martedì 29 marzo 2011

LA MIA ITALIA NEI SECOLI: DIPINTI, INCISIONI, DISEGNI, FOTO

Nazzano Romano
"ROMA"
anagramma di
"AMOR-RAMO-ORMA-MORA-MARO-OMAR-ARMO"


DUE ANFITEATRI ROMANI A ROMA: IL PRIMO "L'ANFITEATRO FLAVIO O COLOSSEO" DEL I SECOLO VOLUTO DALL'IMPERATORE VESPASIANO, IL SECONDO "L'ANFITEATRO CASTRENSE" DEL III SECOLO VOLUTO DALL'IMPERATORE ELIOGABALO.

Il Colosseo o Anfiteatro Flavio di Roma
in un'antica incisione.
Il Colosseo o Afiteatro Flavio di Roma
in una foto ai giorni nostri.
(Foto tratta da: www.lebellezzeditalia.it/lazio/lazio_it/roma/roma_antica_it.htm)
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Anfiteatro Castrense in Roma
in una incisione del 1822 di Luigi Rossini (1790 - 1857).
(Foto tratta da: www.heatons-of-tisbury.co.uk/rossini.htm)

Anfiteatro Casrense di Roma
in una incisione del 1823.
Anfiteatro Castrense di Roma
in una incisione del 1850.
Anfiteatro Castrense di Roma
in una incisione ottocentesca di De Vegni.
Anfiteatro Castrense di Roma
in un'acquaforte del 1564 di Etienne Du Pérac.
Anfiteatro Castrense di Roma
in una incisione del 1576
Anfiteatro Castrense di Roma
in una foto ai giorni nostri.

Avanzi del Foro di Nerva - Nel '700, incisione di G. B. Piranesi  e nell'800 (con l'osteria "Alle Colonnacce"), di Luigi Rossini
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CONCORSO: PROGETTI PER IL MONUMENTO A VITTORIO EMANUELE A ROMA:

(Incisioni della Collezione di Alberto Macchi)
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UN TEMPO UN BORGO E OGGI UNA STRADA


Roma, dove oggi c'è via dei Fori Imperiali





Roma, dove oggi c'è via della Conciliazione

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ARICCA: "BITOMBA" PER GLI ORAZI E I CURIAZI

(Foto Alberto Macchi)

FRASCATI: VILLA FALCONIERI


(Foto di Alberto Macchi)

Trasformazioni nei secoli del Mausoleo di Augusto a Roma:

29 a.C. – “Musoleo di Augusto”. Inizia la costruzione e nel 14 a.C. Augusto vi viene sepolto. Per 17 secoli ha subito saccheggi, è stato addirittura tramutato in una terrazza con la coltivazione della vite per produrre vino.

1549 - "Mausoleo di Augusto" inglobato da Mons. Francesco Soderini in un giardino all'italiana, da lui creato, con marmi e reperti archeologici, con sopra un terrazzo decorato con alberi e siepi.

1750 – “Anfiteatro Matas” di proprietà dello spagnolo Bernardo Matas, costruito in legno nel giardino attorno al Mausoleo di Augusto, per la caccia di tori e delle bufale.
1780 – “Anfiteatro Correa” costruito sopra il Mausoleo di Augusto, di proprietà del Marchese portoghese Vincenzo Mani Correa, per spettacoli di musica e danza, per giostre con animali e per cacce.
1802 – “Anfiteatro Correa” passato di proprietà della Camera Apostolica, per spettacoli circensi e di animali.
1810 - “Teatro Correa” per spettacoli di prosa con recite diurne oltre a spettacoli pirotecnici, di animali e di caccia.
1819 – “Teatro Correa” per spettacoli di prosa con recite diurne oltre a spettacoli pirotecnici, di animali e di caccia. Giuseppe Valadier vi eresse un velario in occasione dei festeggiamenti in onore di Francesco I d' Austria.
1820 – “Teatro Correa” per spettacoli pirotecnici, di animali e di caccia.
1830 - “Teatro Correa” per esercizi ginnici e numeri da circo.
1870 – Anfiteatro Umberto I di proprietà del Conte Giuseppe Telfener per soli spettacoli di prosa.

1908 – "Teatro Augusteo", con oltre 3.000 posti, di proprietà del Comune di Roma, utilizzato dall’Accademia di Santa Cecilia come Auditorium per concerti di musica classica.

1939 – Mausoleo di Augusto: tornato alle origini in seguito all’abbattimento del Teatro Augusteo da parte di Benito Mussolini in omaggio alla romanità.

Il più antico presepe del mondo



Il più antico presepe del mondo si trova a Siracusa presso il museo archeologico regionale “Paolo Orsi” ed è scolpito su un sarcofago che custodiva i resti della sposa romana Adelfia.

BASILICA DI SAN GIOVANNI A ROMA:



Incisioni del XVIII secolo, di Piranesi e di Vasi

Al di fuori delle Mura Aureliane, oggi si estende una Roma prevalentemente assalita dal cemento, in tutto e per tutto simile ad altri quartieri della stessa città. Ma questo territorio, che oggi costituisce il IX Municipio, già dal II secolo a. C., per tutto il periodo di Traiano, di Adriano e degli Antonini e ancora dopo, fino alla caduta dell'Impero Romano, era costituito dal "Suburbio", un complesso di villae rusticae appartenenti ai nobili e ai ricchi personaggi del tempo, sontuose case di campagna dotate di parchi, di cisterne per l'approvvigionamento dell'acqua e qualche volta anche di piccole terme private, come la Villa di età repubblicana, i cui ruderi sono stati rinvenuti nei pressi di Via Polpulonia e la residenza di Erode Attico situata nella Valle dell'Almone (poi diverrà una tenuta agricola di proprietà della famiglia dei Caffarelli, luogo che durante i secoli XVII, XVIII e XIX assumerà il nome di "Campagna Romana" e che sarà meta di parecchi viaggiatori del Grand Tour, provenienti da tutta Italia e da tutta Europa, come il poeta italiano Giovanni Briccio, lo scrittore tedesco J. W. Goethe, lo scrittore britannico Lord Byron, la pittrice svizzera Angelica Kauffmann, il principe polacco Michele Poniatowski, lo scrittore francese Stendhal o quello danese H. C. Andersen).
Ancora, all'interno di questo territorio sorgevano tre acquedotti, due dei quali tuttora ben conservati, quello Marcio e quello Claudio. Del terzo, quello Antonino, restano soltanto alcuni ruderi di un arco all'interno di un palazzo sulla Circonvallazione Appia e tracce di due tronconi a Piazza Galeria, alcuni templi, come il Tempio di Cerere e Faustina, alla Caffarella, che oggi conosciamo come Chiesa di S. Urbano Vescovo, alcuni mulini, come la Mola della Porta nei pressi di Porta Asinara, alcuni mausolei, come e il Mausoleo detto Torre dell'Angelo sulla Via Latina all'incrocio con via Vescia, e quello a forma di parallelepipedo nei pressi di Largo dei Cessati Spiriti, qualche ninfeo, come quello della Fonte Egeria, alla Caffarella, alcune cisterne come quella rinvenuta nel cortile di un condominio in Via Elea o quella inglobata dentro il casale Rampa in Via Tor Fiscale. E poi c'erano i corsi d'acqua, come l'Almone, considerato allora un fiume sacro, che oggi scorre ancora all'interno del Parco della Caffarella e la Marrana, torrente che è stato coperto, ma che invece allora scorreva in superficie lungo il percorso dell'attuale asse Via Taranto-Via Magna Grecia C'erano i laghi, come il Lacus Decennii (lo chiameranno "Lo Pantano" a partire dal basso medioevo), le Catacombe come quelle dei SS. Gordiano ed Epimaco, una serie di gallerie sotto i fabbricati tra l'attuale Via Latina, Vicolo dell'Acqua Mariana e Via Acaia, quella di Tertullino che si estende da Via Latina a Via Numanzia a Via Tabarrini fino oltre la Circonvallazione Appia, quella di Aproniano tra Via Latina e Via C. Correnti; infine l'Ipogeo (vasta camera funeraria sotterranea) di Trebio Giusto rinvenuto in Via Mantellini.
E due zone riservate ai sepolcri, come i Colombari tra Via Taranto e Via Pescara e il complesso funerario delle Tombe Latine nel parco in Via dell'Arco di Travertino.
Un'area, ancora, fu riservata agli edifici per gli spettacoli, come l'Anfiteatro Castrense inglobato dentro le Mura Aureliane in Via Castrense all'incrocio con Via Nola e il Circo Variano, dal nome dell'Imperatore Vario Avito Bassiano noto come Eliogabalo, i cui resti si trovano sepolti sotto Piazza Lodi e dintorni, che era disposto parallelamente alla Via Casilina.
Le strade principali che traversavano il "Suburbio", oltre alle consolari Via Latina Vetus, Via Campana (l'attuale Via Appia Nuova) e Via Tuscolana, erano, la Via Metropi (successivamente verrà chiamata Via Metronia o Gabiusa), corrispondente pressappoco all'attuale asse Via Gallia-Via Etruria, la Via dei Canneti corrispondente all'odierna Via Taranto e la Via Asinara, quella, ormai scomparsa, che passava sotto la Porta Asinara.
I quartieri, poi, che costituivano il mosaico di questo territorio, erano quello di Porta Libera et Castangiola all'inizio della Via Latina, quello di Cerchio Vetere all'inizio della Via Tuscolana, quello della Marmorea nella Valle delle Noci lungo il fiume Almone, quello di Decennie intorno a Porta Metronia e, quello più popolato, di Mons Calcatorius, (che successivamente chiamato "Contrada dei Tre Pizzi", da cui Treppiccione) all'inizio della Via Campana (che oggi riguarda l'area compresa tra Piazza dei Re di Roma, Piazza Tuscolo, Ponte Lungo, Via Taranto e Porta San Giovanni) dove, in corrispondenza dell'attuale Via Ceneda, sorgeva appunto il Monte Calcatorio, una collina interamente ricoperta di vigneti della vite del tipo vinifera silvestris, con sopra una serie di casupole utilizzate per la pigiatura dell'uva. Il vino che qui veniva prodotto poteva essere del colore albus (bianco), fulvus (biondo) o niger (rosso scuro) e poteva risultare sia fugiens, (debole), sia crassum (pesante), che ardens (fortemente alcolico), comunque dello stesso tipo di quello prodotto nelle vicine città di Marino e Frascati.
Il metodo di produzione di questo vino era alquanto elaborato Già prima della fermentazione infatti, il mosto veniva mescolato con pece, con resine o con miele e diluito con acqua di mare o comunque con acqua di fonte e sale. Poi questa miscela veniva "condita" con erbe aromatiche come rosmarino, lauro, mirto, ruta, o con spezie come pepe, cannella, chiodi di garofano e qualche volta anche con l'aggiunta di essenza di petali di rose. Poi, per finire, si versava il tutto nelle anfore dove all'interno era stato spalmato il bitume, in modo da aggiungere a una tale bevanda, già tanto "intrugliata", anche quest'ultimo "aroma".
Il vino puro comunque esisteva, ma non circolava davvero fra il popolo. Esso, espressamente prodotto con le uve migliori e con la semplice pigiatura dei piedi, veniva bevuto soltanto durante le libagioni nelle case patrizie ed era sempre un vino novello, non trattato in alcun modo. C'era poi un vino particolarmente dolce ottenuto con uve disseccate, anche questo andava bevuto puro.
Quello da conservare per poi essere distribuito (che andava lasciato invecchiare da un minimo di sette anni ad un massimo di venti) o da esportare, invece, si ricavava dalle uve comuni schiacciate con il torchio e, oltre a tutti i trattamenti che ho descritto sopra, doveva essere anche bollito, altrimenti così al naturale, si sarebbe presto trasformato in aceto.
I nostri antenati non usavano far invecchiare, come facciamo noi, il vino in botti di legno, ma erano soliti custodire questa preziosa bevanda in appositi recipienti di terracotta detti dolia.
Dunque, questo vino così carico, una volta giunto nelle cauponae, ossia nelle osterie e nelle taverne che pullulavano nei pressi del bivio tra la Via Tuscolana e la Via Campana (oggi Largo Sulmona), prima di essere servito nei crateri o nei bicchieri veniva ancora addizionato di acqua piovana calda o di neve per ridurre così la sua densità, il gusto troppo forte e il contenuto alcolico.
Tutta la zona era abitata prevalentemente dai Vinaria, ossia dagli osti e dai trattori. E loro clienti erano i viaggiatori, i soldati e i mercanti che ogni giorno percorrevano le due strade consolari. Qui, inoltre si svolgevano le feste celebrative del vino, dette Vinalia, dedicate ogni anno a Venere il 19 agosto e a Giove il 23 aprile.
Concludo elencando i nomi delle Porte disposte lungo le Mura Aureliane, che già da quei tempi erano comprese nell'attuale territorio del IX Municipio. Esse erano, Porta Furba (dal latino furbus = ladro), Porta Majore, Porta Asinara Lateranensis (solo nel 1574 vi fu costruita accanto la Porta San Giovanni), Porta Metropii (Metronia), Porta Libera (Latina) e Porta Appia (poi detta "Accia" e più avanti "San Sebastiano"). (Alberto Macchi, Articolo, Roma 2001)

(La zona sopra descritta come appariva nel Settecento da un'incisione di G. B. Piranesi)
La prima salita lungo la parete nord del "Balzo della Chiesa" m. 2050, di aspetto dolomitico, appartenente al sottogruppo della Camosciara dei Monti del Parco Nazionale d'Abruzzo è stata effettuata da Teodoro e Angelo Brinati, il 7 agosto del 1925, insieme ad altri tre compagni.
Lapide a Mauro Macchi nella Loggia dei Militi di Cremona. Mauro Macchi (Milano 2/7/1818 – Roma 24/12/1880) politico italiano, Senatore del Regno d'Italia nella XIII legislatura.



Ritratti di Mauro Macchi (Milano 2/7/1818 - Roma 24/12/1880) Senatore del Regno d'Italia 16 marzo 1879 (Foto da http://storia.camera.it/deputato/mauro-macchi-18180702/organi#nav - http://books.google.pl/books/about/Biografia_di_Mauro_Macchi.html?id=6E4IAAAAQAAJ&redir_esc=y - http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/e56bbbe8d7e9c734c125703d002f2a0c/87345d57ceda3dd74125646f005ce347?OpenDocument)
LINK DI VIDEO:
"I segreti di Roma" di Corrado Augias




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