Nuovi importanti ritrovamenti a Patrica, sognando “Ecetra”
[…] La nuova
sensazionale scoperta è avvenuta proprio a poca distanza dai confini di
Frosinone, a Patrica, dove nell’ambito dei lavori per il metanodotto sono
emerse nuove e importanti testimonianze della storia del nostro territorio. […]
Si tratta di un ritrovamento che arriva a pochi mesi da un altro a poca
distanza da quello attuale. E la suggestione degli appassionati di archeologia a
questo punto ha un nome: Ecetra. Come rivelano alcuni studiosi e appassionati,
infatti, secondo Pasquale Cayro (Anagni 1733-
Anagni 1817), storico, archeologo e politico del 1700, Ecetra era
ubicata verso il colle Lami, in località “Tomacella di Patrica”. (“L’Inchiesta”, del 21.03.2015, articolo di
Alessandro Redirossi)
VOLSCI. Popolo Italico di origini Indoeuropee,
riconducibile alle Genti Osco-Umbre, di Lingua Volsca, che nel VI secolo a. C.
– all'epoca in cui Roma è dominata dalla Dinastia Etrusca dei Tarquini – migra
dagli Appennini. Mentre, però, una parte raggiunge il Tirreno nella Regione del
Latium Vetus, fondando come sua Capitale la Città di Antium, l’attuale
Anzio-Nettuno (già esistente come Oppidum Latino), l’altra si stabilisce nella
Regione del Latium Adiectum, creando invece, ex novo, come sua Capitale la
Città di Ecetra (nelle Terre pianeggianti di Patrica, tra la Cittadella, Cacume
e la Tomacella). Le altre Città, conquistate o fondate dai Volsci, sono:
Castriminium (Castro dei Volsci?), Velitrae (Velletri), Atina, Frùsino, Suessa
Pometia (Lavinio-Pomezia), Satricum, Arpinum, Arx Fregellana (Isola Liri?),
Sora, Anxur (Terracina), Setia, Privernum, Fabrateria Vetus (Ceccano), Casinum,
Lebicum (Colonna), Bola (Palestrina?), Labico, Tolerium (Valmontone?), Bovillae
(Marino), Artena, Genzano (Corioli), Polusca (Lanuvio), Signia (Segni) ecc.
ecc. I loro Territori confinano con quelli degli Ausoni e degli Ernici. Il
termine “Volsci” lo si trova già nel nome di due Città Etrusche: Volsini
Veteres e Volsini Novi. Il Linguaggio Volsco è, invece, Italico-Sabellico,
strettamente imparentato all'Osco-Umbro e anche al Latino. Il popolo dei
Volsci, alleati spesso con gli Equi, sono nemici molto pericolosi per Roma, con
cui sono spesso in guerra. Tito Livio infatti li definisce: «Ferocior ad
rebellandum quam bellandum gens». Fra i
Personaggi noti di Etnia Volsca si ricorda quello virgiliano della Vergine
Amazzone CAMILLA, menzionata nell'Eneide, figlia di METABO, Re della Città di
Privernum.
IL PALAZZO DEL COMUNE DI PATRICA. Sorto
inglobando un tratto di vecchie Mura di Cinta, risale alla fine del
Quattrocento, quando il centro abitato incomincia ad estendersi. Al suo
interno, in una Corte, è raffigurato San CATALDO un tempo Protettore del paese.
All’inizio del Settecento l’edificio viene rafforzato da quattro Speroni che
attualmente si vedono avanti il Portico. Alla metà dell’Ottocento viene
aggiunto il Balcone, si riveste la Facciata con Peperino locale e si costruisce
il Portico ovvero la “Loja” con tre Volte a Vela e quattro Pilastri rinforzati
da quattro Scarpe o Speroni. Nella parte destra del Palazzo è incorporata
l'antica Torre. L’Orologio sopra la facciata è stato costruito da ISIDORO
SOMMARUGA (Milano … - … ...). Le sue due Campane originali “Laiche”, una per le
ore e l’altra per i quarti, vengono donate alla Patria poi, dopo una breve
supplenza con qualche Bossolo, sono sostituite con Campane “Sacre”, una delle
quali, la più grande, recuperata dal Campanile della Chiesa della Madonna della
Pace, è del 1603, infatti reca incisa, all’esterno, la scritta “Ave Maria
Gratia Plena Dms Tecum MDCIII” e, nel ventre, l’immagine della Madonna. La
Campanella più piccola, invece, nella parte esterna, presenta inciso un Fregio
di foglie e nel ventre un Crocifisso con il nome del fonditore, GIUSEPPE DI
GIORGI (Ancona … - … ...). Di fronte, nella Piazza antistante, a metà
Ottocento, viene posta la Fontana e, nel Novecento, il Monumento ai Caduti con
in cima un'Aquila in Bronzo, opera dello Scultore CARLO PANATI.
I CIMITERI DI PATRICA. Il Camposanto ubicato alle spalle del Paese ha origini
ottocentesche, ma nei secoli antecedenti, era usanza riversare, attraverso una
Botola, i corpi dei morti, dentro una Fossa Comune costituita dallo spazio
sottostante il pavimento dell’Abside della Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA.
Ancora oggi, in quei sotterranei, accatastate, sono conservate le ossa di
quegli scheletri. In Contrada Colle Lami, nel XIX secolo, inoltre, è stata
rinvenuta una Necropoli risalente addirittura a circa duemilacinquecento anni
fa, appartenuta alla Città dei Volsci Ecetra.
LE MURA DI
CINTA, LE TORRI, I BASTIONI, LE PORTE MEDIEVALI. Una Torre d’Avvistamento è ancora ben visibile all'ingresso di Patrica,
presso la Porta San ROCCO, posta lì a salvaguardia del Paese. Una seconda
Torre, invece, è ormai inglobata dentro al Palazzo COLONNA nella Località
Tomacella; essa era stata edificata in quel luogo a salvaguardia di tutto il
Territorio di Patrica in caso di avvistamento d'un eventuale nemico che
sopraggiungesse dalla Valle del Fiume Sacco. Una terza Torre è quella
incorporata nel Palazzo del Municipio, quando questo fabbricato e tutte le case
che si susseguono, alla sua destra, fino alla Porta San ROCCO e quelle, alla
sua sinistra, fino a Porta San GIOVANNI BATTISTA, erano parte integrante delle
Mura di Cinta del Borgo, che lì, nel XV secolo, aveva i suoi confini. A
testimonianza di ciò, oggi sono ancora visibili, perché incastonati nei muri,
alcuni enormi Blocchi di Peperino Grezzo e qualche grosso Arco d’accesso al
Centro Abitato. Una curiosità: su uno di questi Blocchi è visibile la data graffita
da qualcuno circa due secoli fa.
IL PALAZZO
SPEZZA. Sotto alla CITTADELLA – parte
culminante della Fortezza Medievale che un tempo dominava Patrica – sorge su
quella parte delle Rovine della Fortificazione del XVII secolo, che i COLONNA
smantellano in parte, per crearvi una sontuosa Residenza. Questo Palazzo, alto
tre piani, che poi essi vendono agli SPEZZA, comprende, ancora oggi, un Parco
con Giardino all’Italiana, Cantine, una doppia fila di Saloni arredati ed
adornati negli stili Settecento e Ottocento, la Sala del Ballo, Saloncini
Inglesi Settecenteschi e una Cappella Domestica. Il suo giardino pensile "all'italiana" è originario del
XVI secolo ed ha assunto la forma attuale nel secolo successivo. Esso comprende
Bossi risalenti ad oltre seicento anni, ma anche Bagolari, Pini e Cipressi di
almeno trecento e cinquecento anni. Gli Elementi Architettonici di Peperino,
dalle Sculture ai Bassorilievi, fino alla Fontana detta “del Leoncino” e alla
Balaustra, invece, risalgono tutti al XVIII secolo.
IL PALAZZO
COLONNA ALLA TOMACELLA. Sorge in Località Tomacella, nel
Territorio di Patrica ed è prospiciente il Fiume Sacco, in un luogo strategico,
in quanto lì era posto l’unico passaggio sul Fiume sorvegliato da una Torre già
esistente nel Trecento. Attorno a questa costruzione, agli inizi del Seicento,
FILIPPO COLONNA fa erigere un Palazzo in onore della moglie LUCREZIA TOMACELLI.
I lavori Settecenteschi vengono diretti da DOMENICO SCHIERA. In seguito il
Palazzo è acquistato dal Principe STANISLAO PONIATOWSKI, nipote di STANISLAO
AUGUSTO PONIATOWSKI Re di Polonia.
LA CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO è una
maestosa Chiesa Pre-Romanica a Croce Latina, con Abside Semicircolare, che
comprende otto Cappelle. Esistente certamente nel XIII secolo, potrebbe però
risalire al IX-X secolo, ha la facciata rivolta verso Oriente. Nel corso del
tempo, ha subito numerosi rimaneggiamenti. Parte della struttura medievale è
visibile, ancora oggi, sul suo lato est. La Facciata della Chiesa attuale e il Campanile sono prevalentemente di Peperino Locale ed è
arricchita da un Timpano e da uno Stemma Pontificio in Bassorilievo scolpito da
GAUDIOSO GROSSI. Scultore di Bassorilievi e Stucchi, GAUDIOSO GROSSI,
imparentato con lo Scultore GIOVAN BATTISTA GROSSI, entrambi ciociari, è molto
probabile che abbiano collaborato, durante il 1759, nei lavori presso la
Galleria COLONNA e negli anni 1761 e 1762, a “riattare la Scogliera, e il
Vascone” nella Fontana di Trevi a Roma. La Chiesa è sormontata da una Cupola
con Lanterna. Sopra l'ingresso, è visibile una Cantoria in Legno che un tempo
ospitava un grande Organo, ma che oggi è stato sostituito da un Armonium.
L’ampio interno, che può contenere fino a duemila persone, comprende un Coro di
Legno e alcune Pale d’Altare tra cui la tela del XVIII secolo, "La Madonna
che appare a San GIACINTO", di ignoto, opera voluta dagli adepti della
Confraternita di San GIACINTO sorta in paese, dove regna anche la Confraternita
del Santissimo Sacramento e la Confraternita delle Cinque Piaghe e della Beata
Vergine Addolorata e la tela sull'Altare Maggiore che rappresenta San PIETRO. A
sinistra, oltre la Cappella di San GIACINTO, si trovano, la Cappella del
Battistero con un Crocefisso dell'Ottocento, quella del Santo Rosario, quella
di San CATALDO e, nel Transetto, quella dedicata a San GIUSEPPE, con la
relativa Tela. A destra sono allineate le Cappelle di Sant'ANNA con una Statua
che la rappresenta, quella del Santissimo Sacramento, quella di San SEBASTIANO
e quella dell’Immacolata con la sua Tela. L’Altare Maggiore, nel presbiterio, è
circondato da un Coro di Legno dell'Ottocento, sormontato da pala raffigurante
San PIETRO APOSTOLO. La Chiesa è a Navata Unica con Colonne laterali e con un
interessante Tiburio Ottagonale, opera dell’Artista patricano vissuto nella seconda
metà del XVIII secolo, GREGORIO GROSSI, Appaltatore della Fabbrica di San
PIETRO di Roma e Mastro Muratore al servizio del Priore GIAMMARIA per i
progetti relativi ai Palazzi di Patrica. Nel XVII secolo esistono in questa
Chiesa almeno due Cappelle di proprietà della Famiglia SPEZZA e nei primi
ventisei anni del XVIII secolo, Arciprete della chiesa è Don NICOLANGELO DEL
GRECO. Al suo interno si trovano altre opere del XVIII secolo, come le Statue
Lignee di San CATALDO e di San SEBASTIANO, con le loro Macchine, anch'esse di
Legno, utilizzate per portarle in Processione. Nel 1837 questa Chiesa viene
distrutta ed è ricostruita dal Capomastro GREGORIO GROSSI (Patrica … - … ...),
così come appare oggi. Divenuta Chiesa Arcipretale, nel 1847 è Collegiata
con cinque Beneficiati. Il Campanile della Chiesa Arcipretale di San
PIETRO APOSTOLO, costruito, anche questo, dal Capomastro GREGORIO GROSSI, ha
tre campane. Il suo Campanone è stato fuso nel 1886 durante il Pontificato di
LEONE XIII dall’Artista GIOVANNI BATTISTA LUCENTI (Roma … - … ...). La Mezzana
è opera dei fratelli ERNESTO LUCENTI (... ... - ... ...) e ORESTE LUCENTI (...
... - ... ...) e fu fusa nel 1906 per volere di Monsignor CESARE SPEZZA
(Patrica ... - … ...), Canonico Vaticano e Presidente dei Luoghi Pii,
utilizzando però una Campana più piccola e spaccata, fusa a Agnone nel 1745. La
Piccola, di BIASIO CACCIAVILLANI (Agnone … - … ...), risale al 1776. Qui è
conservato anche il “Busto Reliquiario di San Cataldo, Patricae Protector”,
d’argento con incastonate pietre colorate, realizzato da PIETRO
PAOLO MACCASTROPPI nel 1696.
LA CHIESA DI
SAN ROCCO è stata eretta, dall’Architetto SIMONI,
laddove un tempo esistevano due antiche piccole Chiese gemelle dedicate, una a
San SEBASTIANO e l’altra a San ROCCO. Questa nuova Chiesa, caduta però in
totale abbandono, addirittura con conseguente crollo del tetto, è stata
ricostruita nel 1964, a Navata Unica e con un solo Altare, dietro il quale, in
una Nicchia, è conservata la Statua di San ROCCO affiancata da due Cartoni che
raffigurano due Angeli, un’opera di PIA REFICE (Patrica … - … ...), nota
Artista di Patrica, nipote di LICINIO REFICE
LA CHIESA DI
SAN FRANCESCO SAVERIO, detta “dei Frati”, ovvero dei
Missionari del Preziosissimo Sangue, è stata eretta a Patrica a metà Ottocento,
con l’arrivo in Paese di questi Frati. I recenti lavori hanno dato un’altra
veste alla Facciata è a Mattoni grezzi, con due piani marcati da Lesene e con
un Finestrone. L’interno è a Croce Latina. La Cappella a sinistra è dedicata a
San FRANCESCO SAVERIO con una Pala che rappresenta il Santo. Al centro l’Altare
Maggiore con un Crocifisso e con Paliotto di Marmo sotto il Tabernacolo. La
Cappella a destra è dedicata a San GASPARE e presenta una grande Tela che
raffigura il Santo. Sulla Crociera c’è una Cupola. Nel fabbricato accanto, la
Casa dei Missionari, sulla Facciata è posta una Scultura di Terracotta che
rappresenta il Redentore e San GASPARE, opera dello Scultore ELIO TURRIZIANI
(Frosinone - ...)
LA CHIESA
DELLA MADONNA DI PIE’ DI MONTE. Ormai
sconsacrata, è stata edificata nel Medioevo. Abbattuta poi intorno alla metà
del XIX secolo, è stata ricostruita così come ci appare oggi. Essa è costituita
da un unico ambiente rotondo con in cima una Cupola.
LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA PACE. Antica
Chiesetta, risalente almeno al XVI secolo, lo testimonia la Campana più grande
di questa Chiesa che risale al 1603, la quale adesso batte le ore, collegata
all'Orologio in cima al Palazzo del Municipio di Patrica. Un tempo era situata
al centro della Piazzetta omonima, sul luogo dove oggi si erge la Colonna con
sopra la Statua della Vergine Immacolata. A ricordarci le origini di questa
Chiesa esiste ancora, incastonata nel Muro di Cinta, la Mansa dell’antico
Altare con su scolpita la scritta: “Virginia a pace haec olim fuit ara
sacellum”. FRANCESCO MARCHETTI, Prete Gesuita, fatta demolire l’antica Chiesa,
nel 1890 ne fa costruire una nuova sul suolo di proprietà del fratello MACARIO
MARCHETTI, un po’ più a sud, chiedendo l’intervento dell’Architetto BERNARDO
LUNARIO (o BERNARDO LUGARI, Cavaliere, Monsignore, Ingegnere, Architetto e
Archeologo, che insieme a suo fratello GIOVAN BATTISTA LUCARI, ha eseguito
Scavi a Roma nella zona della Caffarella e dell'Appia Antica). Quest’ultimo allora la fa decorare con eccellenti Affreschi e la dota di
preziosi Arredi Sacri. L’edificio viene costruito con Blocchi di Peperino,
estratto e lavorato sul posto, da Artigiani di Patrica. Sul retro si erge una
Colonna, con la funzione, in passato, di Campanile, dotato di due Campane, ora
conservate dentro la Chiesa. Cinque Affreschi del Pittore SALVATORE NOBILI, che
rappresentano l’Annunciazione, l’Incontro al Tempio della Madonna con Santa
ELISABETTA, la Natività, la Fuga in Egitto, la Madonna della Pace in Trono con
le Sante APOLLONIA e LUCIA, decorano le pareti interne. I personaggi in essi
raffigurati sono stati selezionati, dal Pittore NOBILI, tra la gente del posto:
di alcuni si conoscono addirittura i nomi. Sotto questi Affreschi appaiono sei
Rosoni con Scene che rappresentano Adamo ed Eva, il Demonio sotto le sembianze
del Serpente, l’Albero con la Mela, il Fulmine che abbatte l’Albero, la Stella
Cometa che illumina il Mondo, la Colomba della Pace, il Giglio con
l’Arcobaleno. Tutti e sei questi Rosoni sono stati affrescati, nel 1977,
dall’Arciprete Don MARIO MAURA. La Tela della Madonna e Bambino, invece, con la
scritta “Funda nos in pace” ovvero “Mantienici in Pace”, appartenuta alla
Chiesa demolita, è ora esposta sull’altare della nuova Cappellina nell’ex
Sagrestia di San Pietro. All’interno della Chiesa, sul Portone, figura la
scritta: “Aeden Virgini a pace sacram prope veterem situ vetustateque labentem
Franceiscus Marchettius e soc. Iesu aere Macarii fra tris a fund. Erigendam
cur. A. MDCCCXC concivibus optimis benemerentibus et Bernardo Lunario
architecto ac patrono patricani grati animi aussa”, ovvero “Chiesa dedicata
alla Vergine della Pace vicino al luogo, dove sorgeva un’altra Chiesa cadente
per l’antichità, FRANCESCO MARCHETTI della Compagnia di Gesù, sul terreno del
fratello MACARIO, ne curò la ricostruzione dalle Fondamenta. L’anno 1890, con
le offerte degli ottimi e benemeriti concittadini e con il concorso e patronato
dell’Architetto BERNARDO LUNARIO. Ai patricani, con animo riconoscente”. Per un certo periodo,
la Chiesa viene affidata alla Confraternita dei Fratelli di San GIACINTO che lì
tiene le sue Adunanze. Dopo la demolizione della vecchia cadente Chiesa, sul
posto fu eretto un Monumento di Peperino Locale alto m.5 e con la base
quadrata, circondato da un’Inferriata. Nel 1955, in cima alla Colonna che un
tempo sosteneva un Globo di Pietra con incastonata la Scritta in Ferro, “AVE
MARIA”, ma che un fulmine ha distrutto, è stata posta una Statua, in Marmo
Bianco, della Madonna, realizzata da uno Scultore di Carrara; e sono state
aggiunte tre Lapidi di Marmo che riportano questa Scritta: “Virginia heic olim
fuit aedes nuper collapsas Coepit pulcrior arte locum” ovvero “In questo luogo,
una volta, sorgeva una Chiesa dedicata alla Vergine. Da poco tempo demolita, ne
ha preso il posto un’altra artisticamente più bella. A.D. 1954. L’Arciprete e il Popolo Patricano.
A perenne ricordo. A.MDCCCXCIII”. Oggi, due efficienti Parafulmini, collocati
sul tetto, la proteggono da eventuali scariche elettriche
LA CHIESA DI SAN
CATALDO ALLA
TOMACELLA. Sorge in Località Tomacella, nel Territorio di Patrica. Viene
abilitata al culto nell’anno 1671. Conosciuta con il titolo di Sant’ANNA,
perché consacrata il 26 luglio, Festa della Santa, ancora oggi rievocata, ogni
anno, da una Fiera di Merci e di Bestiame, è costituita da un unico ambiente e
possiede un unico Altare. I suoi Affreschi risalgono al XVII secolo. La più
Grande Campana di San FRANCESCO SAVERIO, voluta dai Missionari del Preziosissimo Sangue, quando è Direttore Generale
Don LUIGI BIASCHELLI, è del 1899. La Fusione è eseguita a Roma da GIOVANNI
LUCENTI e l’offerente principale risulta il Canonico CESARE SPEZZA (Patrica … -
… ...). La Mezzana riporta incisa la data del 1578. La piccola, infine, voluta
dal Moderatore Generale dell’Ordine Don GAETANO CAPORALI, è del 1884. Nella
Facciata, sopra il Portale, è posta una Scultura dell’Artista ELIO TURRIZIANI
(Frosinone … - … ...).
LA CHIESA DI
SAN GIOVANNI IL BATTISTA. È stata edificata sopra
una Chiesa Medievale, su disegno dell’Architetto GIOVAN BATTISTA NOLLI.
Ottemperando agli impegni presi con il Vescovo FABRIZIO BORGIA, promotore di
interventi nella Diocesi di Ferentino, nel 1746 il NOLLI inizia a delineare,
“con nobile disegno”, la matrice della Chiesa di San GIOVANNI IL BATTISTA di Patrica, eretta molti anni dopo, nel 1760; ed egli non vedrà realizzato il suo progetto in quanto morto 4 anni prima. La Facciata,
in Stile Barocco, sopra il Portale di Pietra Calcarea, presenta un Altorilievo
che raffigura l'Agnello del Signore. La pianta della Chiesa è a Croce Latina
con sei Cappelle laterali. Ha un Campanile sormontato da una Cuspide, alto sei
piani, segnati da Marcapiani in Peperino e con Monofore. All'interno, sulla
sinistra si trovano la Cappella di San CATALDO, e quella di Sant'ANDREA
D'AVELLINO, con due Quadri del XVII secolo. Di seguito un Pulpito ligneo del
Seicento e, ancora dopo la Cappella del Santo Rosario con la sua Pala d’Altare
Secentesca. Da qui si accede alla grande Cappella Settecentesca della
Confraternita della Buona Morte. Il lato destro è occupato dalla Cappella oggi
dedicata a San GASPARE DEL BUFALO con una Tela di PIETRO GAGLIARDI e con una
Statua Settecentesca del Cristo Morto. In Sagrestia è conservato Stiglio
Ligneo, del XVII secolo, per la conservazione del Paramenti Sacri, nonché un
Armadio-Sedile della stessa epoca. Interessante anche la Cappella di
Sant'ANTONIO ABATE, con una Pala Seicentesca. L'Altare Maggiore è circondato da
un Coro Ligneo della fine Settecento, con sopra la Pala Settecentesca di
NICCOLÓ LAPICCOLA. Appese alla pareti della Navata i quadri della Via Crucis
del XVII secolo. Sopra l’ingresso, infine, c'è una Cantoria di Legno decorata
del XVIII secolo; ivi è collocato un Organo Monumentale a Canne, opera della
prima metà del Settecento, degli SPADARI e dei CATERINOZZI. Gli SPADARI sono
una famiglia, presente in Ciociaria già nel 1645, con GIOVANNI SPADARI di
Bologna; e che continua ad essere presente in Ciociaria, ancora nel 1836, con
VINCENZO SPADARI & Figlio, di Vicenza. I CATERINOZZI, invece, sono una
famiglia di Affile composta dai Maestri GIUSEPPE, CESARE I, GIOVANNI e CESARE
II, operanti in Ciociaria e nelle Marche, inventori d'un tipo particolare di
Registro che oggi viene definito "Registro Principale CATTARINOZZI").
Uno spazio vuoto sotto il pavimento dell’Abside, per secoli, funge da Cimitero
del Paese: attraverso una Botola, infatti, vengono depositati lì i corpi dei
morti. Ancora oggi, in quei sotterranei, accatastate, giacciono le Ossa degli
scheletri. All'interno di questa Chiesa è conservata la Statua Lignea di Maria
Santissima Assunta in Cielo del XVIII secolo, con la sua Macchina, anch'essa di
Legno, utilizzata per portarla in Processione; e una Targa marmorea incastonata
nel muro, avverte che ivi si trovano piccole Reliquie del Santo Gesuita Polacco
STANISLAO KOSTKA. Il Campanone della Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA, del 1893,
è opera di GIOVAN BATTISTA LUCENTI (Roma - … ...), mentre era Papa LEONE XIII e
Vescovo di Ferentino PIETRO FACCIOTTI. La Campana Media, del 1845, è stata fusa
da VINCEZO CACCIAVILLANI (Agnone … - … ...), la cui famiglia aveva una Fonderia
a Frosinone. La Minore, del 1889, è opera di GIOVANNI BATTISTA LUCENTI (Roma …
- … ...). Divenuta Chiesa Arcipretale, nel 1847 è Parrocchia con tre
Beneficiati.
GOFFREDO
CLINIO ELPIDIO REFICE (Patrica 12/2/1883 – Rio de Janeiro
11/9/1954). Sacerdote, Compositore. È
tra i massimi esponenti italiani della musica sacra nel XIX secolo. I suoi
lavori, come Cecilia, Stabat Mater, La Samaritana, Margherita da Cortona, ecc.
e i suoi documenti sono esposti al Museo di Palazzo MAGNI-MORETTI a Patrica,
insieme alle opere di LIBERO DE LIBERO e insieme ai documenti e agli strumenti
di RICCARDO MORETTI. Il Monumento a LICINIO REFICE, ovvero il suo Busto in
Bronzo che sembra affacciarsi ad una finestra, eretto in sua memoria sul muro
di una casa nella via principale all’ingresso di Patrica, è stato realizzato
dallo scultore MARTINI (… - …), su disegno dell’Artista PIA REFICE (Patrica … -
…), nipote del Compositore di Musica Sacra. Una Lapide sotto la Scultura
sembrerebbe affermare che il Maestro sia nato in quella casa, quando invece, in
realtà, egli è venuto alla luce in una abitazione nei pressi della Chiesa di
San PIETRO.
Ecco, qui di
seguito, un frammento del testo teatrale "Licinio Refice" di Alberto
Macchi, scritto a Roma nell’anno 2003, rimasto inedito e ancora mai messo in
scena.
Questo lavoro, riporta una nota dell’autore, l’ho scritto per l’amore che nutro
per Patrica, un gioiello della Ciociaria, unico per il suo aspetto e per la sua
gente, che ha dato i natali al M° Licino Refice, e anche a mia nonna Paola
Simoni e a mia madre Clorinda Sottili. Questo paesino, che mi ha accolto
durante le vacanze estive negli anni della mia infanzia e della mia gioventù,
... continua ancora oggi, come allora, ad affascinarmi.
SCENA I: AUTUNNO
Rio de Janeiro 1 settembre 1954, Licinio Refice è seduto su una poltrona in
salotto nella sua casa e sta conversando con una donna, sua amica e
ammiratrice.
LEI: Io invece mi difendo proprio con la paura. Per me è la paura che fa
muovere il mondo. Da sempre. La paura non è castrante come normalmente si
crede. Essa è qualcosa che ci stimola, sì, non fosse altro, come anche il senso
di colpa, a farci trovare delle soluzioni per uscire dai mali. Insomma è un
sentimento dinamico, un fattore positivo.
LICINIO: Ecco, vedi, tu hai ragione, ma per me invece essenzialmente è la
fantasia che fa girare il mondo.
LEI: Beh, voi non sareste un artista se non la pensaste così.
LICINIO: Io non sarei un artista se non avessi compreso che tutte quelle
persone “diverse”, che da giovani solitamente la massa deride o ignora, poi
appaiono, da vecchi, agli occhi di quella stessa massa, un'ancora di salvezza.
Guardate Gesù Cristo!
LEI: Lo credete davvero; Maestro?
LICINIO: Certo, come credo che l’Italia sia da considerarsi "Terra
Sacra" per le molte bellezze artistiche e naturali che la caratterizzano
ma, devo però aggiungere che tra i molti artisti che vi sono giunti e che vi
giungono per ispirarsi, sono sicuramente privilegiati i musicisti.
LEI: Allora i pittori, … allora gli architetti, allora i letterati e i
poeti, …
LICINIO: Allora, allora, allora …! (Ride)
RENATA SCOTTO (Savona 24/2/1934). Soprano, nota a livello internazionale, legata a
Patrica per aver interpretato l'Opera "Cecilia" di LICINIO REFICE.
Membro dell'Accademia di Santa Cecilia in Roma, da molto tempo risiede negli
Stati Uniti. È stata ospite a Patrica.
ADELAIDA
NEGRI (Buenos Aires 11/12/1950). Soprano
riconosciuto a livello mondiale. Ha cantato nei più importanti teatri europei.
Ha eseguito opere accanto a tenori come PLACIDO DOMINGO e LUCIANO PAVAROTTI. È
legata a Patrica per aver eseguito le due opere di LICINIO REFICE, “La
Samaritana” e “Stabat Mater”, dirette dal Maestro GIOVANNI PANELLA (Patrica
1985), Compositore e Direttore d’Orchestra. È stata ospite a Patrica ed ecco
una sua dichiarazione: “En Patrica, ALDO CONTI, de la Asociación Pro-loco
Patrica, me presentó a GIOVANNI VALLE, músico y editor, y este a GIOVANNI
PANELLA, un talentosísimo compositor y director de orquesta que, aunque muy joven,
me impresionó por sus cualidades y su trabajo”.
RENATA
TEBALDI (Pesaro 1/2/1922 – Città di San Marino
19/12/2004). Soprano. Il suo successo a livello internazionale ha inizio con il
debutto negli Stati Uniti d’America del 1950 e LICINIO REFICE è tra i primi a
intuire la sua grandezza. A Rio de Janeiro, l'11 settembre 1954, durante le
prove dell'Opera "Cecilia", in cui ella è protagonista e mentre il
Coro sta intonando «A morte! A morte!» indirizzato al personaggio di Cecilia,
il Maestro LICINIO REFICE muore.
LA BANDA
MUSICALE DI PATRICA. Creatasi per accompagnare le
processioni in paese, si costituisce agli inizi dell’Ottocento. Nei secoli
precedenti le processioni di San CATALDO, dell’Assunta e di San ROCCO, venivano
accompagnate da Suonatori di Liuti, di Pifferi, di Tamburi, Viole e di Zucche.
La Banda Musicale di Patrica di oggi, intitolata al musicista LICINIO REFICE,
nasce invece nel 1892, per partecipare alle feste patronali e ad altre manifestazioni religiose e civili in paese e fuori, finanche all’estero.
Tra i suoi Maestri e Direttori figurano WALTER REFICE, fratello del
Compositore, JSAIA BIASINI, NATALINO BUFALINI, MARIO BIASINI, fino a MARIO
CIARNELLA e a LUCIANO BARTOLINI. L’attuale
Presidente è SANDRO STEFANACCI. Questa banda musicale è composta da 35
elementi. Essa ottiene il primo posto al Concorso Nazionale “A.M.A. Calabria”
di Lamezia Terme (2004), vince il primo premio nel Concorso Nazionale “La
Bacchetta d’oro” di Frosinone, è stata insignita del “Premio Nazionale La
Ciociara 2007”. Dal 1973, la Banda Musicale di Patrica è gemellata con la M. P.
I. Band di Aliquippa in Pennsylvania, la cittadina fondata dai patricani
emigrati negli Stati Uniti d’America. La Corale di Patrica, ovvero l'Associazione Culturale Le Voci, è diretta dalla Professoressa
ERNESTA PELLEGRINI. Al Pianoforte accompagna la Professoressa MARA BUFALINI.
Costituitasi nel 1994 con lo scopo di diffondere la Musica in genere, ha
portato al grande pubblico la Canzone “Pratica” scritta ed arrangiata da
GIUSEPPE VALLECORSA.
MICHELANGELO
MERISI (Milano 29/9/1571 – Porto Ercole
18/7/1610), detto CARAVAGGIO, è un pittore che si forma tra Milano e Venezia e
che è attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia tra gli anni 1593 e 1610. Per
aver ucciso RANUCCIO TOMASSONI DA TERNI è condannato dal Papa alla morte
capitale, per cui fugge da Roma e, grazie alla protezione del Principe FILIPPO
I COLONNA che gli offre asilo all'interno dei suoi Feudi di Marino, Palestrina,
Zagarolo, Paliano, … fino a Napoli, riesce a far perdere le sue tracce. Il
Nobile Romano mette in atto anche una serie di depistaggi, grazie anche alla
collaborazione degli altri componenti della sua Famiglia, i quali vanno
comunicando la presenza del Pittore in diverse Città d’Italia, disorientando
così le Guardie Papali che lo stanno ricercando dovunque.
Ecco, qui di seguito, una scena allegata
a “L’Uomo Caravaggio” di Alberto Macchi, il testo teatrale pubblicato a Roma
dalla Casa Editrice AETAS nel 1995 e messo in scena in Italia e in Europa.
Questa scena
aggiunta, specifica l’autore, è costituita da una lettera immaginaria di Michelangelo Merisi, detto
Caravaggio, scritta da Patrica (dove nessun documento afferma che qui egli
abbia sostato!) ai Colonna, suoi protettori, per tenerli informati circa i suoi
spostamenti nei vari possedimenti dove, di volta in volta, è da loro ospitato o
in quelli di famiglie a loro imparentate o amiche, come i Carafa, i Santacroce
o i Tomacelli. Caravaggio, che deve viaggiare in incognita, sotto falso nome,
per aver ucciso a Roma Ranuccio Tommasoni, è inseguito dalle guardie papali
giacché pesa sulla sua testa la pena capitale. Fuggito da Roma, risulta che si
sia già rifugiato a Marino, Zagarolo, a Palestrina, a Paliano; ed ora è diretto
verso Napoli, città per lui più sicura in quanto fuori dalla giurisdizione
dello Stato Pontificio.
XIV SCENA: LETTERA
Patrica, anno 1606. Caravaggio, seduto ad un tavolo, a lume di candela, con
una pergamena in mano, sta rileggendo a bassa voce, tra sé e sé, una lettera
appena scritta ai Colonna. Il pittore s’è rifugiato in incognita, sotto la
protezione di Tarquinio Santacroce, padrone di questo feudo, su richiesta della
famiglia amica, dei Colonna.
CARAVAGGIO: (Legge tra sé e sé) Eminentissimo Principe Filippo Colonna, ho
lasciato da qualche tempo, anche questa volta in incognita, sotto le spoglie
d’un pellegrino, la residenza della Vostra Famiglia a Paliano. Confortato,
durante il soggiorno colà, dalla Vostra adorabile Sposa, Madama Lucrezia
Tomacelli, alcuni giorni orsono, come da Vostra indicazione, mi son traferito
attraverso la Strada Consolare Latina, nel prossimo paese più a sud, in
direzione Napoli. Ecco che ora, pertanto, Vi sto scrivendo da Patrica fra i
Monti Lepini, sotto Cacume, la montagna delle orchidee, menzionata ahimè! da
Dante Alighieri nel suo Purgatorio. In questo sito ameno, d’una quiete
infinita, che dovrebbe ispirare pace e serenità, sono sì come immerso tra i
silenzi più profondi, ma da dentro di me invece affiora soltanto amarezza.
Infatti mi ripeto nella mente: “Chi avrebbe mai pensato che un giorno mi sarei
ritrovato in un simile garbuglio per una lite, io che di liti ne ho affrontate,
d’ogni genere, ogni giorno!” E son già fortunato ché son sotto la protezione di
Vostra Signoria e della Vostra Nobilissima Famiglia, Casa Colonna, di parte
imperiale - che, come me, sta con gli Spagnoli contra i Francesi e ‘l Papato -
in questa Universitas di Patrica, oggi dominata dai Nobili Santacroce, ma che
fu Feudo della Vostra Casata come parte del sistema difensivo nella
giurisdizione del Regno dei Papi. Et avegna che nel vivere esiliato in questa
terra murata, dove ho da affrontare, come tutti qui, ogni giorno, le guardie
alle porte dei bastioni, guardie del Marchesato, ma pur sempre birri; e
rispettare scrupolosamente, al suono della scarana, il ritorno seratino imposto
dal Governatore, benché io sia ospite qui a Patrica, grazie a Voi, del Vostro
amabilissimo amico il Signor Marchese Tarquinio Santacroce. Non avendo molto da
fare e, soprattutto, non potendo dipingere per non destare sospetti, mi ingegno
ad osservare i comportamenti di questa popolazione. Qui, nel borgo, la gente è
costantemente impegnata con le faccende quotidiane e con il ruspo. Sotto la
loja, ogni venerdì del mese, sgozzano quegli animali che hanno acquistato giù
nella piana al mercato delle Quattrostrade. Chi invece vive fuori le mura,
lontano dalle torri fortilizie, sono quelli del Castello di Monte Cacume, su un
territorio scosceso, e quelli della campagna fino alla sponda del fiume Sacco,
in pianura. Questi, per lo più, si occupano di capre, di pecore, di mucche, ma
soprattutto di asini e muli; dei campi d’ulivo, fichi, prugne e vite. E
producono una infinità di caciotte, ricotte e caci vari. Posseggono oche e
galline. Gli uomini incidono il legno della mobilia e delle madie, il rame
delle conche e delle brocche; le donne lavano panni, preparano scife di ortaggi
da essiccare al sole o teglie di patate e zucche da cuocere al forno con carni
e zazzicchie, impastano semole e uova per preparar sagne, maccaruni fini fini o
ciambelle e giglietti; raccolgono fascine per i camini, castagne, lavorano al
tombolo. Poi c’è chi si dedica all’abbrucio della legna nelle carbonare, alla
fusione delle pietre nelle calocare, alla raccolta delle olive e delle uve,
nonché alla produzione di farine al Mulino Baronale. Tutti raccolgono cardi e
ciclamini negli sconfinati boschi di castagni, orchidee e garofani fra le
rocce, sempre impegnati nel pascolo e nel legnatico. E tutti frequentano le
chiese, spettacolari come quelle di Roma. Pur tuttavia, dentro questo borgo
chiuso, su questo colle in vista della Campania, la sensazione che ho è quella
del carcere; anche se qui non ho da convivere con attaccabrighe, zingari,
criminali o plebe di campagna, ma accanto a gente semplice, dignitosa e
soprattutto pacifica, gente di chiesa, dedita alle processioni, profondamente
devota a San Rocco. Credo, purtuttavia, sia giunta già l’ora che abbandoni
questi luoghi. Magari oggi stesso! Ho appena conosciuto un mercante che sarebbe
disposto ad accompagnarmi fin sul Tirreno perché possa affidarmi alla barca
d’un pescatore, diretta a Napoli. E poi, in ogni caso, ritengo sia necessario
che io mi trasferisca altrove, in quanto qui c’è già chi mi guarda con
sospetto, definendomi un falso bordone. Anche perché sento voci, sempre più
insistenti, a favore del Pontefice contra gli Spagnoli, malgrado che, un tempo,
questa gente ricevette la scomunica di Bonofacio VIII e, sento dire ancora, che
i privilegi ecclesiastici, di cui gode la Vostra Nobile Famiglia, sono
utilizzati in modo scellerato e spregiudicato: accusano Vostra Signoria
Eccellentissima, insomma, di continuare ad esercitare il Suo potere su queste
terre, come quello d’assegnare alli benefici chi più aggrada a Vostra Signoria
e qualche volta addirittura alli forestieri, anteponendoli alli patricani, a
soddisfazione di qualche servizio che avranno prestato, anche se in opposizione
alla volontà dei Vescovi diocesani e tacitando, in certi casi, perfino i
Santacroce, creando così disturbi e risse, malgrado la proverbiale tranquillità
e discrezione di questi cittadini, tutti con le cioce ai piedi e le donne con i
fazzolettoni, attorcigliati a ciambella, in capo, con sopra conche o ceste
contenenti di tutto, dalla prune marce pu’ gli porco, ai figli neonati. Allora,
prima che qualcuno mi denunci alle guardie pontificie per avermi riconosciuto,
sarà bene che fugga via, anche se qui l’acqua è speciale e puoi berla
direttamente dal surriglio, come pure il pane, ottimo appena sfornato, ma anche
se conservato nella madia, è che dire delle scife ancora calde ricolme di ogni
ben di Dio, dal pasto, al postpasto, al companatico! Ma sarà meglio che
abbandoni certi pensieri … Il Vostro
parentato, la Famiglia Carafa a Napoli, come m’avete già assicurato, non farà
certo difficoltà ad ospitarmi. Vi ringrazio per aver messo in atto varie
strategie, grazie anche alla collaborazione degli altri componenti della Vostra
Famiglia che hanno benanche testimoniato la mia presenza in altre città
d’Italia, facendo così perdere le mie tracce. Non dimenticherò mai quanto avete
fatto e che state facendo per me. Vi avrò sempre nel cuore. Addio, mio Principe
Signore! Vostro devotissimo per sempre Michel Angiolo Merisi. (Fuori campo
s’odono voci di giovani che diffondono per le strade del paese, un bando
cantilenato, dopo aver agitato una piccola campana appesa ad una croce.
Ripetono, come una litania, questo ritornello: “Madri i padri, mannate i vostri
figli a la Cuttrina a rènna conto a Dio!”)
LUIGI ORIONE (Pontecurone 23/6/1872 – Sanremo 12/3/1940). A quattordici anni frequenta
l'Oratorio di Valdocco a Torino e viene notato da Don GIOVANNI BOSCO. È
ordinato Sacerdote nel 1895. Fondatore della Piccola Opera della Divina
Provvidenza, verrà canonizzato da Papa GIOVANNI PAOLO II nel 2004. Intorno
all'anno 1925 visita Patrica, dove è ospite del Professor RICCARDO MORETTI.
Ecco, qui di seguito, una breve parte
del testo teatrale "Da Valdocco a Zdunska Wola" di Alberto Macchi,
scritto a Roma e a Varsavia nel 2001, rimasto inedito e mai messo in scena.
Le due
battute della scena che segue si riferiscono a Patrica e a Don Luigi Orione,
ospite del Prof. Riccardo Moretti.
SCENA VIII: AMICIZIA
Sera dell'8 marzo 1940 al Paterno di Tortona, Don Orione sta concludendo il
suo discorso di saluto rivolto ai seminaristi. Il suo amico laico Paolo
Marengo, un ingegnere di Genova, è lì accanto a lui.
PAOLO: Si, certamente. Ricordo mi dicevi sempre che Pio IX è stata la più
grande figura dei nostri tempi, l'amico e il benefattore dei popoli. E che le
sue opere saranno immortali. Ma tu sai che io non sono mai stato così convinto
come te per tutto quello che egli ha fatto: non condivido ad esempio che egli
si sia rifiutato, protetto dall'esercito francese, di cedere Roma a capitale di
una Italia unita che s'era appena costituita dopo aver cacciato gli stranieri
invasori; anche se egli si giustificava asserendo che il neonato popolo
italiano non era ancora maturo per un tale evento.
ORIONE: Questo è il bello d'avere un amico laico. Tu, come il professor
Moretti di Patrica e qualcun altro, per me rappresentate una finestra sul mondo
di quella fetta di società che meno conosco. Vedi che meraviglia il nostro
rapporto con opinioni a volte tanto lontane! (Sorride) Come quel giorno che ti
raccontai del mio "collegetto" che volevo fondare senza il becco d'un
quattrino.
ROCCO DI
MONTPELLIER (Montpellier 1346 - Voghera 1379).
Pellegrino e Taumaturgo; è venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica ed è
Patrono di numerose città e paesi. Papa URBANO VIII o MAFFEO VINCENZO BARBERINI
(Firenze 5/4/1568 – Roma 29/7/1644) approva il suo culto nel 1629. Patrono di
Patrica, la sua Statua in Legno è esposta dentro una Nicchia dietro l’Altare
Maggiore, nella Chiesa di San Rocco, mentre la sua Macchina, di fattura
settecentesca, è conservata nella Chiesa di San Pietro Apostolo. La Processione
di San Rocco. Fra botti d'artificio, suono di campane e scoppi di mortaretti,
San ROCCO è portato in Processione, almeno dal 1565, con la sua Macchina, in
giro per le strade del paese, il 16 agosto di ogni anno, alla ricorrenza della
sua festa; e alcune donne procedono, ancora oggi, a piedi scalzi, portando in
mano un grosso cero. Nel passato queste seguivano il Santo procedendo in
ginocchio e con i cesti carichi sul capo. Al suo passaggio la gente urla di
tanto in tanto, insieme a coloro che seguono, l'espressione "Aviva San
Rocco!" e al termine del percorso i portatori per primi, e più fortunati
poi, ricevono in dono le Ciambelle Benedette di San Rocco. Il Culto del Santo a
Patrica, si intensifica particolarmente durante la Peste che scoppia a Sora e
dintorni nel 1591.
Ecco, qui di seguito, un passo del
dramma teatrale di Alberto Macchi dal titolo "San Rocco", scritto a
Roma nel 2009 e rimasto a tutt'oggi inedito e mai rappresentato.
Quest’opera
teatrale, dice l’autore, ripercorre la vita straordinaria e avventurosa del Santo francese vista
da diverse angolature ed esalta le virtù del protagonista, personaggio
straordinario ed estremamente attuale.
SCENA I: PROLOGO
Ai passo giorni nostri. Un professore è in cattedra, davanti ad un folto
pubblico. Si accinge a commemorare la figura di San Rocco da Montpellier.
PROFESSORE: Taumaturgo francese, San Rocco è ormai Patrono di moltissime
città e paesi in tutto il mondo cattolico. È il santo più invocato, fin dal
Medioevo, come protettore dalla peste, un santo che col passar del tempo è
divenuto, nel mondo contadino, anche Patrono degli animali, delle catastrofi
come i terremoti, le epidemie e le malattie inguaribili. E oggi, per tutti,
rappresenta un esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, quella d’un
volontario instancabile, dedito a curare gli afflitti, in particolare i malati
di malattie infettive, disposto a sacrificare anche la propria vita pur di
poter alleviare dalle sofferenze anche un solo infermo.
CACUME
MENZIONATO NEL PURGATORIO DI DANTE. Il Sommo
Poeta DANTE ALIGHIERI e l’altro poeta VIRGILIO, terminato di colloquiare con
MANFREDI DI SVEVIA, s’apprestano a riprendere il cammino. Ecco che allora
alcune Anime indicano loro un passaggio. Ma la salita che si prospetta davanti
ai loro occhi è irta e impervia. Allora, anche in questa circostanza, come ha
già fatto nell'Inferno, DANTE ALIGHIERI paragona il luogo che ha davanti agli
occhi, ad altre località analoghe. Qui, volendo evidenziare l’asprezza di certi
siti, fa un elenco di luoghi a lui ben noti per averli attraversati quando, in
veste d’Ambasciatore del Consiglio dei Cento di Firenze, percorre parte
dell'Italia per tenere le relazioni diplomatiche con i vari Feudi e con il Papa
BONIFACIO VIII o BENEDETTO CAETANI (Anagni 1230 – Roma 11/101303). Quindi
elenca la Rupe di San Leo in Romagna, il Pendio per Noli in Liguria, il Monte
Bismantova nell'Appennino Reggiano e il Monte Cacume nel Territorio di Patrica:
"Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e 'n
Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch'om voli; / dico con l'ale snelle e
con le piume / del gran disio, di retro a quel condotto / che speranza mi dava
e facea lume". ("Divina Commedia" di Dante Alighieri, Volume
secondo: Purgatorio, Canto IV, vv. 25-30).
N. B. Come
risulta dai seguenti due passi del libro di FRANCESCO BAILO ALUNNO, dal titolo
“La fabrica del mondo; nella quale si contengono tutte le voci di Dante”,
stampato a Venezia nel 1548, ma anche in altri testi dei secoli scorsi, il
termine “CACUME” sta a significare “CIMA” o “VETTA”:
PARNASO. La:et parnassus, è monte di Phocide, quantum que alcuni non si concordino coi
due capi la CIMA dell’uno ad Apollo, il CACUME dell’altro è sacrato a Bacco.
Nelle radici di questo furono Delphi castello libero per lo quale poscia il
fiume Cephiso, in questo è il fonte Castalto, sacro alle Muse (come alcuni
sentono) nel tempo del diluvio di Deucalione, insieme con la moglie Pyrrha et
con più altri fu fermato. nedi ad Helicona a 1730. PET. L’oliva è secca et è
rivolta altrove. L’acqua, che da Parnaso si deriva, per cui in alcun tempo ella
fioriva. DAN: Insino a qui il giogo di Parnaso assai mi fu, etc.
OLIMPO. Monte
altissimo in Macedonia, questo tanto innalza il CACUME [la CIMA], che per
isperienza è conosciuto superar le nuvole alla cui sommità non cade pioggia né
vi vola uccelli, né venti vi soffiano e perciò alcuna volta è posto in vece del
cielo.
DANTE
ALIGHIERI (Firenze 22 /5/1265 – Ravenna
14/9/1321). Poeta, Scrittore e Politico, considerato il Padre della Lingua
Italiana, è l'autore della Divina Commedia, ritenuta ‘la più grande opera
scritta in italiano’ e ‘tra i più grandi capolavori della letteratura
mondiale’. Figlio di ALIGHIERO DI BELLINCIONE e di GABRIELLA DEGLI ABATI, nel
1285, a venti anni, sposa la coetanea GEMMA DONATI, dalla quale ha quattro
figli: JACOPO, PIETRO, ANTONIA e GIOVANNI. A Firenze, per un periodo, assume
impegni politici. Scrive le opere: Fiore e Detto d'Amore, Rime, Vita Nova,
Convivio, De Vulgari Eloquentia, De Monarchia, Commedia (Divina per BOCCACCIO),
Epistola XIII a CANGRANDE DELLA SCALA, … Egloghe; dando origine così alla nuova
Corrente Letteraria del “Dolce Stil Novo”, definizione che egli stesso mette in
bocca al Poeta BONAGIUNTA ORBICCIANI in un Canto del Purgatorio.
FILIPPO I
COLONNA (Sicilia 1578 - Roma 11/4/1639), uno
dei figli di MARCANTONIO COLONNA Principe di Paliano e di ANNA BORROMEO. È Gran
Connestabile del Regno di Napoli. Sposa, nel 1597 LUCREZIA TOMACELLI che porta
in dote diversi Feudi distribuiti nell'Itala meridionale. Egli intanto è già
Signore del Feudo di Genazzano. Nel 1625, dopo la morte della sua sposa,
eredita il Palazzo di Patrica e incomincia a prendersi cura delle sue
proprietà. Così, nel 1627, a Marino, dentro il giardino del Casino COLONNA denominato
"Villa delle Sirene" fa costruire un campo per il Gioco della
Pallacorda. Qualche anno più tardi, a Roma, fa ornare di marmi la nuova Chiesa
dei SS. Crispino e Crispiniano delle Carmelitane Scalze, a cui è affezionato.
Infine, fa costruire un ingresso monumentale per accedere al giardino del suo
Palazzo a Monte Cavallo, vicino al Quirinale.
LUCREZIA TOMACELLI COLONNA (Napoli 1576 - Genazzano 11/8/1622),
figlia di GIROLAMO TOMACELLI, Signore di Galatro e di IPPOLITA RUFFO, nel 1597
sposa FILIPPO I COLONNA, IV Principe di Paliano e ha dodici figli; FEDERICO,
ANNA, GIROLAMO, CARLO, MARCANTONIO, VITTORIO, GIOVANNI BATTISTA, PROSPERO,
PIETRO, IPPOLITA e MARIA TERESA. Muore a Genazzano, ma viene sepolta nella
cripta della Collegiata di Sant'Andrea a Paliano, dentro il Sepolcro dei
COLONNA. Poi, in sua memoria, a Roma dentro la Cappella COLONNA nella Basilica
di San GIOVANNI in Laterano - dove è sepolto Papa BONIFACIO IX o PIETRO
TOMACELLI (Casarano/Lecce 1350 – Roma 1/10/1404), eletto nel 1389, suo antenato - viene eretto un
Monumento Funerario in Bronzo, opera di GIACOMO LAURENZIANI su disegno di
TEODORO DELLA PORTA. Appartiene alla
nobile famiglia che ha origine da TOMACELLO CYBO, un capitano, discendente
dalla famiglia greca CUBEA, stabilitosi in Napoli, quando invece suo fratello maggiore EDOARDO CYBO s’era stabilito a
Genova. Nei suoi ranghi annovera Papa BONIFACIO IX, ovvero PIETRO
TOMACELLI, . Altro personaggio illustre di questa famiglia è
ARNO CYBO TOMACELLO nominato, da Papa CALLISTO III nel 1458, Senatore di Roma e poi Viceré di
Napoli.
STANISŁAW
PONIATOWSKI (Varsavia 23/11/1754 – Firenze
13/2/1833). Politico polacco, Gran Tesoriere della Lituania, nipote di
STANISŁAW AUGUST PONIATOWSKI, Re di Polonia. Ancora giovane si trasferisce da
Varsavia a Roma. Qui si innamora di CASSANDRA LUCI, una bella popolana romana,
dalla quale ha cinque figli. Uomo ricchissimo, Collezionista di grande cultura,
acquista e rivende terreni, palazzi e interi paesi in mezza Italia, tra cui il
Palazzo COLONNA a Patrica e possedimenti a Frosinone, a Ceccano e a San Felice
Circeo. Nel 1822 va a vivere, con la sua famiglia, a Firenze e qui, prima di
morire, sposa la sua compagna e riconosce i figli, abilitandoli così a godere
delle prerogative e degli onori della Nobiltà.
ANDREA SPEZZA (Arogno/Ticino 1580 - Jičín/Boemia 6/3/1628). Figlio di GIOVANNI SPEZZA e ELISABETTA BAGUTTI. Architetto di
formazione lombarda, dal 1609 fa esperienza con GEORGE REINHALDT in
Germania, dove è impegnato all'ampliamento e alla decorazione del
Castello degli OLDENBUG. Dal 1610 si trasferisce in Polonia e qui
lavora per i Camaldolesi e per i Carmelitani e al servizio della Nobile Famiglia LUBOMIRSKI. Presso
Cracovia, a Bielany, erige una Chiesa e a Nowy Wiśnicz altre due Chiese; in
quest’ultima Cittadina, inoltre, ristruttura il Castello di Età Medievale. Nel
1621 raggiunge la Boemia, dove, a Praga, cura la costruzione del Palazzo dei
WADSTEIN, con i costruttori GIOVANNI PIERONI e NICCOLÒ
SEBREGONDI. Muore sette anni più tardi.
NICOLA SPEZZA (Patrica … - Patrica ca. 1835). Con il titolo di Cavaliere e di Conte, è
figlio del Conte ERCOLE SPEZZA. Nel 1739 sposa ANNNA MARIA FINATERI, sorella di
Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI. Nel 1759 FEDERICO COLONNA gli riconosce il
Borgo di Patrica con “particolari esenzioni, privilegi e prerogative”. Poi, nel
1762, Don LORENZO COLONNA gli concede anche la Rocca e parte delle Terre
Feudali. Con la sua intraprendenza, diviene presto un personaggio di spicco
della Famiglia SPEZZA, antico Casato il cui Capostipite è il Cavaliere spagnolo
ANTONIO DE SPEZA del XIV secolo, mentre il primo della Famiglia a lasciare la
Spagna per stabilirsi nel Regno di Napoli, sarà BENEDETTO D’ORLANDO DE SPEZA.
Il Conte NICOLA instaura uno stretto rapporto d’amicizia con il Cardinal GIAN
VINCENZO ANTONIO GANGANELLI, il quale, nel maggio del 1769, salirà al Soglio
Pontificio con il nome di CLEMENTE XIV. Nell’anno 1793 prende la decisione di
apportare delle modifiche al suo Palazzo Baronale, così affida allo zio della
sua sposa, Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI, appena giunto da Parigi, la
responsabilità della ristrutturazione. Subisce un sequestro a scopo di riscatto
da un gruppo di Banditi Patricani capeggiati da FRANCESCO DEL GRECO detto “IL
CECCHETTO”, ma presto viene rilasciato. Nel 1816 perde ogni potere feudale su
Patrica, perché essa, da questa data, viene a dipendere dalla Camera
Apostolica, Organo Amministrativo dello Stato Pontificio. Con una Cerimonia
spettacolare, l’anno 1834, NICOLA SPEZZA, in veste di Priore di Patrica,
accoglie, alle porte della sua Cittadina, Papa GREGORIO XVI, che è giunto lì,
perché in visita ufficiale ai diversi Paesi facenti parte della Diocesi di
Ferentino. Muore qualche tempo dopo e viene sepolto a Patrica.
OLIVA DI
ANAGNI (Anagni ... - Anagni 3/6/492). Santa.
Non desiderando sposarsi, si rifugia, ancora giovinetta, in un Monastero delle
Benedettine nella sua Città di Anagni per consacrare la sua verginità a Dio.
Qui vive reclusa e ha frequenti visioni celesti. Subito dopo la sua morte,
tutti già la considerano una Santa. Il suo culto è legato alle sue Reliquie e
la testimonianza della sua esistenza risulta dall’Epigrafe Commemorativa della
Consacrazione dell’Altare a lei dedicato in Anagni il 7 settembre del 1133
dall’Antipapa ANACLETO II, ovvero PIETRO PIERLEONI. Sull’Urna Cineraria di
Marmo di Epoca Romana, è incisa la scritta: HIC REQ(UI)ESCIT S(AN)C(T)A OLIVA.
Nell’Iscrizione Commemorativa invece, si dice, in sintesi, che l’Antipapa,
insieme al Vescovo RAONE, consacra l’Altare di Sant’Oliva nella omonima Chiesa
fatta costruire da GIOVANNI DA PATRICA (un Signore, sicuramente molto credente
e facoltoso!). Però nel 1564 questa Chiesa deve essere abbattuta; allora il
Vescovo di Anagni MICHELE TORELLA provvede in tempo a far trasferire il corpo
della Santa nella Cripta della Cattedrale facendo erigere, per l’occasione, un
nuovo Altare. All’inizio del secolo XVIII, MICHAŁ ANTONI HACKI Abate
dell'Abazia di Oliwa in Polonia, eretta dai Monaci Cistercensi danesi nel 1188,
appartenente alla Diocesi di Władysławowo, per valorizzare di più questa sua
Chiesa dedicata a Święta OLIWA, pensa di arricchirla con una Reliquia della
Santa Italiana, alla quale egli forse è particolarmente devoto, per cui si
rivolge al Vescovo di Anagni PIER PAOLO GERARDI, conosciuto chissà! magari
durante un viaggio in Italia, giustappunto ad Anagni, in occasione d’una visita
al Sepolcro di Sant’OLIVA. Il Vescovo, forse gratificato dalla fervente fede
del Prelato Polacco, acconsente subito, così ordina di aprire il Sepolcro e,
fatto asportare un braccio della Santa dall’Urna, il giorno 27 marzo dell’anno
1703, lo fa spedire, ben protetto dentro una teca, al devoto Abate di Oliwa in
Polonia. La Chiesa di Oliwa dal 1925 è stata elevata a Cattedrale della Diocesi
di Danzica.
ANDREA DI
GIOVANNI (Patrica … - …). Prete, insieme con
BOFFIDO da Patrica, ha fatto parte della Congregazione Celestina.
STANISŁAW
KOSTKA (Rostkowo 28/10/1550 – Roma 14/8/1568).
Gesuita Polacco, morto a diciassette anni, proclamato Santo da Papa BENEDETTO
XIII nel 1726. Ormai venerato in tutto il mondo, in Polonia è Patrono della
gioventù. Nella Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA a Patrica, stando a quanto
riporta una scritta, incisa su una antica Targa Marmorea murata sulla parete a
sinistra appena dopo l’ingresso, dovrebbe essere lì conservata una piccola
Reliquia del Santo.
CATALDO SAMBIAK (Irlanda 615 – Taranto, 8/3/685). I
suoi genitori, EUCO SAMBIAK e AKLENA MILAR lo educano all’amore cristiano. Alla loro morte egli dona tutto ai poveri.
Diviene discepolo di CARTHAGH Abate del Monastero di Lismore, dove viene
ordinato sacerdote. Nel 637, alla morte del suo maestro, gli succede nella
conduzione del monastero. Nel 670 è ordinato Vescovo di Rachau e nel 679
intraprende un viaggio in Terra Santa, vestito da pellegrino. Durante il
soggiorno in Terra Santa, presso il Santo Sepolcro, gli appare Gesù che lo
invita di andare a Taranto a rievangelizzare la città caduta in mano al
paganesimo. San CATALDO allora sbarca nel porto dell'attuale Marina di San
Cataldo, località che ancora oggi porta il suo nome e raggiunge Taranto. Secondo
la tradizione, per placare una tempesta, egli avrebbe lanciato un anello in
mare e in quel punto si sarebbe formata una sorgente d'acqua dolce chiamata
"Anello di San Cataldo", tutt'oggi esistente. A Taranto fa abbattere
i templi pagani e soccorrere i bisognosi. A Corato, poi, in provincia di Bari,
libera la città dalla peste. Muore a Taranto e viene sepolto nella Chiesa di
San Giovanni in Galilea, Cattedrale della città. Il suo culto si diffonde
presto, particolarmente nell’Italia meridionale; a Patrica, nel XII secolo,
nasce un Romitorio, a lui dedicato.
JACEK ODROWĄŻ
(Kamień Śląski, 1.185 – Cracovia,
15/8/1.257). Santo. Prete Polacco dell'Ordine Domenicano dei Frati Predicatori.
Nasce nel Castello di Łanka, a Kamień in Slesia appartenente alla nobile Famiglia
ODROWĄŻ. Studia Diritto Canonico e Teologia a Cracovia, a Praga e a Bologna, è
ordinato Sacerdote e diviene Canonico della Cattedrale di Cracovia. Arriva in
Italia e, dopo un incontro con DOMENICO DI GUZMÁN a Bologna, decide di
diventare Domenicano e subito dopo il noviziato riparte verso l'Europa
Orientale, per diffondere l'Ordine. Qui fonda i Conventi di Friesach, Cracovia,
Danzica e Kiev; lavora per l'Unione delle Chiese d'Oriente e d’Occidente. Papa
CLEMENTE VIII O IPPOLITO ALDOBRANDINI (Fano 24/2/1536 – Roma 3/3/1605) lo
canonizza nel 1594 e nel 1686 Papa INNOCENZO XI o BENEDETTO ODESCALCHI (Como
19/5/1611 – Roma, 12/8/1689) lo dichiara Patrono della Lituania. Viene
festeggiato il 15 agosto, ma i Domenicani lo celebrano il giorno 17. Święty
JACEK, San GIACINTO in Italia, è rappresentato a Roma, a Patrica, a Sassari, a
Brescia, come in tantissime altre Chiese. A Patrica, in particolare, alla fine
dell’Ottocento si viene a creare la Confraternita dei Fratelli di San GIACINTO
con sede nella Chiesa di Santa Maria della Pace, rimasta attiva per un breve
periodo.
PAOLO DELLA
CROCE (Ovada 3/1/1694 – Roma 18/10/1775)
Santo. Nasce da LUCA DANEI e ANNA MARIA MASSARI. Il suo vero nome è PAOLO
FRANCESCO DANEI. Divenuto Presbitero, fonda la Congregazione della Passione di
Gesù Cristo e quella delle Monache Claustrali Passioniste. A Ceccano, sui resti
dell’antica Badia Benedettina, crea il Convento dei Passionisti di Santa Maria
di Corniano. Passa a predicare a Patrica nel 1751, ospitato dalla Nobile
Famiglia STELLA: una lapide lo ricorda. Nel 1867 viene proclamato Santo da Papa
PIO I.
DOMENICO DI SORA (Foligno 951 – Sora 22/1/1031). Santo.
Chiamato anche DOMENICO ABATE, DOMENICO DA CUCULLO o DOMENICO DA FOLIGNO, è
figlio di GIOVANNI e APA. Nel 974 prende i voti; diviene quindi Monaco e poi Sacerdote Benedettino presso il
Monastero di Montecassino. Predicatore, Fondatore di Cenobi e Riformatore dei
Costumi in Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, opera prevalentemente nell'Appennino
Centrale e in Ciociaria, fino in Campania e nelle Terre di San Benedetto. Gli
si attribuiscono diversi miracoli. Su richiesta di AMATO DE' CONTI DI
SEGNI, fonda un Romitorio, ovvero un Eremo, che presto diventerà un Oratorio
dedicato a San Michele Arcangelo e poi un Monastero dei Benedettini. Tra i
frati ivi residenti si distingue GIOVANNI DA PATRICA, il suo più fedele
discepolo.
FAMIGLIA
SPEZZA. Antica Casata spagnola esistente già
dal XIV secolo, quando in alcuni documenti appare il personaggio ANTONIO DE SPEZA.
Tra i momenti più rilevanti che caratterizzarono la storia di questa Casata, vi
è quello dello stretto rapporto d’amicizia che, nella seconda metà del XVIII
secolo, viene ad instaurarsi tra il Conte NICOLA SPEZZA e
l’allora Cardinal GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI il quale, nel maggio del
1769, salirà al soglio pontificio con il nome di CLEMENTE XIV. Il motto latino
riportato nello stemma degli Spezza, tradotto in italiano, dice [Questa
Famiglia] “Si spezza, ma non si piega”.
CLEMENTE XIV (Santarcangelo di Romagna 31/10/1705 – Roma 22/9/1774). Proveniente
dall'Ordine dei Frati Minori Conventuali, è stato Papa della Chiesa Cattolica
dal 1769 al 1774. Intorno alla metà del XVIII secolo, l’allora Cardinal GIAN
VINCENZO ANTONIO GANGANELLI ha uno stretto rapporto d’amicizia con il Conte
NICOLA SPEZZA e sarà questo Cardinale ospite nella dimora della Famiglia SPEZZA
a Patrica, a commissionare al Pittore NICCOLÓ DELLA PICCOLA la splendida Pala
d’Altare per la Chiesa di San GIOVANNI.
FAMIGLIA DE’
CONTI DI CECCANO. È una potente Famiglia, d’origine
Longobarda che, dalla Rocca di Ceccano, riesce a dominare una parte della
Ciociaria e alcuni Territori limitrofi per circa mezzo millennio. Nella prima
metà del 600, PETRONIO CECCANO è Console di Campagna. Nel 900 i CONTI DI
CECCANO, LEONE, UBERTO e AMATO, donano molti beni all'Abbazia di Montecassino.
AMATO, marito di Donna MARIA DI SANT’EUSTACHIO, in particolare, offre a San
DOMENICO DI SORA, i fondi necessari per costruire un Cenobio sulle falde di
Monte Cacume. Da citare ancora i GREGORIO CONTI, morto nel 1104, GIORDANO
CONTI, Abate dell’Abbazia di Fossanova e, dal 1189, Cardinale, fratello di
LANDOLFO CONTI, il cui figlio, GIOVANNI CONTI, divenuto Cavaliere, giura, nella
Cattedrale di Anagni, fedeltà a Papa INNOCENZO III nato LOTARIO DE' CONTI DI SEGNI (Anagni 22/2/1161 – Perugia 16/7/1216) e devasta la Rocca di Morolo dei COLONNA. Suo fratello STEFANO CONTI succederà,
come Abate di Fossanova, a suo zio GIORDANO CONTI e, come Camerlengo di
INNOCENZO III, avrà diversi contatti in Europa e riceverà particolari
riconoscimenti dal Re d’Inghilterra.
FAMIGLIA DE’
CAETANI, detti anche GAETANI o CAJETANI, è
un'antica Famiglia Nobiliare, che ha origine dai Goti, discendente dai Duchi di
Gaeta, con ruoli importanti nella Repubblica Marinara di Pisa, in Roma,
nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie. Il fondatore della
Dinastia è ANATOLIO I, Conte di Gaeta vivente nel 730. Nell'anno 917
GIOVANNI CAETANI viene nominato Duca di Gaeta dall'Imperatore del Sacro Romano
Impero LOTARIO I. Nel XII secolo, un Membro del Ramo Pisano GIOVANNI CAETANI
(Gaeta 1060 – Cluny 29/1/1119) diviene Papa col nome di GELASIO
II. Nel 1294, un altro Membro della Famiglia, ma, questa volta, del Ramo
Laziale, BENEDETTO CAETANI (Anagni 1230 - Roma 11/10/1803), è eletto Papa col
nome BONIFACIO VIII. Questi si preoccupa subito di donare ai propri familiari i
Territori di Sermoneta, di Bassiano, di Ninfa, di San Dnato e il Marchesato di
Ancona. Il Re CARLO II D’ANGIÒ per ingraziarsi i favori del nuovo Pontefice,
nomina suo fratello Conte di Caserta. I componenti della Famiglia DE’ CAETANI
si dimostreranno, in genere, aspri guerrieri. Tra il XIV e il XV secolo sfidano
spesso i COLONNA generando sommosse sia a Roma che in altre città del Regno dei
Papi. Nel Cinquecento Papa ALESSANDRO VI nato RODRERIC LLANÇOL DE BORJA (Xàtiva
1/1/1431 – Roma 18/8/1503) sottrae ai CAETANI i loro Territori e li dona a sua
figlia LUCREZIA BORGIA; ma molto presto essi ne tornano in possesso, e per
vendetta radono al suolo la Rocca di Patrica, massacrando parecchi dei suoi
abitanti, da sempre sostenitori del Papa.
FAMIGLIA DE’
MASSIMO. Sono una storica Famiglia di Roma,
discendente dagli Antichi Romani. Il primo personaggio noto è LEONE MASSIMO,
vissuto nel X secolo. Nel XV secolo emerge invece MASSIMO DI LELLO DI CECCO.
Tra il XIV e il XV secolo, i MASSIMO possiedono un ingente patrimonio derivato
da attività commerciali e professionali, per cui la Famiglia stringe alleanze
matrimoniali con altre Casate Aristocratiche Romane, come i COLONNA o i
SANTACROCE che succederanno a loro, nel governo di Patrica, dove, essi, nel XVI
secolo, per un breve periodo, erano stati i Signori. Il loro titolo nobiliare,
nel XIV secolo, è quello di Marchesi, nel XVI quello di Principi, nel XIX
quello di Duchi. A questa Famiglia appartengono due Papi, poi fatti Santi,
ANASTASIO I nato ANASTASIO DE’ MASSIMI (Roma 340? – Roma
19/12/401) e PASQUALE I (Roma 760? – Roma 11/2/824). Nel XVI secolo la Casata si divide in due
Rami: il primo, quello dei Signori di Arsoli, detti "delle Colonne",
il secondo, quello dei Duchi di Rignano detti "di Aracoeli". I
MASSIMO stringeranno rapporti di parentela con Famiglie Reali Europee: vedi
CRISTINA DI SASSONIA che sposa, nel 1796, CAMILLO MASSIMILIANO MASSIMO.
FAMIGLIA
SANTACROCE. Ha
origini dagli Antichi Romani, infatti il nome completo è SANTACROCE
PUBBLICOLA. È una Famiglia Romana di Baroni. I Santacroce sono storici alleati
degli ORSINI, con i quali si imparentano tramite parecchi matrimoni. A causa di
una lite di sangue con i MARGANI, Papa SISTO IV ovvero DELLA ROVERE
(Pecorile/Savona 21/7/1414 - 12/8/1484), ordina la confisca dei loro beni, la
demolizione delle loro case e la loro cacciata da Roma. Eletto Papa nel 1501
GIOVANNI BATTISTA CYBO (Genova 1432 - Roma 25/7/1492) con il nome di
INNOCENZO VIII, il Barone ANTONIO SANTACROCE riporta a Roma la Famiglia e fa
ricostruire le alcune case demolite. Tra il XVI e il XVII secolo, i SANTACROCE
acquistano per un breve periodo, il Borgo di Patrica e fra i componenti della
Casata, vengono nominati tre Cardinali: PROSPERO, MARCELLO e ANDREA SANTACROCE.
Nel 1711, CLEMENTE XI ovvero GIOVANNI FRANCESCO ALBANI (Urbino 23/7/1649 - Roma
19/3/1721), nomina SCIPIONE SANTACROCE Principe di Oliveto in Sabina.
FAMIGLIA COLONNA. Famiglia Patrizia Antica Romana. Il cognome deriva dal Castello di Colonna,
Paese situato nella Zona dei Castelli Romani, che la Famiglia possiede fin
dall'inizio dell'XI secolo; si dice anche che derivi dalla Colonna Traiana sita
in Roma e, a tal proposito, fa riferimento l’episodio dell'incontro avvenuto a
Parigi tra NAPOLEONE BONAPARTE (discendente, a suo dire, dalla Famiglia COLONNA
attraverso la propria bisnonna) e il Principe COLONNA. In quella circostanza
l'Imperatore, incuriosito appunto da questa storia dell’origine del nome
COLONNA dalla Colonna Traiana, chiede al Principe, notizie intorno alla
veridicità di questa leggenda e questi gli risponde con il sorriso sulle
labbra, che così vuole la tradizione romana, ormai da 1800 anni. Il primo
ascendente della Famiglia è il potentissimo Senatore Romano TEOFILATTO che ha
una parte di rilievo nelle vicende legate a Papa GIOVANNI VIII - favorevole ai
Carolingi Occidentali CARLO IL CALVO prima e CARLO IL GROSSO poi - e
a Papa FORMOSO, a capo della
Fazione Filo-Germanica. Il Senatore
TEOFILATTO - divenuto Signore di Monterotondo, Poli, Anticoli Corrado,
Guadagnolo, Rocca di Nitro, Rocca dei Sorci, Saracinesco, Segni, Valmontone,
Alatri, Guarcino, Collepardo, Soriano, Paliano, Sora, Celano e Sonnino
- sposa TEODORA e ha una figlia: MAROZIA. Cresciuta nel lusso, una volta
diventata adulta, MAROZIA, per cupidigia, instaura in Roma quel regime detto
‘Pornocrazia’ di cui essa stessa è artefice, un sistema per assoggettare a sé
magari l'intera penisola italiana. Grazie a questo suo specifico Metodo di
Politica Sessual-Matrimoniale, che consiste nell’essere Concubina di Papi e
contemporaneamente Sposa di Re, ella riesce a sedurre i Potenti di mezza
Italia, per ben due decenni. Così facendo, infatti, ella diventa la donna più
autorevole e ricca d'Italia. Dalla progenie di TEOFILATTO ha origine la Casata
dei CONTI DI TUSCOLO che dà alla Chiesa ben cinque Pontefici. Con il cognome
COLONNA, la Famiglia, invece, con OTTONE COLONNA (Genazzano 1368 - Roma
20/2/1431), vanta un solo Pontefice, MARTINO V, però una schiera di trentasei
Cardinali. PETRUS, figlio di GREGORIO II Conte di Tuscolo, è il primo ad
assumere, già dal 1101, il Predicato DE COLUMNA. La Famiglia, a metà del XIII
secolo, possiede il Mausoleo di AUGUSTO e il Monte Citorio, a Roma; mentre,
fuori Roma, possiede diversi Castelli tra cui: Colonna, Palestrina, Zagarolo,
Capranica, Pietraporzia. Nel XVII secolo i COLONNA, ancora Signori di Marino,
Paliano e di tanti altri Possedimenti nel Lazio, dominano sulle Terre di
Patrica, dove FILIPPO I edifica il Palazzo COLONNA in Località Tomacella. Un
altro Palazzo COLONNA-BARBERINI viene costruito sulle Rovine del Tempio della
Fortuna Primigenia, a Palestrina.
FAMIGLIA MAGNI. Antica Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo.
Una Mostra Storico-Documentaria, allestita a Patrica dall’11 al 16 agosto
dell’anno 1977, ha ripercorso la Stoia di questa Casata, ma tutte le
informazioni relative alla nascita e al percorso di questa Famiglia, sono
riportate nel libro di NICOLA ENZO MAGNI dal titolo “La Famiglia MAGNI di
Patrica”, pubblicato a Patrica nell’anno 1977.
FAMIGLIA
STEFANACCI. Nota Famiglia di Patrica. Un suo
esponente, DOMINIQUE STEFANACCI (Patrica 12/12/1895 - ... ...) è
un emigrante che, trasferitosi in Francia, va a vivere a Cannes divenendo presto
un facoltoso commerciante, tanto da essere menzionato nel "Journal
Officiel de la République Française" del 1936. Sposatosi nel 1925,
ha due figlie: Marie-Louise-Antoine e Jeannette-Antoinette. Un
altro personaggio noto è SANDRO STEFANACCI, l’attuale Presidente
dell’Associazione Musicale e Culturale “Licinio Refice" di Patrica.
FAMIGLIA VITELLI. Antica
Famiglia Patricana, distintasi particolarmente nel XVIII secolo. Nella prima
metà del Settecento i VITELLI costruiscono a Terracina uno splendido edificio
in Borgo Cipollata, Località che domina sulla Via Appia, Porta di San Gregorio,
successivamente denominata Porta Romana. Questo Palazzo, dal 1780 diventa
Residenza di Papa PIO VI, fintanto che non viene completata la costruzione di
Palazzo BRASCHI a Roma. Il Comune di Patrica ha dedicato una Via a GIOVAN
BATTISTA VITELLI, uno tra i più illustri componenti della Famiglia; e oggi in
questa strada ha sede il Museo di Storia Naturale.
FAMIGLIA STELLA. Antica Famiglia Patricana, distintasi
particolarmente nel XVIII secolo. Ospita nella sua Dimora di Patrica, diversi
Illustri Personaggi, tra cui, nel 1751, il Predicatore San PAOLO DELLA CROCE,
nel 1860 il famosissimo Scienziato che ha progettato l’Impianto per portare
l’acqua da Monte Cacume a Patrica, ANGELO SECCHI e, nel Novecento, il Poeta
LIBERO DE LIBERI.
FAMIGLIA PERSI. Antica Famiglia Patricana, distintasi
particolarmente nel XVIII secolo, grande sostenitrice della Festa di San ROCCO
e quindi della tradizionale Processione.
FAMIGLIA GIAMMARIA. Antica Famiglia Patricana, distintasi
particolarmente nel XVIII secolo quando un GIAMMARIA, divenuto Priore di
Patrica, si impegna sul Piano Urbanistico, incrementando la costruzione di
nuovi Palazzi in Paese.
FAMIGLIA VALLECORSA. Antica Famiglia Patricana, distintasi
particolarmente nel XVIII secolo. Oggi il Maestro GIUSEPPE VALLECORSA, un
discendente della Famiglia, ha scritto e arrangiato la Canzone “Pratica”
portata al grande pubblico dalla Corale “Le Voci”, di Patrica.
FAMIGLIA BUFALINI. Antica Famiglia Patricana, distintasi
particolarmente nell’Ottocento, ma che ancora nel XX secolo vanta illustri
rappresentanti nel mondo della Musica e della Poesia, come i Professori
NATALINO BUFALINI e MARA BUFALINI e il Generale dell’Esercito, Poeta ERMINIO
GIUSEPPE BUFALINI.
CATALDO
PIZZOLA (Patrica … - … ...). E’ l’unico
patricano ad arruolarsi nell’Esercito dei Garibaldini. Prende parte alla
Battaglia di Mentana.
SILVERIA
PATRICIA (Patrica … – Patrica 1495). È la figlia
di ROTRUDO PATRICIO, Signore di Patrica. Nel gennaio dell’anno 1495 Patrica
viene attaccata, espugnata e messa a ferro e fuoco dall’esercito di Re CARLO
VIII DE VALOIS e una leggenda vuole che la bella PATRICIA, fatta prigioniera, venga
rinchiusa nel Mastio della Rocca, dove muore giovanissima.
DOMENICO
SCHIERA (Milano 1700? - Roma
1780?). Geometra al servizio della Famiglia ORSINI nel Feudo di
Roccagorga, probabile parente del Perito Milanese FRANCESCO SCHIERA.
Dal 24 settembre al 5 ottobre 1723, con l'assistenza di ANGELO MARIA
CANOBBIO, GIUSEPPE ZACCARIA e GIOVANNI TORLASCO, misura il Territorio della
Pieve di Santo Zaccharia quarto di Rocca Susella Comune di Fortunago Feudo
Imperiale progettato poi da FRANCESCO FERRADINI nel settembre 1724. Dal
1759 al 1766 è impegnato nelle progettazioni per prosciugare le Paludi Pontine
e bonificare i Territori limitrofi sotto la Direzione del Signor PICCARD
dell’Accademia Reale delle Scienze, durante il Governatorato Generale di
Marittima e Campagna presieduto da EMERICO BOLOGNINI. Nell’anno 1772 viene
eretta a Carpineto Romano la Chiesa dei Santi GIOVANNI BATTISTA e GIOVANNI
EVANGELISTA su suo progetto, in seguito ad una Bolla di Papa CLEMENTE XIV.
Qualche anno dopo DOMENICO SCHIERA ristruttura il Palazzo COLONNA in Località Tomacella
sulle Cascatelle del Fiume Sacco, nel Territorio di Patrica. Nell’anno 1777,
infine, viene nominato Perito presso il Catasto di Alatri.
JACOPO
SANNAZARO (Napoli 28/7/1457 – Napoli 6/8/1530).
Autore del Poema "Arcadia", nell’Egloga Nona, Car 91, v. 12, ‘O Casta
Venatrice’, pubblicata a Venezia nel 1725, egli afferma: “Ma come casta fu
Diana, se amò Endimione, e lo baciò mentre ei dormiva sopra Lamio, over Latinio
Monte di Jonia - come riferisce Tullio e per testimonio di Virgilio nel 3°
della Georgica - amò, e fu amata da Pane Dio d'Arcadia ...”. Colle Lamio è lo
stesso nome che si ritrova in certi documenti dove si dice che “In un
Territorio del Lazio, folto di vegetazione e ricco di preziose sorgenti
d’acqua, fra le montagne si erge Patrica, l’antica Patricum, sorta sul Colle
Lamio”. Naturalmente il Colle Lamio o Latmo, abitato dal mitologico Endimione,
a cui fa riferimento il SANNAZARO, non è la Collina di Patrica; esso, infatti,
è la Montagna che si trova nella Caria o Jonia, dell'Anatolia, chiamata Asia
Minore dai Romani, l'attuale Turchia.
FERDINAND
GREGOROVIUS (Neidenburg 19/1/1821 – Monaco di
Baviera 1/5/1891). Storico. Nel suo trattato “History of the City of Rome in
the Middle Ages”, dichiara che intorno alla metà del XVIII secolo, il Cardinal
GIUSEPPE AGOSTINO ORSI (Firenze 9/5/1692 – Roma 13/6/1761), Domenicano, in un
suo scritto, parla di un Atto di Donazione del Territorio di Patricum,
nell’anno 817, tra LODOVICO IL PIO - Imperatore Carolingio, figlio di CARLO
MAGNO - e PASQUALE I Pontefice.
GIUSEPPE
MAROCCO (Milano 1773 – Milano 13/3/1829).
Avvocato e Storico, nel suo “Monumenti dello Stato Pontificio”, pubblicato nel
1834 a Roma da BOULZALER, rivela che durante il XVIII secolo, nei pressi del
Paese vengono rinvenuti i Resti della Villa Romana appartenuta nel IV secolo a.
C. a LUCIO ANNIO di Sezze. Di questa stupenda Villa, con i suoi pavimenti di
Mosaico e con i suoi Acquedotti, oggi non resta che qualche Rudere sparso; ed
essa sembra essere già semi-scomparsa nel Medioevo, quando a Patrica, nei
pressi, sorgono tre Chiese che, in successione, andranno a formare, ognuna, un
Capitolo a sé: San Pietro, infatti sarà retta da un Arciprete, San Giovanni, da
un Curato e Santissima Maria a Piè di Monte (già dei Benedettini), da un Abate.
Nel Territorio di Patrica vengono rinvenute anche tracce della Bonifica d’una
antichissima Palude (ma non completamente prosciugata, dal momento che, dove
sorge oggi un Ostello per la Gioventù, fino a qualche tempo fa, c’era ancora
uno Stagno) e vengono alla luce anche Resti d’una Necropoli. Infine, se è vero
che i Conti di Ceccano sono discendenti dei Longobardi, allora è possibile che
già nel IV secolo sul Monte Cacume esistesse una Grotta con dentro un Altare
dedicato a San Michele Arcangelo, Figura Cristiana, fatta propria e venerata da
quel Popolo Germanico subito dopo la loro Conversione al Cristianesimo.
LUCIO ANNIO (Sezze – Roma 340 a. C.). Fondatore della Gens Patrizia ANNIA è un
Politico e un Ufficiale dell’Esercito Romano. Divenuto ricco e potente, si costruisce
una Villa nel tranquillo Territorio di Patrica. Nel 340 a. C., appena viene
nominato Capo della Lega Latina, parte da Sezze per Roma e raggiunge il
Campidoglio, nella veste di Pretore dei Latini, per chiedere la Parità dei
Diritti tra i Romani e i Latini, ma muore improvvisamente, perché, si dirà,
punito da Giove. In realtà viene ucciso, sulla Scalinata del Campidoglio, da un
gruppo di Romani ostili, acerrimi nemici dei Setini.
DAMIANO PALMA
(Patrica 19/5/1866 – Roma 30/12/1916)
Frate Domenicano. Lasciata Patrica, nella Diocesi di Ferentino, va a studiare a
Roma ed entra giovanissimo nell’Ordine dei Padri Predicatori. Frequenta un anno
di Noviziato. Prende gli Ordini e svolge una intensa attività sacerdotale.
Muore Converso, a Roma, presso il Convento delle Suore Domenicane della
Presentazione, con serenità e fortezza religiosa, assistito dai suoi
Confratelli e dal Maestro dell'Ordine.
GIAN DOMENICO
FINATERI (Patrica … - Patrica 1805). Monsignore.
È parente dell’Arciprete di Patrica Don FINATERI, deceduto nella seconda metà
del XVIII secolo, un Prelato particolarmente amato da tutto il Popolo, per aver
fatto costruire in Paese un Ospedale per i vecchi, per gli storpi e per gli
infermi e un altro per gli accattoni. Monsignor GIAN DOMENICO FINATERI è il genero
del Conte NICOLA SPEZZA, dal momento che costui ha sposato sua sorella, ANNA
MARIA FINATERI. Ordinato Sacerdote, diviene Abate a Roma. Presto ottiene la
nomina di Diplomatico Pontificio e i titoli di Commendatore, Cavaliere di
Malta, Priore Gerosolimitano e dell'Ordine di San Lazzaro, nonché quello di
Segretario della Nunziatura Pontificia in Francia. Sarà quindi Uditore presso
le Corti di LUIGI XV e di LUIGI XVI a Parigi, Uditore del Cardinal DE BERNIS o
FRANÇOIS-JOACHIM DE PIERRE DE BERNIS (Saint-Marcel-d'Ardèche 22/5/1715 – Roma
3/11/1794) e del Cardinal DE ROHAN o LOUIS-RENÉ-ÉDOUARD DE ROHAN-GUÉMÈNÉE
(Parigi 25/9/1734 – Ettenheim, 16/2/1803), che ha conosciuto a Roma e che ha
seguito a Parigi. Si reca più volte a Londra e viaggia per l’intera Europa. Nel
1793 però, per avere salva la vita, deve fuggire dalla Francia giacché lì è
scoppiata la Rivoluzione. Così torna in Italia e, dopo una sosta a Torino,
raggiunge la sua Patrica. Qui viene ospitato dagli SPEZZA nel loro Palazzo
Baronale. Avendo portato con sé un abito appartenuto a MARIA ANTONIETTA Regina
di Francia, che gli è stato affidato a Parigi dal Cardinal DE ROHAN, prima che
venisse condannato agli arresti domiciliari, dona questo prezioso cimelio al
Conte NICOLA SPEZZA in segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta. Però,
subito dopo il suo arrivo a Patrica, essendo in corso a Roma, il Processo
presso il Tribunale del Santo Uffizio contro GIUSEPPE BALSAMO, Conte di
CAGLIOSTRO, egli viene convocato come testimone in quanto già testimone in tribunale
a Parigi, insieme al Cardinal DE ROHAN, quando CAGLIOSTRO aveva subito l’altro
Processo per l’‘Affare della collana’ di MARIA ANTONIETTA. Qualche tempo dopo,
dietro commissione del Conte NICOLA SPEZZA, ristruttura l’intero Palazzo,
introducendovi stili architettonici allora in voga in Francia e in Inghilterra,
paesi, entrambi, a lui ben noti per esserci vissuto lunghi periodi. Monsignor
GIAN DOMENICO FINATERI, malgrado durante tutta la seconda metà del Settecento
venga considerato dai Patricani il personaggio più importante della Città,
quando muore, viene sepolto a Patrica,
inspiegabilmente, senza una adeguata Cerimonia e senza neanche una Lapide
Commemorativa, nella Chiesa di San Giovanni Battista.
FRANCESCO
DA PATRICA (XIII
SECOLO). Coinvolto nel testamento di un Cardinale. Alba Mèla (Agostino
Paravicini Bagliani, I Testamenti dei Cardinali del Duecento, Presso la Società
alla Biblioteca Vallicelliana, Roma 1980)
LEONARDO
DE PATRICA (Medio
Evo). Canonico nella cittadina di Patti, in Sicilia. [...] peticionis
Pactensium diletto filio nostro Leonardo de Patrica canonico per nostras
litteras commisimus andiendam. [...] tiulini l' assoluzione dalla scomunica,
che era stata lanciata dietro l'appello. L'Arcivescovo allora fece, per mezzo dell'arciprete
GIOVANNI DE PRINCIPATO, citare il Vescovo, il quale si presentò in giudizio,
prima per mezzo del suo procuratore, e poi personalmente; fu data al
procuratore copia della petizione, e furono proposte delle [...] Essendo questi
occupato per alcuni affari della sua Chiesa , delegò per la causa il canonico
LEONARDO DE PATRICA.
SEVERINA
PECCI (... ... - … ...). Nel 1851 sposa il
Conte ERCOLE SPEZZA. È la nipote di Monsignor VINCENZO GIOVACCHINO PECCI il
quale, nel 1878, sarà eletto Papa con il nome di LEONE XIII, il Pontefice noto,
al mondo, particolarmente per la sua Enciclica “Rerum Novarum”.
LEONE XIII (Carpineto Romano 2/3/1810 – Roma 20/7/1903). Nato VNCENZO GIOACCHINO
RAFFAELE LUIGI PECCI, è sul Trono di Pietro dal 1878 al 1903. Viene
definito il Pontefice delle Encicliche, infatti ne promulga ben ottantasei e la
sua più famosa è la Rerum Novarum. In seguito a questa Enciclica, la gente gli
attribuisce il titolo di "Papa dei Lavoratori" e di "Papa
Sociale". È lo zio della Contessa SEVERINA PECCI, moglie, dal
1851, del Conte ERCOLE SPEZZA, nipote, che egli va a visitare a
Patrica in casa SPEZZA, quando è ancora Cardinale. Papa LEONE
XIII è ancora legato a Patrica, per aver fatto erigere nel 1900, in
occasione del Giubileo, la Croce di ferro sul Monte Cacume.
GREGORIO XVI (Belluno 18/9/1765 – Roma, 1/6/1846). Nato BARTOLOMEO ALBERTO CAPPELLARI,
nel mese di maggio 1834, proveniente da Roma, lasciata Frosinone, percorre la
via Casilina e traversa un Ponte in Territorio di Patrica, fatto erigere
da Papa PIO VI, sul Fiume Sacco, circa cinquanta anni prima, in prossimità del
Palazzo COLONNA nella Località Tomacella, laddove il corso d’acqua genera delle
pittoresche Cascatelle. Improvvisamente appare dinanzi ai suoi occhi un Arco
gigantesco, costruito da un ingegnere, formato da quattro Pilastri
inframmezzati dalle Statue di San PIETRO e di San PAOLO, ornati con Velluti e
Damaschi trinati d’Oro, con Panneggi di vari colori. Appeso al centro un Drappo
con su raffigurato lo Stemma del Pontefice sostenuto da due Angeli, con due
Guglie ai lati e le Statue della Speranza e della Carità con le Epigrafi “Spes
Nostra” e “Caritas Tua” e sotto, al centro: “GREGORIO XVI PONT. MAXIMO
PATRICENSIS POPULUS DICAVIT”. Ad accogliere Sua Santità c’è il Priore di
Patrica NICOLA SPEZZA, al suono delle Campane a Festa, tra Scoppi di
Mortaretti, Torce che illuminano tutte le strade del Paese e Falò accesi fin
sul Monte Cacume. Tutto il Popolo esulta, mentre dieci bambini sorridenti,
vestiti da Angioletti, lanciano fiori verso la Carrozze Papali che qui si sono
arrestate. Tutto questo è raccontato da CAMILLO VITTORIO EMANUELE MASSIMO (Roma
14/8/1803 - Roma 6/4/1873) Principe d’Arsoli, nella sua “Relazione del viaggio
fatto da N.S. PP. GREGORIO XVI alle provincie di ...”, edita da ALESSANDRO
MONALDI a Roma nel 1843.
CARLO PANATI (Macerata 1850 – Roma 1935). Scultore. Studia all'Istituto d'Arte di Roma.
Partecipa, come Garibaldino, all'impresa di Mentana nel 1867 e, come
Bersagliere, alla presa di Roma. Resta nel corpo dei Bersaglieri dove raggiunge
il grado di Capitano. Realizza numerosi Monumenti Celebrativi e Funerari, sia a
Roma che in altre città d'Italia, come il Monumento ai Caduti a Patrica. La
Città di Macerata gli dedica una Strada.
GIOVAN
BATTISTA NOLLI (Montronio di Castiglione/Como 9/4/1692
– Roma 3/7/1756). Cartografo e Architetto. Primogenito di CARLO NOLLI e di
CATERINA SOLARI. Quando CARLO VI D’AUSTRIA inaugura, il nuovo Catasto del
Milanese e assume oltre cento professionisti da formare all’uso della Tavoletta
Pretoriana, strumento tecnico che consente una più rapida e corretta esecuzione
delle Mappe rispetto allo Squadro Agrimensorio, egli, dopo la formazione,
riceve la Patente di Geometra e, nel 1722, viene assunto. Il 14 febbraio 1724
sposa a Montronio ANNAMARIA NOLFI. Insieme a suo fratello ANTONIO esegue il
Cabreo dei Beni dell’Abbazia di Santa Maria dell’Acquafredda di Lenno, poi
quello dei Conti BETTONI di Bogliaco, sul Lago di Garda. Il 15 novembre 1724
nasce a Montronio il suo primogenito, CARLO. Intanto egli ha incominciato a
lavorare a Roma alla realizzazione della Nuova Pianta della città. Nel dicembre
del 1726 nasce, sempre a Montronio, il suo secondogenito, GIOVANNI ANTONIO, che
invece avvierà alla carriera ecclesiastica. Dal 1728 al 1734 è impiegato al
Catasto Generale dei SAVOIA per volere del Re di Sardegna VITTORIO AMEDEO II.
Dal 1734 NOLLI, insieme a diversi suoi parenti, grazie al Vescovo FABRIZIO
BORGIA di Velletri, viene invitato a lavorare nello Stato Pontificio, in
particolare nel Lazio Meridionale, ovvero a Ferentino per il Convento di San
FRANCESCO, a Velletri per la Chiesa di San FRANCESCO, a Ceccano per la Chiesa
di San GIOVANNI BATTISTA e per il Castello COLONNA, a Patrica per la Chiesa di
San GIOVANNI BATTISTA. Visti i successi ottenuti, decide di continuare
l’attività di Geometra e Architetto, parallelamente a quella di Cartografo. Nel
1736 si trasferisce a Roma per realizzare la Nuova Pianta dell’Urbe Antica e
Moderna, protetto da DIEGO REVILLAS, Padre Generalizio dei Girolamini di
Lombardia e al servizio del Cardinale ALESSANDRO ALBANI. Questa sua Mappa
dedicata al Pontefice BENEDETTO XIV, diventerà presto l’Icona di Roma per i
Viaggiatori del Grand Tour e influenzerà il lavoro degli Incisori
GIOVANBATTISTA PIRANESI e GIUSEPPE VASI. Sempre protetto da DIEGO REVILLAS,
lavora ancora, per Villa Adriana a Tivoli, per la Bonifica delle Paludi
Pontine, per i Musei in Campidoglio, per i Restauri della Cupola di San PIETRO
e delle Mura Aureliane. Ancora a Roma, ristruttura la Chiesa di Sant’AGOSTINO,
il Convento e la Chiesa dei Santi ALESSIO e BONIFACIO all’Aventino e la Chiesa
di Santa DOROTEA in Trastevere. Muore a Roma durante un’operazione chirurgica,
resasi necessaria in seguito ad un Mal di Pietra. Viene sepolto nella Chiesa di
Santa DOROTEA.
NICCOLÓ
LAPICCOLA (Crotone 2/1720 - Roma 1790). Pittore.
Figlio di LEONARDO LAPICCOLA e di MADDALENA DATI, è un allievo di FRANCESCO MANCINI
e diviene Membro Onorario dell'Accademia di San Luca. Sotto la protezione del
Cardinal ALESSANDRO ALBANI, lavora con JOACHIM WINKELMANN e con RAPHAEL MENGS
e, nei suoi Dipinti, spesso si rifà a MARCO BENEFIAL. È attivo soprattutto a
Roma, oltre che a Bergamo e a Crotone. Nel 1768 gli viene assegnata la carica di
Pittore dei Sacri Palazzi Apostolici. La Tela del 1767 “Il Battesimo di Cristo”, nella
Chiesa di San GIOVANNI BATTISTA a Patrica, Pala dell'Altare Maggiore, è opera
sua.
PIETRO
GAGLIARDI (Roma 9/8/1809 - Frascati 19/9/1890).
Figlio di FRANCESCO GAGLIARDI e ANGELA ZUCCHI, inizia a studiare Architettura a
Roma, con il Professor FRANCESCO LANCI, ma, appena dopo la morte di suo
fratello GIOVANNI, pittore affermato, inizia a frequentare i Corsi di Disegno e
di Pittura presso l'Accademia di San Luca, studiando con i Maestri VINCENZO
CAMUCCINI, GIUSEPPE LANDI e TOMMASO MINARDI. Sposa VITTORIA ROSCIOLI. Lavora
prevalentemente a Roma, nello suo Studio a Palazzo GIUSTINIANI in Piazza San
LUIGI DEI FRANCESI. Tra il 1834 e il 1871, esegue Dipinti Mitologici e Storici
per il Principe FRANCESCO BORGHESE ALDOBRANDINI a Frascati, per la Famiglia
TORLONIA e per il Principe ANTONIO BONCOMPAGNI LUDOVISI a Roma e infine per la
Famiglia SANGERMANO-RAPPINI ad Arpino. Ma si afferma anche come Pittore di
Dipinti Sacri a Roma nella Chiese o Basiliche di San GIROLAMO DEGLI SCHIAVONI, di Spirito Santo dei Napoletani,
di Sant'AGNESE in Via Nomentana, dei Santi QUIRICO e GIULIETTA, di San
Salvatore in Lauro, di Santa Maria in Aquiro, di San PAOLO fuori le Mura, di
Santa Maria Maddalena, di Santa Pudenziana, di San ROCCO DI MONTPELLIER, di
Santa Maria dell'Orto, dei Santi VITO e MODESTO, di Sant'IGNAZIO, di San
FRANCESCO SAVERIO, nonché nella Chiesa di Corneto Tarquinia. L'imperatore
FRANCESCO GIUSEPPE gli conferisce la Croce del Merito in Oro e Papa PIO IX si
complimenta personalmente con lui. Particolarmente pregevoli sono le Storie
della Vita della Vergine nella Chiesa di Sant'AGOSTINO a Roma, i cui Bozzetti
sono conservati al Museo di Roma di Palazzo BRASCHI. Diviene Membro della
Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e Membro dell'Accademia di San LUCA
EVANGELISTA a cui egli dona, nel 1883, il suo autoritratto. Si ha notizia di
altre sue opere ad Albano, a Patrica, a Rieti, a Tolfa, a Viterbo, a Vigevano,
a Ravenna e in America, in Irlanda, in Francia, in Spagna e a Malta. E' sepolto
a Roma, con i familiari e la moglie, nella Chiesa di Sant'AGOSTINO, nella
cappella di San GIUSEPPE da lui affrescata. Nella Chiesa di San GIOVANNI IL
BATTISTA a Patrica, al lato destro nella Cappella dedicata a San GASPARE DEL
BUFALO si trova una sua Tela dedicata al Santo.
SALVATORE
NOBILI (Roma att. 1865 – 1912). Formatosi, dal
1865 al 1867, principalmente come Disegnatore presso una Bottega Artigiana di
Roma dove vengono realizzate le Incisioni dell’Ottavario dei Morti per conto
dell'Ospedale di Santo Spirito in Sassia, si dedica poi soprattutto alla
Pittura Religiosa. Nel 1867 dipinge uno Stendardo con Il Martirio di San Pietro
de Arbues; nel 1886 decora la Cappella dei Santi CIRILLO e METODIO nella Chiesa
di San CLEMENTE; nel 1906 dipinge su una Volta della Chiesa di Sant’Andrea
della Valle, due Tempere raffiguranti, una, La Cacciata dal Paradiso Terrestre
e l'altra, L'Apparizione dell’Immacolata a Sant'ORSOLA BENINCASA. Decora,
ancora a Roma, la Chiesa di Sant’ANTONIO dei Portoghesi, ma poi va a lavorare a
Firenze. Nel 1886 succede, come Direttore della Scuola del Mosaico in Vaticano,
a FRANCESCO GRANDI, suo amico e suo Maestro di Pittura. Atre sue opere sono,
un'Assunzione della Vergine e Spirito Santo del 1893, olio su tela; un ritratto
di FRANCESCO GRANDI, del 1894, per l'Accademia di San LUCA EVANGELISTA e uno
Studio per Pala d'Altare, Olio su Cartone, conservato a Roma in una Collezione
Privata. Questo Pittore è l’autore di cinque Affreschi che adornano
l’antichissima Chiesetta di Patrica, ricostruita nell'Ottocento, dedicata alla
Madonna della Pace. Quello dietro l’Altare Principale, in parte ancora
originale e con la scritta “Virginia a pace haec olim fuit ara sacellum”,
rappresenta la Vergine in Trono e il Bambino Gesù, con ai lati i Santi MARTINO,
LUCIA e APOLLONIA accanto a due palme. Sulle pareti laterali, gli altri quattro
Affreschi raffigurano invece l’Annunciazione, La Visita della Madonna a Santa
ELISABETTA, La Nascita di Gesù con l’Adorazione dei Pastori, La Fuga in Egitto.
PIETRO PAOLO MACCASTROPPI (Roma 1631 -
… 25/3/1702). Scultore, patentato nel 1660. La sua bottega si trova all’insegna
del Cavallo del Campidoglio. Dal 1701 è in società con il genero FRANCESCO
MORELLI. Nel 1696 realizza il “Busto Reliquiario di San Cataldo, Patricae
Protector”, d’argento a fusione inciso e cesellato, di cm. 74x44, con
incastonate pietre colorate, (Ex Dono del 1704, Magn.cae COM.TIS Terrae
Patricae Residentibus: D.D. MARCO PALOZZA, DOM.CO COALLO et HIACINTO DE
COMITIBUS), conservato nella Chiesa di San Pietro a Patrica. Altra sua opera è
una “Coppetta Porta-etrog (cedro)” in argento con due manici a forma due teste
leonine, conservata al Museo d'arte ebraica di Roma.
ICILIO SIMONI (Patrica … - … …).
Sacerdote. Don ICILIO, detto «l'Arciprete zizzania», spinge a favore della
riforma musicale in atto nella Chiesa. ICILIO e suo fratello FEDERICO SIMONI,
entrambi Sacerdoti, in occasione del Giubileo del 1900, inaugurato da Papa
LEONE XIII, si fanno promotori per la costruzione della Croce su Monte Cacume.
URBANO SIMONI (Patrica ... - ... ...). Fratello di SIMONE, CAROLINA,
BEATRACE e PAOLA, sposa la Levatrice di Patrica DOROTEA. Viene eletto sindaco
di Patrica durante il periodo fascista, col titolo di Podestà.
FRATELLI CIMINI. Figli di CIMINI di Ceccano e di
BEATRICE SIMONI di Patrica, creano una rete di Corriere, con Autobus che
coprono tutto il territorio della Ciociaria e parte del Lazio fino a Roma.
Nella Località “La Croce”, ai piedi di Patrica, costruiscono una Rimessa, in blocchi
di pietra, oggi andata quasi interamente distrutta.
ROMANO SIMONI (… … - … …). Francescano. Cardinale in
odore di Santità, Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America, Cappellano
militare decorato, confessore di Santa FRANCESCA CABRINI, fondatrice delle
Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. È amico del Console Marchese
FERRANTE.
SCIPIONE SIMONI (Roma 1853 – .... 1918). Pittore.
Nella casa d'aste Christie, viene veduto un suo acquerello datato 1897.
Con AUGUSTO CORELLI, PUBLIO DE TOMMASI, PIO JORIS, ENRICO NARDI, EDOARDO FORTI,
DANIELE BUCCIARELLI, GIULIO ARISTIDE SARTORIO, LORENZO CECCONI e altri, entra a
far parte del “Gruppo dei XXV della Campagna Romana” e, con loro, nel 1909, si
trasferisce a dipingere a Anticoli Corrado. Nel 1898 realizza, tra l’altro, un
acquarello su carta di cm. 78x54, che raffigura uno scorcio di Patrica con
quattro donne in costume che lavorano dentro un cortile, in presenza d’un asino
e di una gallina; un dipinto che oggi fa parte di una collezione privata.
SIMONE SIMONI (Patrica 24/12/1880 – Roma 24/3/1944). Generale di Divisione del Regio
Esercito Italiano. Intrapresa la Carriera Militare come Ufficiale, a partire
dal 1904 combatte nella Campagna di Libia. Nel 1908 quando si scatena il
Terremoto di Messina, è a Reggio Calabria e qui sarà egli stesso a rintracciare
il corpo della fidanzata sepolto sotto le macerie. Più tardi si sposa e si
trasferisce a Roma. Ha quattro figli. Opera con il Tenente Colonnello
ERMINIO BUFALINI. Al termine della Prima Guerra Mondiale, viene decorato con
Medaglia d’Oro al Valor Militare e, per le gravi ferite riportate in
combattimento, è riconosciuto "Grande Invalido". Durante la Seconda
Guerra Mondiale, poi, è tra i Membri del Fronte Militare Clandestino. Arrestato
e imprigionato dalle S.S. tedesche, viene poi fucilato nell’Eccidio delle Fosse
Ardeatine. Alla sua memoria sono dedicati diversi Istituti Scolastici di Roma,
una Via nel quartiere Trionfale e una Caserma a Sora.
PIETRO ANGELO SECCHI (Reggio Emilia 28/6/1818 – Roma
26/2/1878) è un Padre Gesuita, Astronomo e Geologo, Fondatore della
Spettroscopia Astronomica, impegnato per tutta la vita in Italia come grande
studioso e come insigne Professore, ma che dal 1841 al 1849 è costretto ad
emigrare in Inghilterra e negli Stati Uniti d’America a causa del Bando che
viene ad incombere sulla Compagnia di Gesù. Ospitato a Patrica dalla Nobile
Famiglia STELLA, progetta l’Impianto che da Monte Cacume porterà l’acqua alla
Fontana del Paese nel 1861.
MARIO MARCHETTI (Patrica … - … …), è
il primo Patricano, intraprendente, ad emigrare, nell’Ottocento, verso il Nuovo
Mondo. Altri seguono il suo esempio e, dopo di lui, espatriano particolarmente
in Argentina e negli Stati Uniti d'America. Qualche caso di Emigrazione, fino
ad allora, a Patrica, c’era già stato, ma sempre dentro i confini del
Territorio Nazionale.
NICOLA TROMBETTA (Patrica 1776 – Roma 12/8/1845),
condannato a morte per aver ucciso un caffettiere
di Maenza durante un furto. La Sentenza viene eseguita a Roma da GIAMBATTISTA
BUGATTI, detto MASTRO TITTA, boia dello Stato Pontificio. (Giambattista
Bugatti, detto Mastro Titta, Boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864,
Mastro Titta, il Boia di Roma Memorie di un Carnefice scritte da lui stesso,
Perini, Roma 1891)
ANTON MARIA
CAGIANO DE AZEVEDO (Santopadre/Frosinone 14/12/1797 –
Roma, 13/1/1867). Figlio di OTTAVIO CAGIANO DE AZEVEDO, un cognome del tutto
italiano, benché potrebbe apparire spagnolo. Ordinato presbitero il 10 agosto
1824. Da giovane inizia a studiare presso l’Abate CLARY, ma conclude gli studi
all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Nel 1832 viene nominato Governatore di
Spoleto, poi Preside della Provincia di Perugia e infine Prolegato Pontificio a
Ferrara. In segno di riconoscenza e di stima per il lavoro svolto, è nominato
Nobile di Todi, di Ferrara e di Foligno. Il 22 gennaio del 1844 è eletto Cardinale
e poi Vescovo di Sinigaglia con il titolo di Santa Croce in Gerusalemme in
Roma. Segue il P apa GREGORIO XVI a Gaeta. Diviene Prefetto
della Santa Congregazione del Concilio, Penitenziere Maggiore, Protettore
dell'Ordine Francescano e del Comune di Patrica. Promuove lo Studio del
Catechismo. Nel 1854 è nominato Vescovo Tuscolano e per tredici anni regge la
Diocesi Suburbicaria. A Frascati però trova ostacoli da parte degli
amministratori del Comune, per cui non può realizzare tutti i suoi progetti.
Partecipa al Conclave del 1846 dove verrà eletto Papa PIO IX. È sepolto a Roma
nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme.
FRANCESCO DEL
GRECO (Patrica 17.. – Roma 18..). Detto
"IL CECCHETTO", capo d’una Banda di Briganti tutti Patricani, tra cui
il Sacerdote NICOLA TOLFA e il Letterato PIETRO MASI. Pericoloso malvivente
recidivo, fugge alla macchia con FRANCESCO NARDELLI. Nel settembre del 1820 è
tra i diciotto che si presentano a Terracina e che vengono amnistiati dal
Pontefice.
NICOLA TOLFA (Patrica ... - ... ...). Sacerdote, entrato a far parte della Banda di
Briganti capeggiata da ANTONIO GASBARRONI o GASBARRONE (Sonnino il 12/12/1793 -
Abbiategrasso 1/4/1880), quando questi, nel 1821, rinnova il suo gruppo con
quindici elementi mantenendo solo quattro dei suoi vecchi compagni. Con loro si
dirige verso Frascati dove assalgono la Certosa e sequestrano quattro
Religiosi. Durante la richiesta di riscatto le cose precipitano per cui è
coinvolto in uno scontro a fuoco dove perdono la vita un Religioso ed un
Brigante.
PIETRO MASI (Patrica 1801 – Roma 1871). Letterato. Per aver scritto “La mia vita di
brigante”: redatta in Prigione da PIETRO MASI da Patrica, ergastolano, suo
Compagno di Banda e di Pena, dalle Memorie di ANTONIO GASBARRONI, Capo dei
Briganti in Ciociaria nei Territori di Frosinone”, si può definire il primo
Sorico studioso del Brigantaggio.
RICCARDO
MORETTI (Patrica 1886 - Roma 1961): Medico
di professione - Fondatore dell’Istituto Regina ELENA di Roma - e fisico per
passione - inventore, tra le altre cose, del "radiotelefono
magnetico" senza fili, l’antenato del telefono cellulare - figura tra i
personaggi, nativi di Patrica, universalmente noti. I suoi strumenti e documenti
sono esposti al Museo di Palazzo MAGNI-MORETTI a Patrica, insieme a quelli di
LICINIO REFICE e di LIBERO DE LIBERO. Ospita a Patrica Don LUIGI ORIONE e nel
su libro La Piccola Opera della Divina Provvidenza, pubblicato nel 1961,
RICCARDO MORETTI ricorda che il 23 giugno 1925: “Alla Casa di Via delle Sette
Sale [la Sede di Don ORIONE a Roma] era un andirivieni di Cardinali, Vescovi,
Uomini di Stato, Diplomatici, Principi, Gentiluomini di Corte, Uomini di
Scienza e poveretti colpiti da ogni sventura morale o materiale. Questa
frequenza continua, che io stesso ho potuto notare per anni, è il monumento
della sua carità e del bene che egli prodigava a tutti” e ricorda ancora che il
21 maggio del 1931 Don ORIONE scrive da Torino una cartolina, con l'immagine
della Sindone, indirizzata alla Signora NANNINA MORETTI, sua moglie, e a lui,
assicurando “ogni benedizione”, implorata per loro, nella preghiera davanti
alla Sindone; e ricorda, infine, che il 12 marzo 1944, nella Chiesa di Santa
CATERINA in Magnanapoli a Roma, mentre ricorreva il quarto anniversario della
morte di Don ORIONE, il Gruppo de “Gli Amici di Don ORIONE”, come ogni
mese, si riunisce; e ad un certo punto
egli interviene per rilanciare l’idea del voto, e dice : ”Sono tanti e tali i
guai cui ci dibattiamo, che non v’è che un rimedio: ricorrere alla Madonna,
come fece Don ORIONE nel 1917, quando fece fare un Voto al popolo di Tortona”.
LIBERO DE LIBERI (Fondi 21/5/1903 – Roma
3/7/1981). Poeta, Critico d'Arte, Sceneggiatore e Narratore. Le sue opere sono pubblicate da Mondatori e dalla Nuova ERI/RAI.
Particolarmente legato a Patrica, ha dedicato a questo Paese diverse sue
composizioni poetiche. Nel 1973 De Libero scrive: "A pochi mesi dalla
nascita la mia famiglia mi portò da Fondi a Patrica, e qui vi restai fino a
vent’anni [...] le mie prime parole furono dette in Dialetto Patricano, la mia
Poesia è sbocciata tra i tufi di quelle colline e montagne, nel Cimitero
riposano, mia madre, due fratelli, due sorelle e vi porterò anche mio padre e
un’altra sorella". È ospite a Patrica in Casa della Nobile Famiglia STELLA. Per il teatro ha scritto “Frangiallo”, “Ercole in Fondi” e “Don Giovanni o
il burlone di se stesso”. Le sue opere sono presenti nel Museo di Palazzo
MAGNI-MORETTI a Patrica, insieme ai documenti e agli strumenti di LICINIO
REFICE e di RICCARO MORETTI.
ENNIO ERNESTO
MONTINI (Patrica 23/7/1920 - … …). Sacerdote.
Poeta. Per alcuni anni è stato Direttore della Libreria Francescana di Roma.
Nel 1982 pubblica “Balcono beglio dulla Uallo”, “Inquietudini”, nel 1986 e
“Aneliti d’Infinito”, nel 1993.
ICILIO SIMONI (Patrica … - … …). Sacerdote. Don ICILIO, detto «l'Arciprete zizzania»,
spinge a favore della riforma musicale in atto nella Chiesa. ICILIO e suo
fratello FEDERICO SIMONI, entrambi Sacerdoti, in occasione del Giubileo del
1900, inaugurato da Papa LEONE XIII, si fanno promotori per la costruzione
della Croce su Monte Cacume. PIERINO MONTINI (Patrica … - … …). Poeta. Letterato. È docente di
Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana. La Pro-Loco di Patrica
pubblica due suoi scritti: “Poesia”, nel 1998 e “Raccolta di Fiabe Natalizie”,
nel 1999. E’ anche autore dei libri “Uomo 2000: Poeti e Scrittori”, del 1988,
“La libertà umana in San Bonaventura e in San Tommaso”, del 1995 e “Introduzione
alla Filosofia”, del 1998.
CELESTINO
CARPINETI (Patrica … - … …). Poeta. L’associazione
Pro-Loco di Patrica pubblica una sua Raccolta di Poesie. È un entusiasta
animatore dei vari incontri culturali a Patrica, oltre che Poeta-Declamatore.
ERMINIO BUFALINI (Patrica 1899 - Roma 1968): Generale dell'Esercito, è il primo Poeta in
Vernacolo di Patrica. Le sue Composizioni Poetiche sono raccolte nei due Volumi
"Poesie Patricane" e "Ricordi di Patrica". La più nota
delle sue Poesie è "Addo' stai meglio!"
ROCCO
BUFALINI (Patrica 18/10/1932 - Reggio Calabria
1/8/2009): Sacerdote. Entra come seminarista nel Probandato di Patrica il 15
settembre 1944. Viene ordinato sacerdote a Tortona il 29 giugno 1960. In veste
di Padre Maestro è impegnato nel Lazio e in Abbruzzo. Dal 1978 al 1985 viene
inviato negli Stati Uniti d’America presso le Opere di Don Orione di Boston e
di New York. Tornato in Italia, si dedica alla cura pastorale nella Parrocchia
di Ognissanti in Roma, fino al 2003, anno in cui viene trasferito all’Opera
Antoniana delle Calabrie. Noto a tutti come Don Rocco, muore all'età di 77 anni
e oggi riposa nel Cimitero di Patrica.
CLORINDA
SOTTILI MACCHI (Patrica 10/7/1914 – Roma 13/10/2004) Primogenita
di tre figli, per scelta dei suoi genitori, nasce a Patrica, anziché a Roma,
dove da anni vivono suo padre NAZZARENO SOTTILI, nativo di Bolsena (ex Studente
presso il Seminario Salesiano di Patrica), Funzionario delle Linee Tranviarie
di Roma e sua madre PAOLA SIMONI patricana, casalinga, sorella del Sindaco-Podestà
di Patrica URBANO SIMONI, nonché di CAROLINA SIMONI, moglie di CIMINI, il
Fondatore delle Linee di Autobus che operano in tutto il Lazio. Soltanto
qualche giorno dopo la sua nascita, è già a Roma per essere battezzata nella
Basilica di San Pietro. Qui studia e si diploma all’Istituto Professionale
d’Arte di Stato di Via Panisperna. Intanto vengono alla luce suo fratello Mario
e sua sorella Jolanda. All'età di 26 anni sposa MARIO MACCHI, romano, direttore
commerciale d’una Società Farmaceutica italo-francese, da cui ha un unico
figlio: ALBERTO MACCHI. Lavora per qualche tempo nella stessa Società dove è
impiegato suo marito, ma poi, quando suo figlio, Drammaturgo e Regista, fonda
il Teatro 84, ella può esercitare la sua Professione Artistica impegnandosi
come Sarta-Costumista in seno alla Compagnia Teatrale, creando così Abiti e
Attrezzeria di Scena per i più importanti Spettacoli diretti da suo figlio,
come “La Salomè” di Oscar Wilde, “L’Edipo Re” di Sofocle, “Il Custode del
Sepolcro” di Franz Kafka o “L’Uomo Caravaggio” di ALBERTO MACCHI. Artista e
donna di cultura, dotata di grande saggezza, impegnata e attiva fino all’ultimo
momento, muore novantenne in una clinica a Rocca di Papa. Sepolta al cimitero
di Patrica, riposa accanto ai suoi genitori e a suo marito. Profondamente innamorata di Patrica, ogni
anno è tornata nella casa materna a trascorrere le vacanze estive con la sua
famiglia, insieme a sua sorella, trasmettendo questo suo sentimento a parenti
ed amici.
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Foto di Andrzej Łojko, dallo spettacolo L'Uomo Caravaggio di Alberto Macchi
L'ANGOLO DELLA POESIA
"A mia nonna Paola Simoni"
Un uccelletto
eri diventata,
un uccelletto
fiero, che
non volava più
ed avea per
nido un letto.
Le gambe
sorrette dal cuore,
gli occhi,
ormai deboli,
guidati dalla
luce dell'amore,
dell'amore
per tutti.
Per me
avevi
dimenticato il dolore,
per poter
accarezzare i miei capelli
e con essi
fare anelli.
Per loro, per
gli altri,
avevi
camminato con le mani
e diviso una
briciola in più pani,
ma…
un uccelletto
eri diventata,
un uccelletto
fiero, che
non volava più
ed avea per
nido un letto.
Hai guarito
San Rocco dalla piaga,
proprio tu
ch'eri malata
e con le
braccia tue vecchie, asciutte
ci hai
raccolti tutti,
ci hai
accolte tutte.
Un uccelletto
eri diventata,
un uccelletto
fiero, che
non volava più
ed avea per
nido un letto.
Oggi, col tuo
uomo,
col tuo
compagno accanto,
scorderai il
pianto
e a braccetto
camminerete in pace
nel giardino
di chi tace.
Un uccelletto
diventerai
un uccelletto
santo e luminoso
che volerà
franco come mai
fra l'onde
del silenzio e del riposo.
Alberto Macchi.
Devotamente.
Patrica,
Maggio 1969.
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PARTICOLARITÁ:
ROVERELLA. È la Quercia più grande d’Italia, si trova nel Territorio di Patrica, in
Contrada Tufo, Località “Casetta del Colle”. Essa è citata su diverse Riviste
Naturalistiche ed appare nel primo Volume dell’Opera “Gli alberi monumentali
d’Italia”, edito dal Corpo Forestale dello Stato. Meta incessante di curiosi e
studiosi, ha un’età di 600/700 anni, raggiunge un’altezza di 35 metri, con un
tronco di metri 7,20 di circonferenza.
OPHRYS LACAITAE. È una rara Orchidea Spontanea presente sul Monte Cacume. Tra una
cinquantina di Specie, comprese quelle Ibride e le diverse Sottospecie,
rinvenute in zona, questa è certamente la più interessante. In giugno e in
luglio, quando tale Specie Endemica è in piena fioritura, parecchi studiosi e
appassionati, si recano sulla montagna appositamente per poterla fotografare.
TAXUS BACCATA. È, in genere il Tasso, un particolare esemplare di albero, detto anche
‘Albero della Morte’, ma questo, che ancora vegeta sul Monte Cacume,
risalirebbe all’Era Terziaria, tanto da essere considerato dagli studiosi, un
‘Fossile Vivente’.
CELTIS AUSTRALIS o BAGOLARO, chiamato anche Romiglia, Caccamo, Lodogno, è un albero dal legno chiaro,
resistente e durevole, utilizzato per mobili e per lavori al tornio. È
conosciuto anche con il nome Spaccasassi, in quanto radica soprattutto in
terreni sassosi. Dalla sua corteccia si estrae un pigmento giallo usato in
tintoria. I suoi frutti, che ricordano l’Aronia, sono piccole drupe, prima di
colore giallo, grigio o verde, che poi, con la maturazione, diventano viola,
quasi nere. La loro polpa ha un sapore dolciastro, con proprietà
vasodilatatorie e lassative e contiene Vitamina P, potente antiossidante.
Questo spigherebbe la longevità di certi patricani d'un tempo, che di questi
frutti ne facevano parecchio uso, gustandoli così, tanto per passare il
tempo nei momenti di relax, come fossero lupini o bruscolini.
CARBONAIA. La cosiddetta Carbonara in Dialetto Patricano, allestita, in passato, sul
Monte Cacume, per produrre Carbone Vegetale, è costituita, fin dall’antichità,
da una specie di Forno Provvisorio, ogni volta ricreato per l'occasione,
costituito da Terriccio misto a Pietre, posto sopra ad un Fuoco, in cui la
Legna deve bruciare lentamente trasformandosi così in Brace e poi in Carbone.
CALCARA. Calcaria, in Lingua Latina e Calocara in Dialetto Patricano, deriva da
Kalkara, che in Lingua Maltese significa Fornace. Esiste fin dai tempi
dell'Impero Romano e a Patrica se ne trovano ancora Resti in prossimità della
cosiddetta “Curva” nella Località chiamata appunto Calciano. La Calcara è una
Fornace Cilindrica, alimentata a legna, in cui viene posta la Pietra Calcarea
in modo tale che, una volta fusa, si trasformi in Calce Viva; ma è anche un
Forno attraverso il quale, fondendo Sabbia mista a Soda, all'occorrenza, si può
produrre il Vetro.
PATRICA: STORIE
FANTASMA DI
UN UOMO SENZA VOLTO. Secondo quanto dichiarano i locali,
accanto al fontanile, nella contrada Celleta, a Patrica, appare spesso la
sagoma di un uomo che ciondola sulle proprie gambe, con la sua testa, ma senza
il volto.
LALA. Siciliano d’origine, nella prima metà del Novecento, era un bambino.
Abitava a Patrica e tutte le mattine con la corriera si recava a Frosinone per
andare a scuola. Gli erano morti il padre e la madre in tenerissima età, e lo
zio materno, il dottor GRACULICI di Patrica, decise di non sposarsi, per
poterlo adottare tranquillamente come Zio Padrino, secondo una antica
bellissima usanza meridionale. Questo dottore era proprietario di un rifugio
situato proprio sotto il cono del Monte Cacume, dove LALA, LUDOVICO RICCIOTTI e altri amici, un giorno, per giuoco, hanno
pernottato. Una povera donnetta originaria di Patrica, per cui era chiamata LA PATRICANA,
faceva la lavandaia ed aveva un mare di figli, tutti mezzi selvaggi. Questa
donna, che litigava con tutti e per qualsiasi motivo, aveva un marito,
GENNARINO, un napoletano, che faceva l’autista ed, al contrario della sua
numerosissima famiglia coperta di stracci, egli andava sempre “in Ghingheri” al
modo dei cosiddetti “Paini”, e la gente lo chiamava IL PRINCIPINO.
http://www.comune.frosinone.it/pagina196_esseglie-spigolature-frusinati-di-un-giovane-ultraottuagenario.html
MOBILI,
UTENSILI, ABITI, PIATTI, PRODOTTI TIPICI...
Conca / Surriglio / Madia / Scifa /
Furno / Teglia / Fazzolettone / Maccaruni Fini Fini cu gli ricagli* / Polenta ciociara / Pasta i fasule /
Nzini cotti / Gnocchi di patate / Minestra a zeppo / Strozzapreti / Acquata /
Pane di farina e patata / Canascioi / Pangiallo / Giglietti / Ciammelle du San
Rocco / Pomodori essiccati al sole / Bucce di melone essiccate al sole /
Conserva di pomodoro / Caciottine / Ricottine / Salsicce di maiale con bucce
d’arancio / Uva patricana / Olive patricane / Fichi settembrini / Prugne
patricane / Visciole / Cerase / Caglinella / Cappuccio / Tutiro / Cigliano /
Ovuli / Paparoni / Callaroste / Cardi / Ciuitta / Camesella / Fresta / Bumbo /
Pizzotta / Mucco / Ulmo / Nfunna / Ciammotte / Ciammarughe / T'unfunni
/ Castagna Camesella / Citarella /
* Ricetta
“Maccaruni Fini Fini cu gli Ricagli: Stendere
con il Mattarello la Sfoglia ottenuta dall’impasto di Farina, Uova e Sale.
Impolverarla con la Farina e lasciarla riposare per un certo tempo. Arrotolare
la Sfoglia così da formare il Pagnotto e tagliarlo con il coltello a fettuccine
finissime in modo da ottenere i cosiddetti “Fini Fini”. Tagliuzzare Fegatelli e
Stomaci di Pollo, Soffriggere con Olio d’Oliva, in una Teglia, Cipolla, Aglio,
un pizzico di Peperoncino piccante triturato. Inserire i Fegatelli e gli
Stomaci tagliuzzati. Salare. Aggiungere Conserva di Pomodoro e lasciar cuocere
a fuoco lento. Condire la Pasta e cospargerla di Formaggio Pecorino
grattugiato.
INSOMMA!
Patrica, detta il «Presepe dei Monti Lepini», con i suoi tufi e le sue lave,
stando alle ricerche sulla Valle Latina, pubblicate intorno al 1845, da
Giuseppe Ponzi (Roma 1805 - Roma 1885), sarebbe sorta sopra un vulcano
attivo tra quelli di Tichiena, Pofi e Selva dei Muli e di
Callame Giuliano. Già abitata dalla Popolazione Italica dei Volsci, nell’Età
Romana in quanto luogo ameno per eccellenza, è menzionata nel IX secolo, da
LUDOVICO I, figlio di CARLO MAGNO, nell’Atto di Donazione a Papa PASQUALE I
(Roma ... – Roma 11/2/824) come «Castrum Patricae cum terre et Cacumine». Nel
Medioevo Patrica è legata alla Famiglia CONTI di Ceccano, fin quando non passa
alla Chiesa di Roma. Durante il Rinascimento il suo Borgo viene raso al suolo
dai CAJETANI. Venduto poi, per un periodo, ai SANTACROCE, dal 1625 fino al
1816, quando vengono soppressi definitivamente i Feudi, Patrica è proprietà dei
COLONNA. Alla fine del Settecento, la Rivoluzione Francese, superate le Alpi,
arriva fino in Ciociaria, tant’è che anche a Patrica viene proclamata la
Repubblica e issato l'Albero della Libertà. Nel periodo della Restaurazione in
Paese si viene a creare una Banda di Briganti, capeggiati da FRANCESCO DEL
GRECO detto «IL CECCHETTO». Intanto all'interno della Società Patricana
comincia a farsi largo la Famiglia Alto-Borghese degli SPEZZA, residente
nell’imponente Palazzo in cima al Paese. Durante il Risorgimento la gente, di
indole pacifica, non si mobilita con grande partecipazione, ma un Patricano,
CATALDO PIZZOLA, detto Zi’, ovvero Zio, arruolatosi nell’Esercito di GIUSEPPE
GARIBALDI, prende parte alla Battaglia di Mentana. A fine secolo, in piena
Monarchia, iniziano, in tutta Italia, le Emigrazioni di Massa verso l'America,
così anche molti Patricani vanno a cercare fortuna nel Nuovo Mondo. Nel corso
del Novecento, Patrica si trova ad affrontare, come tutti in Italia, la Prima
Guerra Mondiale, il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Però finalmente,
durante il Boom Economico del dopoguerra, quando anch’essa incomincia a
conoscere il benessere, vede la sua Economia trasformarsi da Agricola e
Pastorale in Industriale, ma senza per questo compromettere la sua serenità, caratteristica
che l’ha sempre contraddistinta. E oggi il «Presepe dei Monti Lepini», benanche
sia coinvolto anch’esso nella Crisi Economica diffusa in tutta Europa, resta
ancora quel Paradiso, dei Poeti, dei Musicisti, dei Filosofi… degli Artisti
che, malgrado tutte le vicissitudini sopportate, sembra non aver mai smesso di
essere.
NOMI DAL IV SEC. A. C. AL XXI SEC.
SOPRA MENZIONATI
DOMENICO DI SORA o DOMENICO DA CUCULLO o
DOMENICO DA FOLIGNO, GIOVANNI, APA, GIOVANNI DA PATRICA, BERALDI, ONORIO II o
LAMBERTO SCANNABECCHI, ALESSANDRO IV o RINALDO DEGLI JENNE, MICHELANGELO MERISI
o CARAVAGGIO, RANUCCIO TOMMASONI, CARAFA, TARQUINIO SANTACROCE, BONIFACIO VIII
o BENEDETTO CAETANI, ROCCO DI MONTPELLIER, URBANO VIII o MAFFEO VINCENZO
BARBERINI, GIROLAMO TOMACELLI, IPPOLITA RUFFO, FEDERICO COLONNA, ANNA COLONNA,
GIROLAMO COLONNA, CARLO COLONNA, MARCANTONIO COLONNA, VITTORIO COLONNA,
GIOVANNI BATTISTA COLONNA, PROSPERO COLONNA, PIETRO COLONNA, IPPOLITA COLONNA,
MARIA TERESA COLONNA, BONIFACIO IX o PIETRO TOMACELLI, GIACOMO LAURENZIANI,
TEODORO DELLA PORTA, FILIPPO I COLONNA, LUCREZIA TOMACELLI, STANISŁAW
PONIATOWSKI, STANISŁAW AUGUST PONIATOWSKI, CASSANDRA LUCI, COLONNA, ANDREA
SPEZZA, LUBOMIRSKI, OLIVA DI ANAGNI, LEONE MASSIMO, MASSIMO DI LELLO DI CECCO, ANASTASIO
I, PASQUALE I. CRISTINA DI SASSONIA, CAMILLO MASSIMILIANO MASSIMO, SANTACROCE
PUBBLICOLA, ORSINI, MARGANI, SISTO IV, INNOCENZO VIII, ANTONIO SANTACROCE
PROSPERO SANTACROCE, MARCELLO SANTACROCE e ANDEA SANTACROCE. CLEMENTE XI o
ALBANI, SCIPIONE SANTACROCE, ANACLETO II o PIETRO PIERLEONI, RAONE, GIOVANNI DA
PATRICA, PIER PAOLO GERARDI, STANISLAO KOSTKA, BENEDETTO XIII, PAOLO FRANCESCO
DANEI o PAOLO DELLA CROCE, LUCA DANEI, ANNA MARIA MASSARI, ANDREA DI GIOVANNI,
BOFFIDO, CATALDO PIZZOLA, DANTE ALIGHIERI, FRANCESCO BAILO ALUNNO, SILVERIA
PATRICIA, CARLO VIII DE VALOIS, NICCOLÓ LAPICCOLA, FRANCESCO MANCINI,
ALESSANDRO ALBANI, JOACHIM WINKELMANN, RAPHAEL MENGS, MARCO BENEFIAL, PIETRO
GAGLIARDI, FRANCESCO GAGLIARDI, ANGELA ZUCCHI, FRANCESCO LANCI, GIOVANNI
GAGLIARDI, VINCENZO CAMUCCINI, GIUSEPPE LANDI, TOMMASO MINARDI, VITTORIA
ROSCIOLI, GIUSTINIANI, FRANCESCO BORGHESE ALDOBRANDINI, TORLONIA, ANTONIO
BONCOMPAGNI LUDOVISI, SANGERMANO-RAPPINI, CAMILLO VITTORIO EMANUELE MASSIMO,
ALESSANDRO MONALDI, SALVATORE NOBILI, FRANCESCO GRANDI, BERNARDO LUGARI,
LUCARI, FRANCESCO SCHIERA, PICCARD, DOMENICO SCHIERA, JACOPO SANNAZARO,
FERDINAND GREGOROVIUS, ORSOLA BENINCASA, CIRILLO, METODIO, GIUSEPPE AGOSTINO
ORSI, GIUSEPPE MAROCCO, LUCIO ANNIO, CECCO DE CECCANO, PETRONIO CECCANO, LEONE
DE’ CONTI, UBERTO DE’ CONTI e AMATO DE’ CONTI, MARIA DI SANT’EUSTACHIO, STEFANO
DE’ CONTI, GIORDANO DE’ CONTI, INNOCENZO III, GIOVANNI DE GAETA, LOTARIO I,
GELASIO II, CARLO II D’ANGIÒ, ALESSANDRO VI, LUCREZIA BORGIA, DAMIANO PALMA,
LORENZO COLONNA, GIOVANNI VIII, FORMOSO, TEODORA, MAROZIA, TEOFILATTO, MARTINO
V, NAPOLEONE BONAPARTE, BARBERINI, ANTONIO DE SPEZA, BENEDETTO D’ORLANDO DE
SPEZA, ANNA MARIA FINATERI, LUIGI XV, LUIGI XVI, FRANÇOIS-JOACHIM DE PIERRE DE
BERNIS, GIUSEPPE BALSAMO o CAGLIOSTRO, LOUIS-RENÉ-ÉDOUARD DE ROHAN-GUÉMÈNÉE,
MARIA ANTONIETTA, GIAN DOMENICO FINATERI, ERCOLE SPEZZA, SEVERINA PECCI,
FEDERICO SIMONI, ICILIO SIMONI, LEONE XIII o VINCENZO GIOACCHINO RAFFAELE LUIGI
PECCI, CLEMENTE XIV o GIAN VINCENZO ANTONIO GANGANELLI, GASPARE DEL BUFALO,
GIOVANNI IL BATTISTA, PIETRO L’APOSTOLO, ANDREA D'AVELLINO, ANTONIO ABATE,
CATARINOZZI, SPADARI, GIOVANNI SPADARI, VINCENZO SPADARI, GIUSEPPE CATERINOZZI,
CESARE I CATERINOZZI, GIOVANNI CATERINOZZI, CESARE II CATERINOZZI, GIOVAN
BATTISTA NOLLI, FABRIZIO BORGIA, CARLO NOLLI, CATERINA SOLARI, CARLO VI
D’AUSTRIA ANNAMARIA NOLFI, ANTONIO NOLLI,
BETTONI DI BOGLIACO, GIOVANNI
ANTONIO NOLLI, VITTORIO AMEDEO II DI SAVOIA, DIEGO REVILLAS, ALESSANDRO
ALBANI, GIOVANBATTISTA PIRANESI,
GIUSEPPE VASI, AGOSTINO, ALESSIO, BONIFACIO, DOROTEA, CATALDO SEMBIAK, GREGORIO
XVI o BARTOLOMEO ALBERTO CAPPELLARI, NICOLA SPEZZA, GREGORIO GROSSI, GAUDIOSO
GROSSI, NICOLANGELO DEL GRECO, PIETRO ANGELO SECCHI, LUCA EVANGELISTA, MARIO
MARCHETTI, NICOLA TROMBETTA, GIAMBATTISTA BUGATTI o MASTRO TITTA, JACEK o
GIACINTO ODROWĄŻ, DOMENICO DI GUZMÁN, CLEMENTE VIII o IPPOLITO ALDOBRANDINI,
INNOCENZO XI o BENEDETTO ODESCALCHI, ANTON MARIA CAGIANO DE AZEVEDO, CLARY, PIO
IX, FRANCESCO NARDELLI, NICOLA TOLFA, PIETRO MASI, ANTONIO GASBARRONI, SIMONE
SIMONI, RICCARDO MORETTI, NANNINA MORETTI, LIBERO DE LIBERI, ERMINIO BUFALINI,
ROCCO BUFALINI, PAOLO IV, MARCANTONIO COLONNA, FELTZ, CONTI, CAJETANI o
CAETANI, MASSIMO, MAGNI, VITELLI, STELLA, PERSI, GIAMMARIA, COLONNA, SPEZZA,
NAZZARENO SOTTILI, PAOLA SIMONI SOTTILI URBANO SIMONI, CAROLINA SIMONI CIMINI,
MARIO MACCHI, ALBERTO MACCHI, CLORINDA SOTTILI MACCHI, CIMINI, NICOLA ENZO
MAGNI, PACIFICO GROSSI, ENRICO FERRARELLI, MICHELE COLAGIOVNNI, ENNIO ERNESTO
MONTINI, GIOACCHINO GIAMMARIA, ISNARDO PIO GROSSI, LUDOVICO I IL PIO, CARLO
MAGNO, PASQUALE I, FRANCESCO DEL GRECO o CECCHETTO, CATALDO PIZZOLA, GIUSEPPE
GARIBALDI, WALTER REFICE, JSAIA BIASINI, NATALINO BUFALINI, MARIO BIASINI,
MARIO CIARNELLA, LUCIANO BARTOLINI, ALDO CONTI,
GIOVANNI VALLE, GIOVANNI PANELLA,
ADELAIDA NEGRI, RENATA SCOTTO, RENATA TEBALDI, PLACIDO DOMINGO, LUCIANO
PAVAROTTI, LUIGI ORIONE, GIOVANNI PAOLO II o KAROL WOJTYŁA, ADRIANO SIMONI,
MARTNI, PIA REFICE, ELIO TURRIZIANI, ISIDORO SOMMARUGA, GIUSEPPE DI GIORGI,
ERNESTO LUCENTI, ORESTE LUCENTI, BIASIO CACCIAVILLANI, PIETRO FACCIOTTI,
VINCENZO CACCIAVILLANI, GIOVANNI BATTISTA LUCENTI, FRANCESCO SAVERIO, LUIGI
BIASCHELLI, CESARE SPEZZA, GAETANO CAPORALI, FRANCESCO MARCHETTI, MACARIO MARCHETTI, CARLO PANATI,
ERNESTA PELLEGRINI, MARA BUFALINI, GIUSEPPE VALLECORSA, ENNIO ERNESTO MONTINI,
PIERINO MONTINI, CELESTINO CARPINETI, ANGELO MARIA CANOBBIO, GIUSEPPE ZACCARIA,
GIOVANNI TORLASCO, FRANCESCO FERRADINI, SCIPIONE SIMONI, STEFANACCI,
PIETRO PAOLO MACCASTROPPI, CATALDO SAMBIAK, URBANO SIMONI, ICILIO SIMONI, CAMILLA,
METABO,
QUALCHE IMMAGINE
Siti di Patrica
Palazzo Spezza in un Incisione del XIX secolo e in una Foto del XX
secolo
Palazzo Spezza oggi
Personaggi nativi di Patrica
Licinio Refice, Foto da Wikipedia
Donne native di Patrica
Bellezza Patricana, da Video I parte Pro-Loco Patrica -
Clorinda Sottili Macchi, da Archivio A. Macchi, Roma
Artisti attivi a Patrica
Affezionati a Patrica
Annamaria Tanzi-Fabbri e Alberto Macchi da Varsavia
Ospiti e visitatori di Patrica
Filippo I Colonna, Incisione del XVIII secolo - Foto da Wikipedia - Lucrezia Tomacelli, di Scipione Pulzone - Foto da httpladyreading.forumfree.itt=60707892
Stanisław Poniatowski, Particolare da un quadro di Angelika Kauffman - San Paolo della Croce, Partic. da un'Incisione del XIX sec.
Renata Scotto, Foto da httpwww.gbopera.it201302interviste-dannata-renata-scotto - Adeaida Negri, Foto da httpwww.adelaidanegri.combio_eng.htm
Papa Gregorio XVI, Foto da Wikipedia - Luigi Orione, Foto da htt://pwww.vatican.va
Angelo Secchi, Foto da Wikipedia - Papa Leone XIII, Foto da Wikipedia
Dante Alighieri - Foto da Wikipedia
Alberto Macchi immagina Caravaggio ospite a Patrica, Foto di Angela Sołtys
LINK DI SITI WEB DEDICATI A PATRICA
(e da dove sono state tratte alcune foto)
DA LEGGERE
Atti del Convegno Internazionale di Studi Reficiani "Licinio Refice e la musica sacra del primo Novecento" (Patrica, 24-25 settembre 2005), a cura di Aldo Conti e Marina Marino, Patrica, Associazione Pro Loco Patrica, 2006.
Grossi, Isnardo Pio, La Confraternita di S. Giacinto a Patrica, [Patrica: s.n.], 1976
Patrica: un secolo di immagini: mostra storico-fotografica: catalogo / a c. di Gioacchino Giammaria, Patrica 1977
La famiglia Magni di Patrica: mostra storico-documentaria: Patrica 11-16/8/1977, a c. di Nicola Enzo Magni, 1977
Giammaria, Gioacchino, Contributi alla storia di Patrica, 1, Gioacchino Giammaria, Patrica 1989
Mostra dei Documenti dell'Arch. Storico Comun. di Patrica, C. Serv. Cult, 7-17/8/1989: Cat. a c.Tommaso Cecilia, 1989
Grossi, Pacifico, Chiese ed ecclesiastici di Patrica: dal 1535 al 1816 in 224 atti notarili; a c. di Isnardo Pio Grossi, 1977
Docum. di storia patricana sec. 15-20: mostra stor.-docum., a c. di E. Ferrarelli, G. Giammaria, P. I. Grossi, Patrica 1976
Gottuzzi, Agostino, Gli "Atti" del Commissario Agostino Gottuzzi: 25/8-16/12/1561, a c. di Isnardo Pio Grossi, 1975
Giacomo Cirsone, Raffaella De Felice, Roberto Narducci, La Diocesi di Ferentino -
Mario Bevilacqua, Nolli e Piranesi all’Aventino, [in:] “L’Aventino dal Rinascimento a oggi”, Roma, Artemide 2010
Michele Colagiovanni, Vacanze romane per Adelaida Negri - http://www.csscro.it
Michele Colagiovanni, Una Stanza per Refice, Stilgraf, Cesena 2006
Padre Ennio Ernesto Montini, Dedicato a Patrica, Pro loco, Patrica 1995
Gioacchino Giammaria, Addo' stai meglio?, Comune di Patrica, Patrica 1990
Grossi, Isnardo Pio, La Confraternita di S. Giacinto a Patrica, [in:] "Latium", 4, Anagni 1987
Giuseppe Marchetti Longhi, Gioacchino Giammaria, Giampiero Raspa, Scritti in memoria di Giuseppe Marchetti Longhi, Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, Centro di Anagni, 1990
AA. VV., Il dialetto e le tradizioni popolari del Lazio meridionale, Anagni, Isalm, 2001.
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Bufalini, Erminio Giuseppe, Ricordi di Patrica, Frosinone, 1954.
Bufalini, E., Poesie patricane, Patrica Comune, 1983.
Colacicchi, L., Canti popolari di Ciociaria.
Montini, Ennio Ernesto, Balcono beglio dulla Uallo, s.l., Edizioni Terra Nostra, 1982.
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Montini, E. Aneliti d’infinito, 1993.
Riccardo Moretti, il pioniere dei radioamatori, 19..
Pier Andrea De Rosa, Palo Emilio Trastulli, Lazio Ottocento, Studio Ottocento, Roma 1994
OPERE CHE RACCONTANO PATRICA:
"Patrica" di Scipione Simoni
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NATO GRAZIE AD UN PRETE MANCATO.
Sì, ora vi racconto perché io son venuto
al mondo:
“In questo Collegio Leoniano a Patrica,
nella foto, mio nonno materno, Nazzareno Sottili, originario di Bolsena, a
cavallo tra il XIX e il XX secolo, frequentava gli studi superiori tra
seminaristi giunti colà da tutta Italia; fra i quali, Lorenzo van den
Eerenbeemt e Pietro Capozzi.
Ebbene, mentre Lorenzo e Pietro, terminati
gli studi, assunsero i voti sacerdotali – divenendo rispettivamente, nel
futuro, Missionario Carmelitano, l’uno e Vescovo di Caltanisetta, l’altro – mio
nonno, invece, rinunciò al sacerdozio per sposare mia nonna, Paolina Simoni, sorella
di Urbano, l’allora Sindaco – o meglio – Podestà, di Patrica.
Infatti, era accaduto che un giorno, Nazzareno,
nel veder passar Paolina davanti al cancello del collegio, che procedeva con un
cesto di funghi appena raccolti nei boschi di castagne in località “Cardigna”,
subito se ne era innamorato.
Ecco, così, che la loro prima figlia Clorinda
Sottili, una volta sposatasi con Mario Macchi a Roma, ha potuto dare alla luce
me!
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
PATRICA: l’attuale cittadina di Lavinio in provincia di Roma
Ferdinando Castagnoli, Lavinium: Topograifa generale, fonti e storia delle ricerche, De Luca, Roma 1972
PATRICA: l’attuale fiume Patrica in provincia di Taranto e di Brindisi
Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, Giuseppe Antonelli, Venezia 1870, vol. 21
PATRICA: l'antica Lavinium, attuale Pratica di Mare in provincia di Roma
Antonio Nibby, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma, Tipografia delle Belle Arti, Roma 1837, vol. 2
PATRICA: l’attuale cittadina di Patrica in provincia di Frosinone
Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tipografia Emiliana, Venezia Antonello Angelucci, Guido Devoto, Geologia del Monte Caccume, Roma 1966
Bollettino del Regio Ufficio geologico d'Italia, Roma 1896
Vttori Massimo, Relazione del viaggio fatto da N.S.PP. Gregorio XVI alle provincie di Marittima e Campania, Alessandro Monaldi, Roma 1843
Simoni Scipione, in Ottocento. Catalogo dell’Arte Italiana, Milano 2008, p. 476Giuseppe Marocco, Monumenti Dello Stato Pontificio, Tip. Boulzaler, Roma 1834
Aa.Vv., Benedetta Montevecchi, Sculture Preziose: Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo, Gangemi, Roma 2015.
Flavio Biondo, Lucio Fauno, Roma ristaurata, et Italia illustrata di Biondo da Forlì. Tradotte in buona lingua volgare da Lucio Fauno, Venezia 1543.
VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=ojCsHwhpzXs
Mauro Cremonini in TEATRO
nel ruolo di Caravaggio, come appariva nella prima messinscena a Roma, diretta
da Alberto Macchi nel 1992.
Mauro Cremonini in TELEVISIONE in diversi ruoli, come appare oggi: nelle Fiction RAI “Il Restauratore 2" e "Narcotici 2", in “Romanzo Criminale” su Sky e su Italia 1, ne “La Squadra” su RAI 3, nel “Distretto di Polizia” su Canale 5, ne “L’attentatuni” su RAI 2, ne “L’ispettore Sarti 2” sulla RAI, ne “La Paura”, ne “Il Guardiano” e ne “Il Contadino” su RAI Educational.
0.000 - 24.08.15
1.135 - 24.11.18
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