura Religiosa. Nel 1867 dipinge uno Stendardo con Il Martirio di San Pietro de Arbues; nel 1886 decora la Cappella dei Santi CIRILLO e METODIO nella Chiesa di San CLEMENTE; nel 1906 dipinge su una Volta della Chiesa di Sant’Andrea della Valle, due Tempere raffiguranti, una, La Cacciata dal Paradiso Terrestre e l'altra, L'Apparizione dell’Immacolata a Sant'ORSOLA BENINCASA. Decora, ancora a Roma, la Chiesa di Sant’ANTONIO dei Portoghesi, ma poi va a lavorare a Firenze. Nel 1886 succede, come Direttore della Scuola del Mosaico in Vaticano, a FRANCESCO GRANDI, suo amico e suo Maestro di Pittura. Atre sue opere sono, un'Assunzione della Vergine e Spirito Santo del 1893, olio su tela; un ritratto di FRANCESCO GRANDI, del 1894, per l'Accademia di San LUCA EVANGELISTA e uno Studio per Pala d'Altare, Olio su Cartone, conservato a Roma in una Collezione Privata. Questo Pittore è l’autore di cinque Affreschi che adornano l’antichissima Chiesetta di Patrica, ricostruita nell'Ottocento, dedicata alla Madonna della Pace. Quello dietro l’Altare Principale, in parte ancora originale e con la scritta “Virginia a pace haec olim fuit ara sacellum”, rappresenta la Vergine in Trono e il Bambino Gesù, con ai lati i Santi MARTINO, LUCIA e APOLLONIA accanto a due palme. Sulle pareti laterali, gli altri quattro Affreschi raffigurano invece l’Annunciazione, La Visita della Madonna a Santa ELISABETTA, La Nascita di Gesù con l’Adorazione dei Pastori, La Fuga in Egitto.

PIETRO PAOLO MACCASTROPPI (Roma 1631 - … 25/3/1702). Scultore, patentato nel 1660. La sua bottega si trova all’insegna del Cavallo del Campidoglio. Dal 1701 è in società con il genero FRANCESCO MORELLI. Nel 1696 realizza il “Busto Reliquiario di San Cataldo, Patricae Protector”, d’argento a fusione inciso e cesellato, di cm. 74x44, con incastonate pietre colorate, (Ex Dono del 1704, Magn.cae COM.TIS Terrae Patricae Residentibus: D.D. MARCO PALOZZA, DOM.CO COALLO et HIACINTO DE COMITIBUS), conservato nella Chiesa di San Pietro a Patrica. Altra sua opera è una “Coppetta Porta-etrog (cedro)” in argento con due manici a forma due teste leonine, conservata al Museo d'arte ebraica di Roma.

ICILIO SIMONI (Patrica … - … …). Sacerdote. Don ICILIO, detto «l'Arciprete zizzania», spinge a favore della riforma musicale in atto nella Chiesa. ICILIO e suo fratello FEDERICO SIMONI, entrambi Sacerdoti, in occasione del Giubileo del 1900, inaugurato da Papa LEONE XIII, si fanno promotori per la costruzione della Croce su Monte Cacume.

URBANO SIMONI (Patrica ... - ... ...). Fratello di SIMONE, CAROLINA, BEATRACE e PAOLA, sposa la Levatrice di Patrica DOROTEA. Viene eletto sindaco di Patrica durante il periodo fascista, col titolo di Podestà.

FRATELLI CIMINI. Figli di CIMINI di Ceccano e di BEATRICE SIMONI di Patrica, creano una rete di Corriere, con Autobus che coprono tutto il territorio della Ciociaria e parte del Lazio fino a Roma. Nella Località “La Croce”, ai piedi di Patrica, costruiscono una Rimessa, in blocchi di pietra, oggi andata quasi interamente distrutta.

ROMANO SIMONI (… … - … …). Francescano. Cardinale in odore di Santità, Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America, Cappellano militare decorato, confessore di Santa FRANCESCA CABRINI, fondatrice delle Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. È amico del Console Marchese FERRANTE.

SCIPIONE SIMONI (Roma 1853 – .... 1918). Pittore. Nella casa d'aste Christie, viene veduto un suo acquerello datato 1897. Con AUGUSTO CORELLI, PUBLIO DE TOMMASI, PIO JORIS, ENRICO NARDI, EDOARDO FORTI, DANIELE BUCCIARELLI, GIULIO ARISTIDE SARTORIO, LORENZO CECCONI e altri, entra a far parte del “Gruppo dei XXV della Campagna Romana” e, con loro, nel 1909, si trasferisce a dipingere a Anticoli Corrado. Nel 1898 realizza, tra l’altro, un acquarello su carta di cm. 78x54, che raffigura uno scorcio di Patrica con quattro donne in costume che lavorano dentro un cortile, in presenza d’un asino e di una gallina; un dipinto che oggi fa parte di una collezione privata.

SIMONE SIMONI (Patrica 24/12/1880 – Roma 24/3/1944). Generale di Divisione del Regio Esercito Italiano. Intrapresa la Carriera Militare come Ufficiale, a partire dal 1904 combatte nella Campagna di Libia. Nel 1908 quando si scatena il Terremoto di Messina, è a Reggio Calabria e qui sarà egli stesso a rintracciare il corpo della fidanzata sepolto sotto le macerie. Più tardi si sposa e si trasferisce a Roma. Ha quattro figli. Opera con il Tenente Colonnello ERMINIO BUFALINI. Al termine della Prima Guerra Mondiale, viene decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare e, per le gravi ferite riportate in combattimento, è riconosciuto "Grande Invalido". Durante la Seconda Guerra Mondiale, poi, è tra i Membri del Fronte Militare Clandestino. Arrestato e imprigionato dalle S.S. tedesche, viene poi fucilato nell’Eccidio delle Fosse Ardeatine. Alla sua memoria sono dedicati diversi Istituti Scolastici di Roma, una Via nel quartiere Trionfale e una Caserma a Sora.

PIETRO ANGELO SECCHI (Reggio Emilia 28/6/1818 – Roma 26/2/1878) è un Padre Gesuita, Astronomo e Geologo, Fondatore della Spettroscopia Astronomica, impegnato per tutta la vita in Italia come grande studioso e come insigne Professore, ma che dal 1841 al 1849 è costretto ad emigrare in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America a causa del Bando che viene ad incombere sulla Compagnia di Gesù. Ospitato a Patrica dalla Nobile Famiglia STELLA, progetta l’Impianto che da Monte Cacume porterà l’acqua alla Fontana del Paese nel 1861.

MARIO MARCHETTI (Patrica … - … …), è il primo Patricano, intraprendente, ad emigrare, nell’Ottocento, verso il Nuovo Mondo. Altri seguono il suo esempio e, dopo di lui, espatriano particolarmente in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Qualche caso di Emigrazione, fino ad allora, a Patrica, c’era già stato, ma sempre dentro i confini del Territorio Nazionale.

NICOLA TROMBETTA (Patrica 1776 – Roma 12/8/1845), condannato a morte per aver ucciso un caffettiere di Maenza durante un furto. La Sentenza viene eseguita a Roma da GIAMBATTISTA BUGATTI, detto MASTRO TITTA, boia dello Stato Pontificio. (Giambattista Bugatti, detto Mastro Titta, Boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864, Mastro Titta, il Boia di Roma Memorie di un Carnefice scritte da lui stesso, Perini, Roma 1891)

ANTON MARIA CAGIANO DE AZEVEDO (Santopadre/Frosinone 14/12/1797 – Roma, 13/1/1867). Figlio di OTTAVIO CAGIANO DE AZEVEDO, un cognome del tutto italiano, benché potrebbe apparire spagnolo. Ordinato presbitero il 10 agosto 1824. Da giovane inizia a studiare presso l’Abate CLARY, ma conclude gli studi all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Nel 1832 viene nominato Governatore di Spoleto, poi Preside della Provincia di Perugia e infine Prolegato Pontificio a Ferrara. In segno di riconoscenza e di stima per il lavoro svolto, è nominato Nobile di Todi, di Ferrara e di Foligno. Il 22 gennaio del 1844 è eletto Cardinale e poi Vescovo di Sinigaglia con il titolo di Santa Croce in Gerusalemme in Roma. Segue il P apa  GREGORIO XVI a Gaeta. Diviene Prefetto della Santa Congregazione del Concilio, Penitenziere Maggiore, Protettore dell'Ordine Francescano e del Comune di Patrica. Promuove lo Studio del Catechismo. Nel 1854 è nominato Vescovo Tuscolano e per tredici anni regge la Diocesi Suburbicaria. A Frascati però trova ostacoli da parte degli amministratori del Comune, per cui non può realizzare tutti i suoi progetti. Partecipa al Conclave del 1846 dove verrà eletto Papa PIO IX. È sepolto a Roma nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme.

FRANCESCO DEL GRECO (Patrica 17.. – Roma 18..). Detto "IL CECCHETTO", capo d’una Banda di Briganti tutti Patricani, tra cui il Sacerdote NICOLA TOLFA e il Letterato PIETRO MASI. Pericoloso malvivente recidivo, fugge alla macchia con FRANCESCO NARDELLI. Nel settembre del 1820 è tra i diciotto che si presentano a Terracina e che vengono amnistiati dal Pontefice.

NICOLA TOLFA (Patrica ... - ... ...). Sacerdote, entrato a far parte della Banda di Briganti capeggiata da ANTONIO GASBARRONI o GASBARRONE (Sonnino il 12/12/1793 - Abbiategrasso 1/4/1880), quando questi, nel 1821, rinnova il suo gruppo con quindici elementi mantenendo solo quattro dei suoi vecchi compagni. Con loro si dirige verso Frascati dove assalgono la Certosa e sequestrano quattro Religiosi. Durante la richiesta di riscatto le cose precipitano per cui è coinvolto in uno scontro a fuoco dove perdono la vita un Religioso ed un Brigante.

PIETRO MASI (Patrica 1801 – Roma 1871). Letterato. Per aver scritto “La mia vita di brigante”: redatta in Prigione da PIETRO MASI da Patrica, ergastolano, suo Compagno di Banda e di Pena, dalle Memorie di ANTONIO GASBARRONI, Capo dei Briganti in Ciociaria nei Territori di Frosinone”, si può definire il primo Sorico studioso del Brigantaggio.

RICCARDO MORETTI (Patrica 1886 - Roma 1961): Medico di professione - Fondatore dell’Istituto Regina ELENA di Roma - e fisico per passione - inventore, tra le altre cose, del "radiotelefono magnetico" senza fili, l’antenato del telefono cellulare - figura tra i personaggi, nativi di Patrica, universalmente noti. I suoi strumenti e documenti sono esposti al Museo di Palazzo MAGNI-MORETTI a Patrica, insieme a quelli di LICINIO REFICE e di LIBERO DE LIBERO. Ospita a Patrica Don LUIGI ORIONE e nel su libro La Piccola Opera della Divina Provvidenza, pubblicato nel 1961, RICCARDO MORETTI ricorda che il 23 giugno 1925: “Alla Casa di Via delle Sette Sale [la Sede di Don ORIONE a Roma] era un andirivieni di Cardinali, Vescovi, Uomini di Stato, Diplomatici, Principi, Gentiluomini di Corte, Uomini di Scienza e poveretti colpiti da ogni sventura morale o materiale. Questa frequenza continua, che io stesso ho potuto notare per anni, è il monumento della sua carità e del bene che egli prodigava a tutti” e ricorda ancora che il 21 maggio del 1931 Don ORIONE scrive da Torino una cartolina, con l'immagine della Sindone, indirizzata alla Signora NANNINA MORETTI, sua moglie, e a lui, assicurando “ogni benedizione”, implorata per loro, nella preghiera davanti alla Sindone; e ricorda, infine, che il 12 marzo 1944, nella Chiesa di Santa CATERINA in Magnanapoli a Roma, mentre ricorreva il quarto anniversario della morte di Don ORIONE, il Gruppo de “Gli Amici di Don ORIONE”, come ogni mese,  si riunisce; e ad un certo punto egli interviene per rilanciare l’idea del voto, e dice : ”Sono tanti e tali i guai cui ci dibattiamo, che non v’è che un rimedio: ricorrere alla Madonna, come fece Don ORIONE nel 1917, quando fece fare un Voto al popolo di Tortona”.

LIBERO DE LIBERI (Fondi 21/5/1903 – Roma 3/7/1981). Poeta, Critico d'Arte, Sceneggiatore e Narratore. Le sue opere sono pubblicate da Mondatori e dalla Nuova ERI/RAI. Particolarmente legato a Patrica, ha dedicato a questo Paese diverse sue composizioni poetiche. Nel 1973 De Libero scrive: "A pochi mesi dalla nascita la mia famiglia mi portò da Fondi a Patrica, e qui vi restai fino a vent’anni [...] le mie prime parole furono dette in Dialetto Patricano, la mia Poesia è sbocciata tra i tufi di quelle colline e montagne, nel Cimitero riposano, mia madre, due fratelli, due sorelle e vi porterò anche mio padre e un’altra sorella". È ospite a Patrica in Casa della Nobile Famiglia STELLA. Per il teatro ha scritto “Frangiallo”, “Ercole in Fondi” e “Don Giovanni o il burlone di se stesso”. Le sue opere sono presenti nel Museo di Palazzo MAGNI-MORETTI a Patrica, insieme ai documenti e agli strumenti di LICINIO REFICE e di RICCARO MORETTI.

ENNIO ERNESTO MONTINI (Patrica 23/7/1920 - … …). Sacerdote. Poeta. Per alcuni anni è stato Direttore della Libreria Francescana di Roma. Nel 1982 pubblica “Balcono beglio dulla Uallo”, “Inquietudini”, nel 1986 e “Aneliti d’Infinito”, nel 1993.

ICILIO SIMONI (Patrica … - … …). Sacerdote. Don ICILIO, detto «l'Arciprete zizzania», spinge a favore della riforma musicale in atto nella Chiesa. ICILIO e suo fratello FEDERICO SIMONI, entrambi Sacerdoti, in occasione del Giubileo del 1900, inaugurato da Papa LEONE XIII, si fanno promotori per la costruzione della Croce su Monte Cacume.   PIERINO MONTINI (Patrica … - … …). Poeta. Letterato. È docente di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana. La Pro-Loco di Patrica pubblica due suoi scritti: “Poesia”, nel 1998 e “Raccolta di Fiabe Natalizie”, nel 1999. E’ anche autore dei libri “Uomo 2000: Poeti e Scrittori”, del 1988, “La libertà umana in San Bonaventura e in San Tommaso”, del 1995 e “Introduzione alla Filosofia”, del 1998.

CELESTINO CARPINETI (Patrica … - … …). Poeta. L’associazione Pro-Loco di Patrica pubblica una sua Raccolta di Poesie. È un entusiasta animatore dei vari incontri culturali a Patrica, oltre che Poeta-Declamatore.

ERMINIO BUFALINI (Patrica 1899 - Roma 1968): Generale dell'Esercito, è il primo Poeta in Vernacolo di Patrica. Le sue Composizioni Poetiche sono raccolte nei due Volumi "Poesie Patricane" e "Ricordi di Patrica". La più nota delle sue Poesie è "Addo' stai meglio!"

ROCCO BUFALINI (Patrica 18/10/1932 - Reggio Calabria 1/8/2009): Sacerdote. Entra come seminarista nel Probandato di Patrica il 15 settembre 1944. Viene ordinato sacerdote a Tortona il 29 giugno 1960. In veste di Padre Maestro è impegnato nel Lazio e in Abbruzzo. Dal 1978 al 1985 viene inviato negli Stati Uniti d’America presso le Opere di Don Orione di Boston e di New York. Tornato in Italia, si dedica alla cura pastorale nella Parrocchia di Ognissanti in Roma, fino al 2003, anno in cui viene trasferito all’Opera Antoniana delle Calabrie. Noto a tutti come Don Rocco, muore all'età di 77 anni e oggi riposa nel Cimitero di Patrica.

CLORINDA SOTTILI MACCHI (Patrica 10/7/1914 – Roma 13/10/2004) Primogenita di tre figli, per scelta dei suoi genitori, nasce a Patrica, anziché a Roma, dove da anni vivono suo padre NAZZARENO SOTTILI, nativo di Bolsena (ex Studente presso il Seminario Salesiano di Patrica), Funzionario delle Linee Tranviarie di Roma e sua madre PAOLA SIMONI patricana, casalinga, sorella del Sindaco-Podestà di Patrica URBANO SIMONI, nonché di CAROLINA SIMONI, moglie di CIMINI, il Fondatore delle Linee di Autobus che operano in tutto il Lazio. Soltanto qualche giorno dopo la sua nascita, è già a Roma per essere battezzata nella Basilica di San Pietro. Qui studia e si diploma all’Istituto Professionale d’Arte di Stato di Via Panisperna. Intanto vengono alla luce suo fratello Mario e sua sorella Jolanda. All'età di 26 anni sposa MARIO MACCHI, romano, direttore commerciale d’una Società Farmaceutica italo-francese, da cui ha un unico figlio: ALBERTO MACCHI. Lavora per qualche tempo nella stessa Società dove è impiegato suo marito, ma poi, quando suo figlio, Drammaturgo e Regista, fonda il Teatro 84, ella può esercitare la sua Professione Artistica impegnandosi come Sarta-Costumista in seno alla Compagnia Teatrale, creando così Abiti e Attrezzeria di Scena per i più importanti Spettacoli diretti da suo figlio, come “La Salomè” di Oscar Wilde, “L’Edipo Re” di Sofocle, “Il Custode del Sepolcro” di Franz Kafka o “L’Uomo Caravaggio” di ALBERTO MACCHI. Artista e donna di cultura, dotata di grande saggezza, impegnata e attiva fino all’ultimo momento, muore novantenne in una clinica a Rocca di Papa. Sepolta al cimitero di Patrica, riposa accanto ai suoi genitori e a suo marito.  Profondamente innamorata di Patrica, ogni anno è tornata nella casa materna a trascorrere le vacanze estive con la sua famiglia, insieme a sua sorella, trasmettendo questo suo sentimento a parenti ed amici.


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Foto di Andrzej Łojko, dallo spettacolo L'Uomo Caravaggio di Alberto Macchi


L'ANGOLO DELLA POESIA


"A mia nonna Paola Simoni"

Un uccelletto eri diventata,
un uccelletto
fiero, che non volava più
ed avea per nido un letto.
Le gambe sorrette dal cuore,
gli occhi,
ormai deboli,
guidati dalla luce dell'amore,
dell'amore per tutti.
Per me
avevi dimenticato il dolore,
per poter accarezzare i miei capelli
e con essi fare anelli.
Per loro, per gli altri,
avevi camminato con le mani
e diviso una briciola in più pani,
ma…
un uccelletto eri diventata,
un uccelletto
fiero, che non volava più
ed avea per nido un letto.
Hai guarito San Rocco dalla piaga,
proprio tu
ch'eri malata
e con le braccia tue vecchie, asciutte
ci hai raccolti tutti,
ci hai accolte tutte.
Un uccelletto eri diventata,
un uccelletto
fiero, che non volava più
ed avea per nido un letto.
Oggi, col tuo uomo,
col tuo compagno accanto,
scorderai il pianto
e a braccetto camminerete in pace
nel giardino di chi tace.
Un uccelletto diventerai
un uccelletto santo e luminoso
che volerà franco come mai
fra l'onde del silenzio e del riposo.

Alberto Macchi.
Devotamente.
Patrica, Maggio 1969.


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PARTICOLARITÁ:


ROVERELLA. È la Quercia più grande d’Italia, si trova nel Territorio di Patrica, in Contrada Tufo, Località “Casetta del Colle”. Essa è citata su diverse Riviste Naturalistiche ed appare nel primo Volume dell’Opera “Gli alberi monumentali d’Italia”, edito dal Corpo Forestale dello Stato. Meta incessante di curiosi e studiosi, ha un’età di 600/700 anni, raggiunge un’altezza di 35 metri, con un tronco di metri 7,20 di circonferenza.

OPHRYS LACAITAE. È una rara Orchidea Spontanea presente sul Monte Cacume. Tra una cinquantina di Specie, comprese quelle Ibride e le diverse Sottospecie, rinvenute in zona, questa è certamente la più interessante. In giugno e in luglio, quando tale Specie Endemica è in piena fioritura, parecchi studiosi e appassionati, si recano sulla montagna appositamente per poterla fotografare.

TAXUS BACCATA. È, in genere il Tasso, un particolare esemplare di albero, detto anche ‘Albero della Morte’, ma questo, che ancora vegeta sul Monte Cacume, risalirebbe all’Era Terziaria, tanto da essere considerato dagli studiosi, un ‘Fossile Vivente’.

CELTIS AUSTRALIS o BAGOLARO, chiamato anche Romiglia, Caccamo, Lodogno, è un albero dal legno chiaro, resistente e durevole, utilizzato per mobili e per lavori al tornio. È conosciuto anche con il nome Spaccasassi, in quanto radica soprattutto in terreni sassosi. Dalla sua corteccia si estrae un pigmento giallo usato in tintoria. I suoi frutti, che ricordano l’Aronia, sono piccole drupe, prima di colore giallo, grigio o verde, che poi, con la maturazione, diventano viola, quasi nere. La loro polpa ha un sapore dolciastro, con proprietà vasodilatatorie e lassative e contiene Vitamina P, potente antiossidante. Questo spigherebbe la longevità di certi patricani d'un tempo, che di questi frutti ne facevano parecchio uso, gustandoli così, tanto per passare il tempo nei momenti di relax, come fossero lupini o bruscolini.

CARBONAIA. La cosiddetta Carbonara in Dialetto Patricano, allestita, in passato, sul Monte Cacume, per produrre Carbone Vegetale, è costituita, fin dall’antichità, da una specie di Forno Provvisorio, ogni volta ricreato per l'occasione, costituito da Terriccio misto a Pietre, posto sopra ad un Fuoco, in cui la Legna deve bruciare lentamente trasformandosi così in Brace e poi in Carbone.

CALCARA. Calcaria, in Lingua Latina e Calocara in Dialetto Patricano, deriva da Kalkara, che in Lingua Maltese significa Fornace. Esiste fin dai tempi dell'Impero Romano e a Patrica se ne trovano ancora Resti in prossimità della cosiddetta “Curva” nella Località chiamata appunto Calciano. La Calcara è una Fornace Cilindrica, alimentata a legna, in cui viene posta la Pietra Calcarea in modo tale che, una volta fusa, si trasformi in Calce Viva; ma è anche un Forno attraverso il quale, fondendo Sabbia mista a Soda, all'occorrenza, si può produrre il Vetro.


PATRICA: STORIE


FANTASMA DI UN UOMO SENZA VOLTO. Secondo quanto dichiarano i locali, accanto al fontanile, nella contrada Celleta, a Patrica, appare spesso la sagoma di un uomo che ciondola sulle proprie gambe, con la sua testa, ma senza il volto.

LALA. Siciliano d’origine, nella prima metà del Novecento, era un bambino. Abitava a Patrica e tutte le mattine con la corriera si recava a Frosinone per andare a scuola. Gli erano morti il padre e la madre in tenerissima età, e lo zio materno, il dottor GRACULICI di Patrica, decise di non sposarsi, per poterlo adottare tranquillamente come Zio Padrino, secondo una antica bellissima usanza meridionale. Questo dottore era proprietario di un rifugio situato proprio sotto il cono del Monte Cacume, dove LALA, LUDOVICO RICCIOTTI  e altri amici, un giorno, per giuoco, hanno pernottato. Una povera donnetta originaria di Patrica, per cui era chiamata LA PATRICANA, faceva la lavandaia ed aveva un mare di figli, tutti mezzi selvaggi. Questa donna, che litigava con tutti e per qualsiasi motivo, aveva un marito, GENNARINO, un napoletano, che faceva l’autista ed, al contrario della sua numerosissima famiglia coperta di stracci, egli andava sempre “in Ghingheri” al modo dei cosiddetti “Paini”, e la gente lo chiamava IL PRINCIPINO. http://www.comune.frosinone.it/pagina196_esseglie-spigolature-frusinati-di-un-giovane-ultraottuagenario.html


ELEMENTI ARCHITETTONICI:











MOBILI, UTENSILI, ABITI, PIATTI, PRODOTTI TIPICI...



Conca / Surriglio / Madia / Scifa / Furno / Teglia / Fazzolettone / Maccaruni Fini Fini cu gli ricagli* / Polenta ciociara / Pasta i fasule / Nzini cotti / Gnocchi di patate / Minestra a zeppo / Strozzapreti / Acquata / Pane di farina e patata / Canascioi / Pangiallo / Giglietti / Ciammelle du San Rocco / Pomodori essiccati al sole / Bucce di melone essiccate al sole / Conserva di pomodoro / Caciottine / Ricottine / Salsicce di maiale con bucce d’arancio / Uva patricana / Olive patricane / Fichi settembrini / Prugne patricane / Visciole / Cerase / Caglinella / Cappuccio / Tutiro / Cigliano / Ovuli / Paparoni / Callaroste / Cardi / Ciuitta / Camesella / Fresta / Bumbo / Pizzotta / Mucco / Ulmo / Nfunna / Ciammotte / Ciammarughe / T'unfunni / Castagna Camesella / Citarella /

* Ricetta “Maccaruni Fini Fini cu gli Ricagli: Stendere con il Mattarello la Sfoglia ottenuta dall’impasto di Farina, Uova e Sale. Impolverarla con la Farina e lasciarla riposare per un certo tempo. Arrotolare la Sfoglia così da formare il Pagnotto e tagliarlo con il coltello a fettuccine finissime in modo da ottenere i cosiddetti “Fini Fini”. Tagliuzzare Fegatelli e Stomaci di Pollo, Soffriggere con Olio d’Oliva, in una Teglia, Cipolla, Aglio, un pizzico di Peperoncino piccante triturato. Inserire i Fegatelli e gli Stomaci tagliuzzati. Salare. Aggiungere Conserva di Pomodoro e lasciar cuocere a fuoco lento. Condire la Pasta e cospargerla di Formaggio Pecorino grattugiato.





INSOMMA!


Patrica, detta il «Presepe dei Monti Lepini», con i suoi tufi e le sue lave, stando alle ricerche sulla Valle Latina, pubblicate intorno al 1845, da Giuseppe Ponzi (Roma 1805 - Roma 1885), sarebbe sorta sopra un vulcano attivo tra quelli di Tichiena, Pofi e Selva dei Muli e di Callame Giuliano. Già abitata dalla Popolazione Italica dei Volsci, nell’Età Romana in quanto luogo ameno per eccellenza, è menzionata nel IX secolo, da LUDOVICO I, figlio di CARLO MAGNO, nell’Atto di Donazione a Papa PASQUALE I (Roma ... – Roma 11/2/824) come «Castrum Patricae cum terre et Cacumine». Nel Medioevo Patrica è legata alla Famiglia CONTI di Ceccano, fin quando non passa alla Chiesa di Roma. Durante il Rinascimento il suo Borgo viene raso al suolo dai CAJETANI. Venduto poi, per un periodo, ai SANTACROCE, dal 1625 fino al 1816, quando vengono soppressi definitivamente i Feudi, Patrica è proprietà dei COLONNA. Alla fine del Settecento, la Rivoluzione Francese, superate le Alpi, arriva fino in Ciociaria, tant’è che anche a Patrica viene proclamata la Repubblica e issato l'Albero della Libertà. Nel periodo della Restaurazione in Paese si viene a creare una Banda di Briganti, capeggiati da FRANCESCO DEL GRECO detto «IL CECCHETTO». Intanto all'interno della Società Patricana comincia a farsi largo la Famiglia Alto-Borghese degli SPEZZA, residente nell’imponente Palazzo in cima al Paese. Durante il Risorgimento la gente, di indole pacifica, non si mobilita con grande partecipazione, ma un Patricano, CATALDO PIZZOLA, detto Zi’, ovvero Zio, arruolatosi nell’Esercito di GIUSEPPE GARIBALDI, prende parte alla Battaglia di Mentana. A fine secolo, in piena Monarchia, iniziano, in tutta Italia, le Emigrazioni di Massa verso l'America, così anche molti Patricani vanno a cercare fortuna nel Nuovo Mondo. Nel corso del Novecento, Patrica si trova ad affrontare, come tutti in Italia, la Prima Guerra Mondiale, il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Però finalmente, durante il Boom Economico del dopoguerra, quando anch’essa incomincia a conoscere il benessere, vede la sua Economia trasformarsi da Agricola e Pastorale in Industriale, ma senza per questo compromettere la sua serenità, caratteristica che l’ha sempre contraddistinta. E oggi il «Presepe dei Monti Lepini», benanche sia coinvolto anch’esso nella Crisi Economica diffusa in tutta Europa, resta ancora quel Paradiso, dei Poeti, dei Musicisti, dei Filosofi… degli Artisti che, malgrado tutte le vicissitudini sopportate, sembra non aver mai smesso di essere.


NOMI DAL IV SEC. A. C. AL XXI SEC.

SOPRA MENZIONATI


DOMENICO DI SORA o DOMENICO DA CUCULLO o DOMENICO DA FOLIGNO, GIOVANNI, APA, GIOVANNI DA PATRICA, BERALDI, ONORIO II o LAMBERTO SCANNABECCHI, ALESSANDRO IV o RINALDO DEGLI JENNE, MICHELANGELO MERISI o CARAVAGGIO, RANUCCIO TOMMASONI, CARAFA, TARQUINIO SANTACROCE, BONIFACIO VIII o BENEDETTO CAETANI, ROCCO DI MONTPELLIER, URBANO VIII o MAFFEO VINCENZO BARBERINI, GIROLAMO TOMACELLI, IPPOLITA RUFFO, FEDERICO COLONNA, ANNA COLONNA, GIROLAMO COLONNA, CARLO COLONNA, MARCANTONIO COLONNA, VITTORIO COLONNA, GIOVANNI BATTISTA COLONNA, PROSPERO COLONNA, PIETRO COLONNA, IPPOLITA COLONNA, MARIA TERESA COLONNA, BONIFACIO IX o PIETRO TOMACELLI, GIACOMO LAURENZIANI, TEODORO DELLA PORTA, FILIPPO I COLONNA, LUCREZIA TOMACELLI, STANISŁAW PONIATOWSKI, STANISŁAW AUGUST PONIATOWSKI, CASSANDRA LUCI, COLONNA, ANDREA SPEZZA, LUBOMIRSKI, OLIVA DI ANAGNI, LEONE MASSIMO, MASSIMO DI LELLO DI CECCO, ANASTASIO I, PASQUALE I. CRISTINA DI SASSONIA, CAMILLO MASSIMILIANO MASSIMO, SANTACROCE PUBBLICOLA, ORSINI, MARGANI, SISTO IV, INNOCENZO VIII, ANTONIO SANTACROCE PROSPERO SANTACROCE, MARCELLO SANTACROCE e ANDEA SANTACROCE. CLEMENTE XI o ALBANI, SCIPIONE SANTACROCE, ANACLETO II o PIETRO PIERLEONI, RAONE, GIOVANNI DA PATRICA, PIER PAOLO GERARDI, STANISLAO KOSTKA, BENEDETTO XIII, PAOLO FRANCESCO DANEI o PAOLO DELLA CROCE, LUCA DANEI, ANNA MARIA MASSARI, ANDREA DI GIOVANNI, BOFFIDO, CATALDO PIZZOLA, DANTE ALIGHIERI, FRANCESCO BAILO ALUNNO, SILVERIA PATRICIA, CARLO VIII DE VALOIS, NICCOLÓ LAPICCOLA, FRANCESCO MANCINI, ALESSANDRO ALBANI, JOACHIM WINKELMANN, RAPHAEL MENGS, MARCO BENEFIAL, PIETRO GAGLIARDI, FRANCESCO GAGLIARDI, ANGELA ZUCCHI, FRANCESCO LANCI, GIOVANNI GAGLIARDI, VINCENZO CAMUCCINI, GIUSEPPE LANDI, TOMMASO MINARDI, VITTORIA ROSCIOLI, GIUSTINIANI, FRANCESCO BORGHESE ALDOBRANDINI, TORLONIA, ANTONIO BONCOMPAGNI LUDOVISI, SANGERMANO-RAPPINI, CAMILLO VITTORIO EMANUELE MASSIMO, ALESSANDRO MONALDI, SALVATORE NOBILI, FRANCESCO GRANDI, BERNARDO LUGARI, LUCARI, FRANCESCO SCHIERA, PICCARD, DOMENICO SCHIERA, JACOPO SANNAZARO, FERDINAND GREGOROVIUS, ORSOLA BENINCASA, CIRILLO, METODIO, GIUSEPPE AGOSTINO ORSI, GIUSEPPE MAROCCO, LUCIO ANNIO, CECCO DE CECCANO, PETRONIO CECCANO, LEONE DE’ CONTI, UBERTO DE’ CONTI e AMATO DE’ CONTI, MARIA DI SANT’EUSTACHIO, STEFANO DE’ CONTI, GIORDANO DE’ CONTI, INNOCENZO III, GIOVANNI DE GAETA, LOTARIO I, GELASIO II, CARLO II D’ANGIÒ, ALESSANDRO VI, LUCREZIA BORGIA, DAMIANO PALMA, LORENZO COLONNA, GIOVANNI VIII, FORMOSO, TEODORA, MAROZIA, TEOFILATTO, MARTINO V, NAPOLEONE BONAPARTE, BARBERINI, ANTONIO DE SPEZA, BENEDETTO D’ORLANDO DE SPEZA, ANNA MARIA FINATERI, LUIGI XV, LUIGI XVI, FRANÇOIS-JOACHIM DE PIERRE DE BERNIS, GIUSEPPE BALSAMO o CAGLIOSTRO, LOUIS-RENÉ-ÉDOUARD DE ROHAN-GUÉMÈNÉE, MARIA ANTONIETTA, GIAN DOMENICO FINATERI, ERCOLE SPEZZA, SEVERINA PECCI, FEDERICO SIMONI, ICILIO SIMONI, LEONE XIII o VINCENZO GIOACCHINO RAFFAELE LUIGI PECCI, CLEMENTE XIV o GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI, GASPARE DEL BUFALO, GIOVANNI IL BATTISTA, PIETRO L’APOSTOLO, ANDREA D'AVELLINO, ANTONIO ABATE, CATARINOZZI, SPADARI, GIOVANNI SPADARI, VINCENZO SPADARI, GIUSEPPE CATERINOZZI, CESARE I CATERINOZZI, GIOVANNI CATERINOZZI, CESARE II CATERINOZZI, GIOVAN BATTISTA NOLLI, FABRIZIO BORGIA, CARLO NOLLI, CATERINA SOLARI, CARLO VI D’AUSTRIA ANNAMARIA NOLFI, ANTONIO NOLLI,  BETTONI DI BOGLIACO,  GIOVANNI ANTONIO NOLLI, VITTORIO AMEDEO II DI SAVOIA, DIEGO REVILLAS, ALESSANDRO ALBANI,  GIOVANBATTISTA PIRANESI, GIUSEPPE VASI, AGOSTINO, ALESSIO, BONIFACIO, DOROTEA, CATALDO SEMBIAK, GREGORIO XVI o BARTOLOMEO ALBERTO CAPPELLARI, NICOLA SPEZZA, GREGORIO GROSSI, GAUDIOSO GROSSI, NICOLANGELO DEL GRECO, PIETRO ANGELO SECCHI, LUCA EVANGELISTA, MARIO MARCHETTI, NICOLA TROMBETTA, GIAMBATTISTA BUGATTI o MASTRO TITTA, JACEK o GIACINTO ODROWĄŻ, DOMENICO DI GUZMÁN, CLEMENTE VIII o IPPOLITO ALDOBRANDINI, INNOCENZO XI o BENEDETTO ODESCALCHI, ANTON MARIA CAGIANO DE AZEVEDO, CLARY, PIO IX, FRANCESCO NARDELLI, NICOLA TOLFA, PIETRO MASI, ANTONIO GASBARRONI, SIMONE SIMONI, RICCARDO MORETTI, NANNINA MORETTI, LIBERO DE LIBERI, ERMINIO BUFALINI, ROCCO BUFALINI, PAOLO IV, MARCANTONIO COLONNA, FELTZ, CONTI, CAJETANI o CAETANI, MASSIMO, MAGNI, VITELLI, STELLA, PERSI, GIAMMARIA, COLONNA, SPEZZA, NAZZARENO SOTTILI, PAOLA SIMONI SOTTILI URBANO SIMONI, CAROLINA SIMONI CIMINI, MARIO MACCHI, ALBERTO MACCHI, CLORINDA SOTTILI MACCHI, CIMINI, NICOLA ENZO MAGNI, PACIFICO GROSSI, ENRICO FERRARELLI, MICHELE COLAGIOVNNI, ENNIO ERNESTO MONTINI, GIOACCHINO GIAMMARIA, ISNARDO PIO GROSSI, LUDOVICO I IL PIO, CARLO MAGNO, PASQUALE I, FRANCESCO DEL GRECO o CECCHETTO, CATALDO PIZZOLA, GIUSEPPE GARIBALDI, WALTER REFICE, JSAIA BIASINI, NATALINO BUFALINI, MARIO BIASINI, MARIO CIARNELLA, LUCIANO BARTOLINI, ALDO CONTI,  GIOVANNI VALLE, GIOVANNI PANELLA,  ADELAIDA NEGRI, RENATA SCOTTO, RENATA TEBALDI, PLACIDO DOMINGO, LUCIANO PAVAROTTI, LUIGI ORIONE, GIOVANNI PAOLO II o KAROL WOJTYŁA, ADRIANO SIMONI, MARTNI, PIA REFICE, ELIO TURRIZIANI, ISIDORO SOMMARUGA, GIUSEPPE DI GIORGI, ERNESTO LUCENTI, ORESTE LUCENTI, BIASIO CACCIAVILLANI, PIETRO FACCIOTTI, VINCENZO CACCIAVILLANI, GIOVANNI BATTISTA LUCENTI, FRANCESCO SAVERIO, LUIGI BIASCHELLI, CESARE SPEZZA, GAETANO CAPORALI, FRANCESCO  MARCHETTI, MACARIO MARCHETTI, CARLO PANATI, ERNESTA PELLEGRINI, MARA BUFALINI, GIUSEPPE VALLECORSA, ENNIO ERNESTO MONTINI, PIERINO MONTINI, CELESTINO CARPINETI, ANGELO MARIA CANOBBIO, GIUSEPPE ZACCARIA, GIOVANNI TORLASCO, FRANCESCO FERRADINI, SCIPIONE SIMONI, STEFANACCI,  PIETRO PAOLO MACCASTROPPI, CATALDO SAMBIAK, URBANO SIMONI, ICILIO SIMONI, CAMILLA, METABO,


QUALCHE IMMAGINE


Siti di Patrica



https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigwAE2XSzb_aQ22wFJkQRkarjbe71VVENHILfrxRCHQPuFV8t2d36U1d_7Q_hFH0IwCCyR7kSO6BRYHCGEp5fxYqqoaN4SUAnozVymGjYw1hhBq490XqHVyloBFfjQVDQig4kyJSBQfyo/s1600/pal+1.jpg https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0rgUB2A07xDgmnKeQB8Hq5XQUDlGv_tGE0titFkliWemrWf4NEV6QX23fw3sPvqH0gQJ4n-ehPcfj4x9AaO5qeA5mIrPvy8v5UGjJQxhqI7taaQe9A8WnB4TjUxX1V-FLCZ3jXRdE2RA/s1600/pal+2.png

 Palazzo Spezza in un Incisione del XIX secolo e in una Foto del XX secolo




Palazzo Spezza oggi



Personaggi nativi di Patrica



  https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvuqJ_6hSdtLvgVT-gE1NblLtX_pyeYgeaYhLkTbQMK3RiPxKqG83EdPQbN4M4PIGy3i-t4ji6QeObMR2BEsgskPbi25mjjlPaPaQuUXSNSKNPiL_yB-h79i7yYfQwq7oL0c6DkJ8cG3Q/s1600/sim.jpg

Nicola Spezza, Foto da http://palazzo-spezza.blogspot.com,

Licinio Refice, Foto da Wikipedia

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1bDWeVGo1TOVpvuy-qe60UDuo0Wd7d-ehKDM1xyJxkf55dLOmicac4MeUHFqxZ7iZaTUlZ6Duxye1KBn5REyJyV0C8viq4gBTrVXadps178B_F5Bi_24xp74WXYUg2zHUw7GydpqM1iU/s1600/mor.jpg https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXwr4JHTMy5IOYc0ZqZsP99NctN2h2mKZ0Ap26YBxpaeMHhJ_qpI0fa0p4I7mUYfeWo2HQBKfhZfa_CYQriOHOUL8opos9itjKN4yDS8Hv2T1m7mlnWkGyhyphenhyphenJhf5sg6uSzYgj7gDZxJTs/s1600/page3_5.jpg 

Riccardo Moretti, Foto dal libro "Riccardo Moretti, il pioniere dei radioamatori" - Ennio Ernesto Montini , Foto da http://digilander.iol.it/aldoconti/pro%20loco/page3.html



https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi70YAYLfqqXeMy7BuB9sdY-v3ON1VvmFq_bAXtAu-ujkyW9_Su6xapnzmCaCwlqjjuiS8kt2KcI5-l27KS815K_l5soQYufZYt7plEvUQD-XPCeZB_DMLqMeE_g5SIBLrfy2QMBRN0Qi8/s1600/Rocco+Bufalini+-++Foto+da+httpwww.unangelo.itfigli%20della%20Divina%20ProvvidenzaBBufalini%20Rocco.htm.jpg




Donne native di Patrica



 https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiywvTJCP68cr0DQ_bUrytvTMjjUoxaBZLJHEmd25HfutSJA-ktPZ_3DRMqR83M7wJJDBIVji_WhVs_yys7iUFM25RZn6J9P-Az0wc4NnrcobvfDpQlTw4aI6LPprFVgHzJCZea1LHdiFQ/s1600/ll.png https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEius74HrIu8Klx2V6xip9IMwNSh_ILVsmXl-Rmz3CGFEjVF0MOVtOp_gTLkMmVOZKwdeTD4MJmAV5317WCEuX-9ojo4b0mm0LPWg13Gq0EW94qghVuA4ACf4tUa0ZqwZk20UejTwEyL5iM/s1600/clo.jpg

 Bellezza Patricana, da Video I parte Pro-Loco Patrica - Clorinda Sottili Macchi, da Archivio A.  Macchi, Roma
Artisti attivi a Patrica


Niccolò Lapiccola, Foto da: Wikipedia - Giovan Battista Nolli, Foto da
http://www.parrocchiasantadorotea.com/storiadellachiesa.htmlhttp://arachne.uni-koeln.de/arachne/ind ex.php?view%5blayout%5d=buch_item&search%5bconstraints%5d%5bbuch%5d%5balias%5d=Nolli1748&search%5bmatch%5d=exact -


Pietro Gagliardi, Foto da http://www.archivitalia.it/Gagliardi%20Pietro.htm
Salvatore Nobili, suo dipinto, Foto da Sito Web Arcadja - Domenico Schiera, il suo luogo di lavoro: le Paludi Pontine, come da incisione del XVIII secolo

Affezionati a Patrica


 Annamaria Tanzi-Fabbri e Alberto Macchi da Varsavia


Ospiti e visitatori di Patrica


Filippo I Colonna, Incisione del XVIII secolo - Foto da Wikipedia -  Lucrezia Tomacelli, di Scipione Pulzone - Foto da httpladyreading.forumfree.itt=60707892
  
Stanisław Poniatowski, Particolare da un quadro di Angelika Kauffman - San Paolo della Croce, Partic. da un'Incisione del XIX sec.

  
Renata Scotto, Foto da httpwww.gbopera.it201302interviste-dannata-renata-scotto - Adeaida Negri, Foto da httpwww.adelaidanegri.combio_eng.htm

Papa Gregorio XVI, Foto da Wikipedia - Luigi Orione, Foto da htt://pwww.vatican.va

Angelo Secchi, Foto da Wikipedia - Papa Leone XIII, Foto da Wikipedia

Dante Alighieri - Foto da Wikipedia

Cartoline con un verso del IV Canto del Purgatorio ... Montasi su in Bismantova e in Cacume, prima foto da: http://www.florin.ms/VAPurg42.jpg

Alberto Macchi immagina Caravaggio ospite a Patrica, Foto di Angela Sołtys


 
LINK DI SITI WEB DEDICATI A PATRICA
(e da dove sono state tratte alcune foto)

DA LEGGERE
Atti del Convegno Internazionale di Studi Reficiani "Licinio Refice e la musica sacra del primo Novecento" (Patrica, 24-25 settembre 2005), a cura di Aldo Conti e Marina Marino, Patrica, Associazione Pro Loco Patrica, 2006.
Grossi, Isnardo Pio, La Confraternita di S. Giacinto a Patrica, [Patrica: s.n.], 1976
Patrica: un secolo di immagini: mostra storico-fotografica: catalogo / a c. di Gioacchino Giammaria, Patrica 1977
La famiglia Magni di Patrica: mostra storico-documentaria: Patrica 11-16/8/1977, a c. di Nicola Enzo Magni, 1977
Giammaria, Gioacchino, Contributi alla storia di Patrica, 1, Gioacchino Giammaria, Patrica 1989
Mostra dei Documenti dell'Arch. Storico Comun. di Patrica, C. Serv. Cult, 7-17/8/1989: Cat. a c.Tommaso Cecilia, 1989
Grossi, Pacifico, Chiese ed ecclesiastici di Patrica: dal 1535 al 1816 in 224 atti notarili; a c. di Isnardo Pio Grossi, 1977
Docum. di storia patricana sec. 15-20: mostra stor.-docum., a c. di E. Ferrarelli, G. Giammaria, P. I. Grossi, Patrica 1976 
Gottuzzi, Agostino, Gli "Atti" del Commissario Agostino Gottuzzi: 25/8-16/12/1561, a c. di Isnardo Pio Grossi, 1975
Giacomo Cirsone, Raffaella De Felice, Roberto Narducci, La Diocesi di Ferentino -
Mario Bevilacqua, Nolli e Piranesi all’Aventino, [in:] “L’Aventino dal Rinascimento a oggi”, Roma, Artemide 2010
Michele Colagiovanni, Vacanze romane per Adelaida Negri - http://www.csscro.it
Michele Colagiovanni, Una Stanza per Refice, Stilgraf, Cesena 2006
Padre Ennio Ernesto Montini, Dedicato a Patrica, Pro loco, Patrica 1995
Gioacchino Giammaria, Addo' stai meglio?, Comune di Patrica, Patrica 1990
Grossi, Isnardo Pio, La Confraternita di S. Giacinto a Patrica, [in:] "Latium", 4, Anagni 1987
Giuseppe Marchetti Longhi, Gioacchino Giammaria, Giampiero Raspa, Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi, Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, Centro di Anagni, 1990
AA. VV., Il dialetto e le tradizioni popolari del Lazio meridionale, Anagni, Isalm, 2001.
AA. VV., Pratiche e riti alimentari, Anagni, Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, 2006.
Bufalini, Erminio Giuseppe, Ricordi di Patrica, Frosinone, 1954.
Bufalini, E., Poesie patricane, Patrica Comune, 1983.
Colacicchi, L., Canti popolari di Ciociaria.
Montini, Ennio Ernesto, Balcono beglio dulla Uallo, s.l., Edizioni Terra Nostra, 1982.
Montini, E., Inquietudini, 1986.
Montini, E. Aneliti d’infinito, 1993.
Riccardo Moretti, il pioniere dei radioamatori, 19..
Pier Andrea De Rosa, Palo Emilio Trastulli, Lazio Ottocento, Studio Ottocento, Roma 1994

  












OPERE CHE RACCONTANO PATRICA:


"Patrica" di Scipione Simoni


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NATO GRAZIE AD UN PRETE MANCATO.

Sì, ora vi racconto perché io son venuto al mondo:

“In questo Collegio Leoniano a Patrica, nella foto, mio nonno materno, Nazzareno Sottili, originario di Bolsena, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, frequentava gli studi superiori tra seminaristi giunti colà da tutta Italia; fra i quali, Lorenzo van den Eerenbeemt e Pietro Capozzi.

Ebbene, mentre Lorenzo e Pietro, terminati gli studi, assunsero i voti sacerdotali – divenendo rispettivamente, nel futuro, Missionario Carmelitano, l’uno e Vescovo di Caltanisetta, l’altro – mio nonno, invece, rinunciò al sacerdozio per sposare mia nonna, Paolina Simoni, sorella di Urbano, l’allora Sindaco – o meglio – Podestà, di Patrica.

Infatti, era accaduto che un giorno, Nazzareno, nel veder passar Paolina davanti al cancello del collegio, che procedeva con un cesto di funghi appena raccolti nei boschi di castagne in località “Cardigna”, subito se ne era innamorato.

Ecco, così, che la loro prima figlia Clorinda Sottili, una volta sposatasi con Mario Macchi a Roma, ha potuto dare alla luce me!

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

PATRICA: l’attuale cittadina di Lavinio in provincia di Roma
Ferdinando Castagnoli, Lavinium: Topograifa generale, fonti e storia delle ricerche, De Luca, Roma 1972
PATRICA: l’attuale fiume Patrica in provincia di Taranto e di Brindisi
Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, Giuseppe Antonelli, Venezia 1870, vol. 21
PATRICA: l'antica Lavinium, attuale Pratica di Mare in provincia di Roma
Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma, Tipografia delle Belle Arti, Roma 1837, vol. 2

PATRICA: l’attuale cittadina di Patrica in provincia di Frosinone
Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tipografia Emiliana, Venezia Antonello Angelucci, Guido Devoto, Geologia del Monte Caccume, Roma 1966
Bollettino del Regio Ufficio geologico d'Italia, Roma 1896
Vttori Massimo, Relazione del viaggio fatto da N.S.PP. Gregorio XVI alle provincie di Marittima e Campania, Alessandro Monaldi, Roma 1843
Simoni Scipione, in Ottocento. Catalogo dell’Arte Italiana, Milano 2008, p. 476Giuseppe Marocco, Monumenti Dello Stato Pontificio, Tip. Boulzaler, Roma 1834
Aa.Vv., Benedetta Montevecchi, Sculture Preziose: Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo, Gangemi, Roma 2015.
Flavio Biondo, Lucio Fauno, Roma ristaurata, et Italia illustrata di Biondo da Forlì. Tradotte in buona lingua volgare da Lucio Fauno, Venezia 1543.

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=ojCsHwhpzXs




Mauro Cremonini in TEATRO nel ruolo di Caravaggio, come appariva nella prima messinscena a Roma, diretta da Alberto Macchi nel 1992.


Mauro Cremonini in TELEVISIONE in diversi ruoli, come appare oggi: nelle Fiction RAI “Il Restauratore 2" e "Narcotici 2", in “Romanzo Criminale” su Sky e su Italia 1, ne “La Squadra” su RAI 3, nel “Distretto di Polizia” su Canale 5, ne “L’attentatuni” su RAI 2, ne “L’ispettore Sarti 2” sulla RAI, ne “La Paura”, ne “Il Guardiano” e ne “Il Contadino” su RAI Educational.













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