ITALIA - POLONIA - SVEZIA:
alcuni articoli su giornali periodici
cartacei e on-line
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“ARTESCIENZA” – ROMA
ESSERE OSSO
DIALOGO TRA
FRYDERYK CHOPIN E MARIA SKŁODOWSKA-CURIE
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“IL LAVORATORE” – STOCKHOLM
in italiano e in svedese / på italienska och svenska
GIACOMO BOVE
Italiani in Svezia nei secoli: Giacomo Bove – Italienaren.org
VINCENZO ALBRICI
PIETRO ANTONIO GRATAROL
PIERO BIGGIO
GUIDO MARIA BALSAMO STELLA
GIOVANNA MARGHERITA BASSI
GIOACCHINO FRULLI
RAIMONDO MONTECUCCOLI
PAOLO CASATI
PIERO BIGGIO
GUIDO BALSAMO STELLA
GIOVANNA MARGHERITA BASSI
FRANCESCO UTTINI
JACOPO FORONI
ADELAIDE RISTORI
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“GAZZETTA ITALIA” – WARSZAWA
in italiano e in polacco / w języku włoskim i polskim
GIOVANNI BATTISTA
GHISLENI
https://www.gazzettaitalia.pl/italiani-in-polonia-nei-secoli-giovanni-battista-ghisleni/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/wlosi-w-polsce-przez-wieki-giovanni-battista-ghisleni/
ADELAIDE RISTORI
https://www.gazzettaitalia.pl/italiani-in-polonia-nei-secoli-adeleide-ristori/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/wlosi-w-polsce-na-przestrzeni-wiekow-adeleide-ristori/
FELICE FELINSKI
GIUSEPPE
PINETTI
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/wlosi-w-polsce-na-przestrzeni-wiekow-giuseppe-pinetti/
CRISTOFORO
COLOMBO
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/przedstawienie-nie-tylko/
NICOLO' PAGANINI
http://www.gazzettaitalia.pl/it/niccolo-paganini-il-violinista-del-diavolo/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/niccolo-paganini-diabelski-wirtuos/
GIOVANNI ANTONIO SACCO
https://www.gazzettaitalia.pl/giovanni-antonio-sacco/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/giovanni-antonio-sacco/
GIOVANNI GORGIO
BIANDRATA
https://www.gazzettaitalia.pl/giovanni-giorgio-biandrata/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/giovanni-giorgio-biandrata/
ALESSANDRO GUAGNINO DE’
RIZZONI
https://www.gazzettaitalia.pl/alessandro-guagnino-de-rizzoni/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/alessandro-guagnino-de-rizzoni-2/
GIOACCHINO ALBERTINI
https://www.gazzettaitalia.pl/italiani-in-polonia-nei-secoli-gioacchino-albertini/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/wlosi-w-polsce-na-przestrzeni-wiekow-gioacchino-albertini/
MICHELANGELO PALLONI
https://www.gazzettaitalia.pl/michelangelo-palloni/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/michelangelo-palloni-2/
GIACOMO CASANOVA
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MICHELE ARCANGELO
https://www.gazzettaitalia.pl/archaniol-michal/
LUIGI LIPPOMANO
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https://www.gazzettaitalia.pl/pl/luigi-lippomano/
FRANCESCO NULLO
https://www.gazzettaitalia.pl/gli-italiani-in-polonia-nei-secoli/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/gli-italiani-polonia-nei-secoli-2/
CELESTINO V
FEDERICO BAROCCI
CESARE BARONIO
https://www.gazzettaitalia.pl/cardinal-cesare-baronio/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/kardynala-cesare-baronio/
EMMA HAMILTON
https://www.gazzettaitalia.pl/scena-unica-emma-e-lalcova/
https://www.gazzettaitalia.pl/pl/sztuka-w-jednym-akcie-emma-alkowa/
FELICE FELINSKI
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“SEGNI D’ARTE” – ROMA
Attività di Ricostruzione Storica e Teatrale del XVII e XVIII secolo.
di Alberto Macchi
L’attività
di Ricostruzione Storica e Teatrale del XVII e XVIII secolo, che per me, di
professione drammaturgo e regista, durante gran parte della mia vita passata, ha
significato un lavoro, gradevole sì, ma pur sempre un lavoro, ora essa non mi
procura più un profitto economico: lo faccio per mera passione.
Però
oggi, una tale passione la ritengo comunque produttiva: per la salute e anche
rigenerativa per lo spirito. Non posso nascondere, che se arriva a coinvolgerti
veramente, questa non richieda comunque tanto impegno e anche parecchie
energie, però ti permette, quando lo desideri, di stare immerso in un mondo che
non è questo mondo, di vivere come in un bel sogno; un mondo che ti assorbe
tantissimo per le continue ricerche sui libri, nei mercatini d'antiquariato,
nei musei; tutto ciò, naturalmente, se vuoi ricostruire in modo serio e in modo
filologico, i meravigliosi e frivoli momenti di tre e quattro secoli fa.
E poi,
frequentando quest’ambiente, ti si prospettano sempre nuovi incontri, con
persone affini a te, che condividono il tuo stesso interesse; quindi scambi di
informazioni, di consigli, di tessuti, di accessori, di oggetti vari … e sempre
nuove proposte, in ogni caso senza alcun obbligo di dover partecipare ad ogni
evento.
Io vivo
in Italia e in Polonia, eppure, grazie a questa passione, a volte capita che
devo trasferirmi per un week-end in diverse città d’Italia, in diverse città
della Polonia o addirittura in altri paesi europei. Ebbene, posso assicurare, questi
spostamenti li faccio con tanto entusiasmo e spesso da solo, senza qualcuno che
necessariamente mi accompagni; sul posto, infatti, si incontrano sempre persone
piacevoli e ben disposte nei tuoi confronti. Insomma, quando raggiungi questi
diversi gruppi di ricostruzione storica nelle diverse città, tutte le volte hai
l'impressione di ricongiungerti ad una famiglia; sì, ad una famiglia che ti
accoglie con il cuore. Cosa si può desiderare di più in questa vita? Insomma
tutto ciò in un primo momento potrà apparire sicuramente difficile da
realizzare, ma se, poi, si dispone di tempo e di danaro, credo convenga, quanto
meno, fare una prima esperienza esplorativa.
ABITI DEL XVII SECOLO (Foto 4, 5 e 6 di Andrzej Łojko)
ABITI DEL XVIII SECOLO (Foto 1 e 2 di Tatyana Francis
Efremova – Foto 3 di Ewa Bugaj)
Attività di Ricostruzione Storica e Teatrale del XVII e XVIII secolo.
di Alberto Macchi
L’attività
di Ricostruzione Storica e Teatrale del XVII e XVIII secolo, che per me, di
professione drammaturgo e regista, durante gran parte della mia vita passata, ha
significato un lavoro, gradevole sì, ma pur sempre un lavoro, ora essa non mi
procura più un profitto economico: lo faccio per mera passione.
Però
oggi, una tale passione la ritengo comunque produttiva: per la salute e anche
rigenerativa per lo spirito. Non posso nascondere, che se arriva a coinvolgerti
veramente, questa non richieda comunque tanto impegno e anche parecchie
energie, però ti permette, quando lo desideri, di stare immerso in un mondo che
non è questo mondo, di vivere come in un bel sogno; un mondo che ti assorbe
tantissimo per le continue ricerche sui libri, nei mercatini d'antiquariato,
nei musei; tutto ciò, naturalmente, se vuoi ricostruire in modo serio e in modo
filologico, i meravigliosi e frivoli momenti di tre e quattro secoli fa.
E poi,
frequentando quest’ambiente, ti si prospettano sempre nuovi incontri, con
persone affini a te, che condividono il tuo stesso interesse; quindi scambi di
informazioni, di consigli, di tessuti, di accessori, di oggetti vari … e sempre
nuove proposte, in ogni caso senza alcun obbligo di dover partecipare ad ogni
evento.
Io vivo in Italia e in Polonia, eppure, grazie a questa passione, a volte capita che devo trasferirmi per un week-end in diverse città d’Italia, in diverse città della Polonia o addirittura in altri paesi europei. Ebbene, posso assicurare, questi spostamenti li faccio con tanto entusiasmo e spesso da solo, senza qualcuno che necessariamente mi accompagni; sul posto, infatti, si incontrano sempre persone piacevoli e ben disposte nei tuoi confronti. Insomma, quando raggiungi questi diversi gruppi di ricostruzione storica nelle diverse città, tutte le volte hai l'impressione di ricongiungerti ad una famiglia; sì, ad una famiglia che ti accoglie con il cuore. Cosa si può desiderare di più in questa vita? Insomma tutto ciò in un primo momento potrà apparire sicuramente difficile da realizzare, ma se, poi, si dispone di tempo e di danaro, credo convenga, quanto meno, fare una prima esperienza esplorativa.
Ecco, qui di seguito un Regolamento tipo di
una Associazione di Ricostruzione Storica del XVIII secolo, a cui chiunque, lo
desideri, può aderire:
.1 Di norma, per entrar a far parte, come
Socio, di una Associazione di Ricostruzione Storica del XVIII secolo, si deve
scrivere al suo indirizzo e-mail e fissare un incontro con un Membro del
Consiglio Direttivo dell’Associazione (Il Consiglio Direttivo dell’Associazione,
solitamente, è composto da un Presidente - Artista, un Direttore Artistico -
Regista, una Costumista - Storica dell’Arte, uno Scenografo - Architetto).
.2 Presentarsi all’appuntamento concordato
con il Consiglio Direttivo dell’Associazione, portando con sé il proprio
Costume del XVIII secolo, nel caso se ne possedesse uno. Se, invece, non si disponesse
di alcun abito di quest’epoca, e non si conoscesse qualcuno che potrebbe
crearlo, allora si può domandare alla Costumista dell’Associazione, come e dove
farsene confezionane uno, comprensivo degli accessori. (In seno
all’Associazione vi sono alcuni Soci, che fanno di mestiere i Sarti, i
Cappellai, i Lavoratori del cuoio, delle pelli, dei metalli e delle pietre,
tutti artigiani esperti, che operano scrupolosamente in linea con le regole
adottate dai Ricostruttori Storici d’Italia e d’Europa).
.3 L’Associazione, partecipa ogni anno, agli
Avvenimenti e ai Festival più interessanti, tra quelli che si svolgono nei
diversi paesi d’Europa. La partecipazione a questi eventi è aperta a tutti i
Soci e, in tali occasioni, essi potranno godere di ogni vantaggio e privilegio
che sarà stato riconosciuto preventivamente all’Associazione (come quote di
partecipazioni, biglietti di viaggio o affitti di camere, a prezzi agevolati).
.4 Quando l’Associazione propone, essa
stessa, degli eventi (quali: Picnic nei Parchi delle Ville, Giochi nei
Giardini, Cene nei Palazzi Patrizi, Balli nelle Regge, Improvvisazioni di
poesie al Bosco Parrasio, Gioco del Faraone nei Salotti, Cortei nelle Strade,
Spettacoli nei Teatri Barocchi, Equitazione nei Maneggi, Duelli nelle Campagne,
Battaglie Navali nel Mar Baltico, Escursioni nei Parchi Naturali,
Partecipazione al Carnevale di Venezia,
Visite ai Siti Archeologici, ai Monumenti, alle Antiche Chiese o ai
Musei) allora vi potranno partecipare soltanto quei Soci, singoli o organizzati
in piccoli gruppi, che indosseranno Abiti adeguati in ciascuna circostanza e
che disporranno di quell’Oggettistica e quell'Attrezzeria che, eventualmente,
dovesse essere necessaria (come Sacchi, Cestini, Piatti, Bicchieri, Stoviglie,
Tovaglie, Pentole, Fornelli, Legna, Panche, Tavoli, Maschere, Libri, Penne,
Matite, Diari, Pennelli, Tele, Tavolozze, Colori, Carte da Gioco, Tombole,
Scacchi, Strumenti Musicali, Racchette per Volant, Ventagli, Ombrelli, Bastoni,
Cannocchiali, Stivali, Sacchi, Copricapi, Mantelli, Tende, Spade, Pistole,
Fucili, ecc.).
.5 Ogni Socio, qualora lo desideri, può
mettere a disposizione dell’Associazione, le proprie competenze, assumendosi
così la responsabilità di un incarico (come imbandire una Tavola per una Cena,
preparare un Buffet, allestire una Scenografia, dipingere un Quadro, decorare
una Ceramica, scattare delle Foto, preparare le Locandine, Stampare gli Inviti,
suonare uno Strumento Musicale, cantare un’Aria d’Opera, dirigere un Coro,
guidare un Minuetto, coreografare un Balletto, allestire una Pièce Teatrale,
insegnare a Cavalcare, a Duellare con la Spada, pettinare, truccare, preparare
delle Maschere, improvvisare dei Versi, animare un Salotto, insegnare dei
Giochi: come il Cricket, il Volant, il Faraone, la Tombola).
.6 Il pagamento della Tessera annua emessa
dall’Associazione è obbligatorio per i Soci Fondatori e per i Membri del
Consiglio Direttivo, non per i Soci Onorari o per i Soci Ordinari (che comunque
possono contribuire con offerte spontanee) e tanto meno per coloro che vorranno
partecipare sporadicamente agli eventi.
ABITI DEL XVII SECOLO (Foto 4, 5 e 6 di Andrzej Łojko)
ABITI DEL XVIII SECOLO (Foto 1 e 2 di Tatyana Francis
Efremova – Foto 3 di Ewa Bugaj)
TEATRO: Giacomo
Casanova
di Alberto Macchi
Gentili Spettatori, innanzitutto
grazie per essere accorsi tutti qui, in questo straordinario, antico Teatro
Reale di Varsavia, per trascorrere qualche ora insieme a noi interpreti dello
spettacolo, parte in lingua polacca e parte in lingua italiana, dal titolo
“Casanova i Inni”, ovvero “Casanova e gli altri”.
“Il Sogno del Teatro”: oggi,
allora, vivremo, noi con voi e voi con noi, uno fantastico sogno immersi nel
passato, più precisamente nel mondo di circa due secoli e mezzo fa.
“La Magia del Teatro”: questo
Teatro di Corte, originale, del XVIII secolo, dentro il Parco di Łazienki, infatti, così, come per incanto, per magia,
si animerà di personaggi storici, tutti qui convenuti, con i loro costumi
settecenteschi. Sono alcuni di quei nobili, artisti e avventurieri, che hanno frequentato
– anche se in tempi diversi – oltre alle altre Corti d’Europa, la splendida
Corte di Varsavia, durante il regno di Stanislao Augusto Poniatowski.
“I Miracoli del Teatro”: il Teatro
non è soltanto magico, esso fa anche i miracoli! Da un laboratorio teatrale,
sono scaturiti testo e messinscena, per uno spettacolo, oggi con tutti voi,
protagonisti, insieme a noi che nelle vesti dei più importanti personaggi
dell’epoca, interpretiamo le figure di Giacomo Casanova, Stanislao Augusto,
Caterina Bonafini, Caterina Gattai, Maria Teresa Tyszkiewicz, Cagliostro, Marcello
Bacciarelli, Canaletto, Domenico Merlini, Carlo Tomatis, August Moszyński e
così via.
“Il Fascino del Teatro”: il Teatro,
la forma d’arte più effimera del mondo, che appare solo ai presenti nel momento
che si compie e che svanisce man mano che si svolge, costituisce però quel
fascino per lo spirito, che poi è l’alimento per l’anima, così come il cibo lo
è per il corpo.
Così, nel trascorrere, tutti insieme, questo momento tanto suggestivo, naturalmente noi confidiamo nella nostra professionalità ed entusiasmo, ma contiamo anche, sulla Vostra, estremamente importante, partecipazione attiva. Grazie ancora e buon divertimento.
Con questa mia premessa, o meglio, con questa mia nota di regia, lo spettacolo – su mio testo recitato in parte in lingua polacca e in parte in lingua italiana, dal titolo “Casanova i inni” ovvero “Casanova e gli altri”, il 28 giugno 2015 – ha debuttato a Varsavia presso il Teatro Reale di Łazienki. La messa in scena – costituita da prosa, musica, canti e balli con le coreografie di Paolo Londi – ha ottenuto, con soddisfazione di tutti, un grosso successo di pubblico e di stampa, tanto che oggi si sta valutando se proporre due repliche con la proiezione della ripresa originale video, una in Italia e una in Polonia, presso i due rispettivi Istituti di Cultura a Varsavia e a Roma.
Ma ora vediamo chi era Giacomo Casanova e come
egli viene descritto nelle biografie ufficiali! Dunque: “Giacomo Casanova, nato
a Venezia il 2 aprile del 1725, era un avventuriero,
un alchimista oltre che un amante e corteggiatore instancabile di belle dame,
tanto che ai nostri tempi, il suo cognome ‘Casanova’ è ancora sinonimo di ‘seduttore’.
Suo padre
Gaetano Casanova e sua madre Maria Giovanna Farussi erano attore e ballerino
lui, attrice e cantante lei con lo pseudonimo di Zanetta, detta La Buranella,
citata anche da Carlo Goldoni nelle sue ‘Memorie’. Tra i suoi fratelli e
sorelle Giovanni, Alvise e Maria Maddalena erano, anche loro, teatranti, mentre
Francesco e Giovanni Battista erano due pittori. L’uno, bene affermato, dipingeva
principalmente scene di battaglie, ad olio su tela; l’altro, amico di Anton
Raphael Mengs, era noto, invece, come copista e per aver eseguito uno straordinario
disegno che ritraeva il famoso archeologo Johann Joachim Winkelmann. Allevato
dalla nonna materna, Giacomo, alla tenera età di quattordici anni incontrerà
Henriette ovvero Jeanne Marie D'Albert de Saint-Hippolyte, una bella ragazza
che rappresenterà il più grande amore di tutta la sua vita. Dopo aver
frequentato corti e salotti di mezza Europa, nell’agosto del 1765, per non
essere da meno dei vari personaggi che man mano andava incontrando, decise di affiliarsi
alla Loggia Massonica di Lione. Spesso si proponeva, in giro, come Conte Jakob
Kasanow a cui aggiungeva De Farussi, il cognome di sua madre – conosciuta ovunque
per aver partecipato, con successo, a
varie commedie, nelle vesti sia di autrice che di protagonista – quando non si
spacciava per Jakob Cassaneus Cavaliere di Seingalt, titolo inventato e,
peraltro, d’un feudo inesistente. Indossava poi la Croce dell’Ordine dello
Speron d’Oro dei Cavalieri e Protonotari Apostolici, una onorificenza, ritenuta
dai più, tutt’altro che prestigiosa.
Dopo aver affrontato, nei diversi stati europei, una vita tanto
spericolata, con duelli, ferimenti, carcere e malattie, muore a Dux, in Boemia,
il 4 giugno del 1798”.
Però, se si
percorrevano i suoi trascorsi, risultava che egli, in realtà, s’era esibito unicamente
a Trieste dove, dopo aver sedotto alcune dame, improvvisandosi capocomico, aveva
potuto allestire con costoro, una sorta d’improvvisata compagnia teatrale –
composta di tutte semplici dilettanti – e dove aveva potuto proporre così una
recita, ospite in casa del Barone Königsbrunn; anche se poi, veramente, alcune
esperienze di Teatro, come autore, l’aveva effettivamente vissute già nel 1752
a Parigi, dove era stato lì introdotto dal suo amico Antonio Balletti. Nella
capitale francese, infatti, l’allora famosa ‘Comédie-Italienne’ aveva messo in
scena una sua farsa scritta in collaborazione con François Le Prévost, dal
titolo “Les Thessaliènnes ou Arlequin au sabbat”, a cui, peraltro, ne seguirono
di nuove.
Inoltre, c’è da dire,
che tra le sue opere figurano, la versione italiana, dal francese, della
tragedia “Zoroastro”, pubblicata a Dresda nel 1753; gli scritti “Lana caprina:
epistola di un licantropo”, del 1772 e “Istoria delle turbolenze della
Polonia”, del 1774; le commedie in tre atti “La Moluccheide, o sia i gemelli rivali”,
del 1753 e “La forza della vera amicizia”, sempre del 1773, rappresentata lo
stesso anno a Trieste, dalla Compagnia del comico milanese Onofrio Paganinni e
ripresa, l’anno successivo, al Teatro Bandeu di Gorizia. Tra le sue opere
poetiche, invece, compaiono due composizioni in versi, “Ode per la Passione di
Cristo” e “Sonetto sulla Redenzione”, scritte a Frascati nel 1771, una delle
quali, declamata a Roma da certuni, in occasione della Pasqua.
Giacomo Casanova, come
poeta, peraltro, era Membro dell’Accademia dell’Arcadia presso la Colonia di
Parma, con lo pseudonimo di ‘Eupoleme Pantaxene’, nonché Membro dell’Accademia
degli Infecondi a Roma. Anche suo fratello Giovanni, pittore, disegnatore, incisore,
era un pastore arcadico, con lo pseudonimo di ‘Saurio Trocense’. (*)
Giacomo continuerà,
fino alla morte, a scrivere e a comporre opere diverse, particolarmente per il
teatro. Eccone qui, tra le altre, ancora due, “La felicità di Trieste”, una cantata
a tre voci, del 1774 e “Le Polemoscope ou la calomnie démasquée par la prèsence
d'esprit”, una tragicommedia in francese, pubblicata postuma a Parigi, nel
1886.
Però, ancora oggi, come già nel passato, benché egli – ‘esperto duellatore di spada’ - si sia sforzato di dimostrare d’essere anche ‘abile duellatore di penna’, gli studiosi e i critici continuano a mettere in discussione il valore e la validità di molte sue opere letterarie e teatrali; anche se tutti, comunque, sono concordi nell’affermare che – escludendo le composizioni autobiografiche – il resto della sua produzione non ha ottenuto alcun successo, né durante la sua vita, né dopo la sua morte. Se egli, quindi, ha ricevuto qualche consenso, l’avrebbe ottenuto soltanto come scrittore di opere autobiografiche, in quanto espresse con più cura e con più entusiasmo; un successo, questo, che però si sarebbe stranamente manifestato soltanto negli anni successivi alla sua morte, quando già la sua affascinante immagine di ‘avventuriero leggendario’ e di ‘seduttore irrefrenabile’ stava ormai gradatamente e simpaticamente passando alla storia.
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(*) Furio Luccichenti,
Casanova Infecondo e Arcade, [in:] “L’Intermediaire des Casanovistes n. 8”,
Roma 1991.
GRAND
TOUR, OGGI COME IERI:
UN TESTO
GUIDA PER UN GIUOCO TEATRALE
di
Alberto Macchi
Questo mio testo nel prossimo
futuro, per qualcuno, potrebbe costituire un suggerimento per un nuovo giuoco:
divertirsi, istruirsi, vincere lo stress, dare un senso in più alla vita,
capire come eravamo, capire come dovremmo essere, stare bene insieme, imparare
ad amare ... l’arte, ... il teatro, ... la storia, ... la natura. Amare ...
Un tale giuoco, infatti, vuol rappresentare
un viaggio tra reale e ideale, a braccetto con alcuni personaggi del passato,
nei luoghi da loro visitati due-tre-quattrocento anni fa, con l’ausilio dei
testi teatrali allegati nelle note. Ma più specificatamente, questa guida, questo
vademecum, è un esempio generico, utile a chi volesse costruirsi un itinerario in
cui poter ripercorrere e rivivere almeno una 'giornata tipo' dei viaggiatori
del Grand Tour, ovvero dei monarchi, dei loro pupilli, dei nobili, degli
artisti, solitamente tutti collezionisti d’arte e studiosi, che dal Seicento
all’Ottocento sono approdati in Italia, provenienti da ogni parte d’Europa e
anche da altri paesi del mondo.
Se ci si attiene a questo
manuale, si possono sperimentare le stesse atmosfere nelle locande e taverne,
rimaste simili a quelle dei secoli del Barocco, dell’Illuminismo, del
Romanticismo, visitare quegli stessi luoghi, spesso rimasti intatti, assaporare
le stesse vivande di allora, Quindi per un giorno ci si può identificare con Re
Gustavo III di Svezia, con lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, oppure
con la pittrice svizzera Angelica Kauffmann, con il Principe polacco Michał
Jerzy Poniatowski, con l’Ambasciatore inglese Sir William Hamilton, con la
pittrice francese Elisabeth Vigeé-Lebrun, con lo scultore islandese Betel
Thorvaldsen, con il pittore austriaco Anton von Maron, con il pittore olandese
Henrik Voogd, con l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America Thomas Jefferson,
con l’Abate spagnolo Juan Andrès o anche – perché no? – con il Re del
Portogallo. La vita senza l’immaginazione, senza il sogno, senza la fantasia,
si ridurrebbe sostanzialmente a lotta per la sopravvivenza!
Tutti viaggiatori del Grand
Tour che, attraverso i valichi delle Alpi o attraverso il Porto di Genova, sono
giunti in Italia dopo aver affrontato interminabili ed estenuanti viaggi con
carrozze ancora sprovviste di sospensioni, lungo strade sterrate e sassose e/o
con lenti battelli in balia delle tempeste, al fine di poter ammirare l’Italia
in generale, Pompei ed Ercolano in particolare, le due città appena venute alla
luce, quindi l'antichità greco-romana e, approfittando dell’occasione, per
visitare, lungo il percorso, dove possibile, alcune delle città europee e
italiane note al mondo, come Paris, Genève, Wien, München, Venezia, Genova,
Torino, Firenze, Roma “Caput Mundi” con la Città del Vaticano, Napoli, Palermo
e poi i vulcani, le coste, le isole, la vegetazione e le bellezze naturali in
genere; per degustare le diverse cucine con i vini regionali, nelle taverne e
durante i pic-nic nei parchi sempreverdi o nelle assolate campagne, per
ammirare i monumenti antichi, le vestigia romane, le necropoli etrusche, le
rovine italiche, oltre alle innumerevoli opere dei più grandi artisti,
letterati e scienziati d’ogni epoca, sparse su tutto il territorio del “Bel
Paese”, per assistere agli spettacoli folcloristici nelle piazze, per
partecipare ai banchetti e alle danze fra le delizie dei giardini nelle ville o
allo splendore dei palazzi nobiliari, per frequentare i salotti più rinomati,
le accademie più prestigiose, popolate da letterati, da poeti improvvisatori,
da scienziati, da musicisti illustri; le botteghe dei pittori, degli scultori e
degli architetti più famosi; per visitare i luoghi più pittoreschi, come la
campagna romana con le sue immense distese di paludi o gli esplosivi vulcani,
per godere delle più svariate rappresentazioni negli eleganti teatri, regno dei
comici della “Commedia dell’Arte” più rinomati, ma soprattutto per assistere ai
concerti dei maestri più insigni, ai balletti dei più raffinati danzatori o
dove ascoltare i cantori e le cantatrici del “Bel Canto” italiano, ormai
diffuso e apprezzato in ogni dove.
Come si viaggiava nel
Settecento? Nel passato, in genere, i viaggiatori dovevano affrontare il
problema dello stato disastrato delle strade, del pericolo dei ladri, delle
carrozze che frequentemente si danneggiavano, delle imbarcazioni precarie,
delle inclemenze del clima, con i problemi della lingua, della moneta, delle
dogane e delle quarantene nei vari stati e staterelli che incontravano durante
il percorso. C’era il problema della velocità: (di media si percorrevano 80 km
al giorno), dei cambi dei cavalli, dei costi (quindi viaggiare era una
possibilità riservata a pochi: ai nobili come Poniatowski, e ai ricchi
commercianti come Fugger, agli artisti e ai letterati come Dürer o Mozart, di
soito inviati in Italia per studio e per ricerca.
Poteva, comunque, succedere
che intraprendessero viaggi anche persone comuni, come i pellegrini animati
dalla Fede. Questi, però, per raggiungere la Basilica di San Pietro a Roma e i
diversi santuari, disseminati qua e là in Italia, spesso procedevano ancora con
più scarsi mezzi, se non addirittura a piedi), prevalentemente ripercorrendo
l’antica “Via Francigena”. Quello che i ‘grandtouristi’ essenzialmente
cercavano in Italia era l'antichità greca-romana; per cui costoro quasi
ignoravano Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Bernini e
tutta l’arte rinascimentale o barocca, come anche non s’interessavano alla
situazione politica dei vari stati italiani. Alcuni, poi, non visitavano
neanche la Basilica di San Pietro.
Il periodo preferito di
soggiorno in Italia era quello compreso tra dicembre e giugno in modo da poter
vivere il Natale (con le sue usanze), il Carnevale (con le sue maschere), la
Pasqua (con le sue cerimonie) e la Festa di San Pietro (con i suoi fuochi
d'artificio a Castel Sant'Angelo). Johannes Wolfgang Goethe, proveniente dalla
Germania, nella seconda metà del Settecento, annotava sul suo diario durante il
primo viaggio, pressappoco questo pensiero:
Conosci il paese dove fioriscono i limoni, dove tra verdi foglie
splendono arance d'oro, dove un vento soave spira dall’azzurro cielo, dove
tranquillo è il mirto e sereno è l'alloro? Lo conosci abbastanza tu? Ebbene,
laggiù, laggiù, io vorrei, o mio amato, con te andar!
Poi, però, durante il secondo
viaggio, riportava ancora nel suo diario, qualcosa come:
L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere nelle strade,
ancora truffe al forestiero. La si presenti come si vuole, ma l’onestà tedesca
qui la cercherai ovunque invano. C'è vita e animazione qui, ma non di certo
ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, e quindi, ognuno dell'altro diffida.
E anche i capi dello stato pensano soltanto per sé. Bello è il paese! Ma
Faustina, ahimè, più non ritrovo. Non è più questa l'Italia che lasciai con
dolore.
Charles Dickens, invece,
appena giunto in Italia dalla Gran Bretagna, nella prima metà dell'Ottocento,
faceva all'incirca, questa considerazione:
La vita per le strade non è pittoresca e sorprendente neanche la
metà di quanto i nostri sapientoni giramondo vorrebbero farci credere.
Ma poi, ripartendo, affermava
qualcosa come:
Ci separiamo da questa Italia di miserie e di contraddizioni, con tutto il nostro affetto: ancora affascinati dalle bellezze naturali e artificiali di cui abbonda fino a traboccarne e inteneriti dalla sua gente disponibile per indole, dal suo popolo paziente e mite. [...] L’Italia ci imprime nella mente la convinzione che la Ruota del Tempo gira per uno scopo ben preciso: affinché gli esseri umani migliorino sostanzialmente di giorno in giorno, divenendo così sempre più rispettosi, più tolleranti, accrescendo, peraltro, a mano a mano che questa ruota gira, la speranza nel futuro.
Ecco ora i primi tre giuochi:
PROGRAMMA GRAND TOUR N. 1: TIVOLI (*) / VILLA GREGORIANA / TEMPIO DELLA SIBILLA
Escursione "nello spazio
e nel tempo" nell’arco di un giorno:
Ore 10,00 / partenza in treno
per Tivoli, dalla Stazione “Termini” di Roma.
Ore 11,30 / ingresso a Villa
Gregoriana. I° percorso, discesa a in fondo alla valle.
Ore 13,30 / picnic e relax tra
la rigogliosa vegetazione, tra grotte, cascate, e laghetti.
Ore 14,00 / lettura Rime degli
Arcadici e performance teatrale in costume. Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso,
risalita della valle, uscita da Villa Gregoriana.
Ore 17,30 / visita Tempio
della Sibilla, della locanda settecentesca, del borgo antico.
Ore 18, 30 / partenza in treno
per Roma dalla Stazione di Tivoli.
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(*) Tivoli, da Tiburto, esule greco approdato nel Lazio, fondatore della città, con le Ville Adriana, d’Este e Gregoriana, con le Cascate dell’Aniene, nome questo derivato dal Re Etrusco Anio, la Valle dell’Inferno con gli alberi tartarizzati dalle acque albule e il Tempio di Vesta (nel Settecento creduto il Tempio della Sibilla), nei cui pressi è ancora oggi attiva la taverna della Sibilla, dove si possono ancora, come allora, gustare le “sagne”, con il “vino amabile” e l’”uva pizzutella”, prodotti caratteristici di questo territorio.
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PROGRAMMA GRAND TOUR N. 2: ROMA (*) / PARCO DELLA CAFFARELLA / FONTE DI EGERIA
Escursione "nello spazio
e nel tempo" nell’arco di un giorno
Ore 10,00 / incontro alla
fermata della Metro A “Colli Albani”.
Ore 10,30 / ingresso al Parco
della Caffarella. 1° percorso, a piedi alla Fonte Egeria.
Ore 13,30 / picnic e relax tra
la rigogliosa vegetazione, tra grotte e torrenti.
Ore 14,00 / lettura Versi di
G. Briccio e G. Belli e performance teatrale. Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso,
attraverso il Boschetto Sacro, in direzione Appia antica.
Ore 17,30 / visita Tomba di
Cecilia Metella e Scavi Archeologici di Capo di Bove.
Ore 18, 30 / saluti al
capolinea del bus diretto alla fermata Metro A “Colli Albani”.
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(*) Roma, da Romolo, la Città Eterna, nel Settecento, durante il Grand Tour, ha visto arrivare viaggiatori da ogni parte d’Europa e il Parco della Caffarella con il Ninfeo di Egeria, a quei tempi, uno dei siti più visitati in assoluto, anche se, per un calcolo di distanza dalle Mura Aureliane, confuse con quelle Repubblicane, questa territorio silvestre era stato erroneamente scambiato per il Bosco delle Camene governato dalla Ninfa Egeria, mentre invece nella realtà questo sorgeva un miglio e mezzo indietro, ossia tra Terme di Caracalla, Monte Celio, Circo Massimo e inizio della Via Appia. Luogo da visitare: gallerie sotterranee di tufo leonino e di pozzolana, materiale con cui è stata eretta Roma.
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PROGRAMMA GRAND TOUR N. 3: ROMA (*) / GROTTE DI TOR CERVARA E CARNEVALE DEGLI ARTISTI A ROMA
Escursione "nello spazio
e nel tempo" nell’arco di un giorno
Ore 10,00 / incontro alla
fermata della Metro B “Stazione Termini”.
Ore 11,00 / uscita stazione
“Rebibbia” continuare a piedi per circa 1 Km e mezzo fino alle Cave.
Ore 10,10 / ingresso al “Parco
delle Grotte di Tor Cervara” 1° percorso, al laghetto.
Ore 13,30 / picnic e relax tra
la rigogliosa vegetazione, tra le Grotte e il Fiume Aniene.
Ore 14,00 / lettura Versi di poeti
tedeschi del XVIII e XIX secolo e performance teatrale.
Ore 16,00 / visita al “Casale
di Tor Cervara” del XVII secolo, noto come “Castello della Quiete”.
Ore 17,00 / visita al “Casale
della Cervelletta” del XVII secolo e alla “Torre” del XIII secolo.
Ore 18,00 / saluti e ritorno a piedi alla fermata Metro B “Rebibbia”.
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(*) Questo nome della zona deriva dalla “Tenuta di Cerbaro”, luogo di epoca romana, dove si cacciavano i cervi. Altri luoghi da visitare sono: le Cave di Tufo Rosso dell’Antica Roma, presso il fiume Aniene, l’Antica Villa Romana di età repubblicana, la Villa del Fosso di Tor Sapienza e la Necropoli di Tor Cervara, del II secolo.
VIAGGIO IN ITALIA - TRAVEL IN ITALY - VOYAGE D’ITALIE - ITALIENISCHE REISE - VIAJES EN ITALIA:
Il Grand Tour propriamente detto, si potrebbe collocare approssimativamente tra la prima metà del Settecento e i primi due decenni dell’Ottocento. Però, circa duemila anni prima, a cominciare da Ulisse e da Enea, genti di tutto il mondo allora conosciuto, già raggiungevano l’Italia, non proprio con lo stesso identico spirito del Grand Tour, però anche loro, in qualche modo, animati dal desiderio di vedere la bellezza di questo paese e successivamente la maestosità della capitale dell’Impero, che conservava già le vestigia delle precedenti popolazioni etrusche e italiche e che, man mano che i secoli passavano, appariva sempre più affascinante perché sempre più ricca di monumenti e riferimenti storici; forse qualcuno animato anche dalla speranza di poter apprendere le arti e le lettere dai più famosi maestri e di poter forse diventare un giorno Civis Romanus . Dal medioevo in poi, invece, parecchi pellegrini provenienti da tutta Europa, dopo aver attraversato mezza Italia lungo la Via Francigena, approdavano a Roma magari per ammirare lo splendore delle sue gloriose rovine, oltre che per rendere omaggio al Pontefice, Capo della Cristianità. E, come, tra gli altri, testimonia Lassels nel suo “Voyage of Italy” del 1670, anche nel Cinquecento e nel Seicento abbiamo esempi di viaggiatori, per lo più artisti, che si recavano in Italia, sì per poter studiare, ma certamente anche per poter osservare da vicino le magnificenze storiche, artistiche e naturali di questo paese e principalmente quelle di Roma Caput Mundi. Ma, tolti coloro che potevano permettersi di sopportare le spese che un tale viaggio comportava, per gli altri i governi delle varie nazioni europee avevano dovuto istituire apposite iniziative e programmi per favorire così i meno abbienti. I francesi, ad esempio, venivano a Roma per il Grand Tour grazie al premio intitolato “Prix de Rome”. Coloro che superavano il concorso e vincevano il premio, venivano ospitati dal loro Re presso l’Accademia di Francia a Roma, per tre anni, a scopo di studio. Questo concorso era annuale. Il pittore Fragonard fu uno dei vincitori del premio nell’anno 1752. Gli inglesi meno agiati invece, potevano venire a Roma grazie all’aiuto di istituzioni pubbliche o di singoli mecenati. Tutti quei viaggiatori, che nel medioevo viaggiavano a piedi, su carri, su cavalli, su muli o su asini, successivamente viaggeranno su carrozze e calessi, vetture non sempre dotate di sospensioni, lungo strade dissestate, spesso polverose, sassose o fangose. In caso di avaria per rottura degli assali, dovevano procedere a piedi e i più ricchi e fortunati venivano trasportati in portantina dai loro servi. Tutti erano provvisti di passaporti e di salvacondotti per poter attraversare le molte frontiere della penisola frantumata in stati e staterelli. Alcuni si imbarcheranno sui battelli in mare e sulle feluche lungo i fiumi. A causa delle frequenti epidemie capitava sovente che questi viaggiatori, appena passata una frontiera, venissero rinchiusi, per cautela, dentro un lazzaretto, in quarantena. Le altre antiche civiltà del Mediterraneo, come quella fenicia, la Grecia, Bisanzio o l’Egitto erano molto meno conosciute di Roma, che invece rappresentava per tutti la quintessenza dell’antichità. Poi Atene e Bisanzio in particolare, anche se avevano fatto parte dell’Impero Romano, al tempo del Grand Tour erano inglobate nell’Impero Ottomano, quindi risultavano praticamente inaccessibili. Ecco le ragioni per cui queste aree vennero quasi totalmente ignorate dal Grandtourismo. Come già hanno affermato parecchi scrittori, tra cui Herman Hesse, anch’io, che sono da sempre un ricercatore ed un viaggiatore, oggi posso dire che “il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta. E il fine del viaggio è il viaggiare e non il viaggio di per se stesso”.
Fin dall’inizio della seconda metà del XVIII secolo, presso le varie accademie di Roma non si prendeva quasi mai in esame l’“antico”. Si studiavano, invece, prevalentemente le arti, le lettere e le scienze sviluppatesi in quella fascia di tempo compresa tra il barocco e il periodo contemporaneo. Ad esempio, agli studenti d’architettura venivano proposti disegni del Bernini, del Borromini, di Juvarra, del Vignola o del Palladio, da copiare, mentre nessun maestro conduceva mai i propri allievi ad osservare dal vivo i vari monumenti romani o greci che erano presenti in città e disseminati in tutta Italia. Dopo il 1738, invece, quando emerse Ercolano da sotto un terreno di proprietà del Duca d'Elboeuf e dieci anni dopo nelle zone limitrofe, Pompei, poi Stabia e altre città ancora; dopo la creazione d'un Museo nella Reggia Borbonica di Portici con i vari reperti provenienti dagli scavi archeologici e; dopo l’esplosione del fenomeno del Grand Tour (1), ecco che allora venne a diffondersi l’interesse per l’“antico”. Anche tra i grandtouristi, collezionisti, archeologi e studiosi, subito accorsi in Italia attratti appositamente dalle vestigia romane e greche, si accrebbe in loro, col passar degli anni, l’interesse per le antichità in genere, ossia anche per quelle di altri paesi; tanto che parecchi di loro si spinsero ben oltre la Campania, raggiungendo gli Anfiteatri in Sicilia, i Templi in Grecia, le Piramidi in Egitto, arrivando perfino in Asia Minore, a Cirene in Libia e a Palmira in Siria.
(1) Sono da considerarsi grandtouristi, nel Settecento, non solo i viaggiatori europei, ma anche coloro che giungevano da ogni parte del mondo e tutti quegli italiani che, come gli stranieri, s’avventuravano alle pendici del Vesuvio per poter ammirare le antiche Ercolano, Pompei Stabia e Oplonti, come pure tutte quelle altre città, a sud-est del vulcano, venute alla luce.
DUE PROPOSTE: UNA NELLA CAMPAGNA ROMANA E L’ALTRA IN CAMPANIA
Prima proposta – Visita fuori della città / Durata nell’arco d’un giorno: Attendiamo la stagione ideale, poi, il giorno stabilito, indossiamo un abito o un elemento che ricorda, sia pur vagamente, quelli del Settecento, come un mantello, un cappello tricorno, una borsetta, un ventaglio, una livrea. Ci attrezziamo quindi di un cestino con dentro del pane, dell’acqua, frutta (esclusi i prodotti come il Kiwi che in quel secolo non esistevano), verdura (esclusi i pomodori che nel 600 e nel 700 erano ritenuti tossici, anche se alcuni nobili francesi ne consumavano di tanto in tanto perché li consideravano afrodisiaci), vino conservato in bottiglie anonime, una zuppa, dei formaggi, degli insaccati, spiedini di carne e della frutta, tutti prodotti nostrani, senza gli involucri delle ditte produttrici, badando bene di portare ancora, dentro una valigetta, posate, bottiglie, una pentola, una padella, piatti e bicchieri, tutti oggetti rigorosamente di legno, di metallo e di vetro: evitiamo in modo assoluto qualsiasi oggetto di plastica. Non dimentichiamo un cavalletto con una tela, dei colori e dei cartoncini, per dipingere ad olio o a tempera o per disegnare a lapis o a carboncino e fogli di carta su cui prendere appunti al fine di redigere poi, la sera stessa, in bella copia, a casa o in albergo, un diario di viaggio su un elegante taccuino, magari di carta tipo pergamena, scritto a matita o, con una penna d’oca, ad inchiostro. Possiamo attrezzarci anche di un seggiolino di legno pieghevole, di un bastone e/o di un cuscino se lo desideriamo. Quindi partiamo in autobus o in treno, in aereo o in battello, con un vecchio sacco o borsone, che contenga tutte le nostre cose, possibilmente assieme ad una persona cara animata dalle nostre stesse intenzioni e raggiungiamo la località di destinazione. Evitiamo, per quanto possibile, di usare la nostra auto, la nostra moto o qualsiasi altro nostro mezzo. Una volta arrivati sul luogo prescelto, compatibilmente con le distanze, dalla stazione stessa degli autobus o da quella ferroviaria, dal porto stesso o dall’aeroporto, oppure dal parcheggio, prendiamo un calesse o una carrozza guidata da un vetturino esperto di quella zona, con il quale magari ci siamo accordati preventivamente, perché ci segua ovunque e per tutta la giornata, accompagnandoci dove desideriamo, perché, all’occorrenza, ci faccia anche da cicerone, perché, coperto con un mantello, ci apparecchi durante il pranzo, perché ci scaldi eventualmente alcune vivande sopra un fuoco improntato lì per lì, con dei rami e delle pietre, perché ci serva il pasto, per poi mangiare insieme a noi e discorrere con noi, però esclusivamente di argomenti in tema con l’escursione e con l’epoca. Ed ecco che qui ha inizio il nostro vero viaggio nel tempo! Allora! Dal nostro vetturino ci facciamo accompagnare nel sito che ci interessa visitare. Giunti sul luogo stabilito, ci sediamo sul nostro seggiolino, in terra, sull’erba, sul cuscino o sopra un masso, se abbiamo scelto come prima tappa uno spazio all’aperto, come il parco d’una villa, degli scavi o un campo con dei ruderi. Se invece vogliamo incominciare la nostra giornata con l’esplorare uno spazio chiuso, come un monumento, una chiesa, o un museo, allora prima completiamo questa visita e poi raggiungiamo comunque un sito esterno. Qui incominciamo ad osservare la natura e le antiche vestigia che ci circondano. Poi, dopo una lunga contemplazione in silenzio, ci accingiamo a leggere alcuni passi degli scritti riportati in questa guida, che riguardano la storia, la letteratura e l’arte del Settecento. Quindi raccogliamo le nostre cose e, a piedi, visitiamo i ruderi, i monumenti, le cascate e magari le grotte caratteristiche di quei luoghi, finché non scegliamo un soggetto da ritrarre a matita, ad olio o ad acquarello. Prima di terminare l’opera, facciamo una comoda sosta per uno spuntino su un prato, utilizzando le nostre vivande, con le nostre stoviglie, magari sotto un albero, tra il profumo dei fiori e il canto degli uccelli. Una volta terminato il nostro disegno o dipinto, lasciamo quel sito e raggiungiamo un’antica taverna o quantomeno una bettola, un’osteria con cucina casareccia magari anche con annessa un’antica locanda, risalente almeno al Settecento, dove abbiamo prenotato già nei giorni precedenti. Durante la strada possiamo acquistare dipinti, disegni, schizzi, incisioni, medaglie, oggetti, tutti originali o riproduzioni, che si riferiscono alle cose o ai luoghi visitati. Liquidiamo il nostro ‘postiglione-lacchè’ e qui, in questa caratteristica taverna, gustiamo i piatti tipici che mangiavano anche i viaggiatori del Grand Tour. Poi, se vogliamo, possiamo concludere la nostra giornata, restando a dormire per una notte nella locanda che magari conserva ancora la mobilia e l’atmosfera magica di quei tempi. A questo punto ce ne possiamo tornare alla vita di tutti i giorni. Se invece abbiamo un altro giorno libero e vogliamo continuare a vivere l’atmosfera suggestiva del giorno appena trascorso, il giorno successivo possiamo proporre in casa nostra, ad alcuni amici, la lettura, magari drammatizzata, di qualcuno dei testi teatrali allegati alla guida. Anche in questo caso però, dovremo aver previsto ogni cosa, dalla convocazione degli amici, all’allestimento dello spettacolo, alle prove della lettura, al buffet tutto settecentesco.
Seconda proposta – Visita dentro la città – Durata / nell’arco d’una settimana: Premesso che, anche in questo caso, bisogna attenersi, per quanto possibile, alle istruzioni di base della prima proposta, ora recatevi in una città e organizzatevi in modo da visitarla per argomenti. Esempio, se consideriamo Roma, una volta arrivati a Piazza di Spagna, rintracciate case, bar, ristoranti, alberghi, abitazioni, palazzi, frequentati un tempo dai turisti del Grand Tour. Sostate in uno di questi locali e gustate qualche leccornia prodotta già nel Settecento, come ad esempio, del cioccolato caldo o dei dolci come i “diavoletti”. Girate a piedi, sostate per i vostri pranzi nei parchi, acquistate dipinti, disegni, schizzi, incisioni, medaglie, sculture od oggetti come cammei, candelabri, piramidi, obelischi, tutti originali dell’epoca o riproduzioni, delle cose o dei luoghi visitati. Recatevi in una bottega d’antiquario, poi nei cimiteri come, ad esempio, quello acattolico, dove alcuni dei grandtouristi sono ancora sepolti; andate nelle accademie da loro frequentate, scovate i luoghi da loro visitati, come i musei della Ceroplastica (vedi quello della Specola a Firenze), gli Uffizi o i templi di Paestum, le fonti di acque solfuree dove veniva prodotta la cosiddetta Plastica dei Tartari (vedi le pozze dei Bagni di San Filippo o le acque Albule dei Bagni di Tivoli), laboratori dove ancora si producono opere ad intarsio di legno o di marmo (vedi quelli vicino ai cimiteri), botteghe dove si dipinge ancora ad encausto (vedi quella di Michele Paternuosto a Roma), manifatture dove si usano ancora i telai in legno per la produzione di tessuti (vedi quella di San Leucio), fornaci dove ancora si decora la ceramica a mano (vedi quelle di Civitacastellana, di Faenza o di Castelli). Fate tutto questo, attraverso una vostra ricerca e avvalendovi delle indicazioni di questa guida. Le notti dormite in un albergo dell’epoca o in una locanda che in qualche modo ricorda quelle di allora, oppure in una pensioncina che però, comunque, sia almeno sistemata dentro un palazzo come minimo del settecento, che non sia, insomma, più recente. Le coppie possono concludere la settimana cenando, a lume di candela, in uno dei ristoranti dove magari cenò Goethe, con la sua bella Romanina.
CI SONO, INFINE, ALTRI MODI DI VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO:
Quello di scrivere libri e articoli o rappresentare testi teatrali sui Personaggi della Storia, sulla Storia, sulla Storia dell’Arte, oltre quelli di visitare Musei e Monumenti, di ricercare negli Archivi e nelle Biblioteche, o quello di partecipare alle Ricostruzioni storiche in costume d’epoca.
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