Alberto Macchi
ESCURSIONI TEATRALI
NELLO SPAZIO E NEL
TEMPO
per chi ama i Viaggi e
la Letteratura Odeporica
XVII SECOLO (CON
CARAVAGGIO) IN ITALIA
XVII SECOLO (COME
HETMAN) IN POLONIA
XVIII SECOLO (COME
NOBILE) IN ITALIA
XVIII SECOLO (COME
POPOLANO) IN EUROPA
XVIII SEC. (COME
GRANDTOURISTA) A VILLA GREGORIANA A TIVOLI
XIX SECOLO (CON IL
RICORDO DI IRENE DUCLOS PARENTI) IN ITALIA
GRAND TOUR OGGI COME IERI - UN TESTO GUIDA PER UN GIOCO TEATRALE:
Questo mio testo, scritto a Roma nel 2007 - di cui qui riporto una breve sintesi e che è ancora in attesa di pubblicazione - potrebbe costituire, per qualcuno, un nuovo giuoco per il prossimo futuro: divertirsi, istruirsi, vincere lo stress, dare un senso in più alla vita, capire come eravamo, capire come dovremmo essere, stare bene insieme, imparare ad amare ... l’arte, ... il teatro, ... la storia, ... la natura. Amare ... . Esso, infatti, vuol essere un viaggio tra reale e ideale, a braccetto con alcuni personaggi della Storia, nei luoghi da loro visitati due-trecento anni fa, con l’ausilio dei testi teatrali allegati nelle note. Ma più specificatamente, questo vademecum, è un esempio generico, utile a chi volesse costruirsi un itinerario con cui poter ripercorrere e rivivere almeno una 'giornata tipo' dei viaggiatori del Grand Tour, ovvero dei monarchi, dei nobili, degli artisti, solitamente tutti collezionisti d’arte e studiosi, che dal Seicento all’Ottocento sono approdati in Italia, provenienti da tutta Europa e anche da altre parti del mondo. Se ci si attiene a questo manuale, si possono visitare gli stessi luoghi, spesso rimasti intatti, assaporare le stesse vivande di allora, sperimentare le stesse locande e taverne, rimaste simili a quelle del secolo dell’Illuminismo. Quindi per un giorno ci si può identificare con Re Gustavo III di Svezia, con lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, oppure con la pittrice svizzera Angelica Kauffmann, con il Principe polacco Michał Jerzy Poniatowski, con l’Ambasciatore inglese Sir William Hamilton, con la pittrice francese Elisabeth Vigeé-Lebrun, con lo scultore islandese Betel Thorvaldsen, con il pittore austriaco Anton von Maron, con il pittore olandese Henrik Voogd, con l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America Thomas Jefferson, con l’Abate spagnolo Juan Andrès o anche – perché no? – con il Re del Portogallo. Questa guida si compone di quattro parti: la I parte riporta nei minimi dettagli, tutte le informazioni per come effettuare l’escursione, con allegato un elenco di proposte di siti da visitare; la II parte racchiude alcune nozioni storiche, con le schede dei viaggiatori, arricchite da una bibliografia e da un glossario di termini settecenteschi relativo a località, cibi, espressioni e oggetti vari: tutto materiale da leggere e da consultare prima e durante la gita. La III parte, invece, raccoglie le note e le fonti storiche. La IV parte, infine, raggruppa copie di alcuni dipinti e di alcune stampe e comprende alcuni testi teatrali relativi a biografie di personaggi dello stesso periodo ed anche di epoche antecedenti.
I CINQUE SITI NELLA CAMPAGNA ROMANA E IN CAMPANIA PIÙ VISITATI DAI
VIAGGIATORI DEL GRAND TOUR:
GROTTA DI EGERIA PRESSO LA TOMBA DI CECILIA METELLA – ROMA - VIA APPIA
GROTTE DELLA CERVARA PER LA FESTA DEGLI ARTISTI – ROMA - VIA PRENESTINA
GROTTE A VILLA GREGORIANA E TEMPIO DELLA SIBILLA – ROMA - VIA TIBURTINA
GROTTA DELLA SIBILLA CUMANA E TOMBA DI VIRGILIO – NAPOLI – MERGELLINA
GROTTE NELLE PALUDI PONTINE E POSTA MESA – TRA VELLETRI E TERRACINA
DOCUMENTI DI VIAGGIO:
DIARIO DI
VIAGGIO
GUIDA TURISTICA
MONETA EUROPEA
PASSAPORTO O
LASCIAPASSARE
FEDE O CERTIFICATO SANITARIO
CARTA DI CREDITO
ARTI E LETTERE:
.- "Goethe alla Caffarella", olio su tela di
Tishbein
.- "Fonte Egeria", Incisione di Bourgeois
.- “Sinfonia n. 40”, spartito di Mozart / "Vocabolario
Poetico", Scritto di Vincenzo Peretti
.- “Viaggio in Italia”, diario manoscritto di Armitage / Scultura “Amore e
Psiche” di Canova
LE MESALLIANCES PIÙ RAFFINATE DEL SETTECENTO:
.- Richard Cosway, Thomas Jefferson e Maria Hadfield
.- William Hamilton, Horatjio Nelson e Emma Lyon
.- Antonio Zucchi, Wolfgang Goethe e Angelica Kauffmann
.- Jean -Baptiste-Pierre Le Brun, Charles-Alexandre de Calonne e Elizabeth
Vigée
ESCURSIONI TEATRALI NELLO SPAZIO E NEL TEMPO IN ITALIA, IN POLONIA, IN
EUROPA:
Ogni uomo civile ha due patrie: la sua propria naturale e l’Italia, madre
delle Arti e delle Scienze, alla quale tanto deve tutta la cultura europea.
(Bronisław Biliński, La motivazione di una dedica, [in:] “Strenna
dei Romanisti”, Ed Roma Amor 1980, Roma 1996, pagg. 59-73)
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Ecco soltanto alcuni, tra i moltissimi viaggiatori del Grand Tour nel
Settecento, che provenienti da tutta Europa, dalla Russia e dall’America,
attraverso i valichi delle Alpi o attraverso il Porto di Genova, sono giunti in
Italia dopo aver affrontato interminabili ed estenuanti viaggi con carrozze
ancora sprovviste di sospensioni, lungo strade sterrate e sassose e/o con lenti
battelli in balia delle tempeste, al fine di poter ammirare Pompei ed Ercolano
appena venute alla luce, quindi l'antichità greco-romana e, approfittando
dell’occasione, per visitare, lungo il percorso, dove possibile, alcune delle
città europee e italiane più note al mondo, come Paris, Genève, Wien, München,
Venezia, Genova, Torino, Firenze, Roma “Caput Mundi” con la Città del Vaticano,
Napoli, Palermo e poi i vulcani, le coste, le isole, la vegetazione e le
bellezze naturali in genere, per degustare le diverse cucine con i vini
regionali, nelle taverne e ai pic-nic nei parchi sempreverdi o nelle assolate
campagne, per ammirare i monumenti d’ogni epoca, le vestigia romane, oltre alle
innumerevoli opere dei più grandi artisti, letterati e scienziati di ogni
secolo, sparse su tutto il territorio del “Bel Paese”, per assistere nelle
piazze agli spettacoli folcloristici, per partecipare ai banchetti e alle danze
fra le delizie nei giardini delle ville o nello splendore dei palazzi
nobiliari, per frequentare i salotti più rinomati, le accademie più pregiate di
letterati e scienziati illustri, di poeti improvvisatori, le botteghe degli
artisti più famosi, per visitare i luoghi più pittoreschi, come la campagna
romana con le sue immense distese di paludi o i gli esplosivi vulcani, per
godere delle più svariate rappresentazioni nei teatri, ma soprattutto per
assistere ai concerti dove poter udire con le proprie orecchie il “Bel Canto”
italiano ormai diffuso e apprezzato ovunque.
Come si viaggiava nel Settecento? Nel passato i viaggiatori dovevano
affrontare il problema dello stato delle strade, del pericolo dei ladri, delle
carrozze che frequentemente si rompevano, delle imbarcazioni precarie, delle
inclemenze del clima, i problemi della lingua, della moneta, delle dogane e
delle quarantene nei vari stati che incontravano durante il percorso. C’era il
problema della velocità: (di media si percorrevano 80 km al giorno), dei cambi
dei cavalli, dei costi (quindi viaggiare era una possibilità riservata a pochi:
ai nobili come Poniatowski, e ai ricchi commercianti come Fugger, agli artisti
e ai letterati come Dürer o Mozart, inviati in italia per studio. Poteva
succedere che intraprendessero viaggi anche persone comuni, come i pellegrini
animati dalla Fede, ma questi per raggiungere la Basilica di San Pietro a Roma
e i diversi santuari italiani, spesso procedevano ancora con più scarsi mezzi e
addirittura a piedi) Quello che i grandtouristi essenzialmente cercavano in
Italia era l'antichità greca-romana; per cui quasi ignoravano Giotto,
Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Bernini e tutta l’arte
rinascimentale e barocca, come anche non s’interessavano alla situazione
politica dei vari stati italiani. Il periodo preferito di soggiorno in Italia
era quello compreso tra dicembre e giugno in modo da poter vivere il Natale (con
le sue usanze), il Carnevale (con le sue maschere), la Pasqua (con le sue
cerimonie) e la Festa di San Pietro (con i suoi fuochi d'artificio a Castel
Sant'Angelo). Johannes Wolfgang Goethe, proveniente dalla Germania, nella
seconda metà del Settecento, annota sul suo diario durante il primo viaggio,
pressappoco questo pensiero:
Conosci il paese dove fioriscono i limoni, dove tra verdi foglie splendono
arance d'oro, dove un vento soave spira dall’azzurro cielo, dove tranquillo è
il mirto e sereno è l'alloro? Lo conosci abbastanza tu? Ebbene, laggiù, laggiù,
io vorrei, o mio amato, con te andar!
Ma poi, durante il secondo viaggio, annota nel suo diario, qualcosa come:
L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere nelle strade, ancora
truffe al forestiero. La si presenti come si vuole, ma l’onestà tedesca qui la
cercherai ovunque invano. C'è vita e animazione qui, ma non di certo ordine e
disciplina; ognuno pensa per sé, e quindi, ognuno dell'altro diffida. E anche i
capi dello stato pensano soltanto per sé. Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè,
più non ritrovo. Non è più questa l'Italia che lasciai con dolore.
Charles Dickens, invece, appena giunto in Italia dalla Gran Bretagna, nella
prima metà dell'Ottocento, farà all'incirca, questa considerazione:
La vita per le strade non è pittoresca e sorprendente neanche la metà di
quanto i nostri sapientoni giramondo vorrebbero farci credere.
Ma poi, ripartendo, affermerà qualcosa come:
Ci separiamo da questa Italia di miserie e di contraddizioni, con tutto il
nostro affetto: ancora affascinati dalle bellezze naturali e artificiali di cui
abbonda fino a traboccarne e inteneriti dalla sua gente disponibile per indole,
dal suo popolo paziente e mite. [...] L’Italia ci imprime nella mente la
convinzione che la Ruota del Tempo gira per uno scopo ben preciso: affinché gli
esseri umani migliorino sostanzialmente di giorno in giorno, divenendo così
sempre più rispettosi, più tolleranti, accrescendo, peraltro, a mano a mano che
questa ruota gira, la speranza nel futuro.
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VEDI VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=YHnfDoJRlYo
PROGRAMMA GRAND TOUR N. 1: TIVOLI (*) / VILLA GREGORIANA / TEMPIO DELLA
SIBILLA
Escursione "nello spazio e nel tempo" della durata di un giorno:
Ore 10,00 / partenza in treno per Tivoli, dalla Stazione “Termini” di Roma.
Ore 11,30 / ingresso a Villa Gregoriana. I° percorso, discesa a in fondo
alla valle.
Ore 13,30 / picnic e relax tra la rigogliosa vegetazione, tra grotte,
cascate, e laghetti.
Ore 14,00 / lettura Rime degli Arcadi e performance teatrale in costume.
Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso, risalita della valle, uscita da Villa Gregoriana.
Ore 17,30 / visita Tempio della Sibilla, della locanda settecentesca, del
borgo antico.
Ore 18, 30 / partenza in treno per Roma dalla Stazione di Tivoli.
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(*) Tivoli, da Tiburto, esule greco approdato nel Lazio, fondatore della
città, con le Ville Adriana, d’Este e Gregoriana, con le Cascate dell’Aniene,
nome questo derivato dal Re Etrusco Anio, la Valle dell’Inferno con gli alberi
tartarizzati dalle acque albule e il Tempio di Vesta (nel Settecento creduto il
Tempio della Sibilla), nei cui pressi è ancora oggi attiva la taverna della
Sibilla, dove si possono ancora, come allora, gustare le “sagne”, con il “vino
amabile” e l’”uva pizzutella”, prodotti caratteristici di questo territorio.
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VEDI VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=HUrXe7qDqW8
PROGRAMMA GRAND TOUR N. 2: ROMA (*) / PARCO DELLA CAFFARELLA / FONTE
DI EGERIA
Escursione "nello spazio e nel tempo" della durata di un giorno
Ore 10,00 / incontro alla fermata della Metro A “Colli Albani”.
Ore 10,30 / ingresso al Parco della Caffarella. 1° percorso, a piedi alla
Fonte Egeria.
Ore 13,30 / picnic e relax tra la rigogliosa vegetazione, tra grotte e
torrenti.
Ore 14,00 / lettura Versi di G. Briccio e G. Belli e performance teatrale.
Commenti.
Ore 14,30 / 2° percorso, attraverso il Boschetto Sacro, in direzione Appia
antica.
Ore 17,30 / visita Tomba di Cecilia Metella e Scavi Archeologici di Capo di
Bove.
Ore 18, 30 / saluti al capolinea del bus diretto alla fermata Metro A
“Colli Albani”.
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(*) Roma, da Romolo, la Città Eterna, nel Settecento, durante il Grand
Tour, ha visto arrivare viaggiatori da ogni parte d’Europa e il Parco della
Caffarella con il Ninfeo di Egeria, a quei tempi, uno dei siti più visitati in
assoluto, anche se, per un calcolo di distanza dalle Mura Aureliane, confuse
con quelle Repubblicane, questa territorio silvestre era stato erroneamente
scambiato per il Bosco delle Camene governato dalla Ninfa Egeria, mentre invece
nella realtà questo sorgeva un miglio e mezzo indietro, ossia tra Terme di
Caracalla, Monte Celio, Circo Massimo e inizio della Via Appia.
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VEDI VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=1WnMawbmdog
LE ACCADEMIE DI SAN LUCA E DELL’ARCADIA:
L’Accademia di San Luca nacque a Roma alla fine del Quattrocento come
associazione di pittori. Il suo primo Direttore, ovvero “Principe”, fu lo
stesso fondatore Federico Zuccari; mentre gli associati, sia uomini che donne,
vennero ad assumere il titolo di “Membri”. L’Accademia di San Luca esiste
ancora oggi.
L’Accademia dell’Arcadia nacque a Roma alla fine del Seicento come
associazione di poeti. Il suo primo Direttore, ovvero “Custode Generale”, fu la
stessa fondatrice Cristina di Svezia; gli uomini associati assunsero il titolo
di “Pastori” e le donne associate quello di “Pastorelle”. L’Accademia
dell’Arcadia esiste ancora oggi.
.- Prima sede dell’Accademia di San Luca: Chiesa San Luca, Roma fine XVI
secolo
.- Prima sede dell’Accademia dell’Arcadia: Bosco Parrasio, Roma fine XVII
secolo
.- Membro Amici dell’Accademia di S. Luca: Roma, giugno
2014
.- Membro Amici dell’Accademia dell’Arcadia: Roma, settembre 2013
ACCADEMIEA DI SAN LUCA:
UNIVERSITAS PICTURAE [AC] MINIATURAE NELLE CHIESE E PALAZZI IN VARIE CITTÀ
D’ITALIA (*)
Dal 1478 - iniziarono a nascere in Italia le prime Universitas picturae
[ac] miniaturae, con tanto di statuto, nel cui frontespizio apparve l’immagine
di San Luca che riceve le nuove regole dell'Arte da quattro membri
dell’Università. A Roma l’aggregazione di pittori e artisti avvenne dentro la
Chiesa di San Luca sull'Esquilino e sarà questa la prima sede dell'Università.
La pala d'altare di questa chiesa che raffigurava il santo evangelista, era
opera di Raffaello.
Dal 1577 - l’Università si trasformò in Accademia delle Arti della Pittura,
della Scultura e del Disegno, per iniziativa del pittore Girolamo Muziano.
Dal 1585 - questa Accademia delle Arti della Pittura e della Scultura e del
Disegno dovette trasferirsi dalla Chiesa di San Luca sull'Esquilino, perché
demolita, a quella di Santa Martina al Foro Romano. Da quel momento nel titolo
fu incluso il nome di San Luca, per cui questa chiesa si chiamò e si chiama
tuttora, Chiesa dei Santi Luca e Martina.
Dal 1593 - l’Accademia delle Arti della Pittura e della Scultura e del
Disegno, grazie al pittore Federico Zuccari, si trasformò in Accademia detta di
San Luca, con sede nel Palazzo Carpegna ed egli ne fu il primo Principe. La
pala d’altare raffigurante San Luca nella Chiesa di San Luca sull'Esquilino
venne allora trasferita a Santa Martina al Foro Romano. Successivamente fu però
collocata nel Palazzo Carpegna, dove è conservata ancora oggi.
Dal 1634 - quando fu Principe Pietro da Cortona, anche gli architetti
entrarono a far parte dell'Accademia con la stessa autorità dei pittori e degli
scultori.
Dal 1702 - ebbe inizio il Concorso Clementino, di Papa Clemente XI,
che riconobbe premi agli artisti vincenti.
Dal 1754 - prese il via l'Accademia del Nudo e il fondatore Papa Benedetto
XIV ne affidò la direzione all'Accademia di San Luca.
Dal 1768 - ebbe inizio il Concorso Balestra, dell'accademico pittore Carlo
Pio Balestra e, anche costui, riconobbe premi agli artisti vincenti.
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(*) TERMINI ED ESPRESSIONI DELL’ACCADEMIA DI SAN LUCA: Accademia – termine
che deriva dal nome dell'eroe greco Academo, il quale, tornato vittorioso dalla
guerra, donò agli ateniesi un giardino aperto al pubblico dove Platone potesse
insegnare filosofia, arti e scienze ai suoi discepoli. Questa scuola, così
chiamata, fu fondata nel 387 a.C. e venne situata in un luogo ameno appena
fuori le mura della città di Atene. Oggi, un'accademia, è una istituzione
destinata agli studi più colti e all'approfondimento delle conoscenze di più
prestigiose. San Luca – evangelista che per primo dipinse un quadro per cui fu
considerato il Santo Patrono dei Pittori. Guercino lo ha ritratto mentre
dipinge una Madonna. Fu eletto Santo Protettore dell’Accademia di San Luca.
Principe – capo dell’Accademia di Sa Luca, suo custode. Console – ausiliario
del Principe. Emblema dell’Accademia di San Luca – dal 1478 al 1704 l’immagine
di San Luca; dal 1705 un triangolo equilatero, costituito da un pennello, una
stecca e un compasso, simbolo di pari dignità ed unità delle tre arti: pittura,
scultura e architettura, sotto l'egida del disegno. Motto dell'Accademia di San
Luca: “AEqua Potestas” – espressione di Orazio che correttamente va letta come
pari potere tra le tre arti della pittura, della scultura e dell’architettura.
Concorsi – istituiti fin dalla fondazione dell’Accademia di San Luca, vennero
banditi periodicamente utilizzando i lasciti dei vari accademici. Aggregate –
accademie d’arte nelle altre città d’Italia e d’Europa, come l’Accademia del Disegno
a Firenze o l’Accademia Clementina di Bologna, che si attenevano alle regole
dell’Accademia di San Luca di Roma.
NOMI DEI PRINCIPI PIU' IMPORTANTI E DI ALCUNE ACCADEMICHE: Federico
Zuccari, primo principe – Domenichino - Gianlorenzo Bernini - Antiveduto
Gramatica - Carlo Maratta - Pietro da Cortona - Carlo Marchionni - Sebastiano
Conca - Simon Vouet - Raphael Mengs - Anton von Maron - Canova -Vincenzo
Camuccini - Elisabetta Sirani - Irène Duclos Parenti - Rosalba Carriera -
Angelika Kauffmann - Élisabeth Vigée-Le Brun.
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Bibliografia:
Gaetano Moroni, Dizionar. di Erudizione Storico-Ecclesiastica,
Tip. Emiliana, Venezia 1840
Alberto Macchi, Irene Parenti, Aetas, Roma 2006
SEDI DELL’ACCADEMIA DI SAN LUCA:
.- Chiesa San
Luca
.- Palazzo Carpegna
SEDI DELL’ACCADEMIA DELL’ARCADIA:
.- Valca - Tempio del Dio Redicolo alla
Caffarella
.- Grotte di Tor
Cervara
.- Acquedotti Romani
ACCADEMIA DELL’ARCADIA:
VALCHE DI LETTERATI E DOTTI NEI PALAZZI NELLE VILLE NELLA CAMPAGNA ROMANA
(*)
Dal 1686 - nel palazzo Riario della Regina Cristina di Svezia in Via della
Lungara a Trastevere.
Dal 1689 - presso le valche distribuite nella Campagna Romana (al Parco
della Caffarella, al Parco degli Acquedotti, alle Grotte di Tor Cervara).
Dal 5 ottobre 1690 - nel convento annesso alla Chiesa di San Pietro in
Montorio sul Colle Oppio - nei Giardini del Duca di Paganica a S. Pietro in
Vincoli sul Colle Oppio - nei giardini della Villa dei Principi Mattei Orsini,
sul Monte Esquilino.
- ai Prati di Castello (qui Agostino Maria Taia di Siena definì questo
luogo per la prima volta col nome di “Arcadia”).
Dal 27 marzo 1691 - nel giardino di Palazzo Riario, ex residenza di
Cristina di Svezia
Dal 1693 - nel parco degli Orti Farnesiani del Duca di Parma Ranuccio II
Farnese, sul Colle Palatino (proprio dove già circa duemila anni prima, a capo
d’una colonia di Arcadi di Pallantio, s’era stabilito Evandro, figlio di Ermete
e della Ninfa Temi, eroe dell’Arcardia greca, accolto da Fauno Re degli Aborigeni
e dove fondò un’altra Pallantio, introducendo nel Lazio la scrittura, la musica
e il culto degli Dei). In quel luogo Antonio Farnese fece costruire un teatro a
forma di siringa a sette canne, incidere le Leggi degli Arcadi e collocare una
pietra in memoria di un pastore del passato: Francesco Redi.
Dal 1699 - nel giardino del Duca Antonio Maria Salviati.
Dal 1705 - nel giardino nella Villa del Principe Vincenzo Giustiniani,
sulla Flaminia.
Dall’11 settembre 1707 - nel parco all’Esquilino del Principe Francesco
Maria Ruspoli (nel 1711, a causa del dissidio sorto tra Crescimbeni e Gravina,
avvenne una scissione che portò alla fondazione di una Seconda Arcadia, con gli
studenti del Gravina. Tre anni dopo questa Seconda Arcadia assunse il nome di
Accademia dei Quirini. Però poi finì che nel 1719 i due rami si ricongiunsero).
Dal 1724 - nel giardino del Cardinal Ginnasi all’Aventino grazie
all’interessamento del Principe Francesco Maria Ruspoli.
Dal 1725 - nell’Orto dei Livi donato dal Re del Portogallo Giovanni V
(trasformato poi in Bosco Parrasio). Il 9 ottobre vi venne posta la prima
pietra, con la scritta “Deo Nato”, per la costruzione del “Bosco Parrasio” e
per datare così, in occasione della prima ragunanza, la nascita dell’Accademia
dell’Arcadia e con Gesù Bambino come suo protettore.
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(*) TERMINI E ESPRESSIONI ARCADICHE: Valca o Varca – nome popolare per
definire una “ricorrente, roteante” riunione di letterati e dotti che avveniva
in un luogo dall’aspetto bucolico di Roma o della Campagna Romana, spesso al
bordo d’un ruscello, tra antichi ruderi, alla fine del XVII e all’inizio del
XVIII secolo. “Valca” probabilmente deriva dalla parola longobarda “walkan”,
“rotante”, termine che definisce un certo tipo di mulino del XVI secolo. Un
esempio specifico lo riscontriamo in un edificio d’epoca romana, adattato a
macina nel XVI secolo, posto sulla riva d’un torrente, al Parco della
Caffarella nei pressi di Roma. I macchinari di questa struttura, attiva
particolarmente durante le epidemie, azionavano due ruote piene, di pietra, tra
le quali strizzare i panni appena lavati, in modo da purificarli dai germi.
“Valca”, ancora, ci richiama alla Chiesa di Santa Caterina alle Valche, del XVI
secolo, presso Jesi nelle Marche, sita in una zona di antichi lanifici dove,
anche qui, si utilizzava una macchina detta “gualchiera” per lavare e
disinfestare dai parassiti le lane tramite due mole di marmo sempre mosse
dall’acqua di un torrente. La stessa cosa vale per le “valche de' panni di
Arpino” citate nel «Bando e capitoli del duca Antonio seniore sopra le valche
de' panni [o paccotte] di Arpino», per la “valca di Acquataccio citata da
Guastaldus nel suo Trattato del 1684 e per la “Valca di Cremera”, vicino al
Castello, nell’area dell’antica Veio, descritta nella Dissertazione pubblicata
a Terni da Saluzj nel 1828. Accademia dell’Arcadia – Aggregazione di letterati
e dotti, con tanto di statuto, che si ispira al mitico tempo della bellezza e
della serenità classica dell’antica Grecia. Accademia – termine che deriva dal
nome dell'eroe greco Academo, il quale, tornato vittorioso dalla guerra, donò
agli ateniesi un giardino aperto al pubblico dove Platone potesse filosofare
con i suoi discepoli. Questa scuola, così chiamata, fu fondata nel 387 a.C. e
venne situata in un luogo ameno appena fuori le mura della città di Atene.
Oggi, un'accademia, è una istituzione destinata agli studi più colti e
all'approfondimento delle conoscenze di più prestigiose. Arcadia – nome
dell’Accademia letteraria che si ispira alla tradizione dei pastori-poeti della
regione dell'Arcadia nel Peloponneso in Grecia con Capoluogo Tripoli. Arcadia
prende il nome da Arcade, personaggio mitologico che nella mitologia greca era
il figlio di Zeus e della Ninfa Callisto, che Hera però, gelosa perché tradita,
trasformò subito in un orso. Arcade, un giorno, durante la caccia per
procurarsi il cibo, non avendo riconosciuto sua madre che si aggirava in quella
zona sotto le sembianze d’un animale, rischiò di sbranarla. Zeus allora decise
di disporli entrambi in cielo trasformando Callisto nell'Orsa maggiore e Arcade
nell'Orsa minore, in modo che non tornassero per l’eternità sulla terra e che
non s’incontrassero mai più. Pastore/Pastorella – membro dell’Accademia
dell’Arcadia. Gesù Bambino – adorato per primo dai pastori, fu scelto come
protettore dell’Accademia, al Bosco Parrasio infatti c’è scritto “Deo nato
Sacrum”. Custode Generale – capo dell’Accademia dell’Arcadia, Custode e Nume
Tutelare, Pastor de’ Pastori. Nome arcade – pseudonimo, ovvero nome greco di
fantasia oppure derivato dai personaggi di pastori nelle opere classiche
greche. Serbatoio – edificio nel Bosco Parrasio dove conservare i documenti
dell’Accademia dell’Arcadia. Parrasio – nome derivante da Parrasia, la regione
greca dell’Arcadia, sacra ad Apollo e alle Muse. Parnaso – una montagna della
Grecia centrale che domina la città di Delfi, particolarmente venerata
nell'antichità. Questo monte era consacrato al culto del Dio Apollo e alle
Muse. Sigillo ovvero Stemma dell'Arcadia – una siringa o flauto a sette canne
del Dio greco Pan, cinto da una Corona d’alloro e da rami di pino. Motto
dell'Arcadia: Et in Arcadia ego – espressione che va letta come “Et[iam] in Arcadia
ego [sum/eram]” ossia, “[Anche] io [sono/ero] in Arcadia”. Essa venne
raffigurata, per la prima volta, incisa sopra una tomba di marmo in un
paesaggio pastorale all’interno del dipinto di Guercino dal titolo “Et in
Arcadia Ego“, del 1620 ca., una seconda volta figura nel quadro “Les Bergers
d'Arcadie" del 1627, di Poussin (poi, da lui stesso replicata con qualche
variante, nel 1640 ca.) e una terza volta appare nella tela “Anche io fui in
Arcadia”, del 1800 ca. realizzata da Felice Giani. Giochi Olimpici – contese di
poesia fra gli arcadi che si svolgevano una volta all’anno presso l’Accademia
dell’Arcadia e solitamente nel mese dì ottobre. Questi giuochi consistevano in
recite d’improvvisazione in versi e contese poetiche musicate, una specie di Carnevale
colto. Principi, prelati, abati, abatini, letterati, dotti delle varie
discipline, Pastori, Pastorelle e Ninfe, insomma, vi “davano un’arcadia”, cioè
si cimentavano con poesie, si lodavano a vicenda, scherzavano declamando odi
poetiche e si corteggiavano sfoggiando rime anacreontiche. Colonie – incontri
di arcadi in altre città, che si attengono alle regole della Ragunanza di Roma.
Eleggono ognuna un Vice-Custode e prendono il nome, o dalle città dove sono
create, oppure dalle altre accademie, o altre sezioni di esse. Cavalieri
Olimpici – Ordine istituito a Siena nel 1761 dalla pastorella arcade
improvvisatrice Corilla Olimpica. Ragunanze – quelle adunanze che si svolgevano
presso il Bosco Parrasio in Roma. Adunanze – quelle riunioni o assemblee che si
organizzavano fuori dal Bosco Parrasio e nelle Colonie. Seguite da recite, di
solito venivano programmate in estate e si svolgevano nei teatri o anfiteatri
all’aperto, nei parchi delle ville nobiliari, in un Teatrino di Verzura, in una
Terrazza delle Delizie, tra alberi di lauro, pini, mirti, lecci, statue e
giochi d’acqua.
NOMI DEI PASTORI FONDATORI DELL’ACCADEMIA DELL’ARCADIA: Cristina di Svezia
((Basilissa) - Gian Vincenzo Gravina (Opico Erimanteo) - Giovanni Mario
Crescimbeni (Alfesibeo Cario) - Paolo Coardi (Elpino Menalio) - Giuseppe
Paolucci (Alessi Cillenio) - Vincenzo Leonio (Uranio Tegeo) - Paolo Antonio
Viti (Carino Dipeo) - Silvio Stampiglia (Palemone Licurio) - Jacopo Vicinelli
(Mirtillo Aroanio) - Pompeo Figari (Montano Falanzio) - Paolo Antonio del Nero
(Siringo Reteo) - Melchiorre Maggio (Dameta Clitorio) - Agostino Maria Taia
(Silvio Pereteo) - Giambattista Felice Zappi (Tirsi Leucasio) - Carlo Tommaso
Maillard di Tournon (Idalgo Erasinio)
NOMI DI ALCUNI PASTORI E PASTORELLE CON I LORO PSEUDONIMI:
Alfesibeo Cario - Michał Poniatowski / Aurenio Falereo - Megalio Mepomenio
- Opico Erimanteo – Tirsi Leucasio - Maddalena Morelli Fernandez / Corilla
Olimpica - Fortunata Sulgher Fantastici / Temira Parraside - Teresa Bandettini
Landucci / Amarilli Etrusca - Irène Duclos Parenti / Lincasta Ericinia e poi
Lincasta Siria - Leucippe Ericinia.
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Bibliografia:
Giovanni Mario Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, L.
Baseggio, Venezia 1730
M. Giuseppe Morei, Memorie Istoriche dell’Adunanza degli Arcadi,
De’ Rossi, Roma 1761
Francesco Gasparoni, Prose sopra argomenti di Belle Arti,
Crispino Puccinelli, Roma 1841
Maria Teresa Acquaro Graziosi, L’Arcadia, Palombi, Roma 1991
Alberto Macchi, Irene Parenti, Aetas, Roma 2006
Fin all’inizio della seconda metà del XVIII secolo, presso le varie
accademie di Roma non si prendeva quasi mai in esame l’”antico”. Si studiavano,
invece, prevalentemente le arti, le lettere e le scienze sviluppatesi in quella
fascia di tempo compresa tra il barocco e il periodo contemporaneo. Ad esempio,
agli studenti d’architettura venivano proposti disegni del Bernini, del
Borromini, di Juvarra, del Vignola o del Palladio, da copiare, mentre nessun
maestro conduceva mai i propri allievi ad osservare dal vivo i vari monumenti
romani o greci che erano presenti in città e disseminati in tutta Italia. Dopo
il 1738, invece, quando emerse Ercolano da sotto un terreno di proprietà del
Duca d'Elboeuf e dieci anni dopo nelle zone limitrofe, Pompei, poi Stabia e
altre città ancora; dopo la creazione d'un Museo nella Reggia Borbonica di
Portici con i vari reperti provenienti dagli scavi archeologici e; dopo
l’esplosione del fenomeno del Grand Tour (*), ecco che allora venne a
diffondersi l’interesse per l’”antico”. Anche tra i grandtouristi,
collezionisti, archeologi e studiosi, subito accorsi in Italia attratti
appositamente dalle vestigia romane e greche, si accrebbe in loro, col passar
degli anni, l’interesse per le antichità in genere, ossia anche per quelle di
altri paesi; tanto che parecchi di loro si spinsero ben oltre la Campania,
raggiungendo gli Anfiteatri in Sicilia, i Templi in Grecia, le Piramidi in
Egitto, arrivando perfino in Asia Minore, a Cirene in Libia e a Palmira in
Siria.
(*) Sono da considerarsi grandtouristi, nel Settecento, non solo i
viaggiatori europei, ma anche coloro che giungevano da ogni parte del mondo e
tutti quegli italiani che, come gli stranieri, s’avventuravano alle pendici del
Vesuvio per poter ammirare le antiche Ercolano, Pompei Stabia e Oplonti, come
pure tutte quelle altre città, a sud-est del vulcano, venute alla luce.
VIAGGIO IN ITALIA - TRAVEL IN ITALY - VOYAGE D’ITALIE - ITALIENISCHE REISE
- VIAJES EN ITALIA:
Il Grand Tour propriamente detto, si potrebbe collocare approssimativamente
tra la prima metà del Settecento e i primi due decenni dell’Ottocento. Però,
circa duemila anni prima, a cominciare da Ulisse e da Enea, genti di tutto il
mondo allora conosciuto, già raggiungevano l’Italia, non proprio con lo stesso
identico spirito del Grand Tour, però anche loro, in qualche modo, animati dal
desiderio di vedere la bellezza di questo paese e successivamente la maestosità
della capitale dell’Impero, che conservava già le vestigia delle precedenti
popolazioni etrusche e italiche e che, man mano che i secoli passavano,
appariva sempre più affascinante perché sempre più ricca di monumenti e
riferimenti storici; forse qualcuno animato anche dalla speranza di poter
apprendere le arti e le lettere dai più famosi maestri e di poter forse
diventare un giorno Civis Romanus . Dal medioevo in poi, invece, parecchi
pellegrini provenienti da tutta Europa, dopo aver attraversato mezza Italia
lungo la Via Francigena, approdavano a Roma magari per ammirare lo splendore
delle sue gloriose rovine, oltre che per rendere omaggio al Pontefice, Capo
della Cristianità. E, come, tra gli altri, testimonia Lassels nel suo “Voyage
of Italy” del 1670, anche nel Cinquecento e nel Seicento abbiamo esempi di
viaggiatori, per lo più artisti, che si recavano in Italia, sì per poter
studiare, ma certamente anche per poter osservare da vicino le magnificenze
storiche, artistiche e naturali di questo paese e principalmente quelle di Roma
Caput Mundi. Ma, tolti coloro che potevano permettersi di sopportare le spese
che un tale viaggio comportava, per gli altri i governi delle varie nazioni
europee avevano dovuto istituire apposite iniziative e programmi per favorire
così i meno abbienti. I francesi, ad esempio, venivano a Roma per il Grand Tour
grazie al premio intitolato “Prix de Rome”. Coloro che superavano il concorso e
vincevano il premio, venivano ospitati dal loro Re presso l’Accademia di
Francia a Roma, per tre anni, a scopo di studio. Questo concorso era annuale.
Il pittore Fragonard fu uno dei vincitori del premio nell’anno 1752. Gli
inglesi meno agiati invece, potevano venire a Roma grazie all’aiuto di
istituzioni pubbliche o di singoli mecenati. Tutti quei viaggiatori, che nel
medioevo viaggiavano a piedi, su carri, su cavalli, su muli o su asini,
successivamente viaggeranno su carrozze e calessi, vetture non sempre dotate di
sospensioni, lungo strade dissestate, spesso polverose, sassose o fangose. In
caso di avaria per rottura degli assali, dovevano procedere a piedi e i più
ricchi e fortunati venivano trasportati in portantina dai loro servi. Tutti
erano provvisti di passaporti e di salvacondotti per poter attraversare le
molte frontiere della penisola frantumata in stati e staterelli. Alcuni si
imbarcheranno sui battelli in mare e sulle feluche lungo i fiumi. A causa delle
frequenti epidemie capitava sovente che questi viaggiatori, appena passata una
frontiera, venissero rinchiusi, per cautela, dentro un lazzaretto, in
quarantena. Le altre antiche civiltà del Mediterraneo, come quella fenicia, la
Grecia, Bisanzio o l’Egitto erano molto meno conosciute di Roma, che invece
rappresentava per tutti la quintessenza dell’antichità. Poi Atene e Bisanzio in
particolare, anche se avevano fatto parte dell’Impero Romano, al tempo del
Grand Tour erano inglobate nell’Impero Ottomano, quindi risultavano
praticamente inaccessibili. Ecco le ragioni per cui queste aree vennero quasi totalmente
ignorate dal Grandtourismo. Come già hanno affermato parecchi scrittori, tra
cui Herman Hesse, anch’io, che sono da sempre un ricercatore ed un viaggiatore,
oggi posso dire che ”il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella
meta. E il fine del viaggio è il viaggiare e non il viaggio di per se stesso”.
ALCUNI TRA I VIAGGIATORI CHE HANNO VISITATO IL BEL PAESE NEL CORSO DEI
SECOLI:
PRETE DEL LIBRO DI VERCELLI (SCOZZESE VIII SEC) - ABATE DEL CODEX AMIATINO
(INGLESE VIII SEC) - SIGERICO (INGLESE X SEC) - NIKULAS MUNKATHVERA (ISLANDESE
XII SEC) - FILIPPO AUGUSTO (FRANCESE XII SEC) - MICHEL EYQUEM DE MONTAIGNE
(FRANCESE XVI SEC) - PHILIBERT DE L’ORME (FRANCESE XVI SEC) - FRANÇOIS RABELAIS
(FRANCESE XVI SEC) - LEANDRO ALBERTI (ITALIANO XVI SEC) - FRANCIS BACON
(INGLESE XVI SEC) - THOMAS HOBY (INGLESE XVI SEC) - JOHN SHUTE (INGLESE XVI
SEC) - ALBERT DÜRER (FIAMMINGO XVI SEC) - SERAFINO RAZZI (ITALIANO XVI SEC) -
FUGGER FIGLIO (FIAMMINGO XVI SEC) - ROBERT DALLINGTON (INGLESE XVII SEC) -
FYNES MORISON (INGLESE XVII SEC) - MARCO BOSCHINI (ITALIANO XVII SEC) - AMADEUS
MOZART (AUSTRIACO XVIII SEC) - FRANÇOIS SCHOTT (FIAMMINGO XVII SEC) - WILLIAM
THOMAS (INGLESE XVII SEC) - GIROLAMO GIOVANNINI (ITALIANO XVII SEC) - JOHN
WILMOT (INGLESE XVII SEC) - INIGO JONES (INGLESE XVII SEC) - FYNES MORYSON
(INGLESE XVII SEC) - RICHARD LASSELS (INGLESE XVII SEC) - JOHN RAYMOND (INGLESE
XVII SEC) - SCRITTORE INGLESE THOMAS CORYAT (XVII SEC) – POLITICO INGLESE
JOSEPH ADDISON (XVII SEC) - PITTORE INGLESE JAMES RUSSEL (XVIII SEC) - CHARLES
FRANÇOIS POËRSON (FRANCESE XVII SEC) - DE SADE (FRANCESE XVIII SEC) - JOHANNES
FRANK VAN BLOEMEN (FIAMMINGO XVIII SEC) - GASPAR VAN WITTEL (FIAMMINGO XVIII
SEC) - EMMANUEL MAURICE D’ELBOEUF (FRANCESE XVIII SEC) - JOHN PARKER (INGLESE XVIII
SEC) - JAKOB PHILIPP HACKERT (TEDESCO XVIII SEC) - JEAN FRANÇOIS DE TROY (FRANCESE
XVIII SEC) - BENIGNE GAGNERAUX (FRANCESE XVIII SEC) -FRANCISCO VERGARA
(SPAGNOLO XVIII SEC) MICHAŁ MNISZECH (POLACCO XVIII SEC) - JAN POTOCKI
(POLACCO XVIII SEC) - EDWARD GIBBON (INGLESE XVIII SEC) - FRANCISZEK BIELIŃSKI
(POLACCO XVIII SEC) - AUGUST FRYDERYK MOSZYŃSKI (POLACCO XVIII SEC)
GABRIEL FRANÇOIS COYER (FRANCESE XVIII SEC) - JOSEPH-JÊROME LALANDE (FRANCESE
XVIII SEC) - CHARLES PINOT DUCLOS (FRANCESE XVIII SEC) - GEORGE DANCE (INGLESE
XVIII SEC) - GIOVAN BATTISTA PIRANESI (ITALIANO XVIII SEC) - GIOVANNI VOLPATO
(ITALIANO XVIII SEC) - GIUSEPPE VASI (ITALIANO XVIII SEC) - ALLAN RAMSAY
(SCOZZESE XVIII SEC) - THOMAS JONES (GALLESE XVIII SEC) – JOSHUA REYNOLDS
(INGLESE XVIII SEC) - HENRY SOMERSET BEAUFORT (INGLESE XVIII SEC) - STANISŁAW
KOSTKA POTOCKI (POLACCO XVIII SEC) - THOMAS HACKMAN (INGLESE XVIII SEC) -
THOMAS JEFFERSON (AMERICANO XVIII SEC) - GEORGE HUTCHINSON (IRLANDESE XVIII
SEC) - PHILIP VON STOSCH (TEDESCO XVIII SEC) - HENRY OF YORK (INGLESE XVIII
SEC) - REGINALD POPE (INGLESE XVIII SEC) - BURNET (INGLESE XVIII SEC) - TOBIAS
GEORGE SMOLLET (INGLESE XVIII SEC) - CHARLES NICOLAS COCHIN (FRANCESE
XVIII SEC) - P. J. GROSLEY (INGLESE XVIII SEC) - HORACE MANN (INGLESE XVIII
SEC) - FRANCESCO SAVERIO BARTOLI (ITALIANO XVIII SEC) - THOMAS PATCH (INGLESE
XVIII SEC) - MIGUEL DE CERVATES (SPAGNOLO XVIII SEC) - POMPEO BATONI (ITALIANO
XVIII SEC) - EMMA LYONS HART HAMILTON (INGLESE XVIII SEC) - WILLIAM HAMILTON
(INGLESE XVIII SEC) - GAVIN HAMILTON (INGLESE XVIII SEC) - ANTON RAPHAEL MENGS
(TEDESCO XVIII SEC) - DOMINIQUE-VIVANT DENON (FRANCESE XVIII SEC) - CLAUDE
GELÉE LORRAIN (FRANCESE XVIII SEC) - SALVATOR ROSA (ITALIANO XVIII SEC) -
GASPARD DUGHET (FRANCESE XVIII SEC) - CLAUDE-JOSEPH VERNET
(FRANCESE XVIII SEC) - GIOVANNI PAOLO PANINI (ITALIANO XVIII SEC) - CANALETTO
(ITALIANO XVIII SEC) - BERNARDO BELLOTTO (ITALIANO XVIII SEC) - CHARLES BURNEY
(INGLESE XVIII SEC) - EDWARD WRIGHT (INGLESE XVIII SEC) - HORACE WALPOLE
(INGLESE XVIII SEC) - MARY COKE (INGLESE XVIII SEC) - CHRISTIAN COLE (INGLESE
XVIII SEC) - JOSEPH SMITH (INGLESE XVIII SEC) - JAMES GRAY (INGLESE XVIII SEC)
- JOHN MURRAY (INGLESE XVIII SEC) - JOHN STRANGE (INGLESE XVIII SEC) - JOHN
UDNY (INGLESE XVIII SEC) - JEAN-HONORÉ FRAGONARD (FRANCESE XVIII SEC) – GEORGE
ROMNEY (INGLESE XVIII SEC) - JOHN HOWARD (TEDESCO XVIII SEC) - ARTHUR
YOUNG (INGLESE XVIII SEC) - ELIZABETH FOSTER (INGLESE XVIII SEC) -
LUIGI LANZI (ITALIANO XVIII SEC) - VASILJ NIKOLAEVIC ZINOV'EV (RUSSO
XVIII SEC) -.MADDALENA MORELLI (ITALIANA XVIII SEC) - J. B. SEROUX D'AGINCOURT
(FRANCESE XVIII SEC) - JUAN ANDRÉS (SPAGNOLO XVIII SEC) - FRANCISZEK
SMUGLEWICZ (POLACCO XVIII SEC) - FREDERICK HASSELQUIST (SVEDESE XVIII SEC) -
OWEN MC SWINEY (SCOZZESE XVIII SEC) - CONSOLE SMITH (INGLESE XVIII SEC) -
THOMAS PELHAM HOLLES (INGLESE XVIII SEC) - POMPEO GIROLAMO BATONI
(ITALIANO XVIII SEC) - JAMES RUSSEL (INGLESE XVIII SEC) - ANGELICA KAUFFMANN
(SVIZZERA XVIII SEC) - NICOLAI ABRAHAM ABILDGAARD (DANESE XVIII SEC) - ANTON
VON MARON (AUSTRIACO XVIII SEC) - ELISABETH VIGÉE-LEBRUN (FRANCESE XVIII SEC) -
JOSEPH ANTON KOCH (AUSTRIACO XVIII SEC) - FRANZ XAVIER MESSERSCHMIDT (TEDESCO
XVIII SEC) - FRANCESCO ORSO (ITALIANO XVIII SEC) – JENS JUEL (DANESE XVIII SEC)
- JAMES RUSSEL (INGLESE XVIII SEC) - JAMES BYRES (INGLESE XVIII SEC) - JOHAN
HOCH (SVIZZERO XVIII SEC) - GIOVANNI BATTISTA CIPRIANI (ITALIANO XVIII SEC) -
GIOVAN BATTISTA CAPEZZUOLI (ITALIANO XVIII SEC) - FRANCIS BASSET DE
DUNSTANVILLE (INGLESE XVIII SEC) - JOSEF-MARIE VIEN (FRANCESE XVIII SEC) -
FRANCESCO BARTOLOZZI (ITALIANO XVIII SEC) - GIOVAN BATTISTA PIRANESI (ITALIANO
XVIII SEC) - GIUSEPPE VOLPATO (ITALIANO XVIII SEC) - RAPHAEL MORGHEN
(TEDESCO XVIII SEC) - THOMAS COKE (INGLESE XVIII SEC) – JAMES BYRES (INGLESE
XVIII SEC) - PHILIP MORGHEN (TEDESCO XVIII SEC) - GIOVANNI BATTISTA GIANI
(ITALIANO XVIII SEC) - LUIGI ANGIOLINI (ITALIANO XVIII SEC) - FRANCESCO
ALGAROTTI (ITALIANO XVIII SEC) - CLAUDE MICHEL (FRANCESE XVIII SEC) - EMMA
GREENLAND HOOKER (INGLESE XVIII SEC) - MARIA HADFIELD COSWAY (INGLESE XVIII
SEC) - HESTER LYNCH THRALE PIOZZI (INGLESE XVIII SEC) - ELISABETH VIGÉE-LEBRUN
(FRANCESE XVIII SEC) - CARLO MAGINI (ITALIANO XVIII SEC) ANGELICA KAUFFMANN
ZUCCHI (SVIZZERA XVIII SEC) - IRÉNE DUCLOS PARENTI (FRANCESE XVIII SEC) -
MARGARET SMITH HOWARD BINGHAM LUCAN (IRLANDESE XVIII SEC) - MARIA KAZIMIERA
SOBIESKA (POLACCA XVIII SEC) - FRANCISCO GOYA (SPAGNOLO XVIII SEC) - WHALEY
ARMITAGE (INGLESE XVIII SEC) - JAN NEPOMUCEN POTOCKI (POLACCO XVIII SEC) -
MICHAŁ JERZY PONIATOWSKI (POLACCO XVIII SEC) - STANISŁAW PONIATOWSKI (POLACCO
XVIII SEC) - KARL PHILIPP MORITZ (TEDESCO XVIII SEC) - BERGERET DE GRANCOURT
(FRANCESE XVIII SEC) - FRANÇOIS-ELIE VINCENT (FRANCESE XVIII SEC) - HORACE
NELSON (INGLESE XVIII SEC) - CHARLES DICKENS (INGLESE XVIII SEC) - HENRYK VOOGD
(FIAMMINGO XVIII SEC) - JUAN ANDRÈS (SPAGNOLO XVIII SEC) - GEORGE HUTCHINSON
(IRLANDESE XVIII SEC) - GIUSEPPE BALSAMO / CAGLIOSTRO (ITALIANO XVIII SEC) -
RAIMONDO DEL SANGRO ITALIANO XVIII SEC) - JOHANN WOLFGANG GOETHE (TEDESCO XVIII
SEC) - JOSEPH ANTON KOCH (TEDESCO XVIII SEC) - ANDREAS CHRISTIAN HVIID
(OLANDESE XVIII SEC) - JEAN GRANDJEAN (OLANDESE XVIII SEC) - JOHAN HOCH
(SVIZZERO XIX SEC) KARL GEORG SCHUMACHER (TEDESCO XIX SEC) - FREDERICK
HASSELQUIST (SVEDESE XIX SEC) – BETEL THORVALDSEN (ISLANDESE XVIII SEC) -
MADAME DE STAËL (FRANCESE XIX SEC) - PAVEL PETROVIC (RUSSO XIX SEC) - MATTHIAS
BRUEN (AMERICANO XIX SEC) - CHRISTIAN ANDERSEN (AMERICANO XIX SEC) - JOSEPH
RÉGNIER (FRANCESE XIX SECOLO) LORD BYRON (INGLESE XIX SEC) - STENDHALL
(FRANCESE XIX SEC) - GIOVANNI BATTISTA PINELLI (ITALIANO XIX SEC) - CYPRIAN
NORWID (POLACCO XIX SEC) - HENRIK IBSEN (NORVEGESE XIX SEC) - NIKOLAJ GOGOL
(RUSSO XIX SEC) - .DIETRICH WILHELM LINDAU (TEDESCO XIX SEC) - CARL GÖTZLOFF
(TEDESCO XIX SEC) - KARL GEORG SCHUMACHER (TEDESCO XIX SEC) - ANTON JOSEF
DRÄGER (TEDESCO XIX SEC) - HENRYK SIENKIEWICZ (POLACCO XIX SEC) - ADAM
MICKIEWICZ (POLACCO XIX SECOLO).
LUOGHI E PERSONAGGI DA CONSIDERARE STUDIANDO IL FENOMENO DEL GRAND TOUR:
VIE CONSOLARI, FORI, TEMPLI, DOMUS, VILLE, TERME, LATRINE PUBBLICHE,
MURA, PORTE, ARCHI DI TRIONFO, COLLI, CIRCHI, ANFITEATRI, TEATRI,
OBELISCHI, NINFEI, ACQUEDOTTI, COLOMBARI, TOMBE, CATACOMBE, FONTANE,
PALAZZI, SCAVI, VIA APPIA ANTICA, FORI IMPERIALI, DOMUS AUREA, TERME DI
CARACALLA, DI DIOCLEZIANO, CRYPTA BALBO, COLLI PALATINO E OPPIO, MURA
AURELIANE, CIRCHI DI MASSIMO E DI DIOCLEZIANO, ANFITEATRI FLAVIO E CASTRENSE,
NINFEO DI EGERIA ALLA CAFFARELLA, TEMPI DI VESTA E DELLA MINERVA MEDICA, TOMBE
DI CECILA METELLA E DI NERONE, ARCHI DI COSTANTINO E DI TITO A ROMA,
PORTE DI SAN GIOVANNI E DI SAN SEBASTIANO, COLOMBARIO DEGLI SCIPIOMI, CATACOMBE
DI SAN CALLISTO E DI SAN SEBASTIANO, PARCO DEGLI ACQUEDOTTI, CIMITERO
ACATTOLICO, PIRAMIDE CESTIA, LE QUATTRO BASILICHE, CHIESA DI SANTO STEFANO,
SCALA SANTA, PANTHEON, OBELISCHI DI SAN GIOVANNI E DI PIAZZA DEL POPOLO,
PULCINO DELLA MINERVA, PIAZZE DI SPAGNA E NAVONA, FONTANE DI TREVI, DEL TRITONE
E DEI QUATTRO FIUMI, PALAZZO MASSIMO E FARNESE, VILLA BORGHESE, VILLA
PONIATOWSKI A ROMA, TEATRO DI TUSCOLO, TEMPIO DELLA SIBILLA A TIVOLI, ANFITEATRO
ETRUSCO A SUTRI, SCAVI DI OSTIA, RESTI DI NORBA, PARCO DI NINFA, MESA DI
SEZZE, PALAZZI CHIGI A FORMELLO E AD ARICCIA, CITTA' ETRUSCHE DI VEJO E DI
PIRGY, CASCATA DELLE MARMORE A TERNI, FONTI DEL CLITUNNO, LAGO DI POSTA
FIBRENO, ALBERGO DELL'AQUILA NERA A FIRENZE, CANAL GRANDE E PIAZZA SAN MARCO A
VENEZIA, TORRE ASTURA A NETTUNO, TOMBA DI VIRGILIO A NAPOLI, REGGIA DI VENARIA
A TORINO, SANTUARIO DI LORETO, BAGNI DI PISA, BAGNI DI LUCCA, PORTO DI LIVORNO,
VESUVIO, ETNA, SOLFATARA DI POZZUOLI, VULCANI SPENTI OGGI LAGHI DI BOLSENA, DI
ALBANO E DI NEMI, SITI ARCHEOLOGICI DI POMPEI ED ERCOLANO, REGGIE DI PORTICI,
DI CASERTA E SAN LEUCIO, VILLE VESUVIANE, CASTELLO DI SAN LEO - PALUDI PONTINE
- EREMO DEI SANTI COSMA E DAMIANO A ISERNIA, FRASCHETTE A FRASCATI E ARICCIA,
ACCADEMIE DI SAN LUCA E DELL’ARCADIA A ROMA, GALLERIA DEGLI UFFIZI A FIRENZE,
ACCADEMIA CLEMENTINA A BOLOGNA, REALE ACCADEMIA DI NAPOLI, ACCADEMIA DELLE
SCIENZE DI PADOVA, ACCADEMIA DEGLI ENCAUSTI A MANTOVA, ACCADEMIA ETRUSCA
A CORTONA, ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA A MILANO, ACCADEMIA DELLA CRUSCA A
SIENA, ACCADEMIA DEI LINCEI A ROMA, ACCADEMIA DEGLI AGIATI A ROVERETO, DOMENICO
MERLINI, MARCELLO BACCIARELLI, GIACOMO CASANOVA, CANALETTO/BERNARDO BELLOTTO,
CARLO TOMATIS, CAGLIOSTRO/GIUSEPPE BALSAMO, ENRICO MARCONI, GIOVAN BATTISTA
LAMPI, CARLO TOMATIS, CATERINA FILIPPAZZI GATTAI, … COPERNICO, FEDERICO CHOPIN,
MARIE CURIE.
NELLA CAMPGNA ROMANA E IN CAMPANIA:
Proposta Prima/Visita fuori della città – un giorno: Attendiamo la stagione
ideale, poi, il giorno stabilito, indossiamo un abito o un elemento che
ricorda, sia pur vagamente, quelli del Settecento, come un mantello, un
cappello tricorno, una borsetta, un ventaglio, una livrea. Ci attrezziamo
quindi di un cestino con dentro del pane, dell’acqua, frutta (esclusi i
prodotti come il Kiwi che in quel secolo non esistevano), verdura (esclusi i
pomodori che nel 600 e nel 700 erano ritenuti tossici, anche se alcuni nobili
francesi ne consumavano di tanto in tanto perché li consideravano afrodisiaci),
vino conservato in bottiglie anonime, una zuppa, dei formaggi, degli insaccati,
spiedini di carne e della frutta, tutti prodotti nostrani, senza gli involucri
delle ditte produttrici, badando bene di portare ancora, dentro una valigetta,
posate, bottiglie, una pentola, una padella, piatti e bicchieri, tutti oggetti
rigorosamente di legno, di metallo e di vetro: evitiamo in modo assoluto
qualsiasi oggetto di plastica. Non dimentichiamo un cavalletto con una tela,
dei colori e dei cartoncini, per dipingere ad olio o a tempera o per disegnare
a lapis o a carboncino e fogli di carta su cui prendere appunti al fine di
redigere poi, la sera stessa, in bella copia, a casa o in albergo, un diario di
viaggio su un elegante taccuino, magari di carta tipo pergamena, scritto a
matita o, con una penna d’oca, ad inchiostro. Possiamo attrezzarci anche di un
seggiolino di legno pieghevole, di un bastone e/o di un cuscino se lo
desideriamo. Quindi partiamo in autobus o in treno, in aereo o in battello, con
un vecchio sacco o borsone, che contenga tutte le nostre cose, possibilmente
assieme ad una persona cara animata dalle nostre stesse intenzioni e
raggiungiamo la località di destinazione. Evitiamo, per quanto possibile, di
usare la nostra auto, la nostra moto o qualsiasi altro nostro mezzo. Una volta
arrivati sul luogo prescelto, compatibilmente con le distanze, dalla stazione
stessa degli autobus o da quella ferroviaria, dal porto stesso o
dall’aeroporto, oppure dal parcheggio, prendiamo un calesse o una carrozza
guidata da un vetturino esperto di quella zona, con il quale magari ci siamo
accordati preventivamente, perché ci segua ovunque e per tutta la
giornata, accompagnandoci dove desideriamo, perché, all’occorrenza, ci
faccia anche da cicerone, perché, coperto con un mantello, ci apparecchi
durante il pranzo, perché ci scaldi eventualmente alcune vivande sopra un fuoco
improntato lì per lì, con dei rami e delle pietre, perché ci serva il pasto,
per poi mangiare insieme a noi e discorrere con noi, però esclusivamente di argomenti
in tema con l’escursione e con l’epoca. Ed ecco che qui ha inizio il nostro
vero viaggio nel tempo! Allora! Dal nostro vetturino ci facciamo accompagnare
nel sito che ci interessa visitare. Giunti sul luogo stabilito, ci sediamo sul
nostro seggiolino, in terra, sull’erba, sul cuscino o sopra un masso, se
abbiamo scelto come prima tappa uno spazio all’aperto, come il parco d’una
villa, degli scavi o un campo con dei ruderi. Se invece vogliamo incominciare
la nostra giornata con l’esplorare uno spazio chiuso, come un monumento, una
chiesa, o un museo, allora prima completiamo questa visita e poi raggiungiamo
comunque un sito esterno. Qui incominciamo ad osservare la natura e le antiche
vestigia che ci circondano. Poi, dopo una lunga contemplazione in silenzio, ci
accingiamo a leggere alcuni passi degli scritti riportati in questa guida, che
riguardano la storia, la letteratura e l’arte del Settecento. Quindi
raccogliamo le nostre cose e, a piedi, visitiamo i ruderi, i monumenti, le
cascate e magari le grotte caratteristiche di quei luoghi, finché non scegliamo
un soggetto da ritrarre a matita, ad olio o ad acquarello. Prima di terminare
l’opera, facciamo una comoda sosta per uno spuntino su un prato, utilizzando le
nostre vivande, con le nostre stoviglie, magari sotto un albero, tra il profumo
dei fiori e il canto degli uccelli. Una volta terminato il nostro disegno o
dipinto, lasciamo quel sito e raggiungiamo un’antica taverna o quantomeno una
bettola, un’osteria con cucina casareccia magari anche con annessa un’antica
locanda, risalente almeno al Settecento, dove abbiamo prenotato già nei giorni
precedenti. Durante la strada possiamo acquistare dipinti, disegni, schizzi,
incisioni, medaglie, oggetti, tutti originali o riproduzioni, che si
riferiscono alle cose o ai luoghi visitati. Liquidiamo il nostro
‘postiglione-lacchè’ e qui, in questa caratteristica taverna, gustiamo i piatti
tipici che mangiavano anche i viaggiatori del Grand Tour. Poi, se vogliamo,
possiamo concludere la nostra giornata, restando a dormire per una notte nella
locanda che magari conserva ancora la mobilia e l’atmosfera magica di quei
tempi. A questo punto ce ne possiamo tornare alla vita di tutti i giorni. Se
invece abbiamo un altro giorno libero e vogliamo continuare a vivere l’atmosfera
suggestiva del giorno appena trascorso, il giorno successivo possiamo proporre
in casa nostra, ad alcuni amici, la lettura, magari drammatizzata, di qualcuno
dei testi teatrali allegati alla guida. Anche in questo caso però, dovremo aver
previsto ogni cosa, dalla convocazione degli amici, all’allestimento dello
spettacolo, alle prove della lettura, al buffet tutto settecentesco.
Proposta Seconda/Visita dentro la città – una settimana: Premesso che,
anche in questo caso, bisogna attenersi, per quanto possibile, alle istruzioni
di base della prima proposta, ora recatevi in una città e organizzatevi in modo
da visitarla per argomenti. Esempio, se consideriamo Roma, una volta arrivati a
Piazza di Spagna, rintracciate case, bar, ristoranti, alberghi, abitazioni,
palazzi, frequentati un tempo dai turisti del Grand Tour. Sostate in uno di
questi locali e gustate qualche leccornia prodotta già nel Settecento, come ad
esempio, del cioccolato caldo o dei dolci come i “diavoletti”. Girate a piedi,
sostate per i vostri pranzi nei parchi, acquistate dipinti, disegni, schizzi,
incisioni, medaglie, sculture od oggetti come cammei, candelabri, piramidi,
obelischi, tutti originali dell’epoca o riproduzioni, delle cose o dei luoghi
visitati. Recatevi in una bottega d’antiquario, poi nei cimiteri come, ad
esempio, quello acattolico, dove alcuni dei grandtouristi sono ancora sepolti;
andate nelle accademie da loro frequentate, scovate i luoghi da loro visitati,
come i musei della Ceroplastica (vedi quello della Specola a Firenze), gli
Uffizi o i templi di Paestum, le fonti di acque solfuree dove veniva prodotta
la cosiddetta Plastica dei Tartari (vedi le pozze dei Bagni di San Filippo o le
acque Albule dei Bagni di Tivoli), laboratori dove ancora si producono opere ad
intarsio di legno o di marmo (vedi quelli vicino ai cimiteri), botteghe dove si
dipinge ancora ad encausto (vedi quella di Michele Paternuosto a Roma),
manifatture dove si usano ancora i telai in legno per la produzione di tessuti
(vedi quella di San Leucio), fornaci dove ancora si decora la ceramica a mano
(vedi quelle di Civitacastellana, di Faenza o di Castelli). Fate tutto questo,
attraverso una vostra ricerca e avvalendovi delle indicazioni di questa guida.
Le notti dormite in un albergo dell’epoca o in una locanda che in qualche modo
ricorda quelle di allora, oppure in una pensioncina che però, comunque, sia
almeno sistemata dentro un palazzo come minimo del settecento, non più recente.
Le coppie possono concludere la settimana cenando, a lume di candela, in uno
dei ristoranti dove magari cenò Goethe, con la sua bella Romanina.
VOCI RICORRENTI DURANTE IL GRAND TOUR:
Encausto, “Encaustum”, "Ёγκανοτον" = "Metto a fuoco",
"Abbrucio", "Brucio". LUDIO, fra i Romani, fu il primo
pittore ad utilizzare la tecnica dell'encausto. Icone dipinte ad encausto
provenienti dal Sinai, si trovano al Museo di Kiev. Fra i Romani e i Greci
emersero POLIGNOTO, NICANORE, ARCESILAO, ARISTIDE e PRASSITELE. La pittura ad
encausto è stata realizzata su muro, su tela, su avorio e su legno, con
appositi stiletti di metallo, da una parte appuntiti, dall'altra piatti. Le
tinte, la cera, la resina, o la gomma arabica o la colla animale, (in alcuni
casi anche calce idrata) vengono fuse col fuoco (abbrucio). A volte, terminata
la pittura, si faceva l'"abbruciamento" della sola cera attraverso il
calore del fuoco. Nel 1755 a Parigi, l'Acadèmie des Inscriptions bandì un
concorso per far rivivere la tecnica dell'encausto; aderirono ANNE CLAUDE
PHILIPPE DE TUBIÈRES DE CAYLUS (Paris 31/10/1692 - Paris 5/9/1765), JEAN
JACQUES BACHELIER (Paris 1724 - Paris 13/4/1806), JUAN BERNABÉ PALOMINO
(Cordova 1692 - Madrid 1777), SCHEFFER, MENGS, e VINCENZO REQUEÑO Y VIVES.
"Quis Encausto & Penicillo Primis Lacunaria & Cameras
Pinxerit…" dice REQUEÑO Y VIVES. E menziona anche CAYLUS e LORGNA.
(Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p.16). PLINIO
dice: "Pinxit & Ipse Penicillo" e …"Ceris Pingere &
Picturam Inurere". (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona
1785, p. 18). "Encausta & Encauteria Dicuntur…" che anche si
disse Encausto, fatto Enchiostro ovvero Inchiostro e conservatosi essendo l'uso
del pennello... Poi s'aggiunge la maniera di tingere a Encausto drappi,
effigiandovi sopra a vari colori varie figure, propria degli Egiziani.
(Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 24). Menziona
ancora: "ALBERTO DURO, LUCA D'OLANDA, MANTEGNA, GIAN BELLINI, ZIMA DA
CONEGLIANO, CARO, tutti pittori all'Encausto del presente, come POLIGNOTO,
AGLAOFONTE, e PARRASIO, del passato. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia,
Moroni, Verona 1785, p. 106). Miniature a gomma e colori azzurri come quelli
fatti a Berlino con sangue di toro misto all'allume di rocca. (Giuseppe
Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p. 58-59). Quello che fa ai
nostri pastelli il vetro, la cera faceva presso gli antichi, dando sodezza e
trasparenza. (Giuseppe Tommaselli, Della Cerografia, Moroni, Verona 1785, p.
83). "Enkaustès" o "Enkautès", termine che si trova nei
testi o nelle iscrizioni greche-romane e che significa "pittore ad
encausto". "Agalmatopoiòs E." era invece il "coloratore ad
encausto di statue". (Enciclopedia dell'Arte Antica, Treccani, Roma 1960)
(A. Fabroni, Antichità Vantaggio Metodo della Pittura Encausta, Roma 1797) (De
Caylus-Majault, Mémoire sur la Peinture à l'Encaustique, Parigi 1775) (V.
Requeño y Vives, Saggi sul Ristabilimento dell'Antica Arte dei Greci e dei
Romani, Parma 1787) Famosa è l'opera la "Musa Polimnia", pittura ad
encausto d’epoca romana, di straordinaria bellezza. (Museo dell'Accademia
Etrusca, Cortona) Falsificazioni in Cina nella creazione di sculture in marmo
riproducenti soggetti antichi, apparentemente uguali agli originali, grazie
all'uso del metodo dell'encausto o all'utilizzo del vetriolo. (Elena Gazzola
Schiavi, La Metodologia dell'Encausto nella Conoscenza delle Tecniche
Pittoriche Antiche, Accademia Virgiliana, Mantova 1963)
Realgar (i cui nomi antichi sono Risalgallo, Risigallo, Risigale, hanno per
sinonimi: Realgar d'Orpimento, Rahjal-gar, Sandaraca. Questo pigmento di
origine inorganica e minerale, dalla tonalità rosso aranciata, è un arsenico
bisolfuro, ovvero un insieme di rari cristalli di solfuro di arsenico che,
insieme al raro microrganismo termofilo Sulfolobus Solfataricus, si trova nella
Solfatara di Pozzuoli. Esso era già conosciuto all'epoca degli Egizi che lo
utilizzavano più che nella pittura vista la scarsa stabilità alla luce e la sua
elevata velenosità, nella cosmesi femminile, essendo adoperato come belletto
mescolato all'orpimento. Ha un elevato potere coprente, annerisce con i solfuri
e viene attaccato dagli acidi. Si utilizza, generalmente mescolato
all'orpimento nella tempera e nell'encausto. Sconsigliato per l'affresco e
l'olio. Indice di rifrazione: 2,46 - Formula chimica: As2S2 - Velenoso. I
giacimenti di Realgar, oltre che nella Solfatara di Pozzuoli e nella Valle di
Malenco, si trovano in Ungheria, Romania, Macedonia, Grecia, Spagna, e Nevada.
Nel medioevo chiamavano questo minerale "risigallo" e lo usavano come
medicamento. (Enciclopedia, Zanichelli, Bologna 1995) (Maria Adinolfi,
Benvenuto nei Campi Flegrei, Azienda Autonoma C. S. T.- Regione Campania,
Pozzuoli novembre 2002) (Raffaele Adinolfi, Cuma il Lago di Averno la Solfatara
di Pozzuoli, Azienda Autonoma C. S. T., Pozzuoli s. d.) (Il Vulcano Solfatara,
Pozzuoli 2002). GIAMMARIA ASTORI ha scritto “Della pittura colla cera ed encausta”
stampato da LOCATELLI a Venezia nel 1786 (Al Fondo “Cicognara” in Biblioteca
Apostolica Vaticana) LALA CIZICENA era la pittrice ad encausto del tempo dei
Romani, la più famosa a Roma. Gli altri pittori del tempo che a Roma
dipingevano ad encausto erano PARRASIO, APELLE, PROTOGENE, AMULIO, POLIGNOTO e
AGLAOFONE. (C. Plinio, Lib. XXI, C. XIV - Lib. XXXIII, C. VII - Lib. XXXV, C.
II o XI) (Quintiliano, Lib. VIII, e Lib. X) (Lorgna, Osservazioni Intorno al
Discorso della Cera Punica, Verona 1781). Questa tecnica antica dei Greci e dei
Romani nel Settecento è stata recuperata, tra gli altri, da Vincenzo Requeno e
da Giuseppe Pignatelli, quindi appresa anche dai loro studenti tra cui Irene
Duclos Parenti che, a sua volta, l'ha trasmessa alla sua allieva Emma
Greenland.
Ceroplastica. La Specola a Firenze è ancora oggi un museo di storia
naturale voluto dal Granduca PIETRO LEOPOLDO comprendente un reparto di
anatomia in "Ceroplastica" creato dal fisico e naturalista FELICE
FONTANA (Pomarolo 1730 - Firenze1805). Lavori in Cera e Ceroplastica:
GIUSEPPE FALCHINI, fiorentino, ha scritto “Nuova Istruzione per l’Accrescimento
delle Api da Miele e da Cera”, stampato da B. PAPERINI a Firenze nel 1747.
ANTONIO MARIA LORGNA ha scritto vari libri intorno alla Cera Punica come ad
esempio “Osservazioni intorno al discorso della Cera Punica, stampato da Eredei
MARCO MORONI, Verona 1785. ANTONIO COCCHI (1695 – 1758) ha scritto “Lettera
Critica sopra un manoscritto in cera”, stampato da All’Insegna di Apollo a
Firenze nel 1746. Dai “Documenti dello Stato Papale dal 1560 al 1840” stampato
dalla Camera Apostolica a Roma nel 1840, tra gli argomenti figurano 20 pagine
sopra l’appalto delle due gabelle unite di cera e carta, connesse al Sig.
FRANCESCO MARIA DEGOLA in Roma 1731. GIACOMO VIVIO DELL’AQUILA (vissuto nel XVI
secolo) ha scritto “Discorso sull’opera in bassorilievo di cera stuccata con
colori, scolpita in pietra negra” stampata da PIER FRANCESCO COATTINO a Roma
nel 1590. (Fondo Cicognara presso la Biblioteca Apostolica Vaticana). Gli
altari laterali, ospitano due dipinti settecenteschi: quello a sinistra è di
GIUSEPPE LUZI e rappresenta l’immagine di Maria Bambina. In questa chiesa si
venera infatti un’effigie in cera di Maria Bambina che la tradizione vuole
realizzata da Santa VERONICA GIULIANI e da lei inviata nel 1718 alla compaesana
OLIMPIA GASPERINI, badessa a quell’epoca del convento di Santa Maria Maddalena.
In occasione della festività della Vergine l’urna dove è conservata viene
esposta sull’altare maggiore, riccamente intagliato e dorato. (Chiesa delle
Benedettine di Santa Maria Maddalena a Urbania). A Firenze è conservato un
cammeo di cera a rilievo con l'effige del Primate di Polonia MICHAŁ JERZY
PONIATOWSKI presso il Museo Nazionale del Bargello, inv. cere 1914 n. 260 (Col
n. 203 invece è classificato quello di suo nipote il Principe JÓZEF
PONIATOWSKI), che servì come modello per un bisquit della manifattura Wedgwood
oggi nella collezione Edward J. Warren. (Museo Nazionale del Bargello, Firenze,
inv. cere 1914 n. 260 e n. 203). Nel 1780 (a Firenze?) il Marchese DOMENICO DEL
MONTE modella funghi e altre cose in cera. (Fabia Borroni Salvadori, G.
Bencivenni Pelli al Tempo della Galleria, [in:] “Rassegna Storica Toscana”,
Firenze 1983, p. 193). VINCENZA ARMANI, nata a Venezia nella prima metà del XVI
secolo, oltre che comica, era una valentissima scultrice in cera. (Dizionario
Biografico degli Italiani, Treccani, Roma 1995). Mammella, testa, mano,
polmoni: Ex-voto anatonici in cera (Museo Pigorini, Roma). Il 17 luglio 1781
Sir WILLIAM HAMILTON invia dall'Italia alcuni falli di cera colorata con una
lettera a Mr. JOSEPH BANKS Presidente della Royal Society di Londra che
racconta di strani riti presso il Santuario dei SS. Cosmo e Damiano a Isernia,
un eremo sorto sopra un antico tempio pagano dedicato a Priapo. Qui le donne,
dice, vendono davanti alla chiesa, come ex-voto, alcuni membri di cera colorata
ai pellegrini che accorrono a chiedere una grazia per ottenere fertilità e
potenza sessuale. I riti, come quello dell'unzione della parte del corpo da
guarire o quello di ospitare per la notte le sole donne ben assistite dai frati
cappuccini, che si svolgono all'interno della Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano,
aggiunge Sir WILLIAM HAMILTON, sono pressappoco gli stessi che si svolgevano
molti secoli prima nel Tempio di Priapo. Ebbene, in seguito a questa lettera e
ad un'altra lettera di uno sconosciuto di Isernia che conferma ogni cosa, il
Cavalier RICHARD PAYNE nel 1786 ha pubblicato un opuscolo dal titolo
"Discourse on the Worship of Priapus" ("Discorso sul Culto di
Priapo"). L'opuscolo e i falli di cera oggi sono conservati al British
Museum di Londra (British Museum; Londra, MLA M560-64, part; combined with
W319-20). “Gabinetto di 17 figure di cera rappresentanti 5 capi ribelli della
Transilvania e della Valacchia”, Alessandria 1785. - microfilm al British
Museum di Londra - (reel 189 fr.): 35 mm. Un Museo delle Cere a Parigi fu
creato da ALFRED GRÉVIN (1827 – 1892) disegnatore. Il Professor GIUSEPPE
GALLETTI, Maestro di Chirurgia e di Ostetricia nell'Ospedale di Santa Maria
Nuova a Firenze, dopo essere stato a Bologna nell'agosto del 1770, viste le
preparazioni ostetriche in cera del Professor GALLI, di ritorno a Firenze,
pare, fece eseguire a GIUSEPPE FERRINI, scultore livornese, presentatogli da un
certo GIOVANNI DELL'AGATA (morto nel 1795) pittore di affreschi in casa di
GIOVANNI PITTI, una serie di terrecotte a carattere ostetrico, (oggi conservate
al Museo di Storia delle Scienze di Firenze) tra cui un feto (come nella foto)
e successivamente, dopo ripetute prove, alcune preparazioni in cera. Il FERRINI
finì col lavorare, grazie al Granduca PIETRO LEOPOLDO, dal 1771, al Regio
Gabinetto di Fisica di Firenze, le cere anatomiche, sotto la direzione di
FELICE FONTANA. (La Ceroplastica nella Scienza e nell'Arte, Atti del I°
Congresso internazionale, Firenze 1977, tomo I, pag. 106). ANNA MORANDI
MAZZOLINI (o MENZOLINI) (Bologna 1717 - 1774), pittrice, scultrice anatomica,
scienziata. Scrive JUAN ANDRÉS di ANNA MORANDI vedova MAZZOLINI: "… famosa
per la sua abilità di lavorare in cera le parti anatomiche del corpo umano e
per le pubbliche lezioni di anatomia. (Carlo Calcaterra, I Filipatridi, SEI,
Torino 1941, p. 335). ANNA MORANDI MAZZOLINI è membro dell'Accademia Clementina
di Bologna dal 3/12/1775. (Accademia Clementina - Atti e Memorie 38-39 Nuova
Serie, Bologna 1998-1999). In 1760 ANNA MORANDI was given the post of making
anatomical models in wax for the Chair of Anatomy at the University of Bologna.
(Storia dell'Università, Bologna 2000). ANNA MENZOLINI MORANDI (Bologna 1717 -
1774), pittrice, scultrice, anatomica, docente alla Cattedra di Anatomia di
Bologna. Ha fatto lavori in ceroplastica. È stata membro dell'Accademia delle
Scienze di Bologna, dell'Accademia Clementina, della Società Letteraria di
Foligno, dell'Accademia del Disegno di Firenze. Ha viaggiato a Milano Londra e
Pietroburgo. Ha inviato i suoi lavori in ceroplastica in tutte le Corti
d'Europa. (Fantuzzi, Scrittori, Bologna, tomo VI) (Nuovo Dizionario Storico, Bassano
1796, Tomo XII) (Ginevra Canonoci Fachini, Prospetto Biografico delle Donne
Italiane", Venezia, 1824). LODOVICO MAZZOLINI (Ferrara 1481 – 1530) detto
IL FERRARESE, era un pittore. Il Principe MICHELE PONIATOWSKI, nel giugno del
1790 ha acquistato lì due corpi di donna in cera, opera del fiorentino CLEMENTE
SUSINI (1754 - 1814), da spedire in Polonia. (Angela Sołtys, Collezioni
Artistiche del Primate Michele Poniatowski, Instytut Sztuki Polska Akademia
Nauk, Warszawa 2005). (Angela Sołtys, Podróż Prymasa Poniatowskiego do Włoch w
Latach 1789 - 1790, Kronika Zamkowa/The Castle Chronicle, nr. 2/40/2000).
ELISABETH VIGÉE-LEBRUN visita il gabinetto dell'Abate FELICE FONTANA e rimane
affascinata dalle sue opere in ceroplastica. Domanda a questi come liberarsi dall'importuna
suscettibilità dei propri organi. (Souvenirs of MadameVigée-Lebrun, 1869, I,
pagg.. 237-238). La Specola a Firenze è ancora oggi un museo di storia naturale
voluto dal Granduca PIETRO LEOPOLDO comprendente un reparto di Anatomia in
"Ceroplastica" creato da FELICE FONTANA (1730 - 1805). Tra il 1775 e
il 1780 FRANCESCO ORSO realizza un busto di VITTORIA DI SAVOIA-SAISSONS in cera
policroma con gli abiti in stoffa su una base di legno intagliata e dorata
(Sopraintendenza Beni Architettonici e Paesaggio del Piemonte); tra il 1780 e
il 1785 realizza altri due busti, quello di “MARIA ANTONIA FERDINANDA” e quello
di “VITTORIO AMEDEO III”, utilizzando cera policroma, cartapesta dipinta e
stoffa, sempre su una base di legno intarsiata e dorata (Collezione Franco
Maria Ricci) (Il Neoclassicismo in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 318-320).
Nel 1750 ERCOLE LELLI (Bologna 1702 – 1766), incisore, scultore e pittore,
realizza due cere anatomiche che rappresentano due figure intere di “Un Uomo e
una Donna” (Musei Universitari di Palazzo Poggi a Bologna) (Il Neoclassicismo
in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 140-141). Tra il 1766 e il 1767 JEAN-ANTOINE
HOUDON (1741 – 1828), scultore e ritrattista francese realizza una statua in
cera di un corpo “Scorticato”, riprodotta da ZOFFANY nel suo autoritratto,
replicata una infinità di volte per essere utilizzata in ambito accademico e
universitario (Il Neoclassicismo in Italia, Skira, Milano 2002, pp. 140-157).
Parti anatomiche in ceroplastica dell’Ottocento. (Museo di Anatomia Comparata,
Università La Sapienza, Roma). PAZIENZA LOVELL WRIGHT (Oyster Bay/Long Island
1725 – London 23/3/1786) a Philaderphia prima e a Londra e a Parigi poi, apre
una bottega per la produzione di busti in cera di gente particolarmente
importante. BENJAMIN FRANKLIN e Re GIORGIO III HANOVER in persona apprezzano
molto queste sue sculture per cui decidono di sovvenzionarla. Un sua scultura
che rappresenta WILLIAM PITT, realizzata nel 1778, anno della morte del
Ministro, è conservata ancora oggi a Londra nell’Abbazia di Westminster.
Qualcuno fa nascere PATIENCE WRIGHT a Bordentown, New Jersey, U.S.
(Encyclopædia Britannica) (American Encyclopaedia).
Plastica dei Tartari presso i Bagni di San FILIPPO era una fabbrica
all'avanguardia, inaugurata a Firenze nell'ottobre del 1769, che produceva
masse plastiche, in particolare bassorilievi, con il metodo della
Tartarizzazione, un procedimento speciale ideato dal chimico di Chianciano
Dottor LEONARDO MASSIMILIANO DE' VEGNI (1731 - 1801), anche poeta, in Arcadia
ERITTEO LICANIO, il cui biografo fu DESIDERIO MAGGI. È del 1791 la creazione di
un'altra fabbrica presso l'Albula di Tivoli. (Bagni di San Filippo Antiche
Terme del Senese, da G. Contorni) Il Principe MICHELE PONIATOWSKI ha ordinato
presso il gabinetto di Roma del Dottor DE' VEGNI alcuni esemplari da spedire in
Polonia. Un esemplare ancora esistente di bassorilievo col metodo della
“Plastica dei tartari”, di grande durabilità in relazione alla
cristallizzazione del travertino, si trova a Chianciano Terme sulla Porta del
Sole. Rappresenta un busto di profilo in bassorilievo del Redentore. Biografia
di LEONARDO MASSIMILIANO FRANCESCO DE VEGNI, scienziato senese (E. Romagnoli,
Biografie Manoscritte di Bellartisti Senesi, SPES, Firenze 1970, pp. 394-399).
Due bassorilievi in tartaro di LEONARDO DE VEGNI ancora, dovrebbero trovarsi
presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. (François Zacchiroli, Déscription de
la Galerie Ruyale de Florence, Firenze 1783, parte II, p. 11). Era sposato con
GRAZIOSA ed aveva avuto da lei tre figli: un maschio morto in tenerissima età
che fu sepolto presso la Chiesa di Santa Maria in Aquiro a Roma. Sulla sua
lapide c'era un bassorilievo ottenuto con la Tecnica dei tartari. Poi DARIA
(Chianciano? 1756 - 10/7/1806) andata in sposa all'Architetto e Incisore LUIGI
SGRELLI DE VEGNI (Chianciano 1765-13/5/1823), allievo di suo padre che per
volere del suo maestro assunse il cognome di DE VEGNI oltre a mantenere il suo
e infine CATERINA (Chianciano? 1760 - 1/9/1809) che sposò GIOVAN BATTISTA
GIORGI di Petrignano. LEONARDO DE VEGNI progettò ad Arezzo il Palazzo
ALBERGOTTI (o Palazzo delle statue) nel 1793. Fu Accademico di San Luca, membro
dell'Accademia Clementina, Arcade col nome ARITTEO LICANIO. Ebbe un diploma di
merito da CATERINA II, un sostegno economico da PIO VII, un sostegno
pubblicitario da PIETRO LEOPOLDO. Ed esportò i prodotti della sua “Plastica dei
tartari” in tutta Europa. (Ettore Romagnoli, Biografie Manoscritte di
Bellartisti Senesi, SPES, Firenze 1970). LORENZO DE VEGNI invece era un
architetto, suo contemporaneo e concittadino, che progettò parecchie
costruzioni riferendosi all'architettura del PALLADIO. (Leonardo De Vegni
Architetto - Chianciano 1731-1801, “Atti delle giornate di studio, Chianciano
Terme, 11-13 maggio 1984”, Comune di Chianciano Terme 1985). Altri personaggi
particolari per le loro opere e invenzioni, oltre a LEONARDO DE VEGNI, furono
GIUSEPPE SAMMARTINO (Napoli 1720 - Napoli 12/12/1793), con il suo "Cristo
Velato", con i suoi "Putti", con le sue "Allegorie" presso
la Certosa di San Martino a Napoli e i suoi "Personaggi del Presepe",
F. M. RUSSO con la sua "Gloria del Paradiso", F. CELEBRANO con la sua
"Deposizione", QUEIROLO con il suo "Disinganno", CORRADINI
con la sua "Macchina Anatomica", RAIMONDO DEL SANGRO VII Principe DI
SANSEVERO (1710 - 1771) con la sua "Cappella SANSEVERO" in via De
Sanctis, 19 - Napoli. (Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De
Agostini, Novara 1988, cap. IV, p. 77) Il Principe RAIMONDO DI SANGRO divenne
Membro dell'Accademia della Crusca il 30/3/1743 col nome di ESERCITATO.
(Severina Parodi,Catalogo degli Accademici della Fondazione, Accademia della
Crusca, Firenze, 1983) Il Principe DI SANSEVERO fu, tra l’altro, fabbricante di
tavoli di marmo.
Mummificazione. Nel Settecento, come da tempi remotissimi, si usava la
mummificazione dei cadaveri (vedi la "Macchina Anatomica" di RAIMONDO
DEL SANGRO VII Principe DI SANSEVERO), in special modo nei monasteri. Con
l’Editto di Saint Cloud del 1804, che ne proibì la pratica, questa tradizione
venne a cessare. (Ai giorni d’oggi si è arrivati a scorticare cadaveri umani
per poi ricoprirli con resine sintetiche, oppure a usare il Metodo della
“Plastinazione” del Dottore tedesco Gunther Von Hagens per cui dopo la morte si
sostituiscono i liquidi che compongono il corpo con polimeri di silicone. In
tutti e due i casi - cosa orribile a mio parere - si possono ottenere delle
mummie conservabili per tempi infiniti senza particolari accorgimenti). (Mappi
Triveri) (Angela Sołtys, Collezioni Artistiche del Primate Michele Poniatowski,
Instytut Sztuki Polska Akademia Nauk, Warszawa 2005).
Lana Penne nel Settecento era chiamata una fibra filamentosa che veniva
estratta dalla madreperla delle conchiglie marine, per essere utilizzata
nell’industria tessile per la produzione di calze e altri indumenti. Era
qualcosa di simile al nostro Nylon. (Angela Sołtys, Collezioni Artistiche del
Principe Michele Poniatowski, op. cit.). “Pinna Nobilis” è un mollusco bivalve
con la conchiglia elegante, lunga fino a più di 60 cm, con varie tonalità dal
bruno all’ocra, coperta da scaglie irregolari esternamente, mentre all’interno
presenta una strato di madreperla sottile ma bella, dalle iridescenze cinerine.
La parte più sottile ma più robusta della conchiglia è infissa nei fondali
sabbiosi e misti dove vive, per l’ancoraggio si serve del "bisso"
prodotto dall’animale stesso in fili molto sottili, lunghi parecchie decine di
centimetri. Il bisso, chiamato dagli antichi romani lana di penna o “barba
bissina”, veniva lavorato per produrre tessuti bellissimi e tanto leggeri da
meritarsi il nome di "nebbia di lino" o "vento tessuto".
Fino ad una decina di anni addietro l’incontro, nei nostri fondali catanesi
della Pinna Nobilis, era sicuramente molto più frequente di oggi. Certo l’inquinamento,
ma anche la raccolta da parte di sub alle prime armi, hanno fatto la loro
parte. Sott’acqua, avvicinandosi lentamente e con cautela per far sì che la
Pinna Nobilis rimanga con le valve aperte, si può notare che all’interno,
convive con il mollusco, un granchiolino dalle dimensioni ridotte: il
Pinnotere. L’associazione tra questo piccolo crostaceo e la Pinna era già
conosciuta e descritta sia da Aristotele che da Plinio e arricchita, nei secoli
successivi da vari naturalisti, con particolari fantastici. Ad esempio il
viaggiatore svedese FREDERICK HASSELQUIST (1722 - 1752) fisico e botanico, in
un suo libro pubblicato postumo a Stoccolma nel 1757, raccontò come il
granchio, dopo essere uscito dalla conchiglia per fare provviste, al ritorno
mandasse un grido per farsi aprire! Comunque sicuramente esiste un rapporto di
simbiosi tra i due compagni. Talvolta la Pinna produce perle di varia
colorazione, brune, nerastre, gialline e anche rosse che tuttavia sono prive di
valore perché si alterano con grande facilità se esposte all’aria. E ancora:
Mesalliance, Gioco del Faraone, Gioco del Volant, Carnevale Veneziano,
Concerto delle Dame, Giardino delle Delizie, Serenata, Tarantella, Fraschetta,
Pallone Aerostatico (Parigi 1783, di Joseph Michel e Jacques Étienne
Montgolfier), Paracadute (Parigi 1797, di André-Jacques Garnerin), Ex-voto
Anatomici, Macchine Anatomiche (Napoli 1763, Raimondo Di Sangro), Lanterna
Magica (citata nel 1646 da Athanasius Kircher), Celestial Bed (o Letto
dell’Amore, del 1776, di James Graham, un letto tenuto sospeso tra magneti dove
due amanti, tramite il loro movimento, attivavano dei carillon che diffondevano
musica e profumi), Galleria Antiquaria, Grandtourist, Collezionista,
Connoisseur, Governor, Cicerone o Bear-Leader, Camurra, Diavoletti, Magnetismo
(Franz Mesmer, Costanza 1765), Pietra di Bologna (Falsa iscrizione funeraria
trovata in un convento a Casaratta già nel XVI secolo, ma anche Pietra
Fosforescente scoperta da Vincenzo Casciarolo a Bologna nel 1603) Elettricità
(Già da William Gilbert, Londra 1600), Fuoco Elettrico, Pompa Pneumatica (Già
da Kaspar Schott, Germania, 1657), Petroleo, Metano e Nafta (Sanpietroburgo
1760, Michajl Lomonosov), Telegrafo o Segnale Semaforico (Claude Chappe,
Parigi 1793), Camera Ottica (di Francesco Maurolico, Messina 1621), Dominio
(Stato, come Granducato di Toscana), Dominante (Capitale, come Firenze, del
Granducato di Toscana), Falso Bordone, Carrozza Coupé, Carrozza Berlina (così
chiamata perché creata e prodotta a Berlino), Barroccio (Carrozza per il
trasporto delle botti di vino, nel Lazio), Carro, Gondola, Burchiello
(Imbarcazione coperta e comoda, utilizzata dai veneziani e dai viaggiatori
stranieri, per lunghi tratti, come Venezia-Padova. Simile, ma più povera, la
“Barcaccia” era usata dalla gente comune), Corriero (Corriere), Cambiatura
(Cambio di cavallo), Posta, Postiglione, Lacchè, Vettura, Vitto, Biliardo,
Hotel, Caffè, Fede (Certificato Sanitario), Quarantena, Salvacondotto,
Lasciapassare, Passaporto, Kontusz, Marsina, Tricorno, Eziandio (Anche), Febbre
Maligna, Colpo Apoplettico, Salasso, Sanguisughe (o Mignatte), Nano Bajocco
(Francesco Ravaglia, n. Roma 1723 - m. Roma 1793 e Giovanni Giganti, n.
Borghetto/Grottaferrata 1792 - m. Roma 1834), Primula Rossa, Atomo (Già da John
Dalton), Neo, Laudano, Pomodoro (Considerato non commestibile nel 600 e 700.
Nome dato nel 1544 da Pietro Mattioli e dipinto nel 1790 da Carlo Magini).
Forse la prima comparsa del pomodoro nella pittura in alcuni dipinti di
fine Settecento, di Carlo Magini (Questo ortaggio era ritenuto tossico, un po’
in tutta l‘Europa, dalla scoperta dell’America all’avvento di Napoleone)
CI SONO ALTRI MODI DI VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO:
Quello di scrivere libri e articoli o rappresentare testi teatrali sui
Personaggi della Storia, sulla Storia, sulla Storia dell’Arte, oltre quelli di
visitare Musei e Monumenti, di ricercare negli Archivi e nelle Biblioteche, o
quello di partecipare alle Ricostruzioni storiche in costume d’epoca. Ecco
alcuni esempi di pubblicazioni:
"IRENE PARENTI" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, con
la prefazione della Dott.ssa Angela Sołtys, pubblicato a Roma dalla Editrice
AETAS, nel 2006.
"POMPEO BATONI" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana, con
la prefazione di P. Kazimierz Przydatek, pubblicato a Roma dalla Editrice
AETAS, nel 2006.
"CARLO DOLCI" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana e in
lingua polacca, con la prefazione del Prof. Maurizio Marini, pubblicato a Roma
da Colosseo Editore, nel 2006
"CESARE BARONIO" è un Oratorio Teatrale, in lingua italiana, con
la prefazione di P. Edoardo Aldo Cerrato C.O., pubblicato a Roma dalla
Congregazione degli Oratoriani, nel 2007
"ARCANGELA PALADINI" è un Monologo Teatrale, in lingua italiana,
con la prefazione della Dott.ssa Jacopa Stinchelli, pubblicato a Roma dalla
Editrice AETAS, nel 2004
"BEATO ANGELICO" è un Atto Unico Teatrale, in lingua italiana,
scritto di concerto con Innocenzo Venchi O. P., prefazione di Pippo Di Marca,
pubblicato a Roma dalla AETAS, nel 2005.
“L'UOMO CARAVAGGIO" è un Atto Unico Teatrale, scritto da Alberto
Macchi, di concerto con la Prof.ssa Mina Gregori e con la prefazione della
Prof.ssa Stefania Macioce, pubblicato a Roma dalla Editrice AETAS, nel 1995.
SPETTACOLI TEATRALI RELATIVI AL XVII E XVIII SECOLO MESSI IN SCENA IN
ITALIA E IN POLONIA SCRITTI E DIRETTI DA ALBERTO MACCHI:
"L'UOMO CARAVAGGIO": IN VARI SPAZI A ROMA IN ITALIA E SOTTO LA CHIESA S. LUIGI DEI FRANCESI - IN DIV. TEATRI A VARSAVIA IN POLONIA E AL LICEO BATOREGO
"CARLO DOLCI": DENTRO CHIESA SANT'ANDREA AL QUIRINALE A ROMA IN
ITALIA - AL MUSEO REGIONALE DI TARNOW IN POLONIA
"ARCANGELA PALADINI": AL CENTRO AGATE' DI PINETO IN ITALIA E AL
TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"BEATO ANGELICO": DENTRO LA CHIESA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA A
ROMA IN ITALIA - AL TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"STANISLLAO KOSTKA": AL TEATRO PIO X NELLA CITTA' DEL VATICANO, E
DENTRO LA CHIESA DI S.ANDREA AL QUIRINALE A ROMA IN ITALIA
"CESARE BARONIO": DENTRO LA CHIESA DI SANTA MARIA IN VALLICELLA A
ROMA IN ITALIA - AL TEATRO H. MARCONI A VARSAVIA IN POLONIA
"IRENE PARENTI": AL TEATRO 84 A ROMA IN ITALIA E AL TEATRO DELLA
GALLERIA FRETA, A VARSAVIA IN POLONIA
"GIACOMO CASANOVA": AL TEATRO DI CORTE NEL PARCO DI
LAZIENKI KROLEWSKIE A VARSAVIA IN POLONIA
"NANO BAJOCCO": AL MUSEO DI ROMA DI PALAZZO BRASCHI A ROMA IN
ITALIA - AL TEATRO ... A VARSAVIA IN POLONIA
VAGANDO NEL XVI E XVII SECOLO:
UFFIZI E CITTA' DI FIRENZE – BASILICA DI SANTO STEFANO MAGGIORE E CITTA' DI
MILANO – CITTA' DI CARAVAGGIO – PALAZZO BOURBON A MONTE SANTA MARIA IN TIBERINA
- CAMPO MARZIO, ORTACCIO, PALAZZO MADAMA, CHIESE DI SAN LUIGI DEI FRANCESI,
SANTA MARIA DEL POPOLO E SANT’AGOSTINO, CHIESA DEI CAPPUCCINI IN VIA VENETO E
CITTA' DI ROMA - CHIESA DI SAN RUFFO A RIETI – ZAGAROLO, PALESTRINA, PALIANO -
IL CERRIGLIO E CITTA' DI NAPOLI – LE LATOMIE E CITTA' DI SIRACUSA – LA FENIGLIA
A PORTO ERCOLE – DAMA CON L'ERMELLINO E CITTA' DI CRACOVIA – BONA SFORZA E
CASTELLI DI WAWEL A CRACOVIA E DI UJAZDÓW A VARSAVIA – CHIESA NOVA, ORATORIO DEI
FILIPPINI E CHIESE BAROCCHE DI BORROMINI A ROMA – CHIESA DI SANT'ANDREA AL
QUIRINALE E CHIESE BAROCCHE DI BERNINI A ROMA E ARICCIA. CASTELLO DI WILANÓW –
VILLE DEI CASTELLI ROMANI - PALAZZO SPEZZA A PATRICA, CHIESA DI SAN GIOVANNI A
CARBONARA E CHIESE BAROCCHE A NAPOLI - CAMILLO BORGHESE PAPA PAOLO V - TORQUATO
TASSO - BEATRICE CENCI - GIORDANO BRUNO - GIOVAN BATTISTA MARINO - COSTANZA
COLONNA SFORZA MARCHESA DI CARAVAGGIO - FRANCESCO MARIA BOURBON DEL MONTE -
GIUSEPPE CESARI CAVALIER D'ARPINO - FILIPPO NERI - FEDERICO BAROCCI - CESARE
BARONIO - ARCANGELA PALADINI BROOMANS … - RAFFAELLO SANZIO – MICHELANGELO
BUONARROTI - GALILEO GALILEI - BONA SFORZA - JAN SOBIESKI – FILIPPO BONACCORSI
- BARTOLOMEO BERECCI - SANTI GUCCI – STANISŁAW KOSTKA
ALTRO ESCURSUS SUI VIAGGI DAL XVII AL XIX SECOLO:
MATERIE DIVERSE: ACCADEMIE LETTERARIE E CENACOLI IN ITALIA: BOSCO PARRASIO
E ACCADEMIA DELL'ARCADIA A ROMA - GROTTE DI TOR CERVARA E CARNEVALE DEGLI
ARTISTI A ROMA - CAFFE' GRECO A ROMA E CENACOLO DEGLI ARTISTI - SALOTTO
LETTERARIO SAN MOISÈ DI M.ME GIUSTINA RENIER MICHIEL A VENEZIA – ACCADEMIA DI
SAN LUCA.
SITI DI PARTICOLARE INTERESSE STORICO IN EUROPA: LA BASILICA DI SAN PIETRO
A ROMA IN ITALIA - LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME A PARIGI IN FRANCIA - LA CHIESA
DI ST. PAUL A LONDRA IN GRAN BRETAGNA - IL PARCO DI SCHÖNBRUNN A VIENNA IN AUSTRIA
- IL CASTELLO DI MALBORK IN POLONIA - IL DUOMO ALMUNEDA A MADRID IN SPAGNA - IL
TEMPIO DEL PARTENONE AD ATENE IN GRECIA - PALAZZO DI CATERINA II A SAN
PIETROBURGO IN RUSSIA.
INFINE: PELLEGRINI – FALSI BORDONI – VIA FRANCIGENA – SANTUARI.
VIA FRETA A VARSAVIA:
.- Incisione Ul. Freta 1850
I TAPPA DEL TOUR: APPUNTAMENTO DAVANTI ALLA GALLERIA FRETA.
UOMO IN TAIT: Con indosso questo mio abito di fine Ottocento, pastrano,
tuba e bastone, son giunto fin qui, alla ”Galleria Freta” - ”Galeria Freta” -
nella ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, sopra una carrozza guidata da un
cocchiere vestito con pastrano e tuba anche lui come me. Proveniente da ”Piazza
del Castello Reale” - “Plac Zamkowy” -, lungo le ”Antiche Mura di Varsavia” -
”Starożytne Mury Warszawy” -. Ho percorso l’intera ”Via Freta” - ”Ulica Freta”
-, 350 metri di strada lastricata a ciottoli che inizia dalla ”Porta del
Barbacane” e che oggi arriva fino al ”Palazzo Sapieha” - “Palac Sapieha”
- e che invece nel XIV secolo conduceva dalle ”Mura di cinta di Varsavia” -
”Mury Warszawy” - fino alla cittadina di Zakroczym. Ebbene, credetemi, è
stato come fare un viaggio nel tempo. Sì, perché poi, dopo aver abbandonato
carrozza e cocchiere, piano piano, me ne sono tornato indietro a piedi,
curiosando qua e là, tra vicoli che man mano incontravo. ”Freta” deriva dal
termine latino ”freth”, che sta ad indicare ”terreno incolto”, ”fango”, quindi
l’antica strada d’accesso in città, un tracciato fangoso, fra campi incolti,
fuori le mura, che con il passar del tempo si andava sempre più popolando di
chiesine e casette in legno, dando origine così ad un agglomerato, che già nel
medioevo, venne ad assumere il nome di ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, per
distingerla da Varsavia considerata ”Città Vecchia” - ”Stare Miasto” -. Nel
periodo rinascimentale e barocco, chiese e case in mattoni ad un piano andavano
sostituendo quelle di legno; nel Settecento e nell’Ottocento, poi, parecchi
edifici furono soprelevati e quindi strutturati a più piani. Dal 1408 fino al
1790 la casa al n. 31 di ”Via Freta” venne sistematicamente abitata dal Sindaco
della ”Città Nuova” - ”Nowy Miasto” -, ma con la salita al trono di Polonia del
Re Stanislao Augusto Poniatowski, nel 1791, la ”Città Nuova” fu inglobata nella
”Città di Varsavia”, per cui anche la figura del suo sindaco scomparve. Allora
”Via Freta” - ”Ulica Freta” - divenne la seconda arteria, dopo la ”Via Reggia”
- ”Ulica Krakowskie Przedmieście” -, strada d’accesso in città per chi
proveniva dal sud del paese. ”Via Freta” - ”Ulica Freta” -, una strada
perfettamente lastricata, molto curata, fiancheggiata da marciapiedi di
granito, divenne, insomma, la principale strada d’accesso per coloro che invece
giungevano a Varsavia, provenienti dal nord della Polonia. Una volta arrivati
qui i viaggiatori, oltre che in una ”Piazza del Mercato” - ”Rynek” -, spazio
rettangolare con al centro il Municipio - ”Ratusz” -, si imbattevano in
botteghe di pittori, di gioiellieri e in mercati di panni a cui, nel corso del
tempo, si vennero ad aggiungere studi di magistrati, tribunali, accademie.
Ecco, in successione, come appariva questa strada all'inizio del Novecento,
quando peraltro incominciò a popolarsi particolarmente di ebrei: al n. 1
spiccava la cosiddetta Casa Dulfusowska, seguita al n. 2 da un anonimo
caseggiato. Al n. 3 vi era la Casa Ambroszkiewiczowska affiancata al n. 4 da un
secondo anonimo caseggiato. Al n. 5 figurava la Casa Samson con accanto la Casa
Finkiewiczowska contraddistinta dal n. 6 e quindi, a seguire, la n. 7, una casa
anonima. Ecco poi al n. 8/10 una Chiesa, quella di San Giacomo. Da qui in poi
si susseguono le seguenti “Tenute” - “Kamienice” -: al n. 09 –
Baniuszowska, n. 11 – Schenk, n. 12 – Wojciech Wielądki, n. 13 –
Opelewskiego, n. 14 – per la Madonna, n. 15 – Francesco Salvador, n. 16 –
Maciej Łyszkiewicza (oggi Museo di Maria Sklodowska-Curie), n. 17 – Kalińskich,
n. 18 – Simon Zator, n. 19 – Pikiermana, n. 20 – Chroniewskiego, n. 21 –
Kawczyńskich, n. 22 – Okęckich, n. 23 – Bołchowiczów, n. 24 – Zakrzywski, n- 25
– in Swan, n. 26 – Kumelski, n. 27 – Peter Hawermana, n. 28 – Gralkowskiego, n.
29 – in Eye of Providence, n. 30 – Lawrence Wątrobowicza, n. 31 – Giovanni
Alfonso Jasinski, n. 32 – Breyne, n. 33 – Weinzerowska, n. 35 – Francesco
Salvador, n. 37 – Adam Kopanki, n. 38 – Trębalskiego, n. 39 – Eyzbacha
Zdybałowicza (oggi Galeria Freta e sede della Fundacja Europejski Instytut
Naukowy), n. 41 – Magierowskich, n. 44 – Krauze, n. 47 – Picolego, n. 48 –
Taczyńskiego, n. 49 – Karasiewicz, n. 50 – Gleich. E ancora le seguenti ”Case”
- ”Domy” -: al n. 34, n. 53, n. 45. La “Via Freta”, inoltre, attraversa i
seguenti monumenti e siti d’interesse storico: 01.. La “Piazza del Mercato
della Città Nuova” - “Rynek Nowego Miasta” - in origine di forma rettangolare.
Al centro, dalla sua creazione fino al 1818, vi sorgeva il “Municipio della
Città Nuova” - “Ratusz Nowego Miasto” -. 02. Chiesa di San Casimiro - “Kościół
Św. Kazimierza” - opera dell'architetto Tylman von Gameren del 1688, costruita
insieme al convento delle Monache Benedettine per volere del re Giovanni III
Sobieski. Al suo interno è conservata una lapide della Principessa Marie
Caroline de Bouillon, nipote del re, con lo scudo spezzato dei Sobieski, che
allude alla fine della dinastia. Nel convento c’è un ampio giardino a terrazze
che digradano verso la Vistola. 03. Il “Palazzo Sapieha” - “Palac Sapieha” -
voluto dal Nobile Jan Fryderyk Sapieha nel 1731 per ospitare la sua nobile
famiglia, è stato eretto dall'Architetto Jan Zygmunt Deybel. Oggi l’edificio è
adibito a scuola. 04. La Vecchia Polveriera - Stara Prochownia - in origine era
la zona di accesso al ponte di legno sulla Vistola, costruito nel 1575
dall'architetto Erazm Cziotko. Dopo la distruzione del ponte avvenuta nel 1603
a causa delle lastre di ghiaccio che, in inverno, portate dalla corrente del
fiume, vi urtavano contro con violenza, quello spazio è stato riutilizzato per
120 anni, dal 1646 al 1766, come deposito di armi e polvere da sparo.
Successivamente è stato allestito come prigione. Oggi, al suo interno, è sorto
un teatro. 05. La Chiesa dello Spirito Santo – “Kościół Św. Ducha” - dei
Paolini, inizialmente un edificio in legno del XIV secolo, bruciata nel 1655
dagli Svedesi, è stata ricostruita nel 1707 dagli Architetti italiani Giuseppe
Piola e Giuseppe Simone Bellotti. Più tardi è stata rafforzata da alcuni
bastioni inseriti nelle mura cittadine. 06. La Chiesa di San Giacinto -
“Kościół Św. Jacka” - a Via Freta, è stata costruita dai domenicani agli inizi
del XVII secolo, con un presbiterio in stile gotico e con un grande monastero
annesso. All'interno si trova la Cappella Kotowski edificata nel 1690 dall'architetto
Tylman von Gameren. 07. Il Cinematografo Wars - “Kinematograf Wars” -
costruito nella prima metà del Novecento, ha chiuso i battenti dopo
sessant’anni d’intensa attività. Oggi è un teatro. 08. La Cattedrale di Nostra
Signora della Polonia - “Katedra Polowa Wojska Polskiego” - è stata costruita
nel 1660 dall'Architetto italiano Tito Boratini e la sua facciata è stata
rimaneggiata nel 1758 ancora da un Architetto italiano, Giacobbe Fontana.
All'interno conserva dipinti di importanti pittori polacchi, tra i quali Szymon
Czechowicz e Jan Bogumił Plersch. Oggi è la Cattedrale dell'esercito polacco.
09. Il Palazzo Raczyński - “Pałac Raczyńskich” - è stato edificato
dall'architetto Jan Chrystian Kamsetzer nel 1786. Oggi è la sede del Ministero
della Giustizia. 10. Il Monumento alla Rivolta di Varsavia del 1944 - “Pomnik
Powstania Warsawkiego” 1944 - si trova in Piazza Krasińskich. Inaugurato nel
1989 e progettato da Wincenty Kućma e Jacek Budyn, esso è costituito da due
gruppi bronzei che rappresentano alcuni soldati che difendono una barricata
mentre altri si accingono a scendere nelle fogne. 11. Chiesa di San Francesco -
“Kościół Św. Franciszka” - chiesa francescana, iniziata nel 1679, inaugurata
nel 1737 e completata, con l'erezione degli obelischi sopra le due torri della
facciata, solo nel 1788. Alla chiesa lavorarono gli architetti Giovanni Ceroni,
Antonio Solari, Giacobbe e Giuseppe Fontana e Giuseppe Boretti. (*) Contiene le
reliquie di san Vito, dono di papa Benedetto XIV del 1745 (**) (Fu Gioacchino Murat
che aveva donato al Papa le Sacre Reliquie di San Vito Martire). Conserva
inoltre un dipinto raffigurante San Francesco e uno con l’immagine di
Sant'Antonio da Padova del 1664, oltre ad un Pulpito originale barocco del
1732.
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(*) La quasi totalità degli edifici sopra descritti, come tutta Varsavia,
sono andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma essi sono stati
ricostruiti, come il Centro Storico della città, il più possibile fedeli a
quelli originali.
(*) Intorno al 300 d. C. Vitale nasce a Milano. Scoppiata la persecuzione
contro i cristiani, egli, in quanto ufficiale dell'esercito romano al tempo
dell'Imperatore Diocleziano, accompagna a Ravenna il suo amico Ursicino,
condannato a morte. Ursicino viene decapitato, ma finisce che anch'egli viene
arrestato perché professatosi cristiano. Subisce varie torture affinché
apostati dal cristianesimo, ma visto il suo netto rifiuto, viene gettato in una
profonda fossa e ricoperto di sassi e terra. Ecco che così diventa un martire
di Ravenna. Sua moglie Valeria avrebbe voluto recuperare il corpo del marito,
ma i cristiani di Ravenna glielo impediscono. Allora tenta di ritornare a
Milano; però durante il viaggio incappa in un gruppo di idolatri, che, al suo
rifiuto di abiurare al suo Dio, la percuotono fino ad ucciderla. Anche i suoi
due figli Gervasio e Protasio muoiono martiri. Nel 1745 Papa Benedetto XIV dona
le sacre reliquie di San Vitale alla Chiesa dei Francescani a Varsavia.
Il santo viene festeggiato il 25 aprile. (Esistono due incisioni che riguardano
questo santo. La prima: "San Vito o Santo Vitale", Incisione del 1840
delle reliquie dentro un corpo di cera, nella Chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo.
La seconda "San Vito o Sanctus Vitalis", Incisione del 1499 sulla
pagina d'un libro)
ULTIMA TAPPA DEL TOUR: VISITA DELLA GALLERIA FRETA.
La “Galleria Freta” quando, prima del 1734, viene costruita dalla famiglia
Werner, è un fabbricato ad un solo piano, adibito ad abitazione. Dopo il 1770
tale casa passa alla famiglia Salwatorów e nel 1784 quando questa proprietà
viene trasferita alla famiglia Eyzbacha Zdybałowicza, essa è ancora costituita
da un caseggiato ad un piano, ma nel 1790 verrà ristrutturata a cinque assi,
per cui subirà una sopraelevazione. "Qui ha sede l’"Istituto
Scientifico Europeo", una Fondazione che si occupa di sostenere e
realizzare progetti nei campi della scienza, della cultura e dell'arte. Vi si
svolgono concerti, spettacoli, conferenze e congressi scientifici, per cui
questo spazio oggi costituisce uno dei più interessanti siti nella mappa
culturale della capitale polacca” scrive Polska The Times il primo gennaio del
1970. Adesso quest’edificio è costituito, all’interno, da un complesso di
spazi, ovvero: un caffè-bar, una pasticceria, sale espositive, sale convegni,
sale ristoranti, un teatro, un cortile; ma soprattutto è un luogo di
ispirazione, di incontri artistici, di lettura, di spettacoli, di concerti da
camera, con un ricco arredo di mobili classici, drappi, tappeti, tende e
oggetti d’epoca. All’esterno, sulla facciata, sopra il portone d’ingresso e
sopra le vetrine, appaiono tre tondi affrescati o medaglioni che raffigurano
tre artisti a mezzo busto: Władysław Skoczylas, Tadeusz Breyer, Felicjan
Szczesny Kowarski.
Tadeusz Breyer (Mielec 15/10/1874 – Warsavia 15/5/1952). Scultore e
medaglista polacco. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia e
all’Accademia di Firenze. Nel 1904 si trasferisce a Varsavia e studia anche qui
presso l’Accademia di Belle Arti. Partecipa a numerosi concorsi d'arte, tra cui
per il monumento e il quartiere di Jözef Piłsudski a Varsavia nel 1936. Il suo
laboratorio di medaglie, monete disegni e la maggior parte delle realizzazioni
scultoree sono state distrutte durante la seconda guerra mondiale. A Parigi si
aggiudica una medaglia d'oro e il Grand Prix per una serie di medaglie
commemorative. Alcuni suoi lavori, oltre che in Europa e in America, si trovano
anche sulla nave transoceanica MS Piłsudski. Nel 1952 è stato insignito della
Croce di Commendatore.
Władysław Skoczylas (Wieliczka 4/4/1883 – Varsavia 8/4/1934). Pittore,
incisore e scultore polacco. Ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di
Cracovia e cultura nello studio di Konstantin Łaszczka. All'Akademie für
Graphische Künste und Buchgewerbe a Lipsia ha invece appreso le tecniche
dell'incisione su legno. Nel 1928 ha vinto la medaglia di bronzo per una serie
di acquerelli al Concorso olimpico per l’arte e la letteratura ad Amsterdam.
Come xilografo, ha collaborato in Italia con rivista di futurismo, arte,
letteratura e xilografia “L'Eroica” di Ettore Cozzani di La Spezia. Władysław
Skoczylas è considerato il fondatore della scuola moderna polacca di
Xilografia.
Felicjan Szczesny Kowarski (Starosielce / Białystok 8/11/1890 – Konstancin
/ Warszawa 22/9/9/1948). Pittore, scultore, insegnante e progettista di
urbanistica polacco, attivo particolarmente a Odessa in Russia e a Torun in
Polonia. Si laurea presso l'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Diviene
professore all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e viaggia in Germania, in
Francia, in Italia e in Crimea. I suoi lavori, oltre che a Cracovia e a
Varsavia, vengono esposti anche all'estero, come a Venezia in occasione della
XVIII Biennale del 1932. Decora il soffitto della Sala degli Uccelli nel
Castello Reale di Varsavia andata distrutta con l’ultima guerra e alcune parti
del Monastero di Jasna Góra a Częstochowa. Ultimo tra i viaggiatori del “Grand
Tour” nel Novecento, dipinge, tra molte altre opere, un “Paganini” nel 1923, un
“Paesaggio italiano” nel 1930 e scolpisce in bronzo una “Testa di Marat” nel
1944. A questo punto dobbiamo affrontare una scelta: possiamo concludere il
nostro tour qui al Ristorante della Galleria con un’ottima cena a base di
carne, per poi, alla fine ripercorrere la “Via Freta” - “Ulica Freta” - a bordo
d’una carrozza, fino a raggiungere il Barbacane con le antiche mura di cinta.
Quindi visita della Città vecchia - “Stare Miasto” - con il suo “Duomo di San
Giovanni Battista” -“Bazylika w. Jana Chrzciciela” - e la sua Piazza del
Mercato - “Rynek” -. Saluti a Piazza del Castello Reale - “Plac Zamkowy”
-; altrimenti possiamo scendere al fiume Vistola per gustarci una
squisita cena a base di pesce al Ristorante sul Barcone ancorato alla riva; da
dove poi, alla fine, raggiungere, a bordo d’un battello l’approdo da cui si
accede alla Città Vecchia e alla Piazza del Castello Reale, dove, sotto la
Colonna del Re Sigismondo - “Kolumna Króla Zigmunta” - ci salutiamo.
POWSIN – ARTE E NATURA:
Se prendi l’autobus numero 519 dalla Stazione Centrale di Varsavia, il cui
percorso incontra i Palazzi di Ujazdów, Łazienki, Wilanów e scendi al borgo di
Powsin all’estrema periferia della città, ti aspetta una sorpresa straordinaria:
una splendida chiesa fondata nel lontano 1398, la “Chiesa di Santa Elisabetta”
-“Kościół św. Elżbiety” - (*), “Santuario di Nostra Signora Nostalgica” -
“Sanktuarium Matki Bożej Tęskniącej” -, dove, all'interno, sull’altare
maggiore, è posta una tela raffigurante il volto della Beata Vergine Maria,
risalente al XVII secolo, di autore ignoto. Se poi ti avvicini ad osservare
attentamente quel volto divino dall'espressione quasi melanconica, ti sembrerà
di vedere un'opera del pittore Carlo Dolci. Nessuna certezza e nessuna
attribuzione fino ad oggi, però la fattura di quel dipinto ricorda, quantomeno,
la scuola di quell’artista fiorentino del Seicento. Notevole anche il pulpito
del XVIII secolo. Nella stessa cittadina, inoltre, puoi fare una visita al
“Club Culturale di Powsin” - “Powsiński Klub Kultury” - contornato da un
giardino molto curato e con due sculture lignee ai lati della porta d’ingresso,
poste lì come a custodia, che rappresentano un uomo e una donna con indosso i
costumi tradizionali del luogo. Se poi vai in giro a curiosare procedendo verso
est; nascosto da una rigogliosa vegetazione, scopri quattro distese d’acqua,
quasi degli stagni: la “Torbiera di Torfowisko” - “Torfowisko Jezioro” -, il
“Lago di Bielawa” - “Jezioro w Bielawiie”, il “Lago di Lisowski” - “Jezioro
Lisowskie” - e il “Lago in Morgami” - “Jezioro pod Morgami”); di quei laghetti
non frequentati da turisti o vacanzieri che, potremmo dire “vegetano tranquilli
e silenziosi …, ravvivati, di tanto in tanto, da pesci e ranocchie,
ricoperti da lenticchie d'acqua e ninfee dai fiori gialli, contornati da
canneti e cespugli, in compagnia di uccelli e insetti diversi, tra una natura
assolutamente incontaminata”. Sorpresa! Giunto in prossimità del “Lago di
Bielawa”, ecco che invece appare così, all’improvviso, un enorme edificio
bianco: è il “Palazzo di Anna Hinckfuss a Bielawa” - “Pałac Anny Hinckfuss w
Bielawie” -, una villa baronale privata, con parco, straordinariamente bella,
costruita di recente dal famoso architetto polacco Andrzej Grzybowski, che
però, dato lo stile, ti riporta con la mente a qualche secolo addietro. Torni
sulla strada asfaltata e prendi, questa volta, l’autobus numero 139 che fa
capolinea proprio all’ingresso del "Giardino Botanico dell’Accademia delle
Scienze" - "Polska Akademia Nauk Ogród Botaniczny". Entri e fai
una visita silenziosa gustando colori e odori. Ma quando senti che sta
sopraggiungendo il desiderio di gustare anche i sapori, allora significa che è
giunta l’ora del pranzo. Quindi prendi la strada che, dall’Orto Botanico,
conduce all'interno della selva. Procedi verso nord camminando tra gli alberi e
i cespugli. Sei dentro l’immensa “Riserva della Foresta di Kabaty intitolata a
Stefano Starczyński” - “Reserwat Las Kabacki im. Stefana Starczyńskiego” -, o
meglio nella zona di Janówek, dove alcuni centinaia di metri oltre troverai il
“Parco della Cultura” - “Park Kultury” -, un’area attrezzata, tra boschi e
prati, con bungalow da affittare, un teatro all’aperto, campi da tennis, tavoli
da ping-pong, posti per pic-nic, spazi per barbecue, ristoranti, bar, bowling,
minigolf, piscina e perfino due fonti di acqua naturale. Fai la tanto anelata
sosta sull'erba o seduto ad uno dei tanti tavoli con panche predisposti,
accendi un fuoco, dopo aver raccolto delle fascine, consumi con tutta
tranquillità il pasto che ti sei portato dietro, leggi un libro su Bona Sforza,
su Giovanni Sobieski, su Stanislao Augusto Poniatowski o su Adamo
Mickiewicz (oppure, se sei insieme ad altri, improvvisi con loro una lettura
drammatizzata d'un testo teatrale ambientato nel Cinquecento, nel Seicento, nel
Settecento o nell'Ottocento), ti riposi. La sera, a ricondurti alla Stazione
Centrale di Varsavia c’è ancora l’autobus 519 che ti aspetta paziente, fermo lì
al suo capolinea, proprio di fronte all’ingresso principale del parco.
.- “Madonna” di Autore Ignoto, a Powsin,
.- “Madonna” di Carlo Dolci, a
Roma
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(*) Sant’Elisabetta d’Ungheria, del Casato degli Arpad, Principessa di
Turingia, è nata nel 1207. Questa santa è il Patrono della Chiesa di Powsin da
oltre 600 anni, ovvero dalla sua fondazione. L’effige di Sant’Elisabetta
d’Ungheria è esposta sull’altare nella navata sinistra e la sua statua adorna
la facciata dell’edificio.
ALTRI SPAZI DA CONOSCERE IN POLONIA:
PALAZZO DI ŁAZIENKI, VILLA KRÓLIKARNIA, PALAZZO DI WILANÓW, CASTELLO REALE
E DI UJAZDÓW A VARSAVIA - PALAZZO LUBOMIRSKI A ŁANCUT - ARKADIA A NIEBORÓW -
PALAZZO CZARTORYSZKI A PUŁAWY - WAWEL A CRACOVIA - CASTELLO A MALBORK – CHIESA
MARIACKA E OLIWA A DANZICA - CASTELLO A FROMBORK.
MESSAGGIO:
Cari lettori, come avrete ormai dedotto, dopo aver letto questo mio Blog in
Internet, io sono un appassionato [più o meno in maniera maniacale] di ricerche
sul Barocco, sull’Illuminismo e sul Romanticismo, in particolare sul
Caravaggio, sul Grand Tour, sulle Accademie dell'Arcadia e di San Luca. Sono
Membro degli Amici del Caravaggio, Membro degli Amici dell’Accademia di San
Luca e Membro degli Amici dell’Accademia dell’Arcadia e vivo in Italia ed in
Polonia dove, di tanto in tanto, AMO VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO.
Chiunque, residente in uno di questi due paesi, nutra la mia stessa passione,
può contattami per un incontro in cui condividere e scambiarsi esperienze,
foto, opere, documentazioni raccolte a tutt'oggi e magari per concordare
un'eventuale escursione, tra realtà e immaginazione, da fare insieme
successivamente. Scrivere a: albertomacchi.it.pl@gmail.com
Alberto Macchi
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Prima versione 15.07.2014 – 1200
Seconda versione 15.10..2016 – 0000
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